«Tu fai il libraio»
Esatto.
Ci sono vari modi di sbarcare il lunario e io lo faccio vendendo libri. Ci sono lavori peggiori e lavori migliori. Per migliori si intende qui: «che danno un'entrata certa e ragionevole», per peggiori, per quanto mi riguarda, quasi tutti quelli che mi vengono in mente.
Però anche così ci sono momenti difficili.
È appena entrata una studentessa che cercava il libro di Chimica «fotocopiato».
Non è stata la prima e certo non sarà l'ultima.
Il primo impulso è semplicemente quello di metterla alla porta, ma poi mi sono fermato e ho provato a ragionare.
E il ragionamento lo potete trovare qui di seguito.
I libri universitari sono costosi, non c'è dubbio. Anche troppo. Quelli per le facoltà scientifiche anche di più E anche il piccolo sconto offerto dalle librerie è poca cosa rispetto all'apparente megasconto costituito da un libro in fotocopia. «La copia anastatica di un libro», come l'ha chiamata un studente ignoto e farlocco.
Esempio: libro di chimica di 800 pagine, euro 53,00. Fotocopiato: 800 x 0,03 = 24 euro. Quasi 30 euro - circa sessantamila lire - in meno.
È pur vero che il libro fotocopiato fa abbastanza schifo, che le molecole senza i colori risultano solo faticosamente comprensibili, che la rilegatura a spirale taglia i fogli e che alla lunga il «libro» comincerà a perdere le pagine e sarà buono da buttare e che portarselo dietro a lezione non è così facile, né raccomandabile se il docente è anche uno degli autori, eccetera.
Resta il fatto che l'avete pagato ben 30 euro di meno.
Sono stato studente anch'io, detto per inciso, e ricordo di aver studiato anche su libri usati. Meno me ne fregava della materia in oggetto più ci mettevo convinzione nel cercare il tomo usato. Anche molto, usato. Qualcosina l'ho anche fotocopiato. Ricordo un centinaio di pagine fotocopiate dal glorioso Lehninger di biochimica a completare il testo canonico. Era bello, il Lehninger. A un certo punto lo comprai. Era faticoso, l'esame di biochimica. E il Lehninger mi piaceva davvero.
Costava, se mi ricordo bene, più o meno trentamila lire.
Mi rendo conto che provare a spiegare a qualcuno che esiste una sostanziale «eleganza» nella biochimica metabolica e ci sono libri capaci di rappresentarla si rischia di essere ricoverati come pazzi scatenati, ma è proprio vero.
In sostanza: «come cazzo si fa a fotocopiare un libro senza sapere quanto vale?»
Non ne faccio un problema di disponibilità della famiglia. Per carità. L'università è diventata (troppo) costosa, tanto che adesso ci sono anche i genitori a premere per «risparmiare qualcosa sui libri, a comprarli usati o fotocopiati». Ma i libri non sono - o non dovrebbero essere - semplicemente un insieme di nozioni da ingoiare di corsa fino al giorno dell'esame e da dimenticare il giorno dopo.
I libri sono un discorso, un approccio, una visione del mondo.
Focopiandoli si rischia, seriamente, non solo di impoverire le case editrici (che va bene, in qualche caso se lo meritano), ma di far aumentare il prezzo del libro - tiratura più bassa = aumento del prezzo di copertina -, prendendo a prestito senza pagarlo il lavoro di autori, traduttori, correttori e tipografi.
Vi terreste una bicicletta del comune?
Uscireste da una pizzeria senza chiedere il conto?
Lo so, non è un concetto così facile da comprendere, ma sono convinto che se da un lato esistano libri che «dovrebbero esistere» esclusivamente in forma di fotocopia - fotocopie viventi, in sostanza - e che potrebbero senza problemi essere scaricati via internet, d'altra parte esistono libri che meritano un po' di sacrificio. Che meritano di rinunciare al prossimo cocktail o alla prossima birra - non è un'invenzione, ho una figlia matricola - per poterli possedere. Che forniscono non soltanto nozioni ma anche un sistema di riferimento per gestirle, comprenderle, assimilarle e farle proprie.
Certo, anche un libro fotocopiato può svolgere la stessa funzione, ma... riuscireste a tagliare la corda dalla pizzeria se conosceste e stimaste il pizzaiolo?
E una volta che il pizzaiolo avesse chiuso per fallimento, dove andreste a mangiare la sua leggendaria pizza ai funghi, melanzane e speck?
Ma ciò che mi colpisce davvero - abbiate pazienza, sono un candido - è la bella faccia da sberle esibita da alcuni studenti, per lo più, faccio notare, con evidenti mezzi per sopravvivere a questa ed altre crisi. Come se uno andasse in giro tutto furbo e soddisfatto per aver fregato una bici o non aver pagato il conto. Il tipo di aria furbetta da un Lavitola qualunque.
Aggiungete, infine, la mia scarsissima simpatia per gran parte per le copisterie, spuntate come funghi nella zona universitaria, spesso dotate di una professionalità vicino allo zero e che tirano avanti vendendo libri fotocopiati stampati altrove e che li stivano nei dintorni della fotocopieria, anche nel retro di un negozio di parrucchiera (vita vissuta...).
Credo che faccia parte dell'essenziale disonestà di questo paese «fare i furbi» e non pagare il dovuto.
E presentarsi con una bella faccia da pirla a chiedere, in libreria: «Avete mica libri fotocopiati?».
«No, però possiamo vendertene uno da fotocopiare».
Mi consola un pochino pensare che in futuro il libro universitario passerà in gran parte da internet.
Se finirò sotto un ponte, avrò a farmi compagnia tutti i fotocopiatori della zona.