19.11.04

Re: Omero, Iliade, Baricco

Io e Massimo ci dilettiamo (più lui, che ne è il boss, che io, che sono un umile esecutore) in un sito-rivista-letteraria di una certa qual fama, Libri Nuovi. Quindi questa è, da un lato, becera promozione. Dall'altro, l'occasione per un bel post su Baricco, ad opera di un certo Hobbes. Che cito, e linko.


Bene! Un bel dibattito sul forum. Ho apprezzato molto tutti gli interventi. Non sono stato in grado di partecipare perchè purtroppo non ho mai letto un libro di Baricco, e dire che ci ho provato. Ricordo ancora la mia copia usata dell'edizione economica di "Oceano mare" che secondo i baricchiani è un vero capolavoro. Ci ho provato, ho fatto del mio meglio, un po' di pagine (70-80) le ho lette, ma quando arrivi a lussarti la mandibola a forza di sbadigliare, allora capisci che è ora di smettere. Il problema con i libri di Baricco o, per cambiare genere, Faletti è che ci sono tanti ottimi romanzi da leggere che uno non ha più il tempo per gli altri. Il discorso è diverso se non si deve lavorare, fare la spesa, pulire casa ecc. Un po' di anni fa avevo più tempo libero, pensate che riuscivo anche a leggere i libri di Cussler con quel simpatico pirla di Dirk Pitt come protagonista... A proposito di Cussler: sapete tutti che sulle copertine dei libri si trovano dei giudizi tratti dal Washington Post, dal Sunday Telegraph, dal Chicago Tribune, dall'Irish on Sunday, dal Piripicchio Weekly che dicono che quel libro è imperdibile, favoloso, una pietra migliare, che se non lo leggerete rimarrete così indietro che verrete superati dal vostro culo, no quest'ultima cosa non c'è scritta, ma il concetto è quello. Sull'ultimo romanzo di Cussler, invece, la citazione è questa. "Dirk Pitt:-Questa è la mia avventura migliore-". Un giudizio onesto!

Se fossi un libraio magari penserei di preparare una fascetta per il libro di Baricco. Tipo:
Omero:"La migliore divulgazione della mia opera. Aspetto con ansia Baricco. Odissea".
Virgilio. " Altro che Eneide. Baricco ci ha regalato la nuova opera epica dei nostri tempi".
Pericle: "Esattamente il genere di libro che regalerei a tutti gli Spartani".

ciao a tutti,
Enzo
di me hanno detto:
Dante:"Se ci fosse stato spazio lo avrei messo in Paradiso"
Pitagora:"E' stato l'ispiratore del mio teorema"
Omero: "Mi aveva consigliato di togliere tutte quelle scene con gli dei, ma non ho voluto dargli retta..."
La mamma:"E' un ragazzo bellissimo"
Gesù:"Un cuoco eccezionale"
Massimo Citi: "A volte compra pure i libri che legge!"
G. Marx. "Al di fuori del mio cane Enzo è il mio migliore amico, dentro il mio cane non c'è spazio per starci".

P.S. Il problema con Omero è che non ha mai frequentato un corso di scrittura creativa, ovvio che ci fosse bisogno di un lavoro di editing.


12.11.04

Manzoni, gli espropri e le Feltrinelli

Tra i commenti all'esproprio già «massacrato» da Francesco ne ho trovati alcuni che parlavano di «compagni che sbagliano»
Compagni che sbagliano? Ma «compagni» di chi o di che cosa?
È da più di vent'anni che sento pronunciare questa formuletta che, sin da allora, mi sconcerta e mi esaspera. Un errore, uno sbaglio, prevede l'opportunità di scusarsi e di ricevere un perdono. Ho visto ben poche volte, però, un «compagno che sbaglia» ammettere: «Ho fatto una castroneria» e scusarsi. Già perché rubare – di questo si tratta – è un atto illegale, punto e basta. E ritenere che esistano gradi diversi di illegalità, che esista un'illegalità «buona» e un'illegalità cattiva è come ammettere che esistano guerre «buone» e guerre cattive. Le uniche guerre «buone» non si chiamano guerre, ma lotta di liberazione. E gli «espropri proletari» non sono furti «buoni» perché nessun proletariato organizzato in rivolta ha delegato quattro pifferi ad andare a espropriare alcunché.
[…] «Veramente la distruzion de' frulloni e delle madie, la devastazion de' forni, e lo scompiglio de' fornai, non sono i mezzi più spicci per far vivere il pane; ma questa è una di quelle sottigliezze metafisiche, che una moltitudine non ci arriva».
Così scriveva Alessandro Manzoni, scrittore cattolico finché volete ma capace di scrivere in un italiano elegante e preciso, raffinato e penetrante. Avercene, ora, di Alessandro Manzoni.
L'esproprio proletario alla libreria Feltrinelli di Roma mi ha fatto venire in mente proprio l'assalto ai forni de I Promessi Sposi. Lo lessi da giovane estremista extraparlamentare e, nonostante le resistenze e i dubbi, fui comunque colpito dalla descrizione puntuale di come si possa essere anche intelligentissimi da soli ma idioti in gruppo. Il "gruppo" è il capolinea della responsabilità individuale, ovvero l'eclissi della ragione. È questo a spaventarmi molto di più dell'assalto, dell'esproprio, del furto.
Non mi sento colpito, viceversa, dal fatto che si sia trattato del «sacco» di una Libreria Feltrinelli. Mi spiace per Francesco... Una Feltrinelli è una cosa diversa, molto diversa da una libreria privata come quella dove lavoro io. Ci sono libri in entrambi i casi, questo è vero, ma il criterio di scelta e l'organizzazione sono molto diversi. Questo non significa che sia bello rubare in una e nell'altra no, significa soltanto che, mentre in un Feltrinelli l'assortimento è ponderato e basato su indici di rotazione e i primi 4-5 metri quadrati della libreria sono attentamente mirati al massimo realizzo, una libreria privata presenta diseconomie e discontinuità che nascono dal cervello più o meno bacato di chi le dirige. Capita così, solo per fare un esempio, che nella libreria dove lavoro il libro della Fallaci non sia stato neppure messo in vetrina o sui tavoli perché il direttore della libreria ne ha le tasche piene delle tirate xenofobe di un ex-grande giornalista e sopporta poco anche chi si esalta a cercarla e fa commenti ad alta voce sul fatto che «Ci voleva qualcuno che gliele cantasse, a quei là». Le scatole tanto piene da rinunciare in partenza a un fatturato "facile" solo per il gusto di dimostrarsi librai diversi.
Le Feltrinelli (ma anche le FNAC, le Mondadori ecc. ecc.) sono tutte uguali. Le librerie private (se sono «libere davvero», come le radio di Finardi) sono tutte diverse. A ognuno la sua.
Non è bello criticare Feltrinelli all'indomani di un "esproprio", me ne rendo conto. Ma forse è venuto il momento di cominciare a ragionare sul fatto che Feltrinelli è diventato un semplice marchio come tanti altri. «Regola per sopravvivere», si dirà, o, forse, semplice mancanza di idee e di fantasia. Più facile allinearsi alle sacre formule delle catene librarie inglesi e americane che cercare una propria via.
Nulla di strano, poi, se si è percepiti nello stesso modo.

Davigo

Un bell'intervento di Piercamillo Davigo, riportato dal Barbiere della sera.

7.11.04

Diritto proletario al PC Olidata Processore Intel Centrino 500MB Ram

Non so. Poniamo che abbia un negozio, un negozio di libri, magari anche uno di quelli grossi, che si snodano su più piani, magari proprio dalle parti del centro di una grande città, chessò, Roma, ad esempio; e poniamo che la mia libreria sia una libreria Feltrinelli, bella, grande, conosciuta, e che ieri un gruppo di imbecilli mi abbia invaso scaffali piani e corridoi e abbia cominciato a fottersi i miei libri.

Poniamo anche che io sia un individuo coraggioso - una delle tante viltà della massa, di per sè fatta di codardi, è che impone l'eroismo ai singoli che la volessero fronteggiare.

Calzando il mio anfibio chiodato piccolo borghese, mi sarei volentieri fatto espropriare, da ciascuno di essi, una solenne pedata nel didietro.

E dopo (o prima) dei libri, un altro bell'esproprio al supermarket. Solo generi di prima necessità, ovviamente. Peccato che le stampanti a colori fossero finite.

5.11.04

Amerika über alles

Hanno vinto i buoni.
Sono arrivati i nostri.
I padri di famiglia, che tengono in piedi due grandi imprese americane: l'integralismo religioso e la pornografia.
I padri di famiglia che non tollerano bugie dai figli ma son contenti se gliele racconta il governo.
I giornalisti villeggianti negli USA ci hanno raccontato della diversità profonda degli americani, della rigida morale protestante che li fa scandalizzare delle menzogne, li fa rifuggire dal tranello, dal piccolo commercio, dalle speculazioni. Bene, tutte balle: gli Stati Uniti sono come l'Europa peggiore, quella che nel 1933 votò Hitler perché aveva paura, perché non aveva soldi (era appena passata la crisi del 1929), perché si sentiva invasa dagli ebrei poveri in fuga dall'Est europeo, perché credeva nelle tre K (Kinder, Küche, Kirche: "bambini, cucina, chiesa"), e nella vocazione mistica della nazione (Blut und Erde, "sangue e suolo"), perché voleva un cancelliere forte, credeva nella superiorità della propria stirpe e nel destino storico della Germania.
Hitler era sostenuto dalle maggiori imprese tedesche (chimica, siderurgica) – che infatti fecero ottimi affari con il zyklon B e il riarmo.
La provincia votò massicciamente per lui e Hitler vinse le elezioni nonostante la violenza e le falsità.
Il resto lo sappiamo.
Antiamericano? Per carità. Come tutti in questo paese a sovranità (e intelligenza) limitata ascolto musica nordamericana, leggo scrittori nordamericani, vado a vedere film nordamericani e mi capita di comprare prodotti nordamericani. Ma debbo ammettere che, sentito il risultato delle elezioni, ho dovuto faticare per non uscirmene con un "ma allora lo fanno apposta!", ovvero a incolpare un intero popolo degli orrori combinati dal suo governo. Invece bisognerà pensare, riflettere, informarsi. Ammettere ancora una volta che i trucchi sporchi pagano. Che si può condurre una guerra basata su una menzogna, condurre una politica scolatica e sanitaria che condanna chi non ha denaro, inquinare e distruggere risorse come se di pianeta Terra ce ne fossero altri due o tre pronti a essere vandalizzati dalle Corporation yankee, decidere per la vita privata e la felicità di gay e lesbiche...
Si può.
Dov'è il diritto alla felicità della costituzione americana?
America over all!
Tanto basta e tanto deve bastarci.
Ho paura che l'America vera sia quella che raccontava Philip K. Dick, quello di "Un oscuro scrutare" o di "Ubik".
Leggere per credere.
...Amerika über alles.