Nivel'iun e Tamu Hiniun discutono sul proseguio della guerra mentre il conte Burlagh paga il prezzo del suo tradimento. |
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Nivel'Iun,
il generale di Teardraet è un Syerdwin se possibile ancora più
magro della media della sua gente, ha la pelle scura dei Moeld ed è
molto alto. Indossa un'armatura opaca e scura e sulle spalle porta un
mantello nel quale grigio e nero si dividono esattamente a metà nel
senso della lunghezza, con la T capovolta disegnata in grigio sul
nero e viceversa. Tutti i suoi ufficiali portano un mantello simile
ed un'uguale armatura ed altrettanto uniformi sono abiti e corazze
dei soldati di Baran e Verhida.
Uno
strano esercito quello del Conte-Mago, silenzioso e temibile, come
hanno potuto sperimentare i soldati di Dancemarare.
–
Che ne è stato dei nostri nemici? – Chiede il principe Syerdwin.
–
Si sono ritirati verso Torre Aghmanta. Molti sono fuggiti e ancor di
più sono caduti. Ma le nostre forze sono insufficienti a dare ancora
loro battaglia, né – tantomeno – per marciare su Dancemarare. Ma
loro non possono saperlo, per il momento. Così, finché non
giungeranno le loro spie possiamo riposarci e progettare le nostre
prossime mosse.
–
Le terre di Occidente non vedevano più questi colori da molto tempo.
– Osserva Tamu Hiniun fissando il generale delle Isole dell'Estremo
Nord.
–
È vero. E non li dimenticheranno più. – Il sorriso di Nivel'Iun è
appena accennato e scompare subito dal suo volto. – Ho già
informato il Conte-Mago di quanto avvenuto.
–
Ed io ho già inviato messi a Therrelise. – Il Barone Deshigu ha
l'espressione soddisfatta di un gatto a pancia piena. – Ma la nuova
armata di Konstantin è quasi pronta e le nostre città corrono gravi
rischi.
Nivel'Iun
annuisce. – Sarà cura del mio signore informare la Corte di
Dharlemhiun.
–
Bisognerà informare anche la corte di Farsoll. – Dice Tamu Hiniun.
–
Nyby Ornoll è caduto. – Il cavaliere Gu'Hijirr, rimasto fino a
quel momento in silenzio in un angolo della tenda nel campo
dell'armata di Teardraet fa un passo avanti. – Il principe Tidly il
Testardo sta marciando lungo il Drew e tra due giorni cingerà la
Corona dei Fiumi.
–
E Bartsodesh?
–
La Meridiana di Therrelise ha già inviato ambasciatori al suo campo
per chiedere pace ed una nuova alleanza. – Il Lupo-Drago si volge
verso il generale di Teardraet. – E credo che qualcosa di simile
abbia già fatto il Conte-Mago di Baran e Verhida.
Nivel'Iun
annuisce con un moto rapido del capo. – Bartsodesh è già in pace
con Baran e Verhida.
–
Ma allora… – Tamu Hiniun si solleva a sedere sul comodo giaciglio
offertogli dal generale di Teardraet. – Allora voi non siete venuti
in queste terre per battervi contro la Casa d'Oriente.
–
Noi abbiamo riportato le nostre bandiere in queste terre, principe. –
Ribatte ambiguo il Moeld.
–
Voi volete dare la corona dei Syerdwin a Teardraet. – Dice il
principe a mezza voce, quasi a se stesso.
–
La corona deve essere di chi ne è degno, principe. Horr Vamaiun non
ha nemmeno compreso cosa accadeva alla corte di Dancemarare, mentre
io e voi abbiamo veduto i migliori giovani delle Rocche di Mare
uccisi a centinaia dal tradimento e dalla cieca stupidità del vostro
re. Credete che qualcuno vorrà ancora difenderlo?
Tamu
Hiniun, stanco e ferito, tace per un attimo poi fa un leggero
movimento di assenso con il capo ed il tronco, simile all'oscillare
di un vecchio albero colpito dal vento e torna a sdraiarsi cedendo
finalmente al sonno.
–
Domani seppelliremo il nostro povero re. – Mormora un attimo prima
di addormentarsi.
–
… Ho freddo, tanto freddo….
Il
conte Burlagh si alza di scatto a sedere sul letto, la mente confusa
da un sogno impossibile da ricordare. Nella stanza una debole luce
livida scivola sulla trapunta di seta e sui mobili attentamente
lucidati. Il conte sbarra gli occhi confuso e rabbrividisce. Nella
stanza il freddo è intenso, è un'onda cieca di ghiaccio e vento che
nasce da quella luce d'argento, penetra sotto le coperte e attraversa
i muri e le porte come la tramontana più forte.
–
Chi è… cosa c'è. – Ed al conte la sua stessa voce sembra
diversa, suona sorda, senza profondità, come se la parlasse con la
bocca appoggiata ad un muro.
–
…Ho freddo…freddo.– Quando ode nuovamente quelle parole Burlagh
ricorda d'improvviso di averle udite pochi attimi prima nel sonno e
un tremito furioso lo scuote.
–
Vattene, chiunque tu sia! – Urla il conte afferrando la spada
posata su uno scranno accanto al letto. – Vai via, ombra malefica,
VIA! – Aiutami… Ho freddo, freddo… – Una risata simile al
rumore del ghiaccio spezzato accompagna quell'invocazione e si ripete
più volte frangendosi e moltiplicandosi sulle parete foderate di
legno della grande stanza da letto del conte.
–
Sei solo un'ombra, soltanto un'ombra, non puoi farmi nulla! – Grida
istericamente Burlagh, agitando la spada nel buio.
–
Aiutamiiiii…. – Ripete la voce ed un soffio di vento più forte
gela le mani del Conte che lascia cadere la spada e crolla in
ginocchio.
–
Non le sento più… Aiuto, aiuto, le mani! Le mie mani sono
congelate! – Un urlo terribile ferma il sangue di tutti coloro che
dormono nel castello.
–
Ho freddo… tanto freddo…
Il
conte si rotola sul pavimento divenuto la superficie di un lago
invernale ed ulula come un lupo ferito.
–
… Aiutami…
Un
gruppo di servitori e di soldati irrompono nella stanza recando alte
con loro le torce.
Il
conte ha il volto bianco come cera e giace su un fianco, la spada
abbandonata a pochi passi da lui.
Ikkiname,
il suo cerusico si china a toccarlo e ritrae la mano di scatto. – È
più freddo del ghiaccio. – Grida.
Soldati
e servitori fanno istintivamente un passo indietro.
–
Chi…? – Mormora il giovane conte Odaskin, fissando il volto
deformato dal terrore dello zio.
Ikkiname
crolla il capo e stringe la mano che ha posato sul viso del conte
Burlagh come se temesse di perderla. – La risposta, qualunque sia,
è per sempre seppellita nella sua mente.