
Qui si parlerà dello stile, ovvero del particolare approccio alla scrittura che ognuno di voi/noi sceglie.
Quale lessico utilizzare e quanto debba essere rozzo o raffinato, ovvio o ricercato, banale o personale. È particolarmente curioso notare come la scelta di una stile, ovvero di un particolare lessico influisca profondamente - tanto da definire - il tipo di narrazione che condurrete.
O, nella peggiore delle ipotesi, che finirete per condurre.
Il conflitto tra forma e contenuto è del tutto virtuale, temo.
Ovvero immaginario.
L'orrido vacuo indicibile.
Avete presente come scrive Lovecraft?
Non fatemi aggiungere una sua pagina, cercate di ricordarvi il racconto che è stato presentato al seminario nel primo ciclo di incontri.
Il racconto dove c'è uno che scopre di essere un mostro dopo che tutti noi lettori abbiamo sofferto e patito con lui per l'orrida prigionia nella quale era ridotto.
Bella storia, costruita abilmente, ma non ricordate nulla dello stile? Forse un po' pesante, efficace, ma un po’ sovraccarico.
A cosa era dovuta la pesantezza?
Citati, l'avrete presente no?
Citati ha l'abitudine (lo si vede bene nell’unico romanzo che ha avuto finora il coraggio di scrivere) di utilizzare sempre ALMENO tre aggettivi per denotare anche il più miserando e inopinato sostantivo.
La sensazione data da una sua pagina è simile a quella di un Calzone al tonno, mozzarella. prosciutto, funghi. carciofini, acciughe, gorgonzola, dadi per brodo, ketchup e currie.
Troppo in troppo Poco spazio.
La sensazione che dà Lovecraft è diversa.
Essendo il solitario di Providence un geniale monomaniaco, teneva sempre sottomano una trentina di aggettivi (putrido, informe, orrido, vacuo, indicibile sono alcuni dei must) che disponeva con sapienza e amore lungo il percorso del lettore, (che accompagnava nel territorio dell'incubo valendosi di una lingua oscura e arcaicizzante) fino a estenuarlo.
Una pagina di Lovecraft funziona egregiamente perché quasi ipnotica (e rende male se letta ad alta voce).
Citati e Lovecrafi sono due esempi utilissimi a definire un altro aspetto dell'm (microstruttura): il vocabolario (ovvero il lessico).
Ne abbiamo parlato in lungo e in largo durante le sessioni dedicate ai generi. scoprendo spesso di avere idee piuttosto divergenti su come definire il lessico li un testo altrui.
Il fatto è che talvolta si rischiava di definire l'ampiezza della scelta lessicale in assoluto, piuttosto che in rapporto al tipo di brano. Saggiamente, abbiamo sempre finito per decidere che le scelte lessicali devono essere aderenti al genere scelto, e buonanotte.
E bene abbiamo fatto, ma dove e come, quali e quanti aggettivi, avverbi, congiunzioni utilizzare non abbiamo neppure provato a dirlo.
Bene, adesso è giunto il momento.
Minuterie
Minuterie indica le piccole parti in metallo deputate a tenere Insieme sia un paio di forbici che la corazzata Minnesota.
Senza minuterie le forbici non funzionano e la corazzata Minnesota va a fondo.
Sono minuterie cose come gli aggettivi, le congiunzioni, gli avverbi. Ma provate un po' a fame a meno?
- L'aggettivo possessivo.
Gino vide Pino sul lungomare Sfoggia va, gonfio come un tacchino, il suo parka.
Bene, di chi è il Parka?
Di Pino, apparentemente Bene, la frase seguente è:
Pino si avvicinò a grandi passi urlando: - Ridammi il mio parka, bestia! Possibile che ticchi sempre il naso nel mio armadio?
Se il parka in oggetto non è il tema del racconto come il cappotto di Gogol, il lettore sobbalzerà e probabilmente tornerà indietro a rileggersi la frase, eventualità da scongiurare. L'aggettivo possessivo è una gran brutta bestia. Vi invito a diffidarne e a utilizzano con parsimonia e attenzione. In taluni casi si potrà agevolmente sostituirlo con ”proprio", ma molto spesso le cose fileranno più lisce se rimanete sul vago. Se il parka di Pino diventa semplicemente "un bel parka”, vi eviterete un sacco di equivoci.
Punto: quasi tutto ciò che si può dire bene con dieci parole può essere detto molto meglio con cinque Si tratta di un paradosso solo apparente. Se fate attenzione buona parte di ciò che scrivete in prima stesura serve solo a voi per capire dove state andando, Un po’ un'impalcatura che al termine della costruzione va eliminata Bene, eliminatela. E' un lavoro snervante ma anche sorprendente (a patto di farlo con attenzione e un minimo di tempo davanti).
- Gli aggettivi specificativi.
Siamo nel mondo di Citati. Gli aggettivi specificativi danno colore, sostanza, forma, risonanza, splendore a ciò che scrivete.
Più ne utilizzate meglio è, o almeno così pare.
L 'uomo indossava un abito
L'uomo indossava un abito scuro
L 'uomo indossava un abito scuro, consumato dall'uso
L 'uomo indossava un abito scuro, opaco e consumato dall'uso
Siamo a tre aggettivi (due aggettivi e un participio passato. va bene, potete anche togliere "dall’uso", totale tre aggettivi tre)
Ma anche qui è un problema di sensibilità, di gusto e di equilibrio.
L 'uomo indossava un abito scuro, malandato, misero
Può fare altrettanto bene al caso vostro, ma tenete presente che siete pericolosamente vicini al sovraccarico di significati,
L uomo indossava un abito cupo, trasandato, miserabile
Cominciamo ad avvicinarci alla misura citatiana (e all'autocaricatura).
L'uomo si trascinava stancamente con il passo piegato, incerto, esitante dell'uomo provato da una vita avara, rude, impietosa. Indossava un abito tessuto di ombre logorate, miserando, penoso.
E qui siamo all'apoteosi citatiana. Non si tratta di una citazione ma un parodia (ma se avessi inserito una citazione non vi sareste accorti della differenza).
Solo i fighi bestiali scrivono così, rutilando di un intero vocabolario imparato a memoria.
Fatto sta che non è il numero o la raffinatezza degli aggettivi utilizzati a fare l'efficacia di una descrizione, ma la loro potenza iconica.
L’uomo indossava un abito scuro, anonimo e detestato.
Sono sempre tre aggettivi, ma raccontano la vita del personaggio, lo staccano dallo sfondo.
Non si è solo descritto l'aspetto del personaggio, ma anche delineato il suo approccio verso il mondo, fatto di rancore, di confuse ambizioni e di timori. La scelta del colore denota conformismo, e l'aggettivo anonimo contiene e implica logorio. povertà, consunzione.
Ultimissimo elemento. Aver inserito una congiunzione tra il secondo e il terzo aggettivo ha reso più leggera l’immagine, obbligandovi a fermarvi per una frazione di secondo.
- Complementi.
Disse in tono burbero.
Commenti con aria seccata
Osservò in tono pungente.
Sospirò con espressione esasperata
Disse burbero
Commentò seccato.
Osservò pungente
Sospirò esasperato.
Rileggete tutto quello che avete scritto in vita vostra e tutte le volte che trovate "In tono", “con espressione" ecc. ecc. ELIMINATELI. La vostra prosa ne guadagnerà enormemente.
- Le congiunzioni.
E/ed, 0/od, a/ad.
Baricco (ma anche Erri De Luca) sostengono la necessità di eliminare la D eufonica. Baricco (ma non De Luca) arriva a dire che si deve scrivere "stupido e ebete", "andare a appollaiarsi" ecc. ecc.
In realtà la cosa mi sembra di interesse alquanto limitato. Una volta tanto Baricco può anche avere ragione e posso concordare con lui che "ed edonista" evochi soprattutto l'immagine di un potente raffreddore, ma perdere più di un minuto a discuterne è già troppo.
- Gli avverbi.
Quelli che finiscono in -mente sono pericolosi.
Balzano all'occhio del lettore e anche se sono utili (lo spinse da parte violentemente, l'abbracciò affettuosamente) sono anche ingombranti. Molto spesso posso essere resi con un complemento (lo spinse da parte con violenza, l'abbracciò con affetto) o con una perifrasi.
Ricordate che il verbale di polizia o la pagina di cronaca nera sono sempre 'n agguato (... Si introduceva furtivamente nel locale disabitato dopo aver...). Due avverbi in -mente nella stessa frase danno spesso la stessa impressione che dà una valigia troppo piena, ovvero di un'imminente esplosione.
RICAPITOLIAMO:
L’aggettivo possessivo non è sempre necessario
L 'aggettivo specificativo deve specificare qualcosa sul personaggio e non sulla
cultura dell 'autore.
I complementi hanno da essere brevi
Gli avverbi in -mente devono essere numerati e pagare dazio
arrivederci alla prossima puntata!