Arriva anche il momento nel quale, dopo aver scritto non poco, qualcuno si alza e chiede: «Sì, va bene, ma tutta la storia com'è?».
Mi è capitato con uno dei lettori della versione beta di Settembre che, una volta terminato il romanzo e dopo un certo numero di rilievi e di commenti ha sottolineato come fosse, magari, opportuno inserire uno specchietto, una tabella, qualcosa, insomma, che permettesse di capire quando è avvenuta la storia raccontata, più che altro per il legami che non mancano con altri parti del ciclo e che non sempre si ricordano perfettamente.
O che si ignorano.
Questa volta ho cominciato a pensarci seriamente, debbo ammettere, tanto più che aumentando il numero di lettori (da 16 a 22, più o meno) e le recensioni (ad ALIA), con Marco Corda che ha detto de La farfalle e le zanzare: «parte di una più vasta e ahimè frantumata space opera», forse è venuto il momento di cominciare a creare un baedecker per i lettori.
Ho iniziato stamattina, enumerando brani e frammenti e arrivando a stabilire che dal 1987 (!) a oggi ho scritto 12 brani - sempre non me ne vengano in mente altri - che riguardano il ciclo della Corrente, esattamente 2 romanzi lunghi (+ di 200 pagine), 2 romanzi brevi (- di 200 pagine), 3 racconti lunghi (+ di 50 pagine) e 5 racconti brevi (- di 50 pagine). Di questi i testi pubblicati in ALIA o pubblicati in forma elettronica sono nove, restando esclusi dalla pubblicazione tre romanzi: L'ultima stella [1987], che sto ribattendo in questo periodo, Settembre [2015], che è in fase di revisione e che uscirà prima dell'estate in forma di e-book e Un problema di tempo [2007], volume sulle trecento pagine.
La successione degli eventi nei testi è relativamente lineare, credo, ma mi rendo conto che mancando un romanzo centrale come Un problema di tempo non è né facile né pratico ricostruire la storia della Corrente. Quindi prendo pubblicamente due impegni:
1) pubblicare su questo blog, in una o due puntate la storia della Corrente per i miei 22 lettori.
2) pubblicare entro l'anno o, nella peggiore delle ipotesi, con l'inizio del nuovo anno Un problema di tempo in forma elettronica e successivamente in forma stampata.
Per il momento mi limito a pubblicare il testo posto prima dell'inizio di Un problema di tempo, che, se non altro, presente la Diaspora, ovvero la dispersione della specie umana nel cosmo. Un testo lungo per un blog, lo so, ma che potrò usare come riferimento in altre occasioni.
Comunque recuperando tutti i brani dispersi in giro mi sono reso conto quanto è lungo e complesso il ciclo della Corrente e anche che individuare un «filo della Corrente» non è troppo facile né veloce. Ma, d'altro canto, sono poco meno di quarant'anni che scrivo - tra l'altro - della gente della Corrente, inevitabile che risulti un po' lungo...
...
[…]
La sterilità dei laghi dell’Antartico era ormai un ricordo,
l’ultimo sogno di verginità per la Terra. L’appuntamento era
vicino a un’installazione clandestina, sulle rive del lago
Concordia. Grigio sporco, nero e sabbia: i colori dell’Antartico
erano quelli. Grigio sporco del ghiaccio in ritirata ormai da quasi
un secolo, nero di rocce e di sabbia pallida e fradicia il terreno
che ne emergeva. Il lago era in fondo a una conca naturale, rotondo,
nero e immenso. La nave se ne stava rinchiusa in un grande hangar dal
tetto incatramato. Ci portarono a vederla. Aveva la forma antiquata
di una gigantesca saponetta. Qualcuno ci disse che era perfetta per
un passaggio senza problemi e senza rischi.
Dei
rischi ne sapevamo qualcosa. Io, poco. Mi bastava sapere che la
morte sarebbe comunque stata rapida e indolore. Più che di morte si
sarebbe dovuto parlare di scomparsa dall’universo 1. Ma queste cose
riguardano i tecnici, non me. Anche questa storia è soltanto una
come miliardi di altre. Siamo stati miliardi ad andarcene, nel giro
di pochi anni. Sulle saponette.
«Curvatura
gravitazionale», «Effetto tunnel», «Improbabilità»,
«Microbuchi neri». Ne ho sentito parlare come tutti, ma mi
lasciavano indifferente. Io volevo andarmene di lì, come tutti.
Abbiamo
dormito nell’hangar. Non ci sono alberghi vicino al lago Concordia
e comunque non avremmo avuto i soldi neppure per una notte. Avevamo
speso fino all’ultimo centesimo per il nostro passaggio per le
stelle. Niente polizia né esercito né divise: l’Antartide è
fuori da giurisdizioni e leggi. Una benedizione, per noi migranti, ma
anche per i trafficanti d’uomini.
Svegliandomi
potevo vedere la nave illuminata dalle luci al sodio. Scura e rotonda
come la custodia di qualcosa di molto prezioso.
Era
la Diaspora, ma noi profughi non ne sapevamo ancora il nome.
[…]
È
passato un mare di tempo da allora.
È
passato il tempo del Caos, poi quello del Cerchio Solare Quando
Torvarld Arnesen se n’è andato è venuto il momento dei mondi
dell’Udienza. Ero diventato un cittadino, potevo accedere al
sistema di collegamento tra i mondi – il substrato. Non solo: ero
anche uno dei miliardi di proprietari di tutte le imprese fiduciarie
dell'Udienza. Ne avevo sentito parlare. Del socialismo per azioni,
intendo. Tutti eravamo azionisti per diritto di nascita e nessuno il
proprietario. Avrei potuto partecipare alle assemblee di tutte le
fiduciarie, proporre qualsiasi cosa e loro avrebbero dovuto
discuterne. Così diceva la Carta delle Stelle Prossime votata sul
pianeta doppio Harbourg, il sistema capitale dell'Udienza. Non ci
sono mai andato, comunque. Avrei dovuto informarmi, sapere. Non sono
il tipo, sinceramente.
Dalla
vecchia Terra arrivavano navi cariche di bombe orbitali. Ci odiavano.
Non potevano ammettere che ce l'avessimo fatta. Che un esercito di
formiche partite per la disperazione avesse costruito qualcosa che
assomigliava molto a uno degli imperi stellari immaginati dagli
scrittori del Secolo delle Guerre. Forse è per questo che tutte le
nostre navi portano il nome di un libro. Siamo tutti figli della
letteratura, prima che del nostro pianeta.
Per
ultima è venuta l'unificazione con i Mondi Credenti e siamo
diventati tutti cittadini della Corrente. Noi umani, ovviamente. I
Signori o le Guide. A combattere la guerra contro la Vecchia Terra
sono andati i nostri quasi-fratelli OGM, i tranx, gli umanimali, i
moreauviti.
Pace
e prosperità.
[…]
No,
non mi pare sia cambiato molto, in fondo.
Ma
forse è soltanto l'età, a farmelo dire. Un semplice problema di
tempo.
Ho
avuto una vita singolarmente lunga, me ne rendo conto. Anche per lo
standard di chi usa gli staminali sintetici. Nel computo della
Vecchia Terra avrei quasi… beh, sì, duecento anni. Un bel numero,
non è vero?
[da un intervista
a Witold Kremer, il più anziano residente del pianeta
Xiao-Metropolis]