Sono qui, isolato mentre mia moglie e mia figlia preparano la cena della vigilia.
Isolato in quanto:
1) non devo sapere che cosa ci sarà da mangiare.
2) non devo sapere che cosa mi regaleranno.
A scanso di facili battute preciso che la cucina quotidiana è un incarico frequentemente mio, quindi niente sorrisini e battutine.
Ritornato dalla libreria da un'oretta scarsa. Gli ultimi, immancabili ritardatari. Da segnalare un brav'uomo che a serrande già parzialmente abbassate ha chiesto «un libro per una ragazza, sui diciassette anni. Credo. Non la conosco molto bene. Ed è un po' che non la vedo».
Una forma inattesa di enigma a tempo scaduto.
Più o meno ciò che succede nei film horror quando il mostro sepolto riappare inkazzato e sporco di terra mentre i buoni si felicitano e si scambiano manate sulle spalle.
L'abbiamo sotterrato sotto 7 o 8 libri, troppo stanchi per interrogare il malcapitato e fiduciosi nella sua capacità di arrangiarsi da solo sbirciando le controcopertine. Modestamente il colpo di grazia è stato mio: «Provi questo, è davvero divertente».
Sapevo di che cosa stavo parlando. Il libro l'avevo venduto a una mia cara amica qualche giorno fa ottenendone in cambio un'ottima recensione.
Imbarcato l'ultimo cliente per il suo piacevole asciolvere natalizio, salutata con affetto l'ottima collaboratrice chiamata a dare una mano negli ultimi giorni [1], abbiamo abbassato la serranda e ce ne siamo ritornati a casa.
Io sono stato inviato a «passeggiare il cane», con l'ordine di non rientrare prima di una mezz'oretta. Ho eseguito andando a fare una passeggiata dentro 8 Gallery, distante più o meno duecento metri da casa mia.
Mentre passeggiavo in un'ambiente più o meno ballardiano, tanto che ho potuto liberare il cane e ho camminato con lei a fianco, meditavo sul Natale appena passato. Il Natale scorso, ormai.
Impressioni rapide, probabilmente non del tutto chiare e nemmeno corrette, ma comunque evidenti. Non è stato un buon Natale. Gli editori hanno ritardato o rinviato diverse uscite e le vendite hanno finito per girare intorno a una dozzina di titoli. In compenso i lettori hanno ridotto drasticamente la scelta e soprattutto hanno tagliato la scelta dei titoli più «obliqui», più decentrati e meno immediatamente appetitosi. Un buon Natale ha la caratteristica di creare un pubblico anche per i piccoli editori. Un cattivo Natale no.
In quanto poi al volume delle vendite non si è trattato di una Waterloo, d'accordo, ma certo non esistono motivi per stappare lo spumante e festeggiare.
La domanda, mentre camminavo tra negozi spenti, con una colonna sonora malinconicamente natalizia, è «ma i libri hanno un futuro, in questo paese?»
Domanda idiota, siamo d'accordo.
Ma per la quale sarebbe bello avere una risposta definitiva.
Ho abbandonato 8 Gallery e i suoi corridoi vuoti con il mio cane e i miei interrogativi.
Ad aspettare una cena sperimentale.
Un ottima notte di Natale a tutti.
[1] Elisa, la mia dolce ed efficientissima compagna di questi ultimi giorni ha trascorso i momenti di calma leggendo un libro sui delitti a sfondo sessuale. «Ma come mai...?»
Mi ha sorriso: «Vedi, di uomini ne ho provati tanti, ma un maniaco mai. Non so, magari mi sono persa qualcosa».
Il personale di una libreria, come si può capire, è formato da persone perfettamente normali.
Posate.
A posto.
E completamente sciroccate.