La scolastica è la vera croce - e insieme una ferrea necessità economica - di tutte le librerie, grandi, piccole e così così che non si trovano nel centro cittadino. Abbiamo fatto la scolastica per una decina d'anni prima di abbandonarla senza nessun rimpianto. Ovviamente, a distanza di tempo, abbiamo dovuto pentircene. Ma sinceramente era un modo bastardo di sbarcare il lunario.
Le
librerie piccole, un po' periferiche, nate come universitarie ma che
hanno visto le facoltà universitarie che le circondano gradualmente
esiliate nei campi, sotto un ponte, in un campo nomadi, per
sopravvivere sono spesso costrette a inventarsi qualche ulteriore
fonte di sostentamento.
Se
poi le librerie in questione hanno una forma societaria cooperativa e
hanno quindi molti soci, alcuni dei quali si sono sciaguratamente
riprodotti (talvolta anche in più esemplari), può capitare di
sentirsi chiedere: «Ma, senti, voi procurate anche, come dire, libri
scolastici?»
Inciso.
Ricordate?
Alla
nascita di questo spazio scrissi che il lettore avrebbe dovuto
abituarsi all'inciso, alla digressione, all'intervento estemporaneo.
Ecco,
ci siamo.
È
importante, nella frase (riportata prima delle avvertenze) il «come
dire» o la brevissima esitazione che precede il «libri scolastici».
Sottintende una riflessione preconscia, un giudizio non detto.
Qualunque amante dei libri è profondamente, abissalmente,
incontrovertibilmente convinto che i libri scolastici abbiano la
forma, la consistenza, l'odore dei libri, che ospitino glifi e
grafemi come i libri, che abbiano autori, un titolo, un editore ma
che non siano, in realtà, libri ma strumenti di tortura a bassa
intensità. Da qui l'esitazione a pronunciare la parola «libri»,
sia pure indissolubilmente legata a un aggettivo infamante come
«scolastici».
Ma
i libri scolastici meritano questo genere di disistima?
Ci
ritorneremo.
«Fare
lo scolastico», come si dice in gergo, non è una scelta ma una
necessità, un prezzo da pagare per continuare a esistere.
Non
che i margini siano appetitosi, sia chiaro.
I
libri scolastici vengono ceduti alle librerie con uno sconto medio
del 18 - 19%, pagamento immediato o quasi, diritto di resa
sostanzialmente inesistente, errori di consegna a carico della
libreria. In più per «fare lo scolastico» bisogna avere spazio
sufficiente, assumere personale temporaneo, trascurare per una
quindicina di giorni la normale clientela, sospendere qualsiasi
progetto e iniziativa e prepararsi all'idea che per qualche tempo si
farà soltanto lo scolastico.
Un
incubo, tanto più crudele poiché arriva al termine delle vacanze
estive, quando si ritorna alla città e al lavoro carichi di
sentimenti di pace e amore universale.
Lo
scolastico si presenta gradualmente, proprio come un vento ostile e
rabbioso precede le bufere. Si presenta nei panni di un mamma con in
mano una fotocopia pallidissima fornita dalla scuola (nel periodo
della «scolastica» gli esemplari adulti della specie umana di
genere femminile e maschile cessano di essere, rispettivamente,
«donne» e «uomini» per diventare indistintamente «genitori»,
suddivisi in «mamme» e «papà») o di una fanciulla con un
foglietto ciancicato e sudaticcio in mano, coperto di cuoricini, di
«Garzy ti amo», di «Ciozzy sei la +gnokka» o di «Trumzy sei il +
fiko». Inseriti a tradimento tra i cuoricini e i giuramenti d'amore
i titoli dei libri richiesti.
Richiesti,
non desiderati.
Inciso,
è il momento.
Fenotipicamente
le «mamme» sono femmine nervose, aggressive, stridule,
provocatorie, impazienti, mordaci e tignose. I «papà» maschi
minacciosi, burberi, brontoloni, acidi, intrattabili, pignoli e
stentorei. La combinazione «mamma+papà» è letale quanto C+N+H. Da
segnalare, comunque, che, passata la «scolastica», curiosamente
mamme e papà ritornano normali ominidi del genere Homo Sapiens
Sapiens.
Fine
dell'inciso.
L'addetto
(l'A.F.O., cfr LN 33) si fa consegnare la fotocopia pallidissima o il
foglietto («©Trumzy sei il + fiko-Solfarolo, Camillazzi, Storia 2,
ed. boh?!? ©©©) e li considera.
Li
studia.
Li
esamina.
Li
analizza.
«Vorremmo
tutti quelli dove c'è scritto «sì», hanno la «B», e non sono
evidenziati. Non vogliamo quelli evidenziati perché li abbiamo già
/ li abbiamo trovati usati / li cerchiamo usati / c'è una mia cugina
a Imperia che li ha avuti e poi ce li passa»
«Bene»
«Ah,
no questo no. Non lo vogliamo. O sì. Aspetti» Telefona.«Senti
Pinzy, lo vuoi il libro di geografia? No. Ma ti serve o non ti serve?
Poco? E io cosa faccio, te ne ordino metà? Vabbé, senti, poi me lo
dici, sì, sì, ciao, ciao, bacio, bacio» quindi, all'addetto: «Per
il libro di geografia aspetti. Poi glielo confermo. Allora, mi ordina
tutti quelli non evidenziati che hanno la «B» e dove c'è scritto
«sì» tranne quello di geografia. E quello di religione. O forse…
aspetti che telefono…
Tutti,
o almeno una maggioranza che in caso di referendum risulterebbe
bulgara, pensano che i soldi per i libri scolastici siano buttati
via. Che chi li vende ne tragga un lucro esorbitante e che dovrebbe
essere lo stato a fornire i libri gratuitamente. Questo anche coloro
che fino a cinque minuti prima di entrare in libreria avevano
argomentato della necessità di «ridurre i servizi e diminuire le
tasse» e che, dopo la sparata sui libri scolastici che «deve pagare
lo stato» , ritornano ad affermarlo con rinnovato vigore.
Quando
si parla di libri scolastici diventano tutti statalisti come
altrettanti responsabili di kholkoz da piano quinquennale
sovietico. Più o meno come quando ci si rompe una gamba si diventa
improvvisamente sostenitori appassionati della sanità pubblica.
Ma
torniamo a un interrogativo appena accennato in precedenza. Sono
davvero tanto inutili, detestabili, orrendi, diseducativi eccetera i
libri scolastici?
Né
più né meno di quanto lo è la scuola nel suo complesso, potrebbe
essere una risposta adeguata. I libri scolastici vengono scritti
sulla base dei programmi ministeriali da autori diversi sulla base di
orientamenti culturali e linee editoriali differenti. Risultato: ce
ne sono di davvero eccellenti e di detestabili, di mediocri e di
brillanti, di ottusi e di innovativi. Ma è molto raro che la
resistenza all'acquisto del libro scolastico nasca da un parere anche
vagamente informato. Nella realtà tale resistenza è motivata quasi
esclusivamente dalla riluttanza a spendere una somma di denaro che, a
torto o a ragione, si ritiene ingiustamente estorto.
«Ma
i libri scolastici sono cari!», si dice.
Lo
affermano autorevolmente i giornali e ogni altro possibile mezzo di
comunicazione. A ogni fine d'estate. Un esempio di notizia
non-notizia come le previsioni di un'estate torrida sparati da tutti
i media nei mesi che vanno da marzo a giugno. In realtà i libri
scolastici sono costosi – in termini assoluti – perché
voluminosi. In termini relativi, ovvero di costo a pagina (in genere
illustrata, si noti), sono tra i più economici del mondo editoriale.
Prova ne è che fotocopiare un libro scolastico oltre che illegale
non è economicamente proficuo.
Quindi
la vera domanda dovrebbe essere: «Ma i programmi debbono essere
tanto ampi e ridondanti?»
Chiunque
che non sia il genio delle «3 I» faticherebbe a dare una risposta
sensata. Forse è il caso di affidarsi a qualcuno competente in
materia. E la necessità di una prerogativa come la competenza
eviterebbe in partenza gli interventi del cavalier Banana o di
qualche altro suo fido sottopancia come l'attuale (in questo momento ex-, se Dio vuole, n.d.r.) ministro
dell'istruzione.
Ma
torniamo alla prenotazione dei libri scolastici.
Una
volta compresi (forse) i desideri del cliente il personale della
libreria passa all'ordinazione. Compila la richiesta per il
distributore e passa a ritirare quanto ordinato.
Quanto
ritirato non coincide sempre e necessariamente con quanto ordinato.
Anche
i distributori di scolastico hanno collaboratori avventizi e
stagionali che non conoscono alla perfezione – a volte neppure
grossolanamente – il catalogo dell'editore che distribuiscono.
L'uso del codice ISBN per l'ordinazione ha in parte, ma non
completamente, risolto il problema. Esistono tuttora, infatti,
insegnanti che ignorano il senso delle dieci cifre (88+altri otto
numeri) stampate nell'angolo inferiore destro dei libri che adottano
e che non si preoccupano di rivelarle ai loro studenti. Errore
fatale! Infatti il massiccio utilizzo del PC ha permesso agli editori
di creare testi modulari di ogni genere, tipo, forma e dimensione.
«Modulari» significa che se a un testo per i licei opportunamente
mutilato di alcuni paragrafi e di un paio di capitoli si uniscono gli
esercizi per le magistrali se ne ottiene un volume ad uso degli
istituti tecnici. O viceversa. Qualsiasi cosa significhi «viceversa»
in questo caso. Nascono così famiglie, stirpi, falangi, orde di
testi tra loro imparentati per autore, titolo ed editore ma che
differiscono per particolari minimi come il tipo di scuola al quale
sono destinati, il colore della copertina e il già citato codice
ISBN. Un po' come certe famiglie del Rinascimento italiano nelle
quali tutti si chiamavano Cecco Brandimarte e le donne Costanza
Brandimarte. La differenza stava nel colore della piuma sull'elegante
cappello di velluto. O nel fatto che un Cecco Brandimarte era un
assassino mentre l'altro un vescovo.
Abbiamo
calcolato che in qualche caso sarebbe teoricamente possibile ordinare
ventidue (22) volte un libro con gli stessi autori-titolo-editore e
vedersi consegnare ogni volta un volume anche solo leggermente
diverso. Che non va assolutamente bene per la Pinzy iniziale:
«In classe ce l'hanno tutti diverso», senza però specificare se
«tutti diverso» significa tutti diverso da quello di Pinzy o tutti
diverso tra loro.
Ultimamente
sul codice ISBN siamo diventati feroci e inflessibili come guardie
confinarie dell'ex-RDT. Niente codice = niente libro. Non c'è
diritto di resa sugli scolastici (se non in forme barocche e
vessatorie), quindi ogni errore è a carico della libreria. E
comunque sia non ci divertiamo a correre 22 volte (fattoriali) a
chiedere Autori Vari - Storia 2 - Zancinelli editore per poi sentirci
dire dalla Pinzy, principessa sul pisello della situazione, che «non
è questo».
Ma
siamo soltanto all'inizio del calvario.
Infatti
gli editori di scolastica, sostenitori e probabilmente inventori del
motto «primo, non prenderle» stampano sempre un numero di
copie sensibilmente inferiore a quello che la somma delle adozioni
sul territorio nazionale teoricamente prevederebbe. Infatti esiste
l'usato, come tutti sanno. Il guaio è che la gente è strana. People
are strange. Succede così che tutti i genitori di Padova
decidono di comprare i libri usati mentre quelli di Torino decidono
che per i loro pargoli vogliono il meglio. Risultato: il distributore
di Padova si trova in casa cinquecento copie di Astrusi, Panzoni - Il
nuovo Geografia globale vol.1 modulo rosso B - ed. Libeccio mentre il
distributore di Torino che ha finito le sue copie dell'Astrusi -
Panzoni avrebbe disperatamente bisogno di altre cinquecento copie
della pregevole opera.
Spostare
le copie? Certo. Ma soltanto a fine campagna scolastica, ovvero a
fine settembre.
Altra
possibilità. Il docente A ha adottato un libro. Ma A ha chiesto il
trasferimento e alla fine dell'anno scolastico lo ottiene. L'anno
seguente arriva il docente B. ll docente B dice: «Non voglio
assolutamente usare l'Astrusi-Panzoni. Dovete comprare invece
il Bizzarri, Lisci e Cormorani, Geografia di un mondo che cambia,
vol. A fascia verde, frecce azzurra, modulo sigma, ed. Nuova Patria.»
Il
distributore, che ignorava l'esistenza di richieste del Bizzarri,
Lisci e Cormorani cade dalle nuvole e deve ordinarlo. Di cattivo
umore, oltretutto, visto che aveva fatto il pieno di Astrusi-Panzoni.
Esistono
poi altre sottoclassi di possibilità, ma il risultato finale è
sempre lo stesso: «Non c'è».
«Come
non c'è?»
«Non
è disponibile presso il distributore»
«Non
è possibile.»
«Non
è arrivato, lo chiediamo di nuovo tra due giorni».
…
«Non
c'è».
«Aaahhhhh,
ma è terribile.» (sguardo calcolatore)… « ma l'avete ordinato?»
«Certo»
«e…»
«Non
c'è. Lo chiediamo di nuovo…».
…
«Non
c'è»
«Non
è possibile. La mia Pinzy è l'unica in tutta la classe che non ce
l'ha. L'insegnante già la odia e la umilia davanti a tutti. I suoi
compagni la detestano. I bidelli la ignorano. Il suo futuro è
compromesso. Il suo avvenire rovinato.»
«Però
non c'è.»
«Non
è possibile che nel XXI secolo… Ma voi siete inefficienti… Siete
crudeli e meschini… Siete viscidi e menzogneri…»
«Non
c'è problema. Le restituiamo l'acconto e può richiederlo a qualcuno
più bravo di noi.»
«EEEEHHH
NO! Aspetterò».
…
«È
arrivato»
«Ah.
Volevo telefonarvi. Il fatto è che Pinzy ha preso la fotocopia
sbagliata. I libri che le servono sono questi. Beh, per voi è un
problema se non ritiro nulla e ordino questi qui?»
«La
scolastica» ha il grosso difetto di suscitare in chiunque vi abbia a
che fare impulsi belluini, odii primordiali, reazioni furiose. La
combinazione spesa ingente + istinti parentali scatena la belva che è
in noi tutti. Un diniego nel momento sbagliato, un po' di nervosismo,
un errore di calcolo possono scatenare interminabili discussioni.
Talvolta culminate nella frase:
«Non
entrerò mai più qui dentro!»
(Mamma
esce, applausi)
Qualche
volta è la verità. Spesso non lo è. L'anno seguente Mamma ritorna.
Se non lei, un'altra Mamma. All'atto dell'ordinazione può capitare
di sentirsi dire: «Una mia amica mi ha detto che voi siete
efficienti e sono venuta qui. L'anno scorso mi hanno fatto aspettare
due mesi per un libro. C'è proprio gente che non sa lavorare!»
A
queste frasi non si risponde.
Si
fa un mezzo sorriso vago e si tace.
Siamo
dei vigliacchi.
2 commenti:
Ricordo con orrore l'assalto alle librerie dell'usato. Iniziavamo dopo ferragosto, mai troppo presto. Era battaglia, però devo dire che riuscivo sempre a portarne a casa un buon numero. In condizioni varie e discutibili. Rimpiango oggi di aver dato via alcuni libri che ora mi farebbero comodo, per cultura personale (e per essere meno dipendente da internet). Insomma, se non si è capito, l'acquisto del libro nuovo era per me una sconfitta, un cedimento per esasperazione, l'ansia per la prossimità del nuovo anno scolastico.
Aggiungo che la mia (= di parenti e parenti di amici) lamentela era che di libri scolastici si fanno tante edizioni, solo per disincentivare lo "smercio" dell'usato. Dalle mie parti, non so per quale ragione, erano molto fiscali sull'ISBN - o comunque sull'edizione esatta del libro da ordinare. Come dicevo sopra, spesso sono stato fortunato e mi sono tenuto al di sotto del mitico "tetto di spesa", oscuro e sfuggente, altrimenti sforato senza troppi problemi.
@SX: tu avevi almeno il vantaggio di non rompere i c... in libreria. Ti arrangiavi come ha fatto e sta facendo anche mia figlia. Diciamo che il vostro approccio - tuo, di Morgana e di qualche altra centinaia di migliaia di giovani - è essenzialmente pragmatico: «Mi serve questo, per quella data, lo cerco usato e se va male lo prendo nuovo». Erano i clienti migliori, venivano di persona senza mandare 'a Mammma, sapevano quello che volevano, avevano l'ISBN e si facevano un giretto in libreria per «dare un'occhiata». Ma quel genere di clienti - prima lettori che studenti - sono una rarità. A prevalere sono sempre, e immagino tuttora, i Pinzy della situazione, ignoranti come scarpe, mammadotati e bastevolmente forniti di denaro. La cosa che ancor ora mi ferisce è quella di esser stato a lungo anch'io un Pinzy che riceveva i propri libri dalla mamma che si sparava le code in mia assoluta assenza.
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