30.12.11

Come fosse l'ultimo dell'anno

Oggi è il 30, d'accordo. Ma per due o tre giorni sarò outline causa (brevi) ferie. 
Quindi il pezzo musicale della domenica ve lo beccate il sabato. 
Come se fosse l'ultimo dell'anno, appunto.
...
Tom Waits, per chi non lo conoscesse, è un cantante, compositore, interprete, direttore d'orchestra, musicista, arrangiatore, sceneggiatore, attore ecc. ecc. 
Un genio, in una parola. 
Questa canzone afferma e propugna uno dei principi fondamentali della mia esistenza. 
E vuole essere un inno agli sciagurati malauguratamente infantili di ogni lingua e ogni paese. 
Un buon anno ricco di imprevedibili sviluppi a tutti. 


28.12.11

La (troppa) quiete dopo la battaglia



Siamo al secondo giorno dopo il termine delle vendite e mai la parola «termine» si è rivelata così appropriata. 
Questo è il secondo giorno a presidiare la libreria e i libri venduti si contano sulle dita di una mano. In compenso sono arrivati i titoli regalati per errore. Pochi, per la verità, come è tutto sommato normale visto il volume delle vendite. 
In questi due giorni ho approfittato per la (scarsa) animazione per dare un'occhiata un po' più attenta ai libri venduti. 
I titoli «in testa alle vendite», detto per eventuali interessati, sono stati, più o meno nell'ordine: Il quaderno di Maja, di Isabela Allende, Il silenzio dell'onda di Gianrico Carofiglio, Il gioco degli specchi di Andrea Camilleri e Aldo Cazzullo con La mia anima è ovunque tu sia. Seguono Geda con il suo L'estate alla fine del secolo, Concita De Gregorio con Così è la vita, Erri De Luca con I pesci non chiudono gli occhi e Murakami Haruki con 1Q84. Il primo libro di saggistica è abbastanza indietro ed è Meno è Meglio di Maurizio Pallante seguito da Beni comuni. Un manifesto di Ugo Mattei. Interessante notare che il libro di Pallante costa 14,00 euro e quello di Mattei 12,00 euro. 
Tutto a posto, in apparenza. 
Ma niente in ordine.
La presenza dei piccoli e medi editori nel totale delle vendite  è nettamente più bassa. Come dire - e questa era anche la mia sensazione di un paio di sere fa - che al di là dei titoli citati e di un'altra trentina scarsi, gli altri titoli sono stati bellamente snobbati dalla clientela. 
Un Natale che non è stato vissuto come un'occasione per arricchire (culturalmente) se stessi oltre che gli altri, ma semplicemente come una stupida corvée da sbrigare prima possibile e cercando di risparmiare quanto si può.
«Sentile, le lamentele del commerciante».
Già. È possibile. 
Ma uno degli scopi del mio lavoro è quello di indurre in tentazione, creare occasioni, suggerire incontri, avanzare proposte audaci. Offrire un libro di ISBN, Marcos y Marcos o Derive e Approdi, sperando che il cliente lo preferisca a Bruno Vespa o a Isabela Allende. 
Quest'anno nulla del genere. Pochi consigli, pochi soldi e troppa fretta. 
Posso consolarmi che i miei best-seller preferiti, I piatti più piccanti della cucina Tatara di Alina Bronsky e Una storia crudele di Natsuo Kirino non sono andati troppo male. Ma è davvero una consolazione di breve durata.


Natsuo Kirino





25.12.11

Musica di natale (ma non natalizia)

Direi che ce l'ho fatta.
Oggi è domenica. 
In più è natale.
E, nonostante il pranzo dalla mamma arrivo a postare il mio contributo musicale. 
...
Un pezzo degli anni '90. Eseguito da una delle mie cantanti preferite, Beth Gibbons, lead vocal dei Portishead. 
Una canzone d'amore, anche se certo non una canzone rasserenante. 


24.12.11

Il Natale scorso


Sono qui, isolato mentre mia moglie e mia figlia preparano la cena della vigilia. 
Isolato in quanto:
1) non devo sapere che cosa ci sarà da mangiare.
2) non devo sapere che cosa mi regaleranno.
A scanso di facili battute preciso che la cucina quotidiana è un incarico frequentemente mio, quindi niente sorrisini e battutine. 
Ritornato dalla libreria da un'oretta scarsa. Gli ultimi, immancabili ritardatari. Da segnalare un brav'uomo che a serrande già parzialmente abbassate ha chiesto «un libro per una ragazza, sui diciassette anni. Credo. Non la conosco molto bene. Ed è un po' che non la vedo». 
Una forma inattesa di enigma a tempo scaduto. 
Più o meno ciò che succede nei film horror quando il mostro sepolto riappare inkazzato e sporco di terra mentre i buoni si felicitano e si scambiano manate sulle spalle.
L'abbiamo sotterrato sotto 7 o 8 libri, troppo stanchi per interrogare il malcapitato e fiduciosi nella sua capacità di arrangiarsi da solo sbirciando le controcopertine. Modestamente il colpo di grazia è stato mio: «Provi questo, è davvero divertente». 
Sapevo di che cosa stavo parlando. Il libro l'avevo venduto a una mia cara amica qualche giorno fa ottenendone in cambio un'ottima recensione
Imbarcato l'ultimo cliente per il suo piacevole asciolvere natalizio, salutata con affetto l'ottima collaboratrice chiamata a dare una mano negli ultimi giorni [1], abbiamo abbassato la serranda e ce ne siamo ritornati a casa. 
Io sono stato inviato a «passeggiare il cane», con l'ordine di non rientrare prima di una mezz'oretta. Ho eseguito andando a fare una passeggiata dentro 8 Gallery, distante più o meno duecento metri da casa mia. 
Mentre passeggiavo in un'ambiente più o meno ballardiano, tanto che ho potuto liberare il cane e ho camminato con lei a fianco, meditavo sul Natale appena passato. Il Natale scorso, ormai. 
Impressioni rapide, probabilmente non del tutto chiare e nemmeno corrette, ma comunque evidenti. Non è stato un buon Natale. Gli editori hanno ritardato o rinviato diverse uscite e le vendite hanno finito per girare intorno a una dozzina di titoli. In compenso i lettori hanno ridotto drasticamente la scelta e soprattutto hanno tagliato la scelta dei titoli più «obliqui», più decentrati e meno immediatamente appetitosi. Un buon Natale ha la caratteristica di creare un pubblico anche per i piccoli editori. Un cattivo Natale no. 
In quanto poi al volume delle vendite non si è trattato di una Waterloo, d'accordo, ma certo non esistono motivi per stappare lo spumante e festeggiare. 
La domanda, mentre camminavo tra negozi spenti, con una colonna sonora malinconicamente natalizia, è «ma i libri hanno un futuro, in questo paese?»
Domanda idiota, siamo d'accordo. 
Ma per la quale sarebbe bello avere una risposta definitiva. 
Ho abbandonato 8 Gallery e i suoi corridoi vuoti con il mio cane e i miei interrogativi. 
Ad aspettare una cena sperimentale. 
Un ottima notte di Natale a tutti. 

[1] Elisa, la mia dolce ed efficientissima compagna di questi ultimi giorni ha trascorso i momenti di calma leggendo un libro sui delitti a sfondo sessuale. «Ma come mai...?»
Mi ha sorriso: «Vedi, di uomini ne ho provati tanti, ma un maniaco mai. Non so, magari mi sono persa qualcosa».
Il personale di una libreria, come si può capire, è formato da persone perfettamente normali. 
Posate. 
A posto. 
E completamente sciroccate. 


20.12.11

Un titolo nuovo, all'ultimo istante


Breve post di servizio. 
Proprio oggi ci è arrivato il nostro ultimo titolo 2011.  
Si tratta di «Salute. geni e cibo» di Franca Di Caro, biologa specializzata in Scienza dell'Alimentazione.
Manualetto di 118 pagine, ben illustrato, ben spiegato e utilissimo. Anche solo per cominciare a sospettare che sia preferibile mangiare come un pescatore giapponese piuttosto che come un agente di borsa di Wall Street. Cosa che, tra l'altro, fa bene anche alle risorse dell'unico pianeta che abbiamo sottomano. 

Silvia Treves, biochimica, ne ha scritto: 

«Un testo divulgativo che ha due grandi pregi: usa parole semplici e precise ma non banalizza i contenuti, illudendo così il lettore di aver capito concetti che in fondo non gli sono stati spiegati; ha il coraggio di tagliare il superfluo, evitando il vezzo di molti accademici di fingere di parlare a tutti, scrivendo, però, soltanto per altri accademici pronti a giudicare

Il libro costa 10,00 euro ed è immancabilmente disponibile presso la CS di V. Ormea 69 di Torino. Sarà presto disponibile presso le librerie on line. 
Tutte meno Amazon.it che ci ignora.
E noi - va bene, è magra, ma è una consolazione - l'ignoreremo. 
Da gennaio il libro sarà disponibile anche in e-book. 
Quando ci sarà lo scriverò qui.


18.12.11

Domenica, quindi...


Avevo la netta sensazione che sarei venuto meno alla mia promessa già alla prima domenica dopo il primo post. 
Poi, complice un'inattesa calma - probabilmente i clienti si stanno riunendo dietro l'angolo con la via più vicina e meditano di marciare da un momento all'altro verso la libreria (o perlomeno così mi illudo) - riesco a pubblicare il secondo video. 
...
Questa volta si tratta di Hector Zazou, compositore che ha collaborato con migliaia di strumentisti e cantanti e del quale posseggo quattro o cinque dischi. 
Il disco che ho amato di più, Chansons de mers froides, è però inspiegabilmente scomparso e con esso la canzone in ainu cantata da Tokiko Kato. Mi sono arrangiato scaricandolo, ma non sono riuscito a trovare nessun video della canzone. Mi sono accontentato, per così dire, di Visu Vatnsenda Ròsu, struggente canto islandese impeccabilmente eseguito dall'ottima Björk.
Buon ascolto a tutti. 



16.12.11

Il tempo passa lento, a Natale



No, non è una riflessione sul male di vivere nei dintorni di una grande festa. 
Né una meditazione sulla corsa consumista agli acquisti natalizi. 
Più semplicemente è una collezione di osservazioni poco serie e di considerazioni superflue sulla vita in libreria in questo periodo. 
Nulla di memorabile, sia chiaro. 
Se fossi una persona seria dedicherei questo spazio a lamentarmi del destino cinico e baro e dell'inevitabile caduta degli incassi - a fronte di spese in costante aumento. Ma io non sono una persona seria. 
In futuro, se passate dalle parti del ponte Isabella e avete voglia di ridere, affacciatevi. Sarà un piacere salutarvi. 
...
Il periodo natalizio parte lentamente.
Verso metà novembre cominciano ad arrivare i primi, armati di un foglietto o di un'agenducola irta di note incomprensibili. Scelgono sei o sette libri in periodo di magra, spuntano la nota, non vogliono pacchi, - «prima me li guardo io» - e se ne vanno soddisfatti, convinti di aver risolto il problema dei regali natalizi. 
Ovviamente li si vede riapparire intorno al 23-24 del mese di dicembre, irritati, bruschi e approssimativi. Chiedono XY, che nel frattempo è strafinito, WZ, AB, Tizio & Caio, tutti terminati e alla fine se ne vanno con un libro qualunque, stramaledicendo il cugino - o l'amico, l'ex-amante, la zietta, il padrino - che hanno pensato bene di regalare loro qualcosa senza preoccuparsi di sapere se erano o meno presenti sulla nota. 
A equilibrare i previdenti i ritardatari perenni, quelli che compaiono in libreria intorno alle 18.00 del 24/12. L'andamento è molto simile - avete XY? WZ? AB? - concluso con 3-4 libri scelti tra quelli a portata di mano che inevitabilmente ritorneranno in libreria dal 27/12 in avanti. 
«Questa è la terza copia di Isabela Allende che ho ricevuto...»
Gli altri clienti, più normali, distribuiscono i loro acquisti nel periodo compreso tra il 5-10 e il 20/12. Scelgono con maggiore o minore attenzione, se qualcosa manca è ancora possibile riordinarlo e i destinatari del regalo possono contare perlomeno su una scelta mirata. 
Ma esistono anche i clienti seriali, quelli che tutti gli anni regalano BrunoVespa GiorgioBocca GiampaoloPansa o MarcoTravaglio o i clienti convinti che i regali di natale siano il momento nel quale si può e si deve propagandare il proprio punto di vista sul mondo e che regalano 7-8 copie dell'ultima saggina Donzelli. O chi pensa che debba essere la salute la principale preoccupazione di chiunque e che quindi regalano 25-30 copie (giuro, è successo) di un manuale di alimentazione basato sul segno zodiacale. 
A natale si fanno vivi anche coloro che normalmente non leggono e che decidono di tentare di leggiucchiare qualcosa. 
Ovviamente entrano in libreria poco convinti, chiedono sommessamente - o ad alta voce, dipende dal carattere - «Il libro di Ibra»/«Il libro delle ricette di quella là della TV». 
Apprendono il prezzo e in un caso su due decidono che non vale la pena di migliorare la percentuale dei lettori in Italia. Se decidono di acquistare cominciano a tirare sul prezzo, a lamentarsi del costo dei libri o a pretendere lo sconto sulla base del fatto che il proprio cugino acquisito è professore di applicazioni tecniche. 
Fanno spesso arrabbiare i non-lettori in libreria, ma se si prova a mettersi nei loro panni si rabbrividisce pensando che probabilmente a loro appaiamo tutti - librai e clienti - un insieme irritante, contegnoso e snob di intellettualoidi.  
Uno stato d'animo che è la premessa ideale a dichiarazioni criptonazista e a intolleranze paraleghiste. 
Questo è il motivo per il quale mi sforzo di mostrare pazienza... 
No, no, la pazienza si vede e risulta insultante tanto quanto, anzi anche di più. 
Cerco di rimanere me stesso, nulla di più. 
Resisto e mi adopero anche se mi chiedono cose incomprensibili e introvabili come il «libro del giornalista sportivo, quello che c'era l'altra sera a Videosport» o «Il libro degli oroscopi che poi si può usare anche per giocare al lotto».
Il libro degli oroscopi come sarà considerato dal sondaggista dell'ISTAT? La signora ultrasessantenne sarà inserita tra i lettori o ricacciata nella palude dei non lettori? 
...
C'è poi il cliente commercialista o avvocato che compra i libri per tutti quelli dello studio. Sceglie i libri tra i primi 6 o 7 della classifica dei libri più venduti, chiede lo sconto e si fa fare la fattura con la dicitura «Libri ad uso professionale e per aggiornamento personale», in modo da poterli inserire nella dichiarazione IVA. 
C'è il cliente che vorrebbe regalare libri che nessun altro regala e che si presenta con un elenco di libri introvabili, esauriti o sconosciuti. 
C'è il cliente che rifiuta di acquistare libri Mondadori, Einaudi, Piemme, Sperling & Kupfer. «Il libro di XZ? Ah, è di Mondadori... No, no. Piuttosto prendo quello di WQ. È di Einaudi? Cribbio. E questo qui? Di  Guanda? E di chi è Guanda? Messaggerie Libri. Va bene.».
Come se Messaggerie Libri fosse una società di mutuo soccorso o una cooperativa di anarchici.
C'è il cliente...
No, adesso basta. 
Ma ci ritorneremo. 
Adesso devo tornare in trincea. 




13.12.11

LN e dintorni


Come procede il blog di LN on line? 
Domanda probabilmente prematura, ma ho capito una cosa, in questi anni di internet, ovvero che nulla scompare più velocemente e silenziosamente di un'operazione condotta in silenzio, senza clamore, con attenta discrezione.
Non è questione di essere clamorosi o di suonare la fanfara ogni 2-3 giorni, ma fare il punto della situazione non è probabilmente sbagliato. 
Finora sul blog di LN out-of-print, nato alla fine di novembre, sono passati più o meno quattrocento lettori. Nel frattempo sono apparsi sette articoli, dei quali un paio più impegnativi, uno su Simenon, a firma di Silvia Treves, il secondo sui vampiri italiani, condotto da Gordiano Lupi. 
I numeri come si vede sono ancora piccolini, ma ci stanno arrivando i primi commenti dei nostri (ex-)abbonati. Inevitabili le perplessità e qualche cortese resistenza, ma una generale disponibilità - per la verità imprevista - a continuare a seguire la rivista on line. 
Non si contano i «ma a me piaceva leggere la rivista a letto», o i «mah, leggere on line le recensioni di libri stampati mi sembra un po' strano», ma a fronte di queste immancabili - e giustificate - resistenze, non sono pochi i lettori di LN che hanno approvato la nostra scelta e promettono di continuare a leggerci. 
Il problema, a questo punto, è quello di non far morire il povero LN out-of-print per scarso appeal o farlo annegare nel generale disinteresse. 
Il che significa che... 
Sarebbe bello che nei prossimi giorni almeno i redattori e i collaboratori di LN inserissero il link alla testata nei propri blog e siti, dandogli - magari, perché no - un certo rilievo.
Sarebbe bellissimo che arrivassero gli articoli a suo tempo promessi per LN cartaceo, in modo da poterli pubblicare, con soddisfazione dei creatori e del popolino tutto. 
Sarebbe meraviglioso che redattori, collaboratori, amici, parenti e contumaci scrivessero i loro commenti al/ai post man mano che compaiono. 
Sarebbe inarrivabilmente delizioso se chi sta nei dintorni di LN intervenisse proponendo link, osservazioni, commenti, brevi recensioni, stroncature e dichiarazioni d'amore eterno. 
Sarebbe divino, infine, che altri redattori proponessero la propria collaborazione per l'impaginazione e la conduzione di LN out-of-print. Per il momento siamo soltanto in due a reggere l'anima coi denti - non sembra, ma abbiamo un lavoro particolarmente delirante in questo periodo - e un aiuto, anche virtuale, lontano, sporadico e capriccioso ci farebbe davvero comodo. 
Insomma, siamo qui, pronti a prendere in considerazione ogni idea o proposta. 
Disponibili a tutto.
O quasi.





11.12.11

Ma tu, musica niente?



Mi rendo conto.
Non ho mai postato un pezzetto - nemmeno piccolo - di musica, sul mio blog. 
Pura ignoranza? 
Sì, nel senso che non ho mai avuto la pazienza di imparare come si fa a postare un brano musicale. 
Ma non è soltanto per quello. 
Il problema - quello vero - è che ho gusti musicali contorti e assurdi. E, come per la letteratura, ciò che trovo piacevole io non è affatto detto lo sia per chiunque altro. 
Ma oggi ho deciso di rompere gli indugi e di offrire il primo dei miei contributi musicali. 
Che replicherò, se ci riesco, ogni domenica. 
In questo modo sapete dove non andare se non apprezzate - magari giustamente - le mie scelte.
...
Personalmente consiglio di sparare il volume molto alto. Anche perché è un pezzo nel quale il silenzio gioca un ruolo altrettanto fondamentale della musica.
Nota: Arvo Pärt  è uno dei miei compositori preferiti. Un minimalista pentito in senso musicale, si potrebbe definire, se non fosse che il minimalismo è profondamente rimasto nei suoi brani. Questo, «Spiegel im Spiegel», ovvero Specchio nello specchio, è esemplare. Una «voce», il pianoforte, che ripete le note di un accordo e una seconda «voce», il violino, che riproduce una melodia.
Il luogo delle riprese - che non hanno nulla a che vedere con la musica ma che risultano curiosamente perfette, è San Francisco, nel 1905.
«Spiegel im Spiegel» dura 9 minuti.  



8.12.11

I piaceri e le croci della vita


Stamattina, teoricamente giorno di chiusura, sono qui in libreria a chiedermi quanto la crisi in atto peserà sugli acquisti degli italiani. 
A giudicare dalla scarsa animazione, molto, temo. 
Mi chiedo anche che accidenti ha in mente di fare il nostro bocconiano preferito, oltre ad aver genialmente aumentato il prezzo della benzina - un'iniziativa tanto geniale e innovativa che sicuramente deve a qualcuno, chessò, un portinaio o un parcheggiatore. 
Intanto dalla vetrina scruto i pochi passanti, nella speranza di riconoscere nei loro occhi la scintilla di un desiderio di lettura. 
Ecco, mentre sono qui con pensieri che vanno dal viola leggero al nero abisso, mi arriva una notizia che riesce ad accendermi un sorriso. 
Su L'Indice on line, il blog di recente creazione che, come è accaduto per LN, sta pubblicando brevi articoli, «recensioni, rubriche, segnalazioni e tutte le novità di ogni numero de l'Indice» è comparsa, a firma di Franco Pezzini, la segnalazione del romanzo breve di Silvia Treves, «Sarà ieri» e quella della mia antologia, «In controtempo»
Non sono libri nuovi, particolarmente il mio, uscito in un'altra epoca - nel 2007, l'ultimo anno prima della crisi - ma Pezzini ha ritenuto meritassero di essere ricordati. 
Non posso che ringraziarlo, in qualità di editore con la «e» minuscola e sperare che qualcuno abbia notato il suo articolo. 
Per quanto riguarda la mia «opera», comunque, la lettura del suo articolo mi ha ricordato che dall'antologia sono nati a suo tempo nati due romanzi, molo diversi tra loro. Il primo terminato - una buffa, malinconica storia urbana - e già inviato per il mondo a farsi bocciare a due o tre concorsi. Il secondo un'ucronia temo politicamente sospetta, riscritta più o meno sei volte e tuttora non finita. Una delle versioni intermedie - la seconda o la terza - è riuscita a farsi bocciare malamente anche dal premio Calvino, sostanzialmente per un qui pro quo di natura politica - io non sono fascista, infatti. 
L'editore, che condivide con me il corpo anche se non i pensieri, mi ha già ripetuto fino alla nausea - tanto che adesso non ne parla proprio più - che il romanzo si potrebbe anche pubblicare se soltanto lo finissi. 
Ecco, la recensione di Pezzini può avere questo curioso, imprevedibile effetto. Può forse spingermi a ripensare per la settima - o ennesima - volta la chiusura del romanzo.
E questo, caro Pezzini, può essere davvero un bel regalo di natale. 
In ogni caso qui di seguito potete trovare l'articolo, datato 7 dicembre.



5.12.11

Once upon a time - parte terza



Perché mai, once upon ecc.?
Beh, perché il «c'era una volta» è un ottimo modo per descrivere la situazione delle librerie indipendenti allo stato attuale delle cose. 
Siamo stati ottimi pionieri, eccezionali cercatori nel mondo librario. Ma adesso stanno arrivando gli altri. I regolari della vendita. I normalizzatori di sogni e gusti. Quelli che in cambio di un pugno di euro sapranno proporvi esattamente i libri che tutti già amano. 
Non vi sentite già un pochino maledettamente sedotti? Non è un po' come la pubblicità di Sky con i babbi natali trasfigurati in Batman, Pirati dei Caraibi e Gandalf? Dite la verità, non avete sempre sognato di riuscire finalmente ad accontentarvi? Di esaltarvi leggendo ciò che tutti amano? 
In fondo siamo tutti esseri umani e, in definitiva, piacciono a tutti le stesse cose. Un po' di dramma a lieto fine, un po' di banana e un po' di patata, un po' di commozione, un pizzico di paura, una spolverata di moderata perversione... 
Il mercato dei libri sta lentamente diventando come quello della TV. Viene lentamente invaso. In libreria come in TV è un'invasione di libri di cucina. Un eccesso di thriller. Un incubo religioso dai tratti comico-grotteschi. Avete presente Paolo Brosio, l'ex-giornalista del Berlusca divenuto il miracolato del terzo millennio con la sua Medjugore? Ecco, appunto. 
E noi siamo qui a proporre libri, sentendosi un po' come i venditori di videocassette VHS della nostra comune preistoria. 
...
Diventa difficile continuare dopo un breve cattivo viaggio come questo. Ma forse è questione di ricordarsi e di cominciare a capire che il mondo è peggiorato, da un po' di tempo in qua. 
O che, forse, si tratta soltanto della mia maledetta e dolentissima nevralgia del trigemino, risvegliatasi dopo qualche anno...
A parte gli scherzi, passiamo oggi a parlare dei clienti che tentano di cavare da te, libraio, un consiglio particolare.
Quelli che dicono: «Ha letto qualcosa di bello, ultimamente? Qualcosa che mi consiglierebbe?»
Un bel problema. Non è che non si sia letto qualcosa che ci è piaciuto, ultimamente, ma se si tratta di un romanzo di Yukio Mishima, un sf urbano di China Mieville, una raccolta di racconti di Ambrose Bierce, uno più cattivo dell'altro o un reportage della Politkovskaja, cosa consigliare di leggibile per lei alla gentile cliente che  aspetta il tuo parere? Un parere basato evidentemente sulla stima nei tuoi confronti ma che poco o tanto ignora la profonda, inaccessibile distanza che separa un essere umano dall'altro. 
E poi lo ammetto, io dovrei leggere i libri che mi arrivano in libreria, pascermi di Baricco, Faletti, Volo, Mazzantini, Allende, Carrisi, Simoni, Kinsella e non andare in giro a cercare libri che mi piacciono. Non è professionale non degnare di uno sguardo il Simoni del Mercante di libri maledetti per inseguire un inedito ripescato da qualche microeditore. 
Non è serio. 
Ma la cliente in attesa è una vendetta del destino.
Non posso che mentire biecamente. «Ma, io ho dato un'occhiata [dico sempre «ho dato un'occhiata», mai «ho letto», mentire sì, ma con stile] a quest'ultimo Eugenides e non mi è parso male. O a Ferrante. Sempre un'ottima lettura. Sì, ho visto l'ultimo Zafon, ma si tratta di un vecchio titolo pubblicato una ventina d'anni fa, sì, un piatto riscaldato... C'è anche questo di Sepetys, una lettura decisamente potente... o magari, se vuole rimanere sul leggero, può provare con l'ultimo di De Silvia. Nulla di che, ma si legge piacevolmente... »
Non è che poi non sappia nulla dei libri qui citati. Di alcuni ho letto qualche pagina, di altri ho avuto info dai clienti o da qualche amico, di altri ho letto la prima e l'ultima pagina più qualcuna in mezzo. Nulla di diverso, a pensarci bene, di quello che facevo per l'interrogazione di storia, di filosofia o italiano da giovane. Dove avevo buoni voti, peraltro. 
Un mio caro amico qualche giorno fa sosteneva che a vedermi fare il libraio si ha l'impressione che le domande che mi fanno i clienti siano per me come un'esame. Avevi ragione, caro Piotr, non sai quanto. Sono un esame. Per me è accettabile non sapere dire nulla di un libro in un caso su cinque. Due su cinque è uno smacco. Tre su cinque una vergogna. Quattro su cinque un'infamia dostoevskiana. Cinque su cinque... il suicidio. 
Ma i clienti sono ricchi di mille altre domande e millanta osservazioni. «Ma lei ha letto tutto di quell'autore?»; «Ma non trova che XY stia perdendo smalto?»; «ma secondo me WV non è più la stessa, non trova?»; «Come racconta l'amore  YG non ci riesce nessuno, vero?»
Ma a questa miscellanea di osservazioni e domande dedicherò un'altro giro di questo OUT. 
A presto!

2.12.11

Orari natalizi


Un post di servizio. 
Non è che sto prendendo tempo, ma è un momento un po' strano e ho la netta sensazione di essere nato in ritardo di un'oretta e passare la vita a inseguire quella maledetta ora perduta senza riuscire a riacchiapparla. 
Prima o poi riuscirò a tornare al punto, giuro. 
Questo post serve a informare chi passa di qui (pochi) e chi ha l'abitudine di venire qui (pochi anche loro) quali saranno gli orari della CS Libreria Editrice ecc. ecc., Via Ormea 69, 10125 Torino, nel mese di dicembre. 
Questo perché l'orario di dicembre è diverso da quello degli altri mesi. 
Nel mese di dicembre tutti i giorni dopo le 10.00 e prima delle 19.00 di tutti i giorni se venite fin qui ci trovate. Dal lunedì al venerdì. Per le feste comandate o meno, cioé sabato e domenica, andiamo a casa a mangiare, quindi ci siamo la mattina dopo le 10.00 e fino alle 13.00 e il pomeriggio dopo le 16.00 e fino alle 19.00. 
«Perché non hai prodotto una bella tabella?»
Semplice. Perché così si deve leggere ed esiste la vaga, lontana possibilità che così riusciate a ricordare l'orario. 
Già, perché un orario è una di quelle cose che nessuno ricorda davvero
Stamattina sono arrivati freschi freschi due soggetti - un docente di fisica e una studentessa di farmacia, clienti abituali - che sono entrati comunicando: «Non sapevo aveste cambiato orario...»
Il venerdì il nostro orario prevede l'apertura 10.00 - 19.00 da qualche anno. Ma è bastato affiggere l'orario natalizio perché i nostri clienti si convincessero che qualcosa era cambiato. 
L'incapacità assoluta dei clienti, nuovi o vecchi, di vedere affissioni, pile, cartelloni e poster è pari soltanto alla loro capacità di notare minutaglie e anfrattuosità invisibili a tutti. 
«Là, in quell'angolino, dietro la pila di libri di XY, a fianco della torre del PC, sotto il poster, schiacciato da quegli scatoloni vi è caduta una penna...»
«Grazie. Ma per curiosità, il poster l'ha letto? 
«Ehhh? No. Non l'avevo notato».
Ecco spiegato perché non abbiamo pubblicato l'orario come tabella.
La prossima volta parleremo di libri e di librerie. Giuro.