4.2.19

Calibanoventisette. Popolo bue

 
– Due, ma perchè DUE flotte? – Si interroga ad alta voce E. Un po’ spenti i suoi compagni non alzano nemmeno la testa dal piatto.
– Non é poi male questa roba. – Osserva Mirella, il cucchiaio infisso nella razione di emergenza tipo FR-29 “all’aroma di asparagi”, come è scritto sulla busta argentata.
Tre paia di occhi la fissano biechi, appartenenti a E., Rumpus e Pelagio. Manca Conan, invitato sulla “Ninetta” da Doppio Kuemmel.
– Sembrano i bocconcini Lillomiau della vecchia casa.– Commenta sardonico Rumpus. Il micione effettivamente parla e ancora adesso, dopo tre settimane di convivenza, E. sussulta.
Rumpus arrota la erre e il suo accento è un po’ cantilenante ma per capirsi si capisce benissimo. Forse è vero che ha sempre parlato, come sosteneva Mirella, ed era lui a non capire. Per comunicare bisogna essere in due: uno che parla e l’altro che si rende conto che gli stanno parlando. È come in certi disegni: puoi prenderlo in mano per quarant’anni e sembra sempre un guazzabuglio di linee senza senso, poi un giorno lo guardi al contrario e ti chiedi come hai fatto a non riconoscere l’immagine per tutto quel tempo… “Cos’ha da miagolare quel coso?” Eppure sarebbe bastato abbandonarsi, sentire più che udire e i miagolii di Rumpus sarebbero diventati commenti ai fatti del giorno e irriverenti osservazioni di uno spirito libero.
“Mi spiace di non esserti mai stato a sentire, Rumpus.” Ha sempre in mente di dirglielo ma poi esita, esita e non lo fa.
– Qualcuno é in grado di rispondermi? – Sbotta – Perchè due flotte?
– Non lo so. – Pelagio osserva il frammento verdastro intercettato dal suo cucchiaio e si chiede se sia il caso di ingoiarlo.
– Forse vogliono essere ben sicuri. – Dice Mirella. – Sicuri di non lasciare proprio nessuno vivo, intendo.
– Bello spreco. – Rumpus interrompe le sue operazioni di pulizia. – Come schiacciare uno scarafaggio con due piedi quando ne basta ed avanza uno.
Pelagio annuisce. – Ha ragione Rumpus: é già uno spreco la più piccola delle due flotte.
– Hanno qualcosa in mente i tuoi capi? – Azzarda E. ancora scioccato dalla teleconferenza della sera precedente. Non che i titolari della Satan & Soci siano poi così brutti, basta farci l’abitudine, ma tutti insieme – un satanasso, un grillo alto due metri, un lucertolone col monocolo e un androide incanutito – possono rendere inquieto qualunque pacifico terrestre.
– Hanno qualche progettino, credo, ma temo non avessero calcolato la presenza di due flotte invece di una (“grande occasione!” Borbotta Rumpus). Satan…
– Satan qual’é? – Lo interrompe E.
– Quello grande e grosso, con coda, corna e zoccoli.
– Già, che domanda cretina, con quel nome…
– Cosa c’entra il nome? Nella lingua di Gomorra Satan significa, se non sbaglio, “il Pacifico”.
– È colpa delle tue letture. – Insinua Mirella. – E. ha letto troppi libri di occultismo, magia eccetera. La casa editrice “Sinistro Presagio” probabilmente vive solo dei suoi soldi.
– Sei un nostro cliente? – Pelagio lo guarda e per la prima da volta quando é comparso nel romanzo sembra aver voglia di sorridere.
– Come sarebbe a dire un VOSTRO cliente?– Allibisce E.
– La “Sinistro Presagio” é di proprietà della Satan e soci. Fenomeni inesplicabili, sopravvivenza post-mortem, magia bianca e nera, pornografia per poveri. 

 
E. si é fatto di un bel colore ciliegia, mentre Rumpus e Mirella si guardano senza parlare e, per il momento, senza ridere.
– Il guaio é che la casa editrice nonostante costi poco rende anche pochino. – Continua Pelagio. – I libri sono redatti a tempo perso dall’ex-professore di educazione fisica di Neurite, copiando da romanzi dell’orrore, da qualche film di serie B, dalle cartelle cliniche che gli passa un cugino psichiatra e per il resto inventando. Ha un certo talentaccio, anche se i membri della Società si sono lamentati per essere stati inseriti senza permesso come entità malefiche in quasi tutti i testi. Fatto sta che i libri si vendono solo su Foxtrot, pardon sulla Terra, ai Bamba di Eleuterio ed in altri due o tre sistemi. L’unico vero successo é l’Annuario “Torture ed Umiliazioni nella galassia” che non costa quasi nulla perché i servizi li mandano i lettori e si vende benino. Cosa c’é?
– Niente.
E. ha tollerato quotidiane umiliazioni e sofferenze nascondendosi tra le pagine dei libri della “Sinistro Presagio”, sorretto dalla convinzione che la redazione fosse formata da intrepidi e rigorosi investigatori dell’occulto, scienziati che avevano gettato alle ortiche l’opprimente ortodossia scientifica, mistici sublimi, Lama tibetani, giornalisti sinceri, archeologi scomunicati e boicottati.
Adesso buona parte della sua visione del mondo é non solo sconvolta, ma anche ridicolizzata. “Un ex-professore di ginnastica, Gesù.”
– Dai, E., non fare quella faccia, te l’ho sempre detto che erano tutte balle.– Mirella tenta di consolare il cugino, tetro e pallido come il prence Amleto. – Puoi sempre consolarti con il calcio.
– Come no. – Mormora Rumpus. – Anche con la Palla prigioniera e l’Hula hoop. –
– Il calcio, già. – Dice Pelagio, con allarmante consapevolezza.
E. si volta di scatto. – Cosa vuol dire: “Il calcio già”?
– Niente, niente… – Pelagio si fa piccolo piccolo e finge di nutrirsi con passione dell’FR-29.
– Pelagio. [esitazione drammatica] Pelagio voglio sapere la verità.
Il pilota guarda E., poi Mirella che gli rende uno sguardo allarmato ed infine Rumpus, comodamente seduto sulle zampe posteriori, la coda ordinatamente avvolta intorno al corpo ed un’espressione generale di profondo, maligno benessere.
– Diglielo, diglielo, Pelagio. Sciogli il segreto. – Lo incita il micio e Mirella si stupisce di non vederlo scomparire poco a poco a partire dalla coda come lo stregatto.
– Il fatto é… – Il tartoide si schiarisce la voce. – Il fatto é che durante le partite internazionali le navi della società potevano compiere le proprie missioni molto meglio, senza preoccuparsi eccessivamente di incontrare qualcuno, così…
– Così…
– Così abbiamo cominciato ad entrare nelle trasmissioni TV di Fox..della Terra ed a trasmettere partite false. Bastava introdursi nella rete di comunicazioni delle TV principali, avvisarle che sarebbe andata in onda la tale partita, telefonare ai giornali...
– Ma i giocatori, le società! – Lo interrompe E.
– Si avvisavano le persone giuste. Era un’abitudine anche per loro, un segreto tra galantuomini, per così dire. Le società beccavano i soldi della diretta senza rischiare nulla, i giocatori pure, i giornali i soldi dei lettori e tutti erano felici, tifosi inclusi, anche se i biglietti di quelle partite lì erano sempre esauriti.
E. resiste alla tentazione di chiedere quali partite in particolare la Satan abbia inventato e si strofina gli occhi. Forse non è ben sveglio.
– Non è possibile, non è possibile! – Urla. – E le trasferte? Le virili amicizie? Le bevute, le zuffe con tifoserie avverse, il ritorno in torpedone cantando, gli incontri al bar la mattina dopo, i commenti tecnici e le acute disanime? Eh? Eh?
Pelagio si stringe nelle spalle. – Suggestione post-ipnotica. Ricordi indotti. Non mancava nulla e poi le partite che metteva insieme Mesmer…
– Chi é Mesmer?
– Lui. – Pelagio indica una delle tastiere del computer di bordo. – Mesmer é una subroutine del sistema operativo principale di Mater, una specie di doppio. Il programma l’ha fatto un compagno di scuola di Ghia, accoppiando la registrazione dei moti browniani degli atomi di idrogeno ed ossigeno in un bollitore per il tè e le registrazioni di partite vere..
– E gli arbitri, i guardialinee?
– Impurità. – Spiega Pelagio.
– E il pubblico?
– Gli atomi metallici del bollitore. Le partite di Mesmer, dicevo, erano le migliori, quelle dove i giocatori correvano davvero, c’erano tanti gol e nessuno si risparmiava…
– Credo che andrò a dormire. – E. pronuncia la frase con falsa disinvoltura, saluta con un leggero inchino tutti i presenti, Rumpus compreso, ed esce di scena.
Lo seguo mentre si dirige verso la Sala delle Lettere.



– Edoardo?
Niente, come se neppure avessi parlato.
– Edoardo ci sei?
– Ah, sei tu. – Esala l’ossuto quasitrentenne, dimenticando persino i modi acidi e ostili che mi riserva ultimamente.
– Come va?
– Ma é vero? – Mi chiede.
– Temo di sì.
E. guarderebbe verso le profondità del cielo, per chiamarle a testimoni dell’enormità della rivelazione ma, dal momento che sopra di lui c’é soltanto il soffitto di materiale plastico, rinuncia e fissa il vuoto come faceva a scuola tanti anni prima.
– Tu mi odi. Mi hai messo in questa storia assurda per distruggere la mia vita, perchè tutti ridano di me e dei miei interessi.
– Proprio tutti no. – Minimizzo. – Solo quelli che la leggeranno.
– Allora sono a posto. – E. è diventato amaramente ironico. Mai visto così. – Permesso.
– Vabbè. Lo sapevo, e allora? Vuoi farmi causa? Accusarmi di corruzione di maggiorenne?
– Ho detto permesso. – Mi guarda con espressione omicida e mi faccio in là. Poi vedo Mirella venire nella mia direzione, seguita dall’immancabile Rumpus e decido che non sono io a dovermi preoccupare della riparazione di cuori infranti. Conformemente scompaio.
– Con chi parlavi? – Chiede Mirella al cugino.
– Da solo.
– Cosa fai?
– Vado a meditare, come diceva Pelagio.
– Ma và. – Mirella gli assesta una botta sulla spalla e sorride maliarda.
E. per una volta ha solo un attimo di esitazione, dimentica i falsi eroi del calcio e l’occultismo immaginario di Philemus per abbracciare Mirella con modi che sarebbero più consoni a Clark Gable.
Quindi la bacia, sollevandola da terra di qualche centimetro. Dopo il bacio, un bacio da cinque pallini bianchi (critica) e cinque neri (pubblico), Mirella scuote la testa e lo guarda di brutto.
– No. – Dice.
– Va bene. – E. racimola tutta la sua dignità e si gira, diretto al più vicino sportello per il vuoto.
– Dove vai adesso?
– Cosa te ne importa?
– Non mi devi sollevare quando mi baci, mi fai sentire troppo piccola, capito? Non farlo più.
E. impallidisce, si copre di sudore, vede le pareti oscillare come se un altro frugafango stesse palleggiando con la nave e fa un cenno di diniego talmente netto da oscillare come l’albero di una nave in gran tempesta.
– Non lo farò più. – Promette.

Qui, come Liala, chiudo la porta della camera da letto e mi dileguo.
Per quanto riguarda gli altri ospiti della nave:

– Pelagio é andato a dormire, ancora un po’ a disagio per quello che ha detto ad E., ma eccitato per la possibilità di vestire di nuovo i panni del vero pilota di astronave.
– Rumpus, dopo una breve esibizione vocale diretta ad ipotetiche mice e ad altrettanto ipotetici rivali, é andato a fare le boccacce ad un puntata di “Lassie” trasmessa da TeleSirio.
– Conan, infine, è rimasto a bordo della Ninetta con D.K..



Oppio ai popoli

Ma quali sono gli sport preferiti dai galattici, che sembrano avere così poco rispetto per il Calcio?
Esiste tra loro uno sport altrettanto popolare, in grado di creare cocenti passioni e che sia l’unica cosa veramente pulita tra i tanti dispiaceri e le brutture della vita quotidiana?
Possibile che non abbiano cose come i mondiali di calcio, con i loro corollari di pestaggi di tifosi, speculazioni, discorsi ufficiali dei membri più screditati della classe politica, costruzioni affrettate di stadi inutili, riciclaggio in enti sportivi dei membri più ributtanti del sottogoverno? Possibile che non sappiano apprezzare tutto ciò?
Certamente qualcuno tra chi mi legge ha in mente queste domande, anche se magari non esposte proprio così.
Ebbene la risposta è sì: i galattici hanno una miriade di sport in compagnia dei quali trascorrere la domenica pomeriggio e che danno un motivo di consolazione al lunedì mattina.
Tra i principali: il Volano Infraluce, il Phlebed, la Palla Interrata, il Kôôô-j, il Ga-din’gott, il Minace, la Espladia in versione Fshi ed in versione Varda, il Corridoio e la Moscacieca Tentacolare (solo per possessori di più di quattro braccia).
La prima differenza fondamentale nella pratica di questi sport tra i galattici e i terrestri è che l’uso di sostanze chimiche stimolanti, doping, alcaloidi, anabolizzanti di ogni tipo ecc. ecc. è non solo permesso ma addirittura, in alcuni casi, tassativo.
Questo genere di regolamento è stato varato dalla Federazione Intersistemi Galattica (F.I.G) dopo che tre edizioni dei Campionati Pangalattici di Phlebed sono stati annullate perché tutte le squadre partecipanti, tranne quella Kerrabbia, sono risultate positive all’antidoping.
Nell’ultima edizione i Kerrabbia, stanchi di vedersi negare la coppa Kuberten, hanno sterminato completamente gli abitanti del pianeta che ospitava il campionato, i pacifici ed industriosi Tredicisti, così detti per ricordare il numero di individui minimo per la procreazione.
All’obiezione che sarebbe stato sufficiente escludere i Kerrabbia ai campionati sportivi della galassia, la F.I.G. ha risposto «Provateci un po’ voi ad impedirglielo.» A quest’osservazione non sono seguite ulteriori discussioni.
Ulteriore differenza tra le nostre competizioni sportive e quelle dei galattici è l’esistenza di gravi pene per i membri di una squadra che non abbia vinto perlomeno un premio.
Ovviamente questo ha portato alla proliferazione dei premi.


Per esempio nel Ga-din’Gott, un gioco nel quale due squadre di sedici elementi dotati di lunghe pertiche devono sospingere un pallone di forma ovoidale e del diametro di un metro e mezzo all’interno dell’area avversaria senza entrare in contatto fisico con avversari o compagni di squadra, esistono tanti premi quante sono le squadre partecipanti.
Oltre al premio alla squadra che ha realizzato il maggior numero di Gott, c’è il premio per la squadra che ha sfoggiato le pertiche più eleganti, il premio per la squadra che ha saputo perdere con più stile, il premio per la squadra che ha compiuto meno falli e quello per la squadra che ne ha commessi di più, il premio per la maggiore grinta e quello per la maggiore remissività e così via fino ad esaurire le squadre partecipanti.
In quanto alle tifoserie, dopo aver constatato che nulla di serio poteva essere fatto per evitare la violenza negli stadi, su molti pianeti si è deciso di permettere l’ingresso unicamente ad individui armati, allontanando padri di famiglia, anziani e bambini.
L’invasione – pacifica o no – del campo è diventata uno sport autonomo con regole proprie in diversi sistemi molto progrediti della galassia, con il nome di Minace. In questo sport gruppi pressoché uguali di tifosi contrapposti devono riuscire a estrarre un individuo vestito di nero ed armato solo di un fischietto ad ultrasuoni da un labirinto sotterraneo di cemento.
Nel Kôôô-i, una sorta di palla prigioniera combattuta facendo uso di palle di gomma piena tra squadre chiuse in armature lucenti, la presenza fisica del pubblico è severamente vietata in quanto il regolamento del gioco, nato da una cerimonia religiosa dei Ramrri di Ramur, prevede la mutilazione delle braccia al giocatore eliminato, se scorto da estranei. Questo ha fatto sì che, date le esigenze di ripresa televisiva, i giocatori indossino splendide maschere per non essere riconoscibili ed assumano nomi di fantasia, rendendo il Kôôô-i, il gioco più raffinato della galassia, prediletto da artisti, attori e scrittori.
Ma esistono giornali sportivi, miti sportivi, insomma tutto ciò che rende lo sport degno di essere seguito e commentato?
Ovviamente sì. Non solo, i campioni sono spesso chiamati al governo dei sistemi nei quali sono nati, in base all’argomentazione che “Per avere un brutto coglione che ci governa, tanto vale averne uno bello, atletico e famoso”
Stranamente questi sistemi finiscono spesso per essere governati meglio degli altri, data l’abitudine dei campioni sportivi alle domande cretine dei giornalisti e la dimestichezza con la notorietà, la piaggeria, il successo e la ricchezza.
Per toccare infine il triste argomento della corruzione ci si può riferire al regolamento del Corridoio, gioco nel quale le squadre possono subire improvvise variazioni di formazione sulla base delle promesse fatte ai giocatori durante i quattro intervalli previsti per consentire a loschi individui di avvicinare gli atleti negli spogliatoi e offrire loro forti somme per tradire la propria squadra. Il tradimento, evidenziato dal cambio dei colori della maglia, può essere sventato da controproposte in denaro di parte di altri loschi individui durante l’intervallo successivo e così via, in modo che il gioco sia sufficientemente equilibrato.
Il Corridoio è attualmente uno dei giochi più amati dai galattici, che venerano come eroi i campioni in grado di cambiare ad ogni intervallo il colore della maglia, realizzando un punto per la loro squadra e nel tempo seguente un punto per la squadra avversaria.
L’ingresso in campo del reato ha reso il gioco elettrizzante ed esistono commissioni galattiche che studiano la possibilità di introdurlo anche in altri giochi, nonostante la strenua resistenza dei soliti illusi che difendono la “Purezza dello sport”, irrisi e dimenticati dalla grande massa dei VERI sportivi.



La guerra dei Mondi

La consueta, rassicurante immagine del conduttore di “Domenica anch’io” oscilla paurosamente, vibra, salta ed infine viene frullata in una successione di linee diagonali che attraversano velocissime lo schermo. Conduttore, ballerine in costume da ussaro – privo dei pantaloni – del reggimento “Testa di morto”, il candido pensionato di Belluno ed il prestigiatore che ingoia uova sode per poi estrarre galline adulte da cestini rovesciati scompaiono così alla vista dei telespettatori, trasformati in un vorticante impasto multicolore.
– Dev’essere saltato il ripetitore. – Osserva Papà dopo i rituali quarantacinque secondi di muta speranza. Non accenna ad alzarsi comunque, e Mamma agita il ferro da stiro inveendo contro il vicino di casa ed il suo nuovo asciugacapelli.
L’immagine televisiva si spezza e si ricompone più volte sul balletto impegnato in una coreografia della battaglia di Waterloo.
– C’é un disturbo. – Dichiara pleonasticamente Papà, il cervello ingrippato dalle salsicce con peperonata servite a pranzo.
– È quel cretino del vicino. – Insiste mamma.
Il segnale del programma nazional- popolare é nel frattempo completamente naufragato nelle onde che attraversano lo schermo.
– Giro? – Chiede Papà.
Nessuna risposta.
Incoraggiato papà diteggia il telecomando sul canale che trasmette “Semprecalcio”. Niente, ancora onde. Altro canale, stesso risultato. Altro canale, poi un altro, un altro, un altro…
– È partito il tubo catodico. Potremmo andare al cinema, magari…– Non che ne esulti papà, ma stare a casa? Loro due? E a fare che, poi?
Ma mamma non vuole abbandonare l’ipotesi dell’asciugacapelli del vicino.
– A un certo punto lo spegnerà. – Mormora sicura. – Poi si sistema.
Passa un minuto, della durata soggettiva di una mezz’oretta, poi il quadro si stabilizza.
– Vedi, adesso va a posto. 


POPOLO DI FOXTROT! – Il fratello gemello di di Bugs Bunny, in abito nero, camicia zafferano ed elegante sciarpa di seta bianca, inquadrato a mezzo busto seduto a una scrivania, sbircia su un foglietto che una mano ha posato alla sua sinistra, guarda in macchina e tossisce. – Scusate. POPOLO DELLA TERRA!
– Gira. – Dice mamma. – È un programma per ragazzi.
Papà pensa che é meglio uno sceneggiato per ragazzi delle facce da rimbambiti cuorcontenti di “Domenica Anch’io” ma è uso a ubbidir tacendo.
…DOLENTI DI COMUNICARVI… – Bugs Bunny sta leggendo il suo messaggio anche sul canale 1.
– Ti ho detto di girare.
– Ma HO girato.
– Dammi qua. – mamma pignora il telecomando e compone il numero dell’amato programma della domenica.
…IN BASE ALLE DECISIONI DELLA COMMISSIONE GALATTICA SULLE TRASMISSIONI EXTRASISTEMICHE…
Mamma compone inviperita altri numeri, continuando a ricevere solamente l’immagine di Aquila Yò-yò.
LE VOSTRE TRASMISSIONI SONO STATE GIUDICATE DA UN’APPOSITO GRUPPO DI STUDIO… – Aquila Yò-yò per leggere ha infilato un paio di occhialini rotondi senza montatura, diventando una specie di incarnazione umanoide della Lepre Marzolina. – UN CONCENTRATO DI IDIOZIA INTOLLERABILE E DANNOSA PER QUALUNQUE CREATURA APPENA DEGNA DI ESSERE DEFINITA SENZIENTE…
– È uno scherzo. – Ridacchia papà. – Cabaret.
– Ma, su tutte le TV, ti pare possibile?
– È per movimentare il palinsesto. Chissà quanti saranno convinti che sia una cosa seria. E invece…
… UN INSIEME DI MELENSAGGINI CONDITE DI CATTIVO GUSTO, SFOGGIO DI AVIDITA’, POVERTA’ DI IDEE, DEMAGOGIA, SERVILISMO, FALSITA’, DEFORMAZIONI, PURE E SEMPLICI MENZOGNE…
Papà sogghigna senza ritegno. – Senti che roba, é tutto vero, verissimo!
Mamma corruga le sopracciglia e scuote la testa: – Mah.
… MEDIOCRI ESIBIZIONI MUSICALI, SCIATTERIA, ARROGANZA, PIAGGERIA, VOLGARITA’
Bugs Bunny solleva la testa dal foglio e guarda alla sua sinistra. – Qui ce n’é per altre tre pagine. Magari é meglio passare al seguito, eh?
Incomprensibile borbottio fuori campo.
– Ah sì? Allora vientelo a leggere tu. – Aquila Yò-yò si alza a metà dalla poltrona.
– Fai cosssì. – Sibila una voce ed il coniglioide si risiede.
SCUSATE L’INTERRUZIONE! – Urla.
Papà si sganascia dal ridere ed anche mamma finalmente sorride.
SICCOME QUA SIAMO CONVINTI CHE SIA TEMPO PERSO DARVI UN’ALTRA POSSIBILITA’ COMINCIATE PURE A FARE FAGOTTO, VI AVVISO FIN DA ORA CHE TUTTI GLI IMBECILLI CHE HANNO AVUTO A CHE FARE IN QUALCHE MODO CON LA TV ANDRANNO A FORMARE IL PIATTO FORTE DEI CUCCIOLI DI SCORPIONE-TIGRE, UNA SPECIE A RISCHIO DI ESTINZIONE. IN QUANTO AGLI ALTRI QUALCOSA NE FAREMO, PUR ESSENDO CONSCI CHE GENTE COME VOI, CAPACE DI APPREZZARE UNA TV DEL GENERE, DEVE COSTARE BEN POCO AL CHILO. LO SPAZIO È PIENO DI ASTEROIDI E DI SEMPLICI CIOTTOLI RICCHI DI METALLI UTILI, COSA CHE NON SI PUO’ DIRE DI VOIALTRI. BUONASERA.
– Era buona? – Chiede Aquila Yò-yò all’Ortosinclino.
– Sssì. Ssperiamo che quesssto ci permetta di prendere tempo con Sssirio e con la Fondazione. Sssecondo me bissognava passsare ssubito ai fatti ssenza tante chiacchiere.
– Diplomazia, caro mio. Se vuoi ripulire il pianeta dai parassiti che ci abitano devi avere un buon motivo, almeno un motivo che vada bene per i giornalisti. Quelli di Sirio ne hanno trovato uno ottimo e che ci fa anche fare bella figura con gli intellettuali.
– Sssarà.
– Bah, comunque i loro programmi sono vomitevoli davvero.
– A me non sssembravano poi tanto male, particolarmente i cartoni… – L’Ortosinclino intercetta lo sguardo disgustato di Aquila Yò-yò e si gratta il naso. – Comunque adesssso vedremo.
Pochi minuti e mamma-papà attoniti guardano un giornalista TV che legge un comunicato dell’ONU.
– In merito alla trasmissione apparsa contemporaneamente su tutte le TV mondiali siamo in attesa di ulteriori chiarimenti…
Nuova interferenza ed ecco ancora E. in contemporanea su tutti gli schermi planetari. Questa volta si è pettinato.
– Gente della Terra io sono Edoardo Brizzi, un membro della vostra specie. Quanto avete udito dallo speaker del Parlamento Galattico non avverrà, ripeto, non avverrà.
– EDOARDO! – Esclamano all’unisono mamma e papà, felici ma anche indignati con lui che in tutte quelle settimane non s’é più fatto vivo neppure per telefono.
– Ci sono amici pronti a combattere per difendervi. Non disperate, mantenete la calma, la battaglia per la difesa della Terra comincia solo ora.
Mamma e papà si guardano perplessi, addirittura un filino inquieti.
– Sembra dire sul serio. – Dice mamma.
Papà scuote la testa. – Orson Welles nel 1930 ha convinto gli americani che i marziani stavano invadendo la Terra. Dev’essere una cosa del genere, uno scherzo.
Nel frattempo l’immagine di E. é stata sostituita da quella di un caimano con spalle da giocatore di football americano, abbigliato con una divisa nera e lucida e decorato con una serie di medaglie che scompaiono oltre il limite inferiore dello schermo.
– Buonasera, io sono l’Ammiraglio Exilir Torrismond Qvatten, comandante la Quarta Flotta d’alto spazio Kerrabbia al servizio del governo e del popolo di Sirio e della Fondazione per la Difesa della Panlingua. Ho il dovere di comunicarvi che i vostri diritti in quanto razza senziente sul pianeta denominato “Terra” sono stati riconosciuti non validi a causa della qualità insopportabilmente bassa delle vostre trasmissioni televisive. Conseguentemente devo informarvi che il pianeta sarà distrutto non appena possibile. Vi ricordo inoltre – ma lo faccio per puro senso del dovere – che eventuali petizioni o appelli possono essere inoltrati presso il tribunale di competenza del settore galattico, nel vostro caso sul pianeta Buoncuore, nel sistema Taraxacum.
Il caimano apre la bocca e mostra un’agghiacciante chiostra di denti. Probabilmente crede di sorridere. – Comunque non contateci. Buonasera.
Papà ride.



ONTOLOGIA DELLA STUPIDITA’
In: “Enciclopedia Galactica” rif. 200A7-960K#-0000
cod.trans. oY-APD/0
Ind.: Stup/ont.TX
Scaruff.TX
Luciobatt.TX
Compilatore: Faudo Thinbam Esq.

La stupidità, ovvero l’inibizione a comprendere ciò che avviene ed a costruire proiezioni verosimili sui possibili sviluppi di un evento è uno dei problemi che accomuna tutte le razze, tanto o poco senzienti, della galassia.
Lungamente considerata una caratteristica personale o comunque di tipo familiare – tipico l’archetipo della “famiglia di stupidotti”, rumorosi, inquinatori, dallo stile di guida caratteristico con veicolo ai venti all’ora ed al centro della strada – la stupidità è divenuta negli studi più recenti di autori come Grausignac, Ah’ArA’aH, Henry Cabot-Lodge, Wolgin 1177 e del professor Stiffelius e coll. un fenomeno ben diverso da una semplice rappresentazione fenotipica come il naso aquilino o una screziatura indaco ai tentacoli.
Grausignac, in particolare ha indicato alcune caratteristiche fondamentali della stupidità così sintetizzandone la fenomenologia:
“Tutti possono essere, sono stati o saranno stupidi in un momento t + di t della loro esistenza materiale. La durata ed il valore numerico della stupidità S al t di tempo è in rapporto al vantaggio sociale insito nel valore di S (t + di t ).”
Questo aver dato un valore sociale alla stupidità come risposta di adattamento, che, come affermò il grande sociologo Marcandal: “Ha rovesciato la dialettica sulla stupidità, dandole finalmente gambe su cui marciare” è stato aspramente criticato da Wolgin 1177, che nel suo trattato “Sociobiologia della Stupidità” ha rigettato qualunque approccio sociale al problema, definendo la stupidità come «Espressione fenotipica di tratti di genoma privi di valore adattatativo.» Ed aggiungendo: «D’altro canto basta guardare come il professor Grausignac esce da un parcheggio per giudicare la sua teoria».
Nell’animato dibattito che ne è seguito ha trovato spazio e sostenitori anche la teoria di Ah’ArA’hA, uno Sproull ergoplastico, autore del famoso paradosso dell’Albero:
«L’Intelligenza è come un albero, ricca di sviluppi e diramazioni, in grado di crescere ed autoalimentarsi. Ma anche la stupidità ha queste caratteristiche. Conseguentemente non è possibile definirla come stato, ma solo come processo.»
Nel tentativo di dimostrare sperimentalmente la processualità della stupidità due assistenti di Ah’ArA’hA hanno voluto ricostruire in laboratorio un processo mentale stupido, cercando di cuocere un uovo nell’elio liquido. Ipotesi di partenza fu l’osservazione: «Un uovo cuoce dentro qualcosa che bolle». L’esito dell’esperimento, giudicato da alcuni membri della comunità scientifica un tentativo audace è stato tuttavia commentato da Henry Cabot-Lodge con queste parole:
«Non credo fosse un esperimento. E comunque l’uovo non l’hanno mangiato».
Cabot-Lodge, xenoetnologo resosi famoso con alcuni studi sulle prove di virilità presso i Rico Magi di Quaxe, nel suo aspro pamphlet «Gli Stupidi ed i Finti Tonti», ha ipotizzato che non esista intelligenza ma solo una stupidità fortunata, ponendo le basi del «Metodo Serendipico», tuttora in uso presso diversi atenei.
In questi ultimi anni sono state avanzate numerose ipotesi e interpretazioni, ma nessuna ha trovato concorde il mondo scientifico, almeno fino alla scoperta degli Scaruffi di Bausi, una piccola popolazione pseudoavicola residente sul quinto pianeta del sistema di Bauxieda.


Gli scaruffi, una sorta di struzzi dotati di un lungo ciuffo amaranto alla sommità del cranio, costituiscono un unicum nel panorama delle società galattiche. Essi infatti considerano la stupidità un tratto comportamentale di grande valore e le attribuiscono una valenza sacrale e regolatoria dei comportamenti sociali, ponendola nella sfera mistica del “Darka”.
È conseguentemente conforme al Darka ripetere le cose più volte al proprio interlocutore, fare affermazioni gratuite ma recise, commentare fatti dei quali non si ha nessuna nozione, smontare oggetti che non si è più in grado di ricostruire, impermalirsi facilmente, perdere ore in attività futili, disegnare cornicette di farfalline o fiori, stipulare contratti capestro, schierarsi in una disputa per la posizione meno motivata e sostenerla a dispetto dell’evidenza, seguire santoni e mistici fasulli e grassatori, disprezzare libri e giornali accompagnando il ripudio con la frase «tutte storie, nella vita l’unica cosa che conta è il denaro!», litigare per pochi soldi, circolare con gomme lisce, commuoversi durante l’esecuzione di «Scaruff per sempre» (inno nazionale degli Scaruffi) invocare la pena di morte o «qualcuno che metta ordine, Perdio!», sogghignare delle abitudini degli altri popoli, abbandonare i cuccioli davanti alla TV, esporre la bandiera alla finestra il giorno della festa nazionale, essere inutilmente aggressivi, deridere quello che non non si riesce a capire e fare ciao ciao con la manina davanti ad una telecamera.
Gli scaruffi hanno l’abitudine di eleggere come propri rappresentanti i membri della società che possiedano in sommo grado le qualità del Darka e si dimostrino particolarmente devoti alla loro principale divinità: Brombort, tipicamente raffigurato in vestaglia e pantofole mentre smonta un motore atomico a martellate.
Naturalmente anche tra gli Scaruffi esistono gli atei, contraddistinti dalla convinzione che solo una assoluta, lunare, soprannaturale perfidia possa salvarli dagli effetti del Darka. Essi fingono quindi un comportamento estremamente pio conducendolo fino alle estreme conseguenze.
Come ebbe a dire il loro principale esponente, Daghet Acio:«Una stupidaggine abbastanza grossa e prolungata nel tempo è il contrassegno del puro genio, e dimostra l’inutilità di qualunque divinità.»
Sulla base di questa teoria gli atei di Scaruff non stanno zitti un secondo, propugnano pene corporali efferatissime, tagliano le gomme delle automobili dei vicini di casa, offrono droga ai cuccioli o insegnano loro pratiche sessuali innominabili, pubblicano manuali di ornato di cinquemila pagine, si coalizzano per malmenare anziane dame e insegnano palesi assurdità nelle scuole.
Dal fecondo studio delle abitudini della società degli Scaruffi è nata una nuova interpretazione del fenomeno stupidità definita dell’«Equilibrio dinamico metasociale».
Per sommi capi possiamo affermare che tale teoria definisce la stupidità come spettro reattivo al crescere di complessità del mondo reale. La vera stupidità si manifesterebbe e tenderebbe a crescere ogniqualvolta la realtà tecnologica e sociale supera un livello detto «del panico», ovvero dell’ incommensurabilità delle nozioni da apprendere per sopravvivere decentemente. Essa sarebbe quindi una reazione qualitativamente correlata alla paura, e come questa in grado di influenzare profondamente il processo cosciente.
Tale teoria, sostenuta da un gruppo di studiosi di Sociologia Enigmistica dell’Università di Tag-Obi, gode attualmente di notevole prestigio e grazie ad essa il chairman dell’equipe di studiosi, il socioenigmista scaruffo Nabo Stiffelius ha recentemente ricevuto il premio Karigon Apocalisse.
È notizia recente la tragica scomparsa del professor Stiffelius, caduto da un dirupo mentre guidava a fari spenti nella notte per una scommessa con un collega.
Al commento del Professor Henry Cabot-Lodge, che notava come alla stupidità gratuita e immotivata non fosse stato concesso sufficiente spazio nel lavoro di Stiffelius e collaboratori, non è ancora venuta una risposta dal team dello scomparso, risposta che si spera non tarderà nell’interesse della scienza.


2 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Sempre più ingarbugliata la vicenda!

Massimo Citi ha detto...

@Nick: molto vero. E non è stato facile trovargli un finale decente, giuro. Sempre che sia decente... In ogni caso resisti, penso che tra sei / sette puntate avremo finito.