25.9.17

Guida all'utilizzo del prossimo ALIA Evo 3.0


ALIA esiste da... beh, il primo numero è uscito nel 2004. A questo hanno seguito altri undici numeri per un totale di dodici, undici cartacei e uno elettronico. Alla prima serie di dieci numeri, conclusa con la chiusura della libreria CS, hanno fatto seguito altri due ALIA, ribattezzati ALIA Evo e ALIA Evo 2.0, e quello al quale Silvia e io stiamo lavorando è il terzo della serie Evo: ALIA Evo 3.0. 
Non è facile tirare le somme di una simile mole di lavoro e probabilmente non è il momento per farlo. Possiamo giusto osservare che il passaggio da antologia internazionale a raccolta di autori italiani è avvenuta senza particolari problemi e che il piccolo ma affezionato pubblico di ALIA ha continuato ad apprezzare il risultato del nostro lavoro. 
Le domande che immaginiamo che molti lettori e autori si stiano facendo è: «Ma ALIA è un'antologia di fantascienza o no? Che genere di racconti vi sono raccolti? C'è horror, gotico, fantascienza, fantastico tout cout, fantasy, weird, steampunk?»
Diciamo che a questo punto del lavoro, con i diciannove racconti tutti giunti e in corso di revisione e impaginazione, si può tentare di fornire una breve guida alla lettura, come si faceva un tempo, e a presentare i racconti uno ad uno. 
«Compresi i vostri? Quello di Silvia e il tuo?»
Ehhh… bé, sì. Cercando di essere i più imparziali e compassati possibile. 

Andiamo a incominciare con il racconto di Caterina Mortillaro, Inverno alieno. Lo si può definire un racconto di sf, certo, siamo tutti d'accordo, ma il profondo legame tra umani e alieni, delicatamente descritto nel racconto, gli regala diverse sfumatura in più. Quello di Maurizio Cometto, Il signore del giardino, è un testo ambientato a Torino nel breve periodo della signoria dei Savoia sulla Sicilia, è un racconto epistolare e ha qualcosa di profondamente diabolico. Non aggiungo altro per non creare involontari spoiler, ma diciamo che per un po' eviterò di passare dal Parco della Tesoriera. Racconto gotico? Beh, diciamo di sì. Il destino dei Rehsu, di Fabio Lastrucci, è un gioco serissimo condotto con cronometrica precisione, un felice calco di un racconto di E.A.Poe ambientato nel mezzogiorno italiano, ma guidato da una fantasia scatenata e con un finale sorprendente. Un altro gotico? Diciamo di sì. Il racconto di Danilo Arona, L'ultima veglia, è un puro horror guidato con raffinata intelligenza narrativa, restando in perfetto equilibrio tra la paura e lo humour nero in un'ambientazione poco comune. Vittorio Catani ci ha affidato un racconto quantomeno inusuale, un curioso apologo dal titolo Un terzo di felicità che ha per tema la definizione rigorosa e matematica della felicità e che ha riflessi politici e sociali inattesi. Una fantascienza non comune, direi. 
Māchĭna, concepimento dell'homo novus è un dialogo teatrale condotto da due individui, coinvolti in un misterioso esperimento. Come è abituale per Mario Giorgi non solo non è facile comprendere chi sono i due individui, ma i loro discorsi risultano fuorvianti, assurdi, comicamente strampalati. La sensazione è quella di un fantastico rarefatto, di un grado di realtà approssimata ma perennemente incompleta. Un piccolo gioiello. Gli dei vegliano, di Paolo S. Cavazza è ambientato in un mondo classico con divinità ed eroi che conosciamo molto bene – o che, forse, dovremmo dire che credevamo di conoscere – ma che qui assumono ben altra identità. Diciamo che si tratta di un corso di addestramento per neofiti della civiltà dagli esiti non particolarmente felici. Un buon esempio di sf che può ricordare il meglio di Frederic Brown. 

Il gioco dela masca di Consolata Lanza è una storia ambientata nelle campagne piemontesi durante la prima metà del secolo scorso e racconta di una giovane masca sopravvissuta al Piemonte feudale. Il legame esclusivo che si crea tra un'abitante del villaggio, Ghitona, e la masca ha qualcosa di profondo e racconta di una tragedia che rimane immutabile nella memoria secolo dopo secolo. Un racconto gotico, volendo, ma soprattutto una perfetta favola nera.
Nel Grigio di Silvia Treves risulta, di primo acchito, la cronaca di una malattia mentale. O il procedere di una forma particolare di Alzheimer. Ma proseguendo con la lettura si aggiungono elementi che spostano gradualmente il senso della vicenda fino a dargli un significato profondamente diverso. Un racconto di sf non facile ma realmente agghiacciante. Sempre di sf, anche se di un sottogenere molto diverso Sangue di Famiglia di Davide Zampatori, una space-opera scatenata ambientata in una stazione spaziale nella Fascia di Kuiper. Storia di una faida sanguinosa condotta in un ambiente stretto e claustrofobico, con una frequenza di scontri, agguati, proiettili e detonazioni difficile da eguagliare. Davvero niente male. 
E ancora di sf il racconto di Fabio F. Centamore, Discesa, dove un pilota di un tipo piuttosto particolare ha il compito di scendere sul satellite Encelado. La particolarità del protagonista emergerà gradualmente nel corso della vicenda, attraverso il racconto di un'infanzia e di una giovinezza da emarginato. Anche il racconto di Massimo Citi, Ritorno a casa, parla di un pilota solitario, un cyborg con migliaia e migliaia di anni di viaggio sulle spalle che incontra sulla sua strada un burocrate frustrato, confinato a lavorare su un pianeta solitario, ovvero un corpo celeste oscuro, privato di un sole. Un'altra storia dal ciclo della Corrente, per chi non si è ancora stufato di leggerne. 
Con La confessione di Alberto Costantini ritorniamo all'epoca della Controriforma, con un gesuita mandato a controllare la situazione del culto in una valle tridentina, ma l'incontro del religioso con un misterioso eretico di ignota provenienza muterà completamente la sua visione del mondo. Nota a latere: il confronto dialettico tra il gesuita e l'eretico sono un vero pezzo di bravura. Un racconto di sf, come vedremo, ma sottilmente celato nell'ambientazione seicentesca. 


Si svolgono ai nostri giorni i racconti di Valeria Barbera, Perseguitata, e Il carnevale dell'uomo cervo di Luigi Musolino e si potrebbero definire entrambi di puro horror, ma posseggono caratteristiche assolutamente personali che merita ricordare. Il racconto di Valeria è un incubo interminabile che avanza felpato fino al colmo dell'orrore, lasciando intuire più che qualche simpatia, anche se non dichiarata, per il mostro della situazione, mentre il racconto di Musolino viaggia abilmente sul limite tra l'orrore e il sogghigno e con un finale davvero sorprendente. Due eccellenti testimonianze di una narrativa fantastica dell'Italia del Sud ricchissima di storie e soprattutto di incubi.
Karla di Massimo Soumaré è il prequel al racconto apparso su ALIA Storie del 2011. Abbiamo così l'occasione per conoscere il personaggio dalle sue origini e con lei le sue maestre, instancabili guardiane dell'umanità da innumerevoli mostri spaventevoli e assortiti. Una tipo di weird particolarmente divertente.  
Prima missione di Eugenio R.R. Saguatti è un classico del genere fantascientifico: il primo incontro con gli spazi extradimensionali di un gruppo di burbe guidati da una caposquadra che ha abbastanza esperienza da salvarli tutti. Vivacissimo, divertente e animato, una lettura che non è agevole interrompere.   
Ultimi due racconti ancora nel campo della fantascienza: il breve e suggestivo Le stelle d'inverno di Massimiliano Malerba, racconto enigmatico e struggente condotto con attenzione rara e capace di rappresentare pienamente la dolorosa inesplicabilità degli eventi. Stat sua cuique dies di Francesco Troccoli racconta di una forma particolare di viaggio nel tempo e di un loop temporale apparentemente irresolubile. La via d'uscita al paradosso temporale si troverà, alla fine, ma solo grazie a un sentimento che non soffre del trascorrere del tempo. Omnia amor vicit, in sostanza.


...
Abbiamo provato a descrivere a una piccola parte dei nostri lettori che cosa possono ragionevolmente aspettarsi da ALIA Evo 3.0. Resta da aggiungere che scriveremo presto agli autori per richiedere loro un profilo aggiornato [max 10 righe] di vita e opere e che, come previsto, il nuovo ALIA Evo 3.0 in forma elettronica sarà disponibile per la fine di ottobre / inizio di novembre. 
Ultimissima osservazione: curioso come i racconti si possano (grossolanemente) dividere tra racconti di radice profondamente locale e racconti periferici, intendendo per periferia tutto ciò che si muove al di fuori dei nostri abituali confini spazio-temporali. 
Ma ha un senso questa distinzione? 
Ha un qualche significato celato? 
Voi che cosa ne dite?



18.9.17

Pubbliche scuse


È concepibile scrivere un post con delle scuse? 
Non l'avrei detto ma è capitato a me. .  
Ricordete il giudizio – forzatamente affrettato – sul romanzo La città del cratere di Alastair Reynolds e il sommesso invito a leggerlo? 
Bene, non fatelo. 
Dubito che qualcuno abbia aderito al mio invito ad acquistare il libro, ciononostante mi sento in dovere di scusarmi e ad annotare qui e nel mio cervello di non sbilanciarmi a pronunciare un giudizio anche solo parziamente positivo (o negativo) su un romanzo senza averlo terminato. 
Se ricordate ho scritto: 

La vicenda della flotta delle astronavi generazionali e dell'eccezionale / abominevole Sky, per quanto risulti la storia parallela e (finora) minore – anche se evidentemente chiamata a riunirsi a quella di Tanner Mirabel – ha una potenza narrativa non piccola e sprigiona un grado notevole di suggestione. 

Tutto vero fino a un certo punto. 
Poi si è scatenata la confusione autoriale, i cambi di personaggi e di personalità, 
Tizio che non era più Tizio – per essendolo stato per cinquecento e passa pagine – ma era in realtà Caio con i ricordi di Tizio... anzi, no... era Sempronio – rimasto sepolto per un secolo e passa – che si era calato nei panni di Caio e che in seguito aveva rilevato i ricordi di Tizio fino a incontrare il brutale Pinco, suo nemico giurato, che Tizio 2, sopravvissuto non si sa bene come all'agguato di un cobra reale alieno, provvederà ferocemente a uccidere – pur non essendo chiarissimo come mai – togliendo nel contempo il disturbo e permettendo che la prima persona singolare con la quale il falso Tanner Mirabel ha parlato per seicento e passa pagine ritorni a essere tale, adottandone nome e cognome. 
Avete presente quelle storie di feuilleton dove Tizio si toglie la maschera e dice «ma in realtà io sono Caio» e Sempronio gli dice «No, tu sei Panco, ti ho riconosciuto» e Tizio impallidisce e dice «davvero? Non me lo ricordavo».
Ecco, una cinquantina di pagine di follia.
Rilevante, comunque, come tutti ricordino la dolce Gitta, moglie non particolarmente acuta di Caio, uccisa da Pinco – credo – che a quanto pare ha lasciato un ricordo indelebile in tutti pur essendo apparsa di sfuggita in quattro - cinque pagine. 
Quanto alle astronavi generazionali vengono sbrigate in poche pagine dopo aver a lungo tenuto sospesa la vicenda. 


... Onestamente, un libro che sconsiglio pubblicamente.
È vero che un autore ha il diritto di fare quello che vuole dei suoi personaggi ma non ha il diritto di farlo anche con i lettori, circonvenendoli con individui che cambiano personalità senza preavviso e il cui passato viene distorto per far tornare i conti.
Non è un mestierante, il nostro Alastair, nel suo romanzo non mancano le buone e persino le ottime idee, ma diciamo che tende a mettere davvero TROPPA carne al fuoco e, una volta che ha un ettaro di griglie accese, non ha idea di come fare a spegnerle e il massimo che gli viene in mente è rovesciarle e saltare sulla carne per spegnerla. 
... Qualcuno vuole un Urania Jumbo seminuovo per 1 eurocent? 

P.S.: ovviamente questa non è una recensione ma soltanto una forma di sfogo personale. Oltre che una pubblica scusa. Non la leggerete su LN-LibriNuovi.

13.9.17

Parliamo di libri?


In questa lunghissima, rovente e minacciosa estate sono inciampato in un romanzo-fiume, La città del Cratere di Alastair Reynolds, più o meno 660 pagine stampate in spazio 1 e carattere max 10. L'ho acquistato e lo sto leggendo, nonostante abbia a suo tempo acquistato e interrotto la lettura a metà di Absolution Gap e sia riuscito a perdere – senza averlo letto – Redemption Ark. Questo parrebbe preludere a un giudizio negativo sui due romanzi in questione, ma sinceramente non mi sento di affermarlo. Diciamo che Absolution Gap supera di molto le mie capacità intellettive o, perlomeno, la capienza del mio cervello nell'immagazzinare nuovi personaggi. Ma questo La città del Cratere non sembra essere eccessivamente affollato e si lascia leggere senza eccessivi problemi. Quanto alla sua riuscita, beh, sono a pagina 545 e finora non si è ancora sciolto nessuno degli interrogativi via via seminati attraverso le sue pagine, ma la vicenda sembra avvitarsi come è giusto e necessario e quindi spero in un finale memorabile. 
Spero. 
In ogni caso mi sento di suggerirne la lettura pur se non ancora terminato. La vicenda della flotta delle astronavi generazionali e dell'eccezionale / abominevole Sky, per quanto risulti la storia parallela e (finora) minore – anche se evidentemente chiamata a riunirsi a quella di Tanner Mirabel – ha una potenza narrativa non piccola e sprigiona un grado notevole di suggestione. 

...

Un libro terminato e che mi ha profondamente colpito, divertendomi e insieme sollevando inquietanti interrogativi, è Un miliardo di anni prima della fine del mondo di Arkadi e Boris Strugatzki, pubblicato per la prima volta nel 1976 e tradotto da Paolo Nori per Marcos y Marcos nel 2017. 


«Un miliardo…» l’abbiamo sempre considerato tra i nostri romanzi preferiti, perché era come un pezzetto delle nostre vite, molto concreto, molto privato, pieno di persone concrete e di avvenimenti reali. Come si sa, non c’è niente di più piacevole che ricordare i propri guai quando son poi andati a finir bene (Boris Strugatzki)

Così scrisse fratello Boris nella presentazione del loro romanzo, un romanzo per il quale i due fratelli furono costretti a rompere il contratto con Aurora, la casa editrice che aveva commissionato loro il testo a a farlo pubblicare – a puntate – da un rivista. In apparenza nelle pagine sonnolente, piene di té, caffé, liquori, cucine trascurate e studi professionali improvvisati e disordinati non c'è e non c'era molto di temibile o di pericoloso per il defunto regime sovietico, tanto è vero che il romanzo non fu proibito né sequestrato, ma ciò non toglie che il testo dei fratelli Strugatzki possegga un "sottotesto", come lo chiamano i due fratelli, che ha qualcosa di sottilmente inquietante per chi lo legge. L'esistenza possibile di un'entità come «L'universo Omeostatico» [L'omeostasi, è la tendenza naturale al raggiungimento di una relativa stabilità interna delle proprietà chimico-fisiche che accomuna tutti gli organismi viventi, per i quali tale stato di equilibrio deve mantenersi nel tempo, anche al variare delle condizioni esterne, attraverso dei precisi meccanismi autoregolatori] e il complotto che parrebbe complicare l'esistenza degli scienziati – impedendo loro di dedicarsi alle loro ricerche utilizzando qualsivoglia sistema, dall'alcool a misteriose donne che tendono a scomparire dopo averli irretiti – è chiaramente un'assurdità. O no? Ne siete assolutamente certi? 
I fratelli Strugatzky ne dubitano, come fa supporre il romanzo,  e evidentemente si permettevano qualche dubbio anche sugli orizzonti progressivi del socialismo reale. 
Un romanzo divertente – a tratti sinceramente spassoso –, ricco di dialoghi vivaci, condotti nell'appartamento di Maljanov, disordinato studioso rimasto solo per l'estate e nelle cui stanze si susseguono discussioni, confessioni, rammarichi, dubbi, lamentele, lasciando al lettore, spettatore di un'assurda recita teatrale, una costante e imprecisa sensazione di indefinito allarme. Davvero un piccolo capolavoro. 


Costellazione familiare, di Rosa Matteucci, è il racconto di una perdita, in apparenza. La perdita della madre e, in precedenza, del padre, narrati con «il consueto, lucido puntiglio e con quella lingua ardita e immaginosa che è soltanto sua», come recita la seconda di copertina. La madre, in particolare, è un soggetto poco comune:

…Aborriva il parafernalia di melensaggini da donnetta piccolo borghese, compresa la sottomissione servile al marito e ai figli. La funzione della maternità, a suo avviso, faceva della donna un mero contenitore biologico, equivalente a un sacello usa e getta, e non era mai stata una libera scelta. Per questo motivo, e non perchè fosse una Crimilde, detestava i pargoli, le facevano ribrezzo. 

In compenso ella ha un'inesausta passione per i cani, le cui esigenze prevalgono costantemente su quelle della figlia, disprezzata per le sue bieche esigenze umane come mangiare e per la sua adolescenza maldestra e intollerabile, dotata com'è di «due tettone enormi, escrescenze che disgustarono mia madre, teorica del seno-coppa-di-champagne» e per il suo carattere timoroso, furtivo, incerto e disgraziatamente proclive a preferire il padre, individuo capace di rovinare più e più volte la famiglia con le scommesse e il gioco d'azzardo ma che ama sinceramente la figlia. 
La protagonista, la figlia poco amata e ancor meno apprezzata dalla madre, conduce una vita misera e disordinata, continuando a disprezzare il proprio corpo e talvolta animata e insieme ridicolizzata dalla frase della madre: «Ricordati che sei una bambina tedesca». Si aggrega a un gruppo psicodrammatico dedito all'astrologia – La Costellazione familiare – guidato dal «facilitatore» Renato Wok, vaga per la campagna in compagnia del cagnetto materno e nel frattempo elabora mentalmente a getto continuo immagini salvifiche della morte della madre, dopo la dipartita del padre in un incidente automobilistico.
Il tempo passa e finalmente Raffaella, madre recalcitrante, viene ricoverata in un ricovero per anziani, dove non si dà comunque per vinta e lascia che il suo carattere indomito e superbo prevalga sulle abitudini del mesto luogo:

Ogni pomeriggio, verso le diciassette e quaranta, mia madre centellinava l'aperitivo, come sua sempiterna abitudine. Volle anche patatine, mandorle salate e olive, tutto un repertorio di porcheriole atte a suscitare la sete. Era talmente malridotta, in ogni caso, che poteva soddisfare qualunque suo desiderio. 

Giunge infine il giorno della scomparsa della madre, che lascia la giovane prostrata e confusa. Ma un'appartenente al gruppo della Costellazione le dimostrerà che, in fondo, sua madre in qualche modo bizzarro e personale l'amava e che, nonostante tutto, lei era importante.
Un romanzo esagerato, in qualche caso confuso e disperato, come è costume di Matteucci, ma che tra un sorriso e l'altro riesce a rappresentare la profonda ambiguità del rapporto tra madre e figlia. Un romanzo che regala una curiosa, divertita tristezza. 

...
Avrei voluto parlare di Domani il mondo cambierà di Michael Swanwick, ma debbo ammettere che non è affatto facile farlo.  Sicché decido che è meglio ridargli un'occhiata e parlarne su queste pagine in altra occasione.
...
Per chiudere vi propongo un brano di musica classica, una passacaglia in sol minore per clavicembalo di Haendel. Il motivo della sua presenza in queste pagine è legato al lavoro su ALIA Evo 3.0, lavoro che sto conducendo in contemporanea alla pubblicazione su questo blog. 
Un brano musicale che vi ritornerà in mente quando leggerete il lungo racconto di Maurizio Cometto ivi contenuto. Buon ascolto!

 

4.9.17

Sempre meno blogging


Salve a tutti. 
Tutti... beh, i pochi superstiti. 
Il numero di lettori di questo blog è in caduta libera da mesi e il vero problema è che temo che me ne importi molto poco. 
In sostanza non so bene come farmene, di questo blog.  
Provo a spiegarmi: fino a un certo punto il blog aveva lo scopo di presentare la mia attività di libraio. Fungeva da sfogatoio ma anche da coscienza critica alla produzione libraria contemporanea, al modo di scegliere e di promuovere i libri in commercio, investigava sulle possibili ragioni e sulle modalità di certe scelte e cercava di sostenere la bibliodiversità, un neologismo ricalcato sulla biodiversità e, a mio personalissimo parere, altrettanto importante. Poi, come tutti sanno, ho dovuto chiudere la libreria – cinque anni fa, un oceano di tempo – e nel frattempo l'editoria è profondamente cambiata come è cambiata, fino a diventare irriconoscibile, la distribuzione libraria. Personalmente ho sostanzialmente smesso di frequentare le librerie e i libri che leggo mi arrivano tramite IBS o Amazon.it. I passaggi nella librerie di catena si sono rivelati fonte di irritazione per le continue carenze di stock e i rapporti con il personale frequentemente sorgenti di frustrazione.
Ho perso quasi tutti i contatti nel settore librario – molti sono andati in pensione: il tempo passa per tutti – e ora avrei se non altro qualche difficoltà a parlare di produzione libraria con una competenza che superi quella di un buon lettore. Non significa che non possa esprimere il mio parere in proposito, ovviamente, e certe dinamiche del settore mi sono ancora evidenti, ma in qualche caso esiste il rischio di confondere i motivi con gli effetti e questo non è serio. 
Un altro aspetto del blog è stato quello della presentazione dei libri letti dal sottoscritto, in modo meno serio e meno professionale di quanto faccio per LN-LibriNuovi, ma capita sempre più frequentemente che utilizzi la recensioni scritte per Fronte & Retro per il catalogo di LN – il sito bibliografico «consuma» mediamente una recensione ogni 3-4 giorni –, obbligando i pochi lettori che mi seguono su entrambe i siti a rileggersi recensioni già apparse. Quindi direi che è venuto il momento di eliminare le recensioni su F&R – perlomeno quelle più lunghe di 4-5 righe – per scriverle direttamente su LN.

Un altro dei temi che mi piace affrontare su F&R è quello che riassumo sotto la categoria «politicando», ovvero riflessioni e osservazioni su come va l'Italia e qualche volta il mondo. E qui i casi sono due: o le mie riflessioni sono talmente speciali e raffinatamente profonde da non meritare commenti o – cosa temo più probabile – sono talmente ovvie e così superficiali da non meritare nemmeno un parola. In ogni caso il vero problema è che ogni volta che mi trovo a commentare temi come il razzismo, il bullismo, la banalità della politica, la decadenza dei movimenti, la povertà dei temi e delle proposte ho la sensazione di urlare in una piazza vuota o al massimo in presenza di 3-4 persone, un po' come un sostenitore della restaurazione del feudalesimo o della monarchia assoluta. Sicché è spontaneo chiedersi che senso abbia sprecare il fiato per tentare di convincere coloro che sono, con ogni evidenza, già convinti. 
Su F&R mi sono occupato di musica, di rudimenti di tecnica della scrittura, di ciò che produco in quanto preteso scrittore, di ciò che avviene negli altri blog, ho partecipato a round robin e a Liebster's Award eccetera ma con la sensazione sempre più netta della crescita di età di coloro che lavorano a un blog e la sensazione giustificata che i giovani non abbiano né il tempo né la voglia di dedicarsi a qualcosa di impegnativo come scrivere righe su righe su un blog. 

«Mantenere un blog personale è diventato un’impresa e i giovani non vogliono averci nulla a che fare visto che ci sono altre piattaforme più interessanti», ha scritto Mel Campbell sul Guardian. Ecco allora la (lenta) migrazione verso Facebook e Twitter prima, quindi Snapchat e Instagram poi. O verso forme di blogging più immediate (Tumblr) o più «sofisticate» (Medium). (Da Il Corriere della Sera, 4 luglio 2017)

I social network sono diventati i sicari dei blog, non c'è dubbio. D'altro canto io stesso, se devo dare brevi comunicazioni su ALIA Evo, scrivo su FB, lasciando perdere il vecchio blog ALIA Evolution fermo al 28 giugno 2016. E giuro che è una sofferenza leggere quella data sotto l'ultimo post. 


...
A questo punto la domanda è: ha senso continuare a scrivere su queste pagine, inascoltato da molti e con un pugno di lettori che continuano per pura testardaggine? E soprattutto, di che cosa parlare? La mia vita è profondamente legata al mondo dei libri e, al di fuori di questi, non dispongo di molti argomenti di un qualche interesse generale, a meno di non voler scrivere post dedicati alle melanzane alla parmigiana versione light o al risotto al barolo. Ho molta considerazione per coloro che dedicano tempo e fatica a scrivere post che richiedono molto tempo per l'informazione e la documentazione, ma, dal momento che mi occupo di testi altrui – oltre che dei miei testi personali – dubito di trovare il tempo per dedicarmi a un blog diverso. 
Vuol dire che smetterò? 
Beh, non è detto. 
Questo blog esiste dal 2004 e chiuderlo sic et simpliciter mi sembra inaccettabile. Peggio ancora lasciarlo con quest'ultimo post e ritrovare la data del 4 settembre 2017 ogni volta che lo apro. 
Quindi continuerò, ma lentamente e quando potrò. Senza metodo né regolarità. Parlando di quello che capita – musica, libri ed e-book (ma in breve), attualità, famiglia, animali di casa, autoproduzioni eccetera – a chi avrà voglia di ascoltare. Probabilmente finirà per morire di consunzione, questo blog, ma non oggi. 
No, non oggi.