4.4.13

La Città e la Città


Questo è il titolo di un romanzo di China Mieville. Due città che vivono l'una accanto all'altra, anzi, l'una dentro l'altra, nelle quali i rispettivi abitanti sono abituati sin dall'infanzia ad ignorare abitanti e case dell'altra, a vivere come se l'altra città si trovasse a migliaia di chilometri di distanza.
Un ottimo romanzo, meritevole di più di una lettura, vincitore di una gragnuola di premi - l'Arthur C. Clarke Award 2010, l'Hugo Award 2010 e il World Fantasy Award 2010 ed è stato nominato al Nebula Award nella categoria Best Novel) che ricrea con drammatica e paradossale attenzione il clima delle guerre e dell'incerta pace seguita alle guerre intestine in Jugoslavia.
Un libro che mi è tornato in mente in questi giorni, ritornando quasi quotidianamente dalla casa dei miei genitori, posta al margine sud del quartiere della Crocetta, a casa mia - posta accanto al CTO, vicino al Po. Un percorso relativamente breve, poco più di un chilometro, che comporta, tra l'altro, superare il lungo cavalcavia di Corso Bramante, sopra il tracciato ferroviario diretto alla stazione di Porta Nuova. 
La Città e la Città è letteralmente rinato davanti a me rendendomi conto che, come tutti i miei concittadini, passo ogni volta accanto ai maestosi resti della FIAT e dell'indotto FIAT, distogliendo sistematicamente lo sguardo dai fabbricati abbadonati, dai capannoni vuoti, dalle gru arrugginite, dalle installazioni dismesse. Letteralmente una seconda città, ma vuota, abbandonata, uno sfondo urbano a metà tra Ballard e De Chirico. Così ieri mi sono armato della mia vecchia macchina foto digitale - non è un'assurdità, è stata acquistata quasi dieci anni fa - e ho fotografato[1] una parte del percorso che faccio a piedi. 

 da Corso Dante, angolo corso Unione Sovietica. 


 in corso Egeo


al retro della vecchia filiale FIAT di corso Bramante


l'ingresso veicoli: 

  

alle vetrine e agli interni:






fino in Corso Bramante, dove, in un altro evo, lavorava anche mio padre.








proseguendo poi sul cavalcavia, accanto alle installazioni semiabbandonate delle FFSS






La Città attuale e la Città dimenticata... Ovviamente i miei percorsi mi lasciano sempre dentro una sensazione di tristezza, un senso di vuoto, anche se indubbiamente aiutano a scrivere ciò che talvolta scrivo...
Queste sono soltanto una piccola parte della Città di Torino anni '60, conosco molte altre vie come queste. Oltre alle vie, strade con molte serrande abbassate, negozi che conoscevo e che ora non esistono più: una topografia della crisi che si allunga ogni giorno.  
Ho talvolta il timore che questo non sia che l'inizio.  
Ma mi sbaglio. 
Spero.

[1] Lo so, lo so, non sono un granché come fotografo, ma non ci tenevo a fare bella figura. L'importante era dare un'idea di come è adesso Torino.

12 commenti:

consolata ha detto...

Post meraviglioso, Max. Egoisticamente, Torino è diventata unserbatio infinito di storie. Oggettivamente, le tue foto strappano l'anima. Smack.

Nick Parisi. ha detto...

Una volta un comico definì Torino come una città che si affacciava sulla FIAT, vedendo queste foto capisco il perchè. Specialmente noto quanto ha dato (e anche quanto ha tolto) all' anima della città la presenza degli Agnelli, dei Romiti e dei Marchionne.

Massimo Citi ha detto...

@Consolata: temo che il vero problema sia che anche noi, abitanti di questa città, siamo diventati personaggi di quelle storie.

Massimo Citi ha detto...

@Nick: Torino era la FIAT e poco più. Ora, con tutto (il poco) rispetto per Fassino, temo sia rimasto essenzialmente il «poco di più».

Boh non so mah ha detto...

Ma che bel paragone col libro di China. non sono mai stato a Torino ma ho avuto una fiat... lol

Massimo Citi ha detto...

@Eddy: è capitato a molta gente, avere un'auto FIAT, intendo. E, detto per esperienza, so che non è un gesto indolore :-)
Quanto al libro di Mieville lo sto cercando da giorni perché volevo scrivere una rece su LN, ma fa parte dei libri letti in libreria e poi rivenduti... Ehi, calma, io avevo stile nel leggere i libri e li restituivo alla libreria come nuovi.

cily ha detto...

Ogni volta che parli del libro di Mieville mi metti voglia di leggerlo.
E' in lista ma diciamo che questo periodo batto la fiacca nella lettura e il suo turno non arriva mai però ogni volta che ne parli scala qualche posizione nella lista...
Foto davvero belle, molto evocative.
Al solito la tua vena malinconica mi contagia.
Guardandole non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa facessero le persone quando c'erano, chi ci lavorava a cosa pensava quando entrava lì ogni mattina.
Alcuni luoghi sembrano abbandonati da poche ore. Ci si avverte ancora la presenza delle persone che li popolavano e come al solito non riesco a fermare l'immaginazione.
Bel post davvero, per me che sono stata a Torino ma non ho visto "questa Torino".

Massimo Citi ha detto...

@Cily: il merito è tutto di Mieville, che non è un autore perfetto ma probabilmente è perfetto per me. Quanto alle foto, sei fin troppo gentile. Volevano soltanto raccontare una storia, effettivamente malinconica: la decadenza della città dove abito. Certo, non è la fine di nulla, ma diciamo che averle pubblicate mi hanno paradossalmente tolto un peso dal cuore.

S_3ves ha detto...

guardandoli in fotografia questi posti sembrano ancora più alieni, come se la presenza umana fosse superflua. Contro il muro che fiancheggia la ex filiale FIAT, in quella porzioncina di Via Giordano Bruno, c'è una pianta di glicine, un solo stelo molto alto e ormai legnoso, che è cresciuto sforando il selciato, lo guardo sempre, quando passiamo di lì, non te l'ho mai detto, forse. Mi crea inquietudine, e insieme speranza, perché sembra che la natura se ne faccia un baffo di noi, e questo è triste e bello insieme.

Massimo Citi ha detto...

@S_3ves: si vede anche nella quart'ultima foto, in apparenza un semplice bastone. Diciamo che è la prova che, a molti anni dal '68, è sempre vero che sotto il selciato c'è la spiaggia. O il bosco.

S_3ves ha detto...

Dici che metterà le foglie anche quest'anno? Spero di sì, sono già così tante le cose che non tornano più…

Massimo Citi ha detto...

@S_3ves: la mia competenza in tema orticolo-botanico-vegetale è vicino a zero, ma spero proprio di sì, anche se ho il sospetto che si tratti ormai di un semplice bastone secco.