29.3.17

I generi e il nulla


Pochi giorni e eccomi ripiombato nel mondo della fantascienza. Ne leggo, certo, sto finendo il terzo volume della Trilogia di Virga di Karl Schroeder– ciclo complesso che merita una riflessione più estesa, che condurrò qui o su LN-LibriNuovi – e sto lavorando su un mio romanzo, tentando di farne un e-book. Ed è proprio da questo elemento che sono nate riflessioni a catena, sulla fantascienza, sul weird e più in generale sulla scrittura. 
Che cosa permette di stabilire che il libro che state leggendo è di fantascienza? O di horror? O di weird? O sentimentale? O Maistream? Esiste un modo – legittimo – per fissare a priori una categoria per un testo o si tratta soltanto di una possibile forma di promozione escogitata dall'editore? Noi, oggi, nel 2017, crediamo di poter riconoscere i possibili generi dei romanzi e, nell'ambito dei generi, giungiamo a suddividerli in sottocategorie. Nell'ambito della sf: hard sf, distopia, fantascienza sociologica, steampunk, space opera, cyberpunk, ucronia, viaggi nel tempo, fantascienza apocalittica e post-apocalittica, slipstream, military sf, planetary romance... E mi fermo qui giusto perché non mi vengono in mente altre sottocategorie e non certe perché queste siano finite. 
Tutto ciò ha un senso reale o si tratta di un gizmo per recensori pigri e storici letterari pignoli? In altre parole, personalmente siete abituati a rifilare una categoria / sottocategoria a ciò che leggete o ne fate volentieri a meno? 
Immagino scegliate la seconda possibilità o – perlomeno per me è così –, anche se, dovendovi trovare a spiegare che cosa state leggendo, vi troverete obbligati a incasellare frettolosamente il testo in una categoria ben definita: «Sto leggendo un romanzo storico con un forte tema sentimentale» [Wuthering Heights], «Un romanzo fantastico pieno di creature bizzarre» [Gulliver's Travels], «Un noir ambientato nella Russia di fine '800» [Delitto e Castigo] eccetera. Evidentemente l'inserire un romanzo in una categoria finisce per depauperarlo non poco. 


In molti casi sarà sufficiente citarne l'autore perché tutto il complicato meccanismo di genere vada a farsi benedire, ma nel caso di romanzi incerti – Cloud Atlas (L'atlante delle nuvole) di David Mitchell è un ottimo esempio – sarete comunque costretti a raccontarne una parte e la stessa cosa dovrete fare nel caso di un testo di un autore poco noto o di un esordiente. A meno di non risolvere (nuovamente) il tutto con un «Un dieselpunk ambientato in Messico all'inizio del '900, di Tizio Felicetti», che è come dire nulla. 
Ma il genere continua a essere la categoria preferita dagli editori, fa parte del marketing dichiarare che il tal romanzo, il più delle volte di valore mediocre, è «Un thriller acuminato come una lama. E che fa molto male», con in  quarta di copertina una breve tirata su: 

«L'ex-ispettore Nordinquartsson è stato buttato fuori dalla polizia per uso di droga, ma quando, una sera, troverà i resti del cadavere di Noby, la escort preferita da Gontelowsky, il ricco proprietario del centro commerciale di Utterlandeswere, avrà finalmente la sua occasione». 


Non si tratta di un testo, semplicemente di marketing editoriale, lo stesso che potete trovare nelle pagine dedicate ai libri di settimanali, quotidiani e pagine web. Inevitabilmente, in rapporto alla relativa disponibilità di denaro dell'editore – e in non pochi casi dell'autore – la quarta di copertina verrà ripetuta come un mantra, accompagnata dal titolo: «Un thriller acuminato...».
In sostanza il forte dubbio che nasce è che un uso esagerato dei generi sia diventato «virale» anche tra i lettori e soprattutto tra gli autori che, in un modo o nell'altro, si sforzano di aderire a un canone basato sul marketing piuttosto che seguire le proprie convinzioni. Il rischio, d'altro canto, è quello di sentirsi chiedere: «Sì, ma questo è un romanzo di che genere?». E non sarà sufficiente rispondere: «È un romanzo. E basta». 
Merita rifletterci un momento, cercando di resistere alla tentazione di incasellare subito il romanzo o il racconto in un genere. In fondo siamo lettori, non tassonomisti e il piacere di un testo non dovrebbe essere turbato da ansie di sistematizzazione.
...
Per quanto mi riguarda, comunque, posso confermare che «Un problema di tempo» è una space opera, con elementi steampunk e biopunk, in una cornice di Planetary Romance ricca di military sf, con non pochi elementi di hard sf e di soft sf e...
Devo piantarla? 
Va bene, va bene, è solo che temevo non si capisse di che cosa parlava...
Beh, alla prossima. 


 

24.3.17

Ultime letture, ultima parte.


Questa volta giuro che mi fermo qui. Almeno per un po'. 
Gli ultimi libri letti attendono da tempo e, lungo o no, oggi finisco. 
Cominciamo col primo, un pregevole volume di Hypnos, editore per il quale provo un'affetto e una gratitudine che non è comune nei miei rapporti con gli editori. Il libro è Terrore dagli Abissi, sottotitolo Tutti i racconti di mare Vol. 1, l'autore è William H. Hodgson, la collana è la Biblioteca dell'Immaginario, il curatore Pietro Guarriello e la traduttrice Elena Furlan. Si tratta di dodici racconti pubblicati tra il 1905 e il 1911, opere di un autore che Lovecraft presentò così:

In pochi lo eguagliano nell'adombrare la vicinanza di forze sconosciute e di mostruose entità attraverso accenni casuali e particolare insignificanti, oppure nel comunicare le sensazioni dello spettrale e dell'anormale legati ai luoghi.
(dalla prefazione di Pietro Guarriello)

William Hope Hodgson morì giovane, a soli quarantun'anni ma:

[...] oltre che essere un caposcuola della narrativa del mistero e dell'incubo, fu infatti anche poeta, marinaio e ufficiale, atleta, conferenziere, fotografo, giornalista e soldato.
(dalla prefazione di Pietro Guarriello)

Hodgson in realtà fu un particolare tipo di marinaio. Aveva un rapporto di odio/amore nei confronti dell'oceano e detestava di cuore le regole della marineria britannica, da lui ritenute crudeli, violenti e stupidamente vessatorie. Nel settembre del 1906 pubblicò un articolo sul Nautical Magazine che esprimeva «senza perifrasi o giri di parole lo scandalo del tirocinio in mare, ovvero lo sfruttamento e gli abusi cui erano sottoposti i marinai più giovani». 
Il suo rapporto esclusivo con la scrittura ebbe inizio nel 1904, dopo un bizzarro incidente avvenuto nel corso di uno spettacolo di Houdini [*], che provocò la chiusura della palestra di Hodgson e lo obbligò a dedicarsi con maggiore impegno alla scrittura. 
Venendo ai racconti, difficile decidere un qualunque tipo di classifica. Esistono racconti più indovinati, certo, ma anche i meno riusciti possiedono un fascino indiscutibile. Si comincia con Un orrore tropicale, una vicenda breve, agghiacciante, raccontata con una freddezza invidiabile. Dal mare immobile è ambientato nel Mar dei Sargassi, luogo immancabile in molte storie di mare, una storia sottilmente crudele e nel contempo suggestiva. Il mistero del relitto racconta un tipo molto particolare di infestazione a bordo di un veliero abbandonato, qualcosa che non è facile dimenticare. Ultime notizie dall'Homebird è il seguito della vicenda di Dal mare immobile e ne condivide l'inesprimibile orrida bellezza del Mare dei Sargassi. La voce nella notte è probabilmente il più lovecraftiano tra i racconti, ma si tratta anche di un racconto molto vicino alla fantascienza, con «ibridazioni uomo- animale-vegetale» che, grazie ai temi orrorifici, richiamano alla mente romanzi e racconti molto posteriori. Ma ne La voce della notte a colpire è anche la solitudine autoimposta dei due protagonisti e la loro assoluta e completa disperazione. 
William H. Hodgson

Rotta verso casa è il semplice racconto di una tempesta tropicale, ma condotto con una maestria davvero rara. Dalla tempesta racconta l'universo rovesciato di Hodgson, il suo Dio assassino – l'Oceano – e la sua personificazione materiale, la Cosa, che divora le navi, uccide gli uomini e ride del Dio dei cristiani. Un racconto breve che merita una doppia lettura. La nave fantasma è una frammento scartato dall'autore del finale originale di The Ghost Pirates, ed è una vicenda breve ed enigmatica. Bullions (Lingotti) è un curioso esempio di racconto del mistero, con un finale capace di sciogliere l'enigma e altrettanto si può dire del racconto successivo: Il mistero della nave piena d'acqua. Gli ultimi due racconti, L'Albatros e I fantasmi della Glenn Doon sono rispettivamente, una storia crudele e sanguinaria ma coronata da un finale appassionato, mentre il secondo è una storia poliziesca, ma con la consueta atmosfera spettrale che in un modo o nell'altro obbliga il lettore a terminare le lettura. 
A questo volume dovrebbe poi seguirne un secondo contenente altri racconti e i romanzi di Hodgson, anche se immagino che progettare un volume di queste dimensioni non sia facile, soprattutto per un editore non colossale come Hypnos. In ogni caso sarà mia cura informarvi. 


Uomini senza donne di Murakami Haruki è un'antologia uscita in Giappone nel 2014 e tradotta e pubblicata in Italia da Einaudi nella traduzione di Antonietta Pastore nel 2015. Si tratta di sette racconti che hanno come tema centrale il complesso – spesso ansiogeno o deludente – rapporto tra uomini e donne. Il racconto finale della raccolta che dà il titolo alla raccolta, Uomini senza donne, una semplice storia di una perdita, divenuta in seguito definitiva, dà perfettamente il mood della raccolta e consiglio di leggerlo per primo, ignorando volutamente l'ordine prefissato dall'autore:

In ogni caso è così che diventi uno dei tanti uomini senza una donna. In un attimo. E una volta che lo sei diventato, la loro solitudine ti si attacca addosso per sempre, è un colore che ti entra dentro. come una macchia di vino su un tappeto chiaro. 

La nostalgia è probabilmente la chiave dell'intera  raccolta, ma si tratta di una nostalgia particolare, il dolore senza volto di ciò che non è si vissuto, un amore smarrito o possibile ma irrealizzato, ciò di cui racconta Tanimura in Yesterday, perduto nel ricordo di una serata trascorsa con Erika, una ragazza che all'epoca non sapeva di amare e che tuttora, probabilmente, non ama ma che è rimasta confitta nella sua memoria. Il tentativo di afferrare ciò che ci è vietato per sempre e definitivamente ciò che il nostro rivale provava per la donna che abbiamo amato – è il tema di Drive my car, che è anche la storia breve e sterile del rapporto tra Kafuku e Takatsuki, due uomini che hanno condiviso la stessa donna ma non trovano le parole per raccontarla. Organo indipendente racconta la storia dell'innamoramento definitivo e senza speranza di Tokai, un tombeur de femmes che, superficiale nei problemi di cuore, viene abbandonato come un semplice oggetto. Tokai si lascia morire, ma nel farlo trova la ragione della sua esistenza. Un racconto tragicamente scandito e folle, ma probabilmente uno dei migliori della raccolta.  
Shararazād è la storia di un'interminabile attesa e di brevi momenti di intimi

Ma la prospettiva davvero insopportabile per lui [...] era di non poter più passare insieme a loro momenti di intimità. [...] Perché le donne offrivano un tempo speciale che annullava la realtà, pur restandovi immerse. 

Un racconto senza risposte, fatto interamente di interrogativi sussurrati in solitudine. 


Kino è un racconto curioso: una storia di gatti, serpenti, apparizioni, ricordi, jazz e solitudine. Si chiude con il protagonista che finalmente comprende la profonda solitudine della propria vita. Samsa innamorato è un piccolo pezzo di bravura e la storia di un amore improbabile. Gradevole ma, onestamente, nulla più di questo. 
In ogni caso credo meriti aggiungere anche questa antologia al lungo elenco dei libri di Murakami Haruki. In attesa del prossimo romanzo, si sussurra un "mostro" di duemila pagine.
...
Terra incognita di Ian McDonald è il primo volume della trilogia dell'aeronave Everness, con ogni evidenza uno juvenile, anche se il buon Giuseppe Lippi non l'ha scritto da nessuna parte. La vicenda è relativamente facile da raccontare: Tejendra Singh, insigne fisico che ha scovato il modo per collegarsi a tutte le altre Terre del Multiverso, viene rapito sotto gli occhi del figlio, Everett Singh. Il giovane liceale, valendosi della tecnologia sviluppata dal padre, raggiunge una Terra alternativa dove la tecnologia degli aeroplani non ha sostituito quella dei dirigibili.  

Ma coloro che hanno rapito mr. Tejendra Singh, emissari di una potenza multisistemi, non hanno rinunciato alla speranza di impadronirsi delle tecnologia sviluppata dal padre e compiranno non pochi tentativi raffinati o maldestri per giungere a possederla. Spassoso e divertente che il capo dei villain, Charlotte/Charles Villiers, sia crudele e malvagio in TUTTE le Terre alternative, come è altrettanto divertente che la comunità Airlandese, ovvero tutti coloro che lavorano a bordo dei dirigibili – tra i quali la stupenda e coraggiosa Anastasia non solo formino un insieme solidale ma che siano dotati di una metalingua – il palari nato nel 1600 ed evolutosi in parallelo alla lingua inglese. Un glossario essenziale è riportato a pagina 252. Ultimo particolare del tutto personale, avendo una simpatia smodata per i dirigibili [**] mi sono divertito non poco a leggere di agguati, assalti, ascensioni e cadute delle navi dell'aria. Grazie, Ian McDonald. 
...
Ultimissimo libro, ricordato più che recensito. Parlo de I motori della Gravità, sottotitolo L'altra faccia dei Buchi Neri, di Caleb Scharf, ed. originale 2012, tradotto da Mauro Gaffo per le edizioni Codice nel 2014. Tema fondamentale del testo è la "nuova" classificazione dei buchi neri, non più soltanto distruttori assoluti dello spazio-tempo ma, nel caso dei buchi neri al centro delle galassie, creatori e ordinatori di nuove strutture cosmiche oltre che convertitori di energia e possibili creatori a livello del disco di accrescimento di nuove stelle. 


Un libro che, letteralmente, fa girare la testa e che consiglio volentieri anche per l'eccellente livello divulgativo. Un'ottima base per leggere con profitto gli articoli di astrofisica (divulgativa) che appaiono su Le Scienze e che vi farà cambiare parere sui buchi neri. 

note:

[*] Hodgson riuscì a legare con tale attenzione Houdini che il poveretto dovette affannarsi per tre ore e dovette comunque chiedere aiuto per riuscire a liberarsi. La brutta figura dell'artista diede comunque una cattiva fama alla città e la polizia fece chiudere la palestra di Hodgson per punirlo del suo inopportuno intervento


[**] Sono arrivato al punto di compiere un pellegrinaggio a Friedrichshafen per vedere la fabbrica degli Zeppelin. E ne è valsa la pena...