10.2.14

Ah, ma io non leggo


Flaubert sosteneva che gli era impossibile, da un punto di vista narrativo, riuscire a rendere personaggi insipienti, ignoranti, stupidi. Non riusciva a mettersi nei loro panni, a immaginarne le fissazioni, le fantasie, i sogni.
Questo accadeva a Flaubert e accade, nel mio piccolo, anche a me. Ormai da anni non mi capita quasi più di frequentare non-lettori. I miei amici e conoscenti rientrano massicciamente nella categoria dei forti lettori (dai 12 libri e più all'anno) ed è molto raro per me conoscere dei genuini non-lettori. Ma in realtà anche solo camminando per la strada, al mercato, in un supermarket incontro ogni momento un non-lettore. Una persona su tre, in sostanza, tenendo conto che abito in una grande città e non in un paesino da 2.000 abitanti, dove il rapporto sarebbe l'inverso, ovvero due non-lettori su tre incontri.
La realtà è quella che già conosciamo, nel corso del 2013 a leggere da un libro all'anno in sù è stato il 41% della popolazione italiana. A non leggere nulla il 59%. Il non-lettore tipo ha più di 75 anni (76% di non lettori), è maschio (il 63,4% non leggono), è del sud continentale (il 70% non legge), risiede in un paese con popolazione 2.000< (63,6). Ma, rimanendo nell'ambito delle statistiche, sarebbe anche possibile incontrare (una possibilità su cinque) un soggetto apparentemente insospettabile come un laureato (il 21,8% non ha letto nemmeno un libro nel corso del 2013). 
La percentuali dei lettori in Italia, comunque, non hanno mai raggiunto nemmeno lontamente il 50%. Anzi, dal picco faticosamente raggiunto del 46,8% nel 2010 siamo ritornati al 43%. La ragioni sono molte, ovviamente: la crisi economica e il costo medio delle novità librarie (16-17 euro) sono le più appariscenti, ma meno appariscenti ma altrettanto pesanti risultano essere la sostanziale mancanza di librerie nei piccoli e in molti medi centri – spesso prive di biblioteca o con una biblioteca nettamente sottodotata – il basso livello culturale della popolazione italiana, con una percentuale di laureati e diplomati pari mediamente alla metà (o anche meno) dei principali paesi dell'UE, la sostanziale mancanza di sostegno alla lettura da parte dei media, la carenza di iniziative in sostegno alla lettura da parte degli enti pubblici.
E l'esempio e il sostegno alla lettura non arriva certo dalla classe politica e imprenditoriale. Basterà ricordare il buon Tremonti (tra l'altro autore di un paio di libri) che sosteneva che «i libri non si mangiano»? E l'uomo di successo, secondo la vulgata contemporanea, non legge libri. Non si ferma mai, accumula denaro, donne, auto, cariche e pippa come un motore a reazione. 
Provate a immaginarne la conversazione.
I libri sono un genere per donne e per mezzi uomini un po' agé, più o meno come il sottoscritto. Infatti il maggior numero di forti lettori si raggiunge nella fascia di età compresa tra i 45 e 64 anni. Mentre tra i giovani maschi tra i 15 e i 17 anni la percentuale di lettori si ferma al 39% e nella fascia maschile di età tra i 25 e i 34 anni arriva faticosamente al 35%.
Ma i libri sono necessari? Sono fondamentali? Si può o no farne a meno?
Chiederlo a me è come chiedermi se potrei vivere altrettanto bene senza occhi e orecchie. Una semplice follia. Ma a quanto pare sono in molti a voler vivere senza vedere e senza ascoltare, più della metà della popolazione italiana. E con una percentuale anche più alta che non acquista quotidiani di nessun genere. Immaginare il futuro, comunque, non è un esercizio salutare. Per lo meno per un lettore. 
E con l'attuale distribuzione del PC e di internet in Italia nemmeno gli e-book riusciranno a risolvere il problema della lettura in Italia.

 

12 commenti:

Argonauta Xeno ha detto...

Iniziato a lavorare, il campione di umanità che frequento è mutato radicalmente. I lettori si attestano a una percentuale più che dignitosa e alcuni sono anche piuttosto forti, ma c'è anche chi non vede un libro da anni e non ne sente la necessità. Come potrebbe, se non ha mai letto? Sono perlopiù persone perse a scuola. Fra parentesi, non posso fare a meno di ricordare che ho avuto anch'io un lungo iato, più di un anno, quando andavo all'università. Forse qualcuno ha semplicemente smesso, venendo meno gli stimoli o in un momento di crisi?

Nick Parisi. ha detto...

Si, come dice il buon Salomon qualcuno può tranquillamente aver smesso di leggere, per mancanza di stimoli o in un momento di crisi.
A me però preoccupano tutti gli altri, cioé coloro che non hanno mai letto e che non ne sentono il bisogno.

Boh non so mah ha detto...

@Xeno
Un'anno di "fuga" dalla lettura? Pensa che io dai 20 ai 30 avrò letto in tutto una trentina di libri, perché troppo occupato nell'avvio della softwarehouse... e mi rendo conto di aver perso troppo.
Adesso mi attesto sui 30/40 volumi all'anno e so che non recupererò mai i capolavori che mi sono perso per strada :( però ci spero sempre!

Io, come dice Nick, capisco per esperienza personale chi passa dei momenti "no", però non leggere mai è davvero di una tristezza infinita.

Poi ci sarebbe anche la questione "qualità" oltre alla "quantità", ma credo che qui ci sia chi ne sa più di me ;)

Massimo Citi ha detto...

@SX: "persone perse a scuola". Vero, verissimo. La profonda antipatia che può creare un cattivo approccio alla lettura in età scolare può allontanare qualcuno dalla letteratura in modo quasi definitivo. Solo che i libri esistono e il vero, grosso problema è anche quello di non avere avuto sottomano un biblioteca personale appena decente. E genitori che leggevano o non leggevano. Comunque non credo che un (forte) lettore possa diventare un non lettore. Per chi legge da uno a tre libri all'anno il discorso è però diverso, nel senso che è sempre possibile che "saltino" un anno dal momento che la lettura non è per loro un'esperienza davvero appagante.

Massimo Citi ha detto...

@Nick: appunto, non riesco a immaginare una giornata senza almeno leggere poche righe. E una settimana, un mese, un anno, una vita? Sì, c'è di che sentirsi molto preoccupati

Massimo Citi ha detto...

@Eddy: rilassati, io ho perso molti libri "importanti" nella mia vita e non credo che riuscirò mai a recuperarli. Personalmente non mi è mai capitato di attraversare dei momenti "no", ma anche il lavoro che facevo aveva il suo peso.
La quantità e la qualità sono temi particolamente complicati in questo discorso sulla semplice quantità di libri letti. In ogni caso mi sembra evidente che la produzione media degli ultimi due-tre anni sembra fatta apposta per inseguire i deboli lettori, ovvero per creare best-seller a ogni costo riducendo la qualità media dei libri pubblicati. Uno dei tanti esempi di una crisi in atto.

Paolo ha detto...

Come lettore MOLTO forte non faccio testo, anche per i miei interessi "di nicchia" (quando mia sorella riceve la mia wish list natalizia la sento sbuffare anche senza telefono). Ma l'avversione alla lettura è un problema serio e mai seriamente affrontato, non solo nella scuola in cui nasce (o si sviluppa).

Massimo Citi ha detto...

@Paolo: vero, ecco la parola giusta: «avversione». Non si parla tanto di pensionati loro malgrado cresciuti analfabeti ma di individui giovani, mediamente istruiti e non privi di qualche spicciolo. I libri sono troppo lenti? Non parlano? Non trasmettono foto? Rafforzano la solitudine?

Argonauta Xeno ha detto...

@Max, pardon, hai ragione. Vedi? Io i libri ce li avevo e tendo a darli per scontato in un contesto famigliare.

Lucrezia Simmons ha detto...

@Max nonostante siamo uno dei Paesi con la più alta densità di siti dedicati (spesso male) alla cultura, siamo un popolo di non lettori. Vai in una qualsiasi linea della metropolitana di Londra e troverai libri ovunque, dal mattino presto, per tamponare i tragitti e le inutili attese.
Quindi? Quindi siamo un popolo mediamente ignorante, attirato più dagli smartphone che dai libri in qualsivoglia forma.
Lo sperimento ogni giorno. Con le persone si può parlare di cose lievi, ma quando subentra un dibattito più filosofico o letterario ti guardano come se fosse una rompicoglioni altezzosa.
Sicchè, ho smesso di condividere questi interessi dal vivo. Lo faccio qui, nella rete, con voi.
Sono Lucrezia e leggo libri (ormai è un vizio che ho da diversi decenni).

Massimo Citi ha detto...

@SX: purtroppo esistono molte famiglie che non hanno nemmeno un libro (uno!) in casa, più o meno un 20% (dato citato a memoria, ma credo abbastanza giusto) e un altro 40% che ha meno di 50 libri in casa. Come dire che se anche ti venisse voglia di leggere un libro dovresti necessariamente uscire e andartelo a comprare. Il che, per persone che non leggono o leggono poco - e magari stanno in un paesino - è un'operazione improba.

Massimo Citi ha detto...

@Lady Simmons: sì, siamo un popolo di non lettori. Non solo, leggere fa di te un asociale, uno moscio, uno lento, uno che non apprezza la compagnia. Ed è molto raro incontrare qualcuno in metro o sul tram che legge, al massimo una persona o due su una cinquantina. E ciò che viene letto è spesso un testo o le fotocopie di un testo. Concordo, è più facile e più produttivo parlare delle proprie letture on line, anche se, fatalmente, ci troviamo soltanto tra forti lettori.