24.4.12

RAI 3 e l'autopsia di un sogno


Oggi pomeriggio, più o meno intorno alle 15.30, sono stato invitato da RAI Radio 3 a registrare un breve racconto della mia personale storia e soprattutto di quella della mia ex-libreria, la CS. 
Oggi registrerò il mio intervento - racconto, narrazione o più verosimilmente, autopsia - della defunta CS, dalla sua origine, nel 1975, fino alla sua recente morte, che verrà in seguito tagliato fino a raggiungere i 7' e 30" di durata prevista. La trasmissione vera e propria avverrà nel corso del mese di maggio, nell'insieme di una serie di speciali dedicati alle librerie italiane, vive o defunte.
L'occasione di questo pubblica narrazione mi è stata offerta dall'ottimo Andrea Bajani, ex-cliente e socio della Cooperativa che anche di recente ha dedicato sulle pagine di Torino 7 un breve, malinconico intervento nel suo spazio «Vite a progetto», dedicato alla chiusura della libreria. 
E io ne approfitto, e parlerò, probabilmente anche per rendere omaggio e ringraziare anche in questo modo tutti gli innumerevoli soci e amici che in questi anni mi hanno accompagnato in un'impresa che ha i caratteri di una buffa e incredibile avventura. 
...
Buffa?
Beh, certo. 
La CS è nata nel 1975 dal collettivo di Lotta Continua della facoltà di medicina di Torino. È nata come centro studentesco - da cui il suo primo nome, «Cooperativa Studentesca» - e come strumento «delle masse» (chiedo scusa del linguaggio ma è quello che si utilizzava all'epoca) per democratizzare l'accesso all'istruzione universitaria. Una delle prime attività della CS, infatti, fu la creazione di una dispensa di Istologia-Citologia-Embriologia utile - anzi necessaria - per passare quell'esame, all'epoca piuttosto pesante. Quello fu soltanto il primo di una serie di «dispense», al quale fece seguito quella di Igiene, poi di Farmacologia Generale, di Chemioterapia, di Epidemiologia dei Tumori, di Farmacologia, di Anatomia 1... Tutti messi in vendita a prezzi che raramente superavano le 10.000 Lire, più o meno 5 euro attuali. Ma non bastava. Furono prodotti anche un libro di saggistica medica, «Giocare al dottore», di Giorgio Bert e una dispensa sul caso della diossina di Seveso, un evento che allora scosse, e non poco, l'Italia. 
Io, dal canto mio, non ero di Lotta Continua, ma di Avanguardia Operaia, quindi ero tenuto a un aristocratico distacco nei confronti dell'iniziativa di una forza estremista. ovvero «malata della malattia infantile del comunismo». Una distinzione questa, tra LC e AO, che risulta al momento perlomeno ridicola. O fantascientifica. O assurda. O buffa, per rimanere alla storia della CS. Fatto sta che non ero particolarmente convinto che fosse possibile una tale «Pratica dell'obiettivo», sempre per utilizzare il linguaggio dell'epoca, ma ero comunque affascinato dalla possibilità di occuparmi di libri. Libri di cultura varia che al momento la CS non trattava ancora ma che si potevano sentire nell'aria, anche in una immonda soffitta come quella dove la CS sorgeva.
Io facevo (male) pubblicità per un'altra libreria e quando la CS pensò di farsi pubblicità - pratica che all'epoca non pareva poi così diversa dalla vendita militante dei giornali o dal volantinaggio - fu normale che mi presentassi in CS e che ne diventassi il pubblicitario ufficiale. Nonostante non fossi di LC. In fondo avevo già fatto esperienza...
Dalla pubblicità a diventare uno dei volontari che tenevano aperta la libreria, sei o sette ore al giorno, più tre al sabato mattina, non ci volle molto. 
E man mano cominciarono ad arrivare i libri. Quelli veri, con tutto il rispetto per la manualistica universitaria che aveva cominciato ad arrivare già da un po'. E che vendevamo con «Lo sconto del 20%»!!!
Erano altri tempi. Le case editrici si sforzavano di essere presenti ovunque, persino in un'immonda soffitta al quarto piano dell'istituto di Fisiologia, V. Michelangelo 27.  
Cominciammo a ricevere i libri di Einaudi. Di Feltrinelli. Di Bompiani. E di una quantità di piccoli editori sul modello dell'indimenticabile Bertani, quello che comparve anni dopo su Frigidaire come macchietta, l'editore che: «Io non stampo nulla se non c'è la lotta di popolo».
...
Mi rendo conto che questo post sta già raggiungendo dimensioni pericolose. Quindi ritornerò sul tema. Non si tratterà di memorie, per carità, ma soltanto un modo particolare - obliquo, imprevedibile - di raccontare un pezzettino di questo paese. 
Concludo con un incontro che all'epoca mi colpì non poco.
Tra le altre cose che facevamo all'epoca c'erano anche le fotocopie. Al sabato poteva capitare che salissero quattro rampe di scale per fotocopiare qualche foglio anche individui che non avevano nulla a che fare con l'università. Il signore barbuto, gentile, con i capelli bianchi che fece una cinquantina di fotocopie non era diverso dagli altri. Tranne che... All'epoca non si mettevano le fotocopie degli autori in copertina, eppure quel signore gentile, canuto, che parlava a voce bassa avevo la netta sensazione di averlo già visto. 
Il nome mi venne in mente soltanto quando ebbe già pagato e infilato la scala. Diedi un'occhiata alle due o tre fotocopie scartate. Un testo dattiloscritto, probabilmente. Un testo che solo un paio d'anni dopo ritrovai in forma di libro stampato. Il titolo era «I sommersi e i salvati» di Primo Levi. 
Poco dopo seppi del suo suicidio. Un evento triste ma non poi così particolare. Ma che per me ebbe un peso non piccolo. 
Per poche fotocopie.


8 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

E invece secondo me dovresti farne altri di questi post, non solo la memoria serve ma serve anche il suo esercizio.
Quindi ancora post sulla storia della CS, per favore. ;)

Massimo Citi ha detto...

@Nick: ben volentieri. Nonostante tutto riallineare i pensieri e i ricordi mi fa bene, anche se, in definitiva, scopre il troppo tempo passato. Con un ritmo che non ho ancora deciso, ma continuerò. Proprio per ricordare.

Lucrezia Simmons ha detto...

Un post bellissimo, vorrei continuare a sentirne la storia.
Magari un libercolo...?

cily ha detto...

Ma che bel post, che racconto interessante e coinvolgente!
Quanto è bello sentire di tempi in cui i libri e le librerie avevano un ruolo diverso che meri supermercati.

Certo che ne hai viste di cose!!
Ammetto che mi fa impressione pensare che la CS è nata come me nel 1975...

Se hai voglia fai altri post o come suggerisce Lady, anche un ebook sarebbe carino.
Io ti leggerò volentierissimo!

Francesco E. ha detto...

Un libro, Max, fanne un libro!

Massimo Citi ha detto...

@Lady Simmons, Cily e Francesco: al libro, onestamente, non ci ho proprio pensato. Si può anche fare, penso, ma soltanto in forma di e-book, in modo da poterlo regalare. Ma il 99% del lavoro va ancora fatto...
@Cily: la sensazione di stupore è reciproca. Hai la bellezza di 20 anni meno di me. Abbiamo tra noi la differenza di una (1) generazione. E con mia figlia, che ha esattamente un terzo della mia età, sostanzialmente di due. Dio mio come sono vecchio :(
È vero, una volta le librerie erano qualcosa di moooolto diverso dai supermercati e anche dai negozi di cosmetici. Uno dei motivi per i quali ho chiuso è anche il non averlo voluto accettare.

Anonimo ha detto...

Da trentennale ascoltatore fanatico di Rai3 sono davvero contento della tua partecipazione al programma. Facci sapere sul tuo blog quando succederà e l’ora. Abbiamo finalmente qualcosa in comune dal momento che anch’io ho militato per quasi 3 anni in A.O. Ero del collet. Lenin e poi siamo confluiti. Ho fatto anche Serv. d’ordine ma devo dire che la mia natura alquanto pacifica mal si adattava alla parte richiesta...
Un abbraccione, Franco.

Massimo Citi ha detto...

@Franco. Non è proprio che me ne vanti, di quel passato lì, ma nemmeno me ne vergogno. C'è chi da giovane arrotava vecchiette e chi si fumava cannoni, io militavo. Anzi militai. Curioso per uno che aveva una tale resistenza al militare - sostantivo, non verbo - che si fece diversi mesi di servizio civile. Ma militare (verbo) e militare (sostantivo) hanno una profonda e insondabile differenza.