
Ne ho parlato qualche giorno fa con Davide Mana, un individuo con il quale, secondo fonti (poco) attendibili, intrattengo rapporti che stanno tra l'amicale - con ciò che questo significa nell'Italia berlusconiana - e il concorso a delinquere. Ne ho parlato, dicevo, un po' stupito che non fosse ancora abbastanza noto. Parlo di agenti e agenzie letterarie, ovvero a quei signori che si fanno pagare per leggere le vostre invenzioni letterarie.
E questo è già un punto delicato.
«E perché dovrei mai pagare qualcuno per avere un parere sul mio manoscritto? A me serve che l'agente lo passi a un editore non che mi faccia il compitino dopo una lettura».
Calma. Gli agenti letterari (teoricamente) forniscono un parere sul romanzo per stabilire se merita o meno passarlo a un editore.
«Già. Domani apro un'agenzia letteraria. Premiata Agenzia Letteraria Giuseppe Tubi & Filo Sganga. Raccolgo un duecento manoscritti e taglio la corda con i 100.000 euro tirati su. Già, perché viaggiano intorno ai 500 euro a manoscritto, i nostri, non è vero?»
Beh, 'bastanza.
«Non è che pensi che siano tutti dei tagliagole ma sinceramente penso che il compito di un'agenzia letteraria sia quello di fornire - gratis o a prezzo contenuto - una proposta di collaborazione. Che mi dicano:
1 - Il tuo romanzo fa schifo, sic et simpliciter. Puoi continuare a scrivere, se vuoi, ma sappi che lo fai per cavoli tuoi e non per il popolo affamato di buoni libri. Il prossimo romanzo che mi mandi finirà nello scatolone del riciclo senza nemmeno aprirlo.
2 - beh, il tuo romanzetto non è poi male. Possiamo provare a proporlo a Baldini e Castoldi o a Fazi. Se lo pubblicano tu ci passi un 10% (o un 20% o un 25% o quello che ti pare) dei diritti d'autore e siamo disponibili a leggerti anche i successivi.
Non è così che si fa?»
Innegabilmente.
Nei paesi anglosassoni si fa così.
Qui in Italia non tanto.
Ma in Italia il contratto che lega autore ed editore è diverso.
L'autore, infatti, non rimane il solo proprietario del proprio testo cedendolo a un editore. Non può disporne facilmente cedendone una parte a un'agenzia letteraria. Non può difendere la propria opera da rifacimenti e interventi sul testo. E meno che mai può farlo se non è più tra i vivi.
Trovare un editore non è facile, in sostanza, ma una volta trovato il problema può essere quello di difendersene...
Ovviamente immagino che i contratti che uniscono Stephen King alla Simon & Schuster prevedano gravose clausole in caso di una rottura del contratto da parte dell'autore, ma immagino anche che l'editore si impegni a non modificare in alcun modo il testo previsto dall'autore. E che anche su questo tema, immagino, appaiano gravose clausole.
Ma in Italia non va così.
Ci siamo spostati dalle agenzie agli editori, in sostanza.
La politica delle agenzie letterarie è subalterna a quella degli editori.
Non solo.
Il totale del giro d'affare prodotto dalla vendita di un titolo - diciamo un buon successo, da 100.000 copie, un totale raggiunto da una ventina di libri di autore italiano all'anno- non è sufficiente a nutrire dignitosamente editore, autore ed agenzia letteraria.
Centomila copie vendute a 15 euro cad. rendono all'editore circa 750.000 euro lordi. E all'autore più o meno 75.000 euro (5%, una percentuale comune nell'editoria italiana). Di questa cifra - ragguardevole ma non eccessiva - l'ipotetica agenzia recupera un 10% e ne avrà in totale 7.500 euro. Cifra che non pare granché adeguata a mantenere un certo numero di collaboratori. Una sede. Macchine e strumenti. Un telefono o due. Anche pagando la gente in nero. E i titoli di autore italiano con queste dimensioni di vendita sono, come si diceva, una ventina all'anno. Anche aggiungendo i titoli con vendite medie - tra i 5.000 e i 100.000 - non ce n'é da abbondare, tenendo conto che le agenzie letterarie in Italia sono almeno una cinquantina. In più si deve tenere conto che le vendite di diritti all'estero le agenzie editoriali non riescono - e spesso non possono - essere competitive con gli editori. Sempre che le traduzioni di autori italiani all'estero siano ricercate, elemento tutto da verificare... Il risultato è che le agenzie possono - e riescono - a lavorare decentemente nello scouting dei nuovi autori - beninteso, cercando di difendersi dalle iniziative delle scuole di scrittura creativa.
Sui nuovi possibili autori e soprattutto su coloro che autori non diventeranno mai.
D'altro canto come si fa a rispondere «mappercarità!» a un dirigente d'azienda o a un danaroso professionista decisi a riempirvi le tasche in cambio di un paio di pagine di giudizio? Anche se il soggetto è incapace di usare uno stile che non sia quello di un verbale dei carabinieri e sa raccontare solo (e male) dei suoi amori infelici.
La situazione delle agenzie, in sostanza, non sembra troppo rosea. La necessità di leggere dietro pagamento i nuovi possibili autori appare così una necessità di bilancio, anche se non del tutto gradevole. Che poi uno abbia voglia di gettarsi nella Geenna della lettura-a-pagamento che conduce a un editore di vanità poi all'autorganizzazione di incontri per la presentazione e all'autopromozione del proprio libro presso FNAC e supermercati è parte di un percorso del tutto personale che richiede una psiche robusta e un testo almeno accettabile.
Personalmente non ce la faccio. E non ho soldi. In generale e in particolare.
Quindi risparmio.
E in quanto alle agenzie, beh, esistono.
Ma non c'è molto da stare allegri. Vero Davide?
In ogni caso qui oppure qui ci sono alcune agenzie letterarie più facili da contattare.
E può forse essere utile recarsi sul sito «Il rifugio dell'esordiente». Se non altro per eliminare alcuni nomi.

E questo è già un punto delicato.
«E perché dovrei mai pagare qualcuno per avere un parere sul mio manoscritto? A me serve che l'agente lo passi a un editore non che mi faccia il compitino dopo una lettura».
Calma. Gli agenti letterari (teoricamente) forniscono un parere sul romanzo per stabilire se merita o meno passarlo a un editore.
«Già. Domani apro un'agenzia letteraria. Premiata Agenzia Letteraria Giuseppe Tubi & Filo Sganga. Raccolgo un duecento manoscritti e taglio la corda con i 100.000 euro tirati su. Già, perché viaggiano intorno ai 500 euro a manoscritto, i nostri, non è vero?»
Beh, 'bastanza.
«Non è che pensi che siano tutti dei tagliagole ma sinceramente penso che il compito di un'agenzia letteraria sia quello di fornire - gratis o a prezzo contenuto - una proposta di collaborazione. Che mi dicano:
1 - Il tuo romanzo fa schifo, sic et simpliciter. Puoi continuare a scrivere, se vuoi, ma sappi che lo fai per cavoli tuoi e non per il popolo affamato di buoni libri. Il prossimo romanzo che mi mandi finirà nello scatolone del riciclo senza nemmeno aprirlo.
2 - beh, il tuo romanzetto non è poi male. Possiamo provare a proporlo a Baldini e Castoldi o a Fazi. Se lo pubblicano tu ci passi un 10% (o un 20% o un 25% o quello che ti pare) dei diritti d'autore e siamo disponibili a leggerti anche i successivi.
Non è così che si fa?»
Innegabilmente.
Nei paesi anglosassoni si fa così.
Qui in Italia non tanto.
Ma in Italia il contratto che lega autore ed editore è diverso.
L'autore, infatti, non rimane il solo proprietario del proprio testo cedendolo a un editore. Non può disporne facilmente cedendone una parte a un'agenzia letteraria. Non può difendere la propria opera da rifacimenti e interventi sul testo. E meno che mai può farlo se non è più tra i vivi.
Trovare un editore non è facile, in sostanza, ma una volta trovato il problema può essere quello di difendersene...
Ovviamente immagino che i contratti che uniscono Stephen King alla Simon & Schuster prevedano gravose clausole in caso di una rottura del contratto da parte dell'autore, ma immagino anche che l'editore si impegni a non modificare in alcun modo il testo previsto dall'autore. E che anche su questo tema, immagino, appaiano gravose clausole.
Ma in Italia non va così.
Ci siamo spostati dalle agenzie agli editori, in sostanza.
La politica delle agenzie letterarie è subalterna a quella degli editori.
Non solo.
Il totale del giro d'affare prodotto dalla vendita di un titolo - diciamo un buon successo, da 100.000 copie, un totale raggiunto da una ventina di libri di autore italiano all'anno- non è sufficiente a nutrire dignitosamente editore, autore ed agenzia letteraria.
Centomila copie vendute a 15 euro cad. rendono all'editore circa 750.000 euro lordi. E all'autore più o meno 75.000 euro (5%, una percentuale comune nell'editoria italiana). Di questa cifra - ragguardevole ma non eccessiva - l'ipotetica agenzia recupera un 10% e ne avrà in totale 7.500 euro. Cifra che non pare granché adeguata a mantenere un certo numero di collaboratori. Una sede. Macchine e strumenti. Un telefono o due. Anche pagando la gente in nero. E i titoli di autore italiano con queste dimensioni di vendita sono, come si diceva, una ventina all'anno. Anche aggiungendo i titoli con vendite medie - tra i 5.000 e i 100.000 - non ce n'é da abbondare, tenendo conto che le agenzie letterarie in Italia sono almeno una cinquantina. In più si deve tenere conto che le vendite di diritti all'estero le agenzie editoriali non riescono - e spesso non possono - essere competitive con gli editori. Sempre che le traduzioni di autori italiani all'estero siano ricercate, elemento tutto da verificare... Il risultato è che le agenzie possono - e riescono - a lavorare decentemente nello scouting dei nuovi autori - beninteso, cercando di difendersi dalle iniziative delle scuole di scrittura creativa.
Sui nuovi possibili autori e soprattutto su coloro che autori non diventeranno mai.
D'altro canto come si fa a rispondere «mappercarità!» a un dirigente d'azienda o a un danaroso professionista decisi a riempirvi le tasche in cambio di un paio di pagine di giudizio? Anche se il soggetto è incapace di usare uno stile che non sia quello di un verbale dei carabinieri e sa raccontare solo (e male) dei suoi amori infelici.
La situazione delle agenzie, in sostanza, non sembra troppo rosea. La necessità di leggere dietro pagamento i nuovi possibili autori appare così una necessità di bilancio, anche se non del tutto gradevole. Che poi uno abbia voglia di gettarsi nella Geenna della lettura-a-pagamento che conduce a un editore di vanità poi all'autorganizzazione di incontri per la presentazione e all'autopromozione del proprio libro presso FNAC e supermercati è parte di un percorso del tutto personale che richiede una psiche robusta e un testo almeno accettabile.
Personalmente non ce la faccio. E non ho soldi. In generale e in particolare.
Quindi risparmio.
E in quanto alle agenzie, beh, esistono.
Ma non c'è molto da stare allegri. Vero Davide?
In ogni caso qui oppure qui ci sono alcune agenzie letterarie più facili da contattare.
E può forse essere utile recarsi sul sito «Il rifugio dell'esordiente». Se non altro per eliminare alcuni nomi.
