Una comunicazione sul sito di Davide Mana di qualche giorno fa rilancia la palla in campo. Si tratta di (ri)scrivere un capitolo a scelta tra i ventitre pubblicati sul sito Sick Building Syndrome, senza cambiare nulla nell'intreccio, nel dialogo, nell'ambientazione o nel procedere della vicenda, ma scegliendo un ulteriore punto di vista. In sostanza se, putacaso, il capitolo racconta dell'incontro imprevisto con un mostro innominabile mentre buie e oscure entità fanno capolino sullo sfondo e frammenti di corpi umani orrendamente sfigurati appaiono in inattese cavità sulla strada di A(damo) e B(irillo), l'autore dovrà scegliere un punto di vista diverso nel raccontare esattamente lo stesso episodio. Se il capitolo originale aveva scelto un indiretto libero interpretato da A e B, nella riscrittura dovrà scegliere se raccontare dal punto di vista della Casa, del mostro innominabile, delle apparizioni o dei cadaveri orrendamente sfigurati.
Come dire che non è affatto facile.
E che si rischia una più o meno consapevole scivolata nel ridicolo.
Il problema è che frequentemente - secondo la tradizione dell'horror - il rapporto tra natura e soprannaturale è 1 : 1, ovvero un percettore vs. un percepito. E il racconto del percettore, il suo orrore, terrore, raccapriccio, incredulità è buona parte del motivo per il quale si legge. Molto complesso e spesso quasi impossibile rovesciare il punto di vista e provare a narrare il punto di vista del percepito. Il percepito, infatti, è in genere un'entità sovraumana, priva di una storia personale e di esperienze reali. Provare a raccontarne/inventarne la percezione può essere un magistrale pezzo da maestro o - molto più probabilmente - un pietoso fiasco.
Senza contare la possibilità, non poi così piccola, che si crei una corrente di simpatia e di soddisfatta perfidia che modifichi completamente la posizione del lettore, trasformandolo da accorato partecipe delle imprese del percettore a divertito complice del percepito.
A chi non è accaduto davanti a un film a corto di ispirazione?
Probabile, quindi, che si debba ricorrere a un'ulteriore percezione, ovvero a uno spettatore finora non presentato. Ovvero a un antefatto o a un post-fatto sul quale l'autore originale non si è dilungato.
Ma qui, probabilmente, si rischia di allontanarsi dal tema, ovvero nell'inventare un ulteriore capitolo posto a metà - prima o dopo - il capitolo ufficiale.
Chi volesse può reinterpretare come preferisce il mio pezzo, il capitolo XIV, tenendo conto che le entità in gioco sono un poliziotto e la casa e i punti di vista possibili mi sembrano davvero pochi. Certo, si può immaginare che una videocamera riprenda la scena in un altro luogo e in un altro tempo... creando un ulteriore percettore - ovvero un testimone - che moltiplichi l'orrore.
O forse lo smonti, fino al lamento e allo sbadiglio.
Ho provato a riguardare alcuni dei capitoli ma finora la regola [P-e vs P-o] mi sembra - come è giusto - prevalere abbondantemente.
Ma non si può escludere che ulteriori trame, ulteriori intrecci, altri personaggi si nascondano tra le righe.
O perlomeno io ci spero, dal momento che ho aderito al secondo giro : (
In ogni caso sono ben contento di questa curiosa esperienza.
Se non altro mi ha spinto a questo genere di riflessioni ad alta voce sul narrare e sulla natura della letteratura del soprannaturale.
Che magari interessano soltanto a me.
Ma non importa.
Un blog è anche un diario in pubblico, vero?