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–
Io odio i syerdwin! – Urla il piccolo scricciolo- Ottavino, alto
Calarhin, subito zittito da Maestro Selestin.
–
Bisogna impedire loro di nuocere. – Sentenzia a voce più bassa
Endler-Timpano. Tutti gli uccelli-di-legno presenti annuiscono con
ampi cenni del capo e sbattendo le ali.
–
Dovremo batterci? – Ipotizza con scarsa convinzione Baritono
Calarhin, fringuello- flauto basso. Gli altri uccelli di legno si
guardano improvvisamente incerti e rimangono immobili.
–
Violano il nostro bosco! E poi i Syerdwin non hanno orecchio per la
musica! – Insiste Alto Calarhin.
–
Ma noi non abbiamo armi né sapremmo usarle. Noi siamo musicisti. –
Velard-Arpa scuote la testa con rammarico. – Molti di noi
potrebbero scordarsi o anche rompersi senza rimedio in una…
battaglia.
–
Che facciamo? – Si chiedono gli uccelli di legno l'uno con l'altro,
mentre sotto di loro i syerdwin, protetti dall'Invisibile,
attraversano la selva senza neppure accorgersi della loro presenza.
–
Chi può battersi tra coloro che vivono nel bosco? – Chiede Maestro
Selestin.
–
L'amico di Basso Okme, Klog il Boldhovin, tanto per cominciare. –
Urla un fringuello- violino, sopran-Zwick.
Tutti
si voltano verso il corvo di legno che scuote la testa con rammarico.
– A parte che si tratta di una sola persona contro dieci, temo che
il mio amico come soldato valga molto poco. Dovremmo convincere la
Gwellyniuin Sibiell, nella cui casa riposa Klog, a parlare con alci e
cervi per convincerli a combattere contro i syerdwin. Ma le
gwellyniuin non amano occuparsi delle cose che riguardano il mondo
dei nati-dalla-terra e senza il loro intervento cervi ed alci non ci
daranno semplicemente ascolto.
–
Ma forse costoro sono solo i primi, altri ne seguiranno che
taglieranno gli alberi ed uccideranno gli animali per cibarsene.
Forse vorranno combattere una battaglia tra questi antichi alberi. –
Il tono angosciato della gazza-flicorno, Alto Mahoal, fa sussultare
il vecchio Bariton'Onodio, uno dei primi uccelli di legno costruiti
da Kerfilluan, un fagotto- cornacchia.
–
Chi vuol combattere qui? – Chiede il vecchio uccello. Tutti i
presenti scuotono la testa con dispetto.
–
Non stavi attento, Bariton'Onodio. – Puntualizza Maestro Selestin.
– Però, ora che mi ci fai pensare, tu godi di molta considerazione
presso le Gwellyniuin ("chissà perché" si sente dire nel
folto di un gruppo di scriccioli- violini.) Credo che sia tu la
persona adatta ad incontrare ed a convincere Sibiell. Insieme a Basso
Okme, che ha dimostrato più volte le sue capacità a trattare con
gli intrusi. Ho detto.
–
Smettila, tu! E lascia andare quel latte e miele! – Klog con un
gesto rapido della mano blocca la zampa del piccolo animale che si
vendica con un leggero morso.
–
Ahi! – Il boldhovin guarda la piccola volpe, apparentemente dedita
solo alla cura della sua grande coda, con disapprovazione.
–
Il latte e miele è un bene di tutti. – Sentenzia Plinio, il grande
gatto che Sibiell onora della sua amicizia e della sua ospitalità.
–
Sarà anche così per voi, che mangiate, ed in abbondanza, tutti i
giorni che gli dei mandano in terra. Ma per me non è così, non è
mai stato così e quindi mi riesce difficile fare il signore.
–
Che ragionamento volgare. – Osserva Matushka, la piccola volpe,
interrompendo per un attimo le cure della propria coda.
–
Essere così aggrappati all'esistenza, ai beni quotidiani, rende il
proprio orizzonte talmente piccolo… – Il gatto scuote la testa e
tace.
Klog
fa le spallucce ed intinge il biscotto d'avena nel latte e miele.
Dopo qualche secondo guarda il gatto, appisolato davanti al
caminetto: – Talmente piccolo cosa?
Plinio
sbadiglia, si stira e lo guarda con paziente sopportazione. –
Credevo fosse chiaro. Il fatto è che il tuo atteggiamento determina
le esperienze che ti capiteranno, le calamita, le sceglie, in un
certo senso.
–
Questa sì che è bella. Così sarei stato io stesso a mandarmi
all'accampamento di re Bartsodesch per essere appeso a testa in giù
su un falò.
Il
gatto lo guarda socchiudendo leggermente gli occhi.
–
Proprio così. – Risponde per lui Matushka. – Sembri un poveretto
che vive di espedienti e mette a stento insieme il pranzo con la cena
e quindi SEI un poveretto eccetera. Se non sembrassi così
sospettoso, zuffoso, rissoso, chiassoso, litigioso, scontroso e
pettegolo avrebbero scelto qualcun altro. Non c'è dubbio.
Klog
non replica e mangia un altro biscotto, ma senza la soddisfazione del
precedente. – Dov'è Sibiell? – Chiede con l'aria di quello che
vuole cambiare discorso.
–
Com'è il latte? – Replica sullo stesso tono Matushka.
– Tieni, a me è passata la fame.
La
piccola volpe si china sulla scodella e comincia a leccare il
contenuto con evidente soddisfazione.
–
Bravo. – Commenta dopo un po'. – Quest'azione ti pone insieme
nell'elenco degli stolti ed in quello dei saggi.
–
Mi avete preso in giro, vero, voi due?
–
Non necessariamente. – Plinio ha aperto gli occhi, di un bel giallo
ambrato, e parla lentamente, come se desiderasse che le sue parole
rimanessere ben impresse nella giovane mente del boldhovin. – Non
ricadere nello stesso errore, Klog. Chi crede che il mondo sia
formato solo da furbi e scemi prima o poi finirà nella seconda delle
due categorie. In quanto a Sibiell è nella stanza da té per
incontrare due uccelli- di – Legno che hanno chiesto di vederla.
Klog
scuote la testa con una smorfia. – Siete bravi a chiacchierare, voi
due. Il fatto indiscutibile è che il latte l'ha bevuto tutto
Matushka…
–
Tutto? – Chiede Plinio.
–
No, dolcino mio. Te ne ho lasciato un bel po'.– Risponde la volpe.
–
Bene. – Con un salto il gatto sale sulla tavola e si china sulla
scodella. – Dicevi, Klog?
Il
boldhovin apre la bocca per parlare, ma rinuncia e si alza da tavola.
– La stanza da té è di là, vero?
–
Proprio dritto davanti al tuo naso.
Subito
prima di uscire Klog fa in tempo a vedere il gatto e la volpe con i
musi vicinissimi, intenti a scambiarsi tiepide effusioni, cosa che
insieme lo indispettisce e lo fa sorridere. – Buon pro vi faccia,
fratellini. – Dice tra sé. – Un po' di latte non è un gran
prezzo, in fondo.
–
Buongiorno! – Lo saluta la gwellyniuin. – Ben sveglio, caro Klog.
–
Buon giorno Madre-sorella Sibiell. Buon giorno Basso Okme.
Con
loro è un altro Uccello che non ha mai visto, dal corpo di legno
reso scuro dagli anni, gli occhi piccoli acquattati dietro due lenti
piuttosto spesse, portate a cavalcioni del becco.
–
Klog, questo è bariton'Onodio. – Lo presenta Basso Okme. –
Bariton'Onodio questo è Klog, il Boldhovin, il nostro recente
ascoltatore.
Il
vecchio uccello fa un breve cenno laterale con il becco chiuso mentre
il Boldhovin abbozza un inchino un po' goffo, incerto sull'etichetta
di quelle circostanze.
–
L'idea è divertente, ma in questa stagione cervi ed alci sono
occupati con i loro amori e nei loro cervelli non c'è posto per
altro, purtroppo. Sarebbero capaci di interrompere la battaglia per
scontrarsi tra loro, dimenticando il nemico.
Spiega
Sibiell, mentre con le dita agili e leggere intreccia fili di paglia
colorati e raggi di luce a costruire una cesta- lampada. – Avete
pensato a Mille-Nomi?
Basso
Okme annuisce. – Purtroppo in questi giorni è Darighor, il grande
eremita- filosofo ed i Syerdwin potrebbero anche bruciargli la casa
senza ottenere da lui altro che consigli e lunghe tirate sulla
caducità di ogni cosa.
–
Capisco. E chiedere aiuto ai soldati ed ai maghi di Re Bartsodesch?
Bariton'Onodio
scuote la testa. – Quella strada non sappiamo dove ci porterebbe. E
se poi volessimo liberarci di loro, a chi dovremmo chiedere aiuto? –
–
È molto giusto.
Klog
che ha capito quasi subito qual'è il problema del quale i suoi amici
stanno discutendo sente l'improvviso desiderio di non essere più lì
per almeno qualche ora. Se è di combattenti che hanno bisogno lui
non è certo una prima scelta, ma può anche essere considerato un
seconda o terza scelta, tanto più vista l'assenza di altri candidati
a formare l'Armata di Canddermyn.
–
Scusa, Sibiell, ma gli Erbani?
La
Gwellyniuin ride mostrando gli incantevoli, piccoli denti. – Gli
erbani hanno in mente solo due cose, le loro piantine e l'amore di
noi Gwellyniuin. Se una delle due cose fosse davvero in pericolo non
avremmo soldati migliori, caro Basso Okme, ma convincerli di una
simile minaccia è impossibile.
–
Eppure… i Syerdwin non sono certo simpatiche creature e tutti sanno
che odiano i boschi e la terra. – Osserva con gravità
Bariton'Onodio.
–
Certo. I Syerdwin sono creature di mare, chiuse in un bosco si
sentono prigioniere come pesci presi in una rete. Se appena ne
avessero facoltà distruggerebbero Canddermyn come tutti i boschi di
questa metà del mondo. – Concede la fata. – Desiderate
assaggiare l'aroma del mio té?
I
due uccelli di legno annuiscono, incupiti e si chinano sulla scatola
del té aspirando fortemente il suo meraviglioso aroma.
–
Delizioso.
–
Incantevole.
–
Vi ringrazio, amici. È una ricetta di mia invenzione che contiene
anche salsapariglia, melissa, verbena, xamhin e radice di fashcol
secca e tritata finemente.
I
due uccelli di legno si guardano per un istante, sicuri che la ben
nota volubilità delle Gwellyniuin induca Sibiell a dimenticare il
motivo per il quale si trovano qui.
–
E tu figlio-fratello Klog hai qualche suggerimento da darci?
Il
Boldhovin guarda la fata incredulo. Evidementemente ella sta facendo
violenza alla propria natura, insistendo a parlare di quel problema,
quando sarebbe preferibile parlare di miscele di té, ceste-lampade e
mosaici di foglie e fiori.
Klog
la guarda con attenzione. Il suo viso sottile e pallido è
attraversato da ombre di sottili linee testimoni della fatica di
essere così concreta e seria, che rendono il suo volto levigato
simile a quello di una giovane donna. Gli occhi lunghissimi della
gwellyniuin sono velati e socchiusi e le labbra corallo serrate.
Il
Boldhovin sorride incerto cercando di risvegliare il suo sorriso, poi
non tollerando di vedere ancora Sibiell in quello stato prorompe in
un: – Vado io! Io solo li combatterò!
I
presenti lo guardano increduli mentre la fata ride scuotendo i
capelli del colore della felce. – Non ti sapevo così combattivo,
Klog.
"Nemmeno
io" Pensa il Boldhovin, subito pentitosi dell'inopinata audacia.
–
Ma, caro figlio-fratello, tu non sei che uno solo e poco esperto di
guerra. Chi ti affiancherà in questa tenzone?
Proprio
in quel momento entrano nella stanza Plinio e Matushka e il boldhovin
li indica deciso: – Loro! Loro combatteranno con me.
–
Prego? – Chiede il gatto guardando a turno i visi chini su di lui.
–
Si tratta di una nobilissima impresa, caro Plinio. – La Gwellyniuin
lo prende in braccio con qualche fatica e lo adagia sulle ginocchia.
– Si tratta di combattere per salvare la selva e noi tutti.
–
Combattere con chi? – Chiede la volpe, messasi a sedere ai piedi
della Gwellyniuin.
–
Ecco. – Bariton'Onodio si schiarisce la voce con imbarazzo. – Si
tratta di alcuni Syerdwin, diretti verso l'accampamento di re
Barstodesh.
–
Quanti alcuni? – Chiede il gatto.
–
Dodici. – Sussurra Klog.
–
E noi siamo…
–
Tre.
Il
gatto abbassa le orecchie e agita la coda mentre la piccola volpe fa
udire un leggero ringhio.
–
Avremo bisogno di alcuni incantesimi, cara Sibiell. – Osserva
Plinio.
–
Certo. – La fata sorride. – Non è splendido questo cesto-
lampada? Dove pensi che figurerebbe meglio?
Il
gatto chiude gli occhi per un attimo e li riapre fissando i due
uccelli- di – legno. – Dobbiamo consultarci. Venite con noi.
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