Osservazioni poco sistematiche e riflessioni confuse di un indeciso a tutto
31.5.11
Götterdammerung
28.5.11
Da e per ALIA
- Scrivendo a coopstudi@inwind.it o a ordini@aliaracconti.info. Spedizione senza spese.
- Richiedendola a il Corriere della Fantascienza: Delos Store.
- Richiedendola a www.ibs.it o a www.deastore.com o alle altre librerie on line (escluse, e non per colpa nostra, BOL e Amazon).
23.5.11
Co-scrivere
18.5.11
Fiera del libro. In prima persona plurale.
6.5.11
Referendum a perdere
MI RACCOMANDO: PASSATE PAROLA
Date: 20 aprile 2011 11:23
Ciao a tutti,
confermo la necessità di questo passaparola, aggiungendo che si tratta di informazione per ri-affermare i diritti costituzionalmente garantiti . Il dramma è che sembra la maggior parte della popolazione non sia consapevole di quanto sta avvenendo.
Quello che Vi porto è solo un piccolo esempio. Sono una ricercatrice, mi occupo di diritto ambientale e di risorse idriche. Ieri mattina dovevo intervenire ad un programma RADIO RAI (programmato ormai da due settimane) per parlare del referendum sulla privatizzazione dell'acqua e chiarirne meglio le implicazioni giuridiche.
'E arrivata una circolare interna RAI alle 8 di ieri mattina che ha vietato con effetti immediati a qualunque programma della RAI di toccare l'argomento fino a giugno (12-13 giugno quando si terrà il referendum), quindi il programma è saltato e il mio intervento pure.
Questo è un piccolo esempio delle modalità con cui "il servizio pubblico" viene messo a tacere e di come si boicotti pesantemente la possibilità dei cittadini di essere informati e di intervenire (secondo gli strumenti garantiti dalla Costituzione) nella gestione della res publica. Di fronte a questa ennesima manifestazione di un potere esecutivo assoluto che calpesta non solo quotidianamente le altre istituzioni, ma anche il popolo italiano di cui invece si fregia di esser voce ed espressione, occorre riappropriarci della nostra voce prima di perderla definitivamente.
Il referendum è evidentemente anche questo!
Mariachiara Alberton
RICORDATEVI CHE DOVETE PUBBLICIZZARLO VOI IL REFERENDUM... perchè
il Governo non farà passare gli spot ne' in Rai ne' a Mediaset.
Sapete perché ? Perché nel caso in cui riuscissimo a raggiungere il quorum lo scenario sarebbe drammatico per i governanti ma stupendo per tutti i cittadini italiani:
Vi ricordo che il referendum passa se viene raggiunto il quorum. E' necessario che vadano a votare almeno 25 milioni di persone Il referendum non sarà pubblicizzato in TV. I cittadini, non sapranno nemmeno che ci sarà un referendum da votare il 12 giugno. QUINDI : I cittadini, non andranno a votare il referendum.
Vuoi che le cose non vadano a finire cosi ?
Copia-incolla e pubblicizza il referendum a parenti, amici, conoscenti e non conoscenti.
Passaparola!
4.5.11
Una decadenza fantastica

Non è un momento particolarmente felice per il fantastico in Italia.
Opinione personale, anzi personalissima che sono, anzi, pronto a rivedere e ripensare se qualcuno vorrà avere la santa pazienza di mettere in evidenza (eventuali) controtendenze e/o novità emergenti.
Non è un momento felice per la triste scarsità della produzione italiana, impantanata in un fantasy pre- e post-adolescenziale, un horror il più delle volte tristemente dilettantesco o stancamente legato a personaggi abbondantemente sfruttati - sopra tutti il vampiro, e una fantascienza sostanzialmente scomparsa in quanto tale, con gli editori italiani che l'hanno cancellata dalla produzione libraria avendo stabilito che «per la sf non esiste mercato». Al di fuori di queste tre classicissime categorie c'è davvero poco e quel «poco» spesso è semplice prova autoriale isolata, incapace di creare scuola o suscitare un interesse che superi la ristretta cerchia dei lettori avvertiti.
Le traduzioni, al di là delle stanche ristampe fanucciane della produzione di P.K.Dick, sono di corposi romanzi rivolti a un pubblico giovanile o adolescenziale e con protagonisti in età puberale chiamati ad affontare sfide morali ed etiche di dimensioni più o meno caricaturali e molto spesso diretti discendenti - o epigoni - di personaggi e autori di successo planetario. Harry Potter di J.K. Rowlings, The dark matters di Philip Pullman, i fratelli Baudelaire di Lemony Snicket, Twilight di Stephanie Meyer, il Ciclo dell'eredità di Christopher Paolini - senza mai dimenticare Tolkien o C.S. Lewis - sono onniprenti e si possono facilmente riconoscere nei panni - improvvisati o professionali - di migliaia di personaggi che, fatalmente, ne ripercorrono temi e vicende sia pure ribattezzate con altri e diversi nomi.
Anche in letteratura, in sostanza, sembra ripetersi il meccanismo tipicamente cinematografico della replica fino allo sfinimento dei successi già celebrati, multimilionari e capaci di rendere all'eccesso ai produttori attraverso tutti gli infiniti passaggi cinema-DVD-TV-libro-videogame-gadget di una rete di vendita che - inevitabilmente - retroagisce sulla qualità e il livello della produzione. Successi che finiscono per determinare completamente l'offerta ai lettori, emarginando qualsiasi altra idea o soluzione narrativa. Inutile, in sostanza, lamentarsi della crisi della fantascienza, della decadenza dell'horror o della serialità del fantasy. La realtà è che se non (ri)scrivete HP o Tolkien, se non tentate di collocare la vostra (povera) creazione in una cornice già stranota al pubblico non troverete un possibile editore.
Da qui nasce, probabilmente, anche la profonda crisi della sf letteraria, che, sostanzialmente divorata dall'interno dal cinema, finisce col rivolgersi a un pubblico non più giovane che, temo, finirà per portarsi nella tomba il suo amore letterario...
Questo senza nemmeno voler entrare nel merito della gestione del superstite Urania e nelle sue scelte...
Al di fuori del megacircuito cine-letterario, forzatamente ripetitivo, rimangono i libri autoprodotti, i testi distribuiti gratuitamente o quasi attraverso la rete. Una ricchezza, siamo d'accordo, ma anche un problema non piccolo. Se l'autore è l'unico giudice del proprio lavoro e può pubblicarlo senza ulteriori revisioni e senza il confronto con pareri professionali quante probabilità esist0no che il suo libro sia sostanzialmente illeggibile per un lettore medio? Statisticamente direi che le probabilità sono all'incirca di 1 su 100... Come dire che dovrete smazzarvi un centinaio di testi autoprodotti per trovarne uno buono. Più o meno ciò che accade ai lettori per conto delle case editrici per trovare un testo che merita una rilettura, una valutazione professionale, un lavoro di editing.
Ma forse uno su cento è troppo crudele. Diciamo pure uno su cinquanta o uno su venticinque. Va meglio? Ma io, comunque, non vedo mani alzate di soggetti che si candidano a leggere ventiquattro ciofeche per 1(un) romanzo decente. Un cattivo romanzo, al di là del gusto vendicativo di distruggerlo - recensendolo nel proprio blog o tagliuzzandolo fisicamente - , è comunque una sofferenza, una forma di tortura autoinflitta che è ragionevole pensare che nessuno cerchi intenzionalmente.
Quindi è ragionevole pensare che debba esistere una struttura di mediazione, qualcosa che garantisca il lettore che ciò che leggerà - anche gratuitamente - è perlomeno corretto grammaticalmente, formalmente ed esteticamente. Questo - curioso a dirsi - sarebbe il compito degli editori, ovvero quelli che qualcuno a suo tempo e con generoso impeto futurista definì «semplici parassiti».
Ne esistono ancora?
Qualcuno esiste (ancora).
Ma prima ancora sarebbe bene che esistessero portali o siti che rendano possibili incontri e valutazioni da parte di lettori «di lungo corso». Qualcosa di (relativamente) nuovo che sicuramente esiste già ma che, almeno finora, rimane comunque all'interno di un circuito limitato e semiprofessionale.
Unico (e gigantesco) problema: il fatto che non girino - ahimé - soldi nel circuito del fantastico. Non sono un mercante assatanato, ma se tutti i pareri sono gratuiti e chi li esprime nella vita fa letteralmente tutt'altro, quante sono - sempre statisticamente - le probabilità che il parere ricevuto sia irrilevante, assurdo, o nato da invidia, incomprensione, malanimo, intolleranza, disinteresse o noia? Questa volta non proverò a fare ipotesi numeriche ma lascio a mi legge tanta fatica. Personalmente posso annoverare un lussuoso esempio di una stroncatura (annoiata e seccata, ma gratuita) di Maurizio Maggiani (nientepopodimenoche) a un mio racconto. A parte il mal di stomaco e la sensazione di aver annoiato Sua Autorialità non ho comunque imparato nulla. Nel senso che MM aveva letto frettolosamente - se pure aveva letto - e gli era sfuggito il quid del racconto. Cose che capitano a farsi leggere aggratis...
Questo post esce in contemporanea sul blog ALIA Evolution
P.S. Per completezza aggiungo che la mia intenzione iniziale era quella di presentare tre libri di fantasy e fantascienza appena usciti. Si tratta de L'Atlante di smeraldo di John Stephens, Sono il numero quattro di Pittacus Lore (pseudonimo di Jobie Hughes & James Frey) e Alterra - l'alleanza dei tre di Maxime Chattam. Tutti e tre, detto per inciso, primi volumi di una trilogia. Ho passato in loro compagnia ieri mattina e ho finito per gettare la spugna. Nulla di illeggibile o di intollerabile, soltanto un'evidenza sinistra e un po' allarmante di stile, spunto, idea, personaggi, ambientazione, sviluppo e (mancanza di) conclusione. Quanto basta per stendere un articolo come questo. Alla mia età non si ama perdere tempo.
