30.4.13

Inseguendo il blog


Ormai l'avrete capito. Il martedì c'è un post nuovo su un tema in qualche modo di attualità. Il mercoledì c'è l'annuncio di un nuovo post nel sito ALIA Evo, il giovedì un racconto o un post fotografico o qualcos'altro che non vi aspettate e la domenica musica. Sto procedendo così da qualche settimana con il risultato di aver visto diminuire - anche se non drammaticamente - i passaggi e i commenti. 
«È un momento così, che cosa ci vuoi fare?»
Sì, penso anch'io che si tratti di un momento così, ma è inevitabile farsi qualche domanda. 
La prima, inevitabile, è se riesco a presentare materiali interessanti. Onestamente ho più che qualche dubbio in proposito, ma detesto ripetere o ripetermi (e l'ho fatto più volte, pur senza accorgermene) e ho orrore per quegli interminabili pipponi che parlano di tutto senza lasciare nulla, esattamente come non riesco, onestamente, a postare interventi brevi o brevissimi che, sul modello di un tweet, cercano di non lasciare il blog sguarnito. 
Lo so, lo so che senza qualcosa di nuovo [1] è impossibile sperare di essere notato, ricordato, commentato, ma penso ci sia un limite anche alla propria disponibilità a prostituirsi. 
Ma tornando al sottoscritto: il post del martedì, per esempio, è davvero meritevole di un minimo di attenzione? 
E quello del giovedì, con un racconto o qualcos'altro ha un senso? 
C'è qualcosa che si può fare per suscitare un minimo di interesse o debbo cercare di fallire o compiere qualcosa di altrettanto nefasto ogni sei mesi nella speranza di suscitare un minimo di interesse?
No, calma, cerchiamo di ragionare un attimo. 


I blog sono in crisi, pare. 
I blogger hanno terminato le idee. Le loro tirate sono noiose, immotivate, scarsamente argomentate, vuote, stucchevoli, narcisistiche, sciocche, inutili, ripetitive. È vero? 
In breve: No.      
I blog e i loro estensori, con tutti i possibili difetti: narcisisti, ripetitivi, gratuiti, sciocchi, sono il vero humus di una rete che sia anche un luogo di confronto e di riflessione. Il web è dispersivo, infantile, superficiale, sensazionalistico, falso? Vero, verissimo. Ma esistono anche interventi seri, motivati, documentati. Personalmente conosco diversi blogger che postano "signori" interventi, gente come Consolata Lanza, acutissima recensora, o come Vittorio Catani, Silvia Treves, Nick il Noctuniano, Romina Tamerici, Marcella Andreini, Lyranerina, Elvezio Sciallis, Luigi Castellitto, Salomon Xeno o Davide Mana, solo per citare i blog che seguo abitualmente. Il problema vero, suppongo, nasce dalla stanchezza di chi ha postato a lungo ma senza vedere un eurocentesimo (pensiero inconfessabile, ma che è bene non nascondere), oltre che dalla fine del ciclo naturale di un blog, quello al quale accennava Davide Mana qualche tempo fa. Un post che mi ha colpito, inutile negarlo, spingendo a chiedermi - inutilmente, peraltro - in quale "fase" si trovasse il mio blog personale.



Ma se un blog è, oltre a tutto quello che può venirvi in mente, anche una forma di "diario in pubblico", non esistono cicli "esterni" al normale fluire della vita, mia, nostra, di tutti. La vita ci offre occasioni e cadute, speranze e delusioni che più o meno puntualmente finiscono nel nostro blog. In questo periodo, nel mio caso, sono particolarmente interessato a rivisitare la letteratura - fantastica e non - che mi ha accompagnato in questi anni. Mentre facevo il libraio non avevo tempo per farlo mentre ora ho un minimo di tempo per riflettere, ricostruire, creare legami e riflessioni che la corsa continua attraverso i libri che uscivano mi impediva. Il mio lavoro per LN-LibriNuovi e per ALIA Evo ne sono altrettante prove. In sostanza, a essere sincero, temo che il mio impegno non farà che crescere nei mesi a venire. Scriverò ancora e cercherò di costruire qualcosa dalla montagna di libri letti e qualche volta dimenticati o rimossi. Non so fare altro - decentemente, sia chiaro - che leggere e qualche volta scrivere. Mi dispiace per chi cerca altro. 
Lo faccio per chi mi legge, innanzi tutto, ma anche per me stesso, per ritrovarmi e reincontrarmi. 
Sotto questa luce non posso che ammettere che dei passaggi e dei commenti mi importa, certo, ma non abbastanza da tentare un impossibile cambiamento.  Il numero di lettori di libri è in diminuzione, lo so, basta leggersi qualche statistica o qualche rapporto per averne notizia, ma la mia vita si svolge ora, non vent'anni fa. Vent'anni fa fondai LN, ora lavoro on line.
Benvenuti, quindi, a tutti coloro che passeranno di qui e avranno voglia di perdere qualche minuto della propria vita per leggere. 
Perdono tempo? Beh, come insegnava Jack Vance, in fondo un attimo di vita perduto è una forma di furto. E io, in fondo, cerco di essere onesto e di non far perder tempo a nessuno.   


[1] Uno dei grossi problemi di ciò che appare on line su un blog è la sua volatilità. Potete dedicare giorni a creare un post documentat e notevole ma saranno soltanto coloro che passano sul vostro blog nei giorni successivi ad accorgersene. Passati alcuni giorni il vostro messaggio sarà fatalmente sommerso dal rumore bianco. Il problema del tempo on line - soprattutto nei social network - merita sicuramente un approfondimento, magari persino su queste pagine.

7 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Sai che a questo problema ho dedicato diversi interventi, in realtà credo che sia complessa sia la natura del problema stesso nonchè delle sue cause che le probabili soluzioni. Una risposta me la sarei data anche, la soluzione sarebbe quella di rendere il proprio sito estremamente ruffiano verso tutti, scrivere post brevi e scontati e di tanto scatenare qualche polemica nei confronti di "nemici esterni" da scegliere alternativamente tra: editori brutti,sporchi e cattivi che non mi pubblicano perchè non comprendono la vera arte; gruppo avversario diblogger nemici ovviamente sempre perennemente dalla parte del torto; bersaglio scelto a caso solo perchè oggi mi gira così.
Però non mi va di seguire questa strada, c' è un limite che non voglio valicare. Anche se spesso la tentazione di mollare tutto assale, eccome se assale...

Massimo Citi ha detto...

@Nick: mi piace molto l'idea di prendersela con qlc a caso a maggior gloria del proprio blog. Nell'ambito dei progetti astuti per un blog efficace e di successo sta alla pari con urlare coi figli per problemi di lavoro o minacciare la moglie perché piove da una settimana. Che dire? Come ho spiegato - e poi giuro di non tornarci più su per un pezzo - non ho la minima intenzione di modificare la linea di questo blog. Sarà che son vecchio o che son testardo (altra caratteristica dovuta all'età) o che semplicemente non sono troppo furbo. Anche se non escludo di aprire un blog sotto falso nome con le caratteristiche che dicevi. «Salve sono Pillo Papallo e volevo dire che oggi l'Adelphi mi ha cassato il manoscritto inviato xkè non capiscono un kz, più o meno come il titolare del blog "vivere alla grande" che spara minchiate come un toro produce letame quando dice che i pentastelluti sono ganzi...». Usw...

marco ha detto...

Faccio fatica a capire il punto di vista di Nick e Davide. Etimologicamente blog deriva da weblog, diario sulla rete; per cui qualcosa che uno fa in primo luogo per sè stesso. Non ho mai tenuto un diario, e non mi viene naturale farmi un blog.
Che io legga un libro, ascolti musica o guardi un film non mi è mai venuto spontaneo scriverne per chiarirmi le idee o fissare le impressioni. Sarebbe un lavoro, non qualcosa che mi diverte.
Sono contento che ci siano persone che lo facciano, però, perché spesso le cose che hanno da dire mi fa piacere leggerle - o perché sono interessanti e ben argomentate, o perché esprimono intuizioni che mi sorprendono, o perché trovare delle persone con cui si condividono degli interessi è bello (da cui i raptus di spamming musicale).
E quindi commento in assenza di blog mio, e sono felice così. Ora, è un periodo (lungo) che ho la testa altrove, per cui faccio più fatica a seguire i blog come facevo prima - che non sembra, ma messe assieme son tante pagine, alla fine ;) Adesso leggo di nuovo con un po' più di regolarità, commento meno però, e questi post mi fanno sentire in imbarazzo. Fra l'altro, di solito mi viene di commentare soprattutto quando dissento (o vabbè, quando ho qualcosa da aggiungere, spero non troppo a mo' di grilloparlante). Mi rendo conto che a uno può sembrare di parlare al vuoto, ma magari non è così - spesso uno ci pensa su e finisce che non sa cosa aggiungere. (Già che ci sono però recupero i complimenti per il post sui cinquestelle di tempo fa, che avevo trovato molto convincente nell'analisi delle tre anime, per come ho conosciuto i grillini io). Anche se non fosse così, però, discorsi sui blog che hanno successo scasinando e sulla tentazione di mollare tutto non li capisco proprio. Se l'invidia è per i numeri, si fa prima ad aprire un altro tipo di blog - porno o cucina, magari porno e cucina assieme.
Tenere un blog dovrebbe essere una cosa che fai perché ti piace e un occasione per discutere con persone la cui opinione ti interessa - poche o tante dipenderà da molti fattori anche ciclici se non sei John Scalzi - alcune delle quali magari prima o poi incontri fuori dal computer e ci parli più a lungo e con calma.
A volte Nick sembra che non sia gratificato dall'aver fatto una bella intervista a Tizio o Caio, ma piuttosto deluso perché il suo sforzo non è stato ripagato dal numero di commenti o visite.
Non credo che ci si possa aspettare una gratificazione così immediata da internet - e se è vero che i post scivolano via, è anche vero che spesso uno googlando arriva su post o blog vecchi di anni. Ma soprattutto non mi sembra l'approccio giusto.
E il post di Davide lo avevo capito ancor meno.


Cambiando discorso, conosci il tedesco, Massimo? (usw)

Argonauta Xeno ha detto...

Io sinceramente non ho abbastanza prospettiva per capire se c'è stato un cambiamento significativo nel rapporto tra lettori e blogger. O tra blogger e blogger, per inciso. Vedo qualche effetto nelle statistiche di casa mia, leggo malumori, proposte e provocazioni, qualche volta ci ho preso parte anch'io, ma fondamentalmente navigo un po' a vista. Confesso che l'attuale è il mio secondo blog. Prima ne avevo un altro, aperto quando andavo alle superiori ed era molto più simile a un diario personale di quanto non lo sia la mia pagina attuale. L'interazione fra blogger era più semplice, complice anche un'interfaccia meno potente ma molto avanti rispetto agli strumenti attuali (il compianto splinder) e... be', non ho mai avuto frotte di commenti. Ma anche allora era molto semplice scrivere due cavolate e avere orde di visitatori (anche se non sapevo come monitorare le visite). Insomma, è stata un'esperienza molto diversa e sicuramente non ci mettevo la metà dell'impegno che metto oggi in alcuni post. Questo tipo di post in effetti esistevano anche allora e occasionalmente attiravano qualcuno come me. (Occasionalmente!) Di più non so dire.
Interessantissima invero la riflessione sul ciclo di vita. Credo che in molti ci siamo chiesti a che punto siamo arrivati.

Massimo Citi ha detto...

@SX: adesso è facile monitorare i viaggiatori. Magari persino avanzare ipoteso sulle loro intenzioni. Ma questa migliore conoscenza non ci rende le cose più facili. Se chi viene è finito nelle nostre pagine perché una volta abbiamo fatto alcune osservazioni sulla pornografia e abbiamo scritto "bella ragazza nuda" - esattamente la combinazione di parole scritta dal navigatore, il risultato sarà di depressione e di disgusto. Se invece il lettore è finito sulle nostre pagine attraverso una serie di passaggi ed è poi tornato, ci chiediamo che cosa lo ha interessato e se poi ritornerà. Se non ritorna, non sappiamo se per caso è partito per l'alta montagna, si è fatto frate, è morto o la crisi economica lo ha spinto a vendere il pc...
In sostanza l'unico modo per poter avanzare qualche ipotesi sulla fauna che popola il nostro boschetto è sperare che qualcuno si faccia vedere. Ovvero che scriva. In alternativa si può creare un blog come quello di Elvezio Sciallis. Un signor blog nato con l'intento di non permettere a nessuno di commentare. Grandioso. Non lo faccio perché quelli che passano di qui e mi scrivono qualcosa in genere mi confidano aspetti curiosi e interessanti della loro weltanschauung e io sono curioso come una scimmia. In sostanza, comunque, penso tu faccia molto bene a navigare a vista. In realtà - e nonostante i miei buoni propositi - è ciò che faccio anch'io.

Romina Tamerici ha detto...

Non posso parlare in generale, ma posso spiegare la diminuzione dei miei commenti: è un periodo davvero d'inferno, il tempo scarseggia e ho la testa persa in mille pensieri.
La qualità dei tuoi post non mi sembra affatto diminuita, in ogni caso. Leggo tutto ciò che posso e quando riesco commento. Non ti abbattere: il tuo è un gran bel blog!

Massimo Citi ha detto...

@Romina: grazie per il commento. Ovviamenente il primo responsabile della diminuzione di passaggi e di commenti viene ritenuto il titolare del blog. Una volta esclusa almeno in parte questa possibilità non rimane che guardarsi intorno, scoprendo, ad esempio, che qualche blogger particolamente attivo è scomparso per motivi di lavoro e che manca - tanto per dire - un ricambio reale ai blogger in azione. Questo provoca ulteriori riflessioni sul rapporto tra blog e social networks, riflessioni che ovviamente richiedono ulteriore spazio. Un problema comunque più generale dell'agire del singolo blogger.