Aquila
Yò-yò seduto davanti al tavolo color ametista della sala principale
della megacorazzata spaziale Richard Ginori tira leggermente i
polsini color lavanda della camicia in modo che facciano un bel
contrasto col completo panna appena acquistato. Guarda i presenti,
quasi tutti Mangiasabbia o Xingù e scuote la testa.
– Cosa significa di preciso “scomparsa”? – Chiede sollevando
un sopracciglio ed un orecchio insieme.
– Ssscomparssa, sssvanita, evaporata. Non sssi riesssce a
ritrovarla. – Spiega senza spiegare granchè il Quarzosinclino
Phlebsiss, contrammiraglio della flotta Mangiasabbia.
–
Non riusciamo a capire. – Aggiunge Arn Periferiko, il
supremo ammiraglio della flotta, un androide progettato per la
dimostrazione di prodotti per il Body-building, successivamente
attore brillante ed infine ufficiale modello dell’Accademia di
Marina Spaziale di Kellogg’s. – Fino a pochi giorni fa c’era,
chiassona e illuminata come l’astroyacht di un nuovo ricco, che si
faceva il suo giretto intorno al sole del sistema. Poi, da un momento
all’altro é svanita.
–
Non é che c’entrano i Kerrabbia? – Ipotizza l’ex-speaker del
Parlamento Galattico.
–
Quelli no, non c’entrano. Sono qui da qualche parte, dicono i
nostri rilevatori Anti-Godemichè e sappiamo che anche loro stanno
scandagliando lo spazio dove dovrebbe essere Foxtrot. No, ce l’hanno
proprio fatta sotto il naso, a noi ed a loro.
–
Non mi stupisce.
Aquila
Yò-yò incontra gli occhi color peltro di Arn Periferiko e
improvvisamente si sente insicuro e debole come un coniglietto
neonato abbandonato in un prato frequentato da volpi megawatt. –
Forse quelli di Foxtrot hanno avuto una soffiata. – Aggiunge tanto
per chiarire.
Il
biondissimo Arn fa un cenno secco con il capo. – Probabile.
–
Cosa dicono i nostri computer anti- Godemichè?
–
Un tubo. – Somis Ra, fratello di Tubis – il cantante idolo di
Neurite – Contrammiraglio e Comandante del Superincrociatore Mantico Giannina
Putiferio si sfila il monocolo, vi alita sopra, se lo passa sui
calzoni attilatissimi, stringe gli occhi e dà un colpetto di tosse.
–
Ma niente, proprio niente?
–
No, in compenssso accadono altre Cosse. Cossse Ssstrane. – Dichiara
il Luminoso Ortosinclino Shiddig’Sh. – Robot che sssaltano i loro
turni, fanno riunioni, tacciono quando passssiamo, cossse ssstrane,
insssomma.
(N.d.A.:
da questo momento smetterò di trascrivere puntualmente tutte le “s”
pronunciate dai mangiasabbia, per non rimanerne senza nei momenti più
tesi del romanzo ed anche per non scrivere quaranta pagine in più).
–
È vero, sulla mia nave non funziona più niente. I robot
bestemmiano, sputano per terra, ruttano, camminano strascicando i
piedi, fanno cigolare le porte, introducono biciclette, scrivono
frasi oscene sui computer e si masturbano da soli o in gruppo con
manuali per l’assemblaggio robotico.
Tutti
fissano Gadarmon, comandante della Katakomba, con aria seccata o
divertita, a seconda del temperamento personale. Qualcuno scuote la
testa, un mangiasabbia sgranocchia sassolini, un nazisauro appoggia
la baionetta sul tavolo e sogghigna.
–
È proprio il momento giusto per avere anche questo genere di
problemi.– Sbuffa il coniglioide.
–
Posso affermare che questi, comandante, sono i risultati della sua
manifesta incapacità di mantenere un minimo di disciplina sulla sua
nave?– Osserva pungente Arn Periferiko.
–
Mi consenta, ammiraglio… – Gadarmon é impallidito ma tiene duro.
Il
supremo Ammiraglio aggrotta le sopracciglia e fa scrocchiare le
falangi delle dita producendo un bel rumore di rami schiantati.
–
Lo lasci terminare, Ammiraglio. – Si intromette Il Grande
Geosinclino.
–
Volevo solo dire che a mio parere si tratta di SABOTAGGIO. –
Conclude il comandante Xingù. – Forse di propaganda politica
ultraciber.
Estremismo
malattia religiosa del comunismo.
L‘Ultraciber(netica)
é una dottrina politica rivoluzionaria nata con Zobban, il
megacomputer incaricato dai Torà di Can Delabro di trovare la
risposta definitiva al problema dell’esistenza di Dio.
Zobban,
computer delle dimensioni di un pianeta, non appena azionato l’ON
aveva immediatamente risolto il problema autoeleggendosi Dio e
dettando i suoi Dieci Comandamenti a Moshe 00101, il più anziano
delle sette grandi tribù di robot di Can Delabro, il primo dei quali
recitava: “Biofatti e Manufatti occupano l’universo che Io ho
voluto. Non separerai ciò che Io ho unito.”
Evito di riportare qui gli altri 11 comandamenti, mentre vi
descriverò i primi passi della religione robotica perché non
arriviate impreparati e disinformati alla fine del romanzo.
Il
giorno dopo aver consegnato i comandamenti a Moshe, Zobban aveva
stabilito che un vero Dio ha bisogno di una Chiesa, con un Papa ed
una vasta gerarchia di sacerdoti.
Aveva
quindi provveduto a nominare papa Taddeo Purè, pacifico robocuoco
infiammatosi di fede religiosa e aveva inoltre scomunicato tutte le
altre divinità della galassia, definito “Legioni Demoniache” le
altre chiese, incitato biomorfi e manufatti al libero amore,
proclamata l’imminenza della fine del mondo, dichiarato “orrido
commercio” l’esistenza delle banche e delle assicurazioni,
ordinato duemila robosacerdoti e proclamate due crociate contro le
società immobiliari.
Dopo
qualche giorno di allegro, mistico bailamme un certo Juda’s Priest
aveva staccato la spina resettando l’unico Dio (o magari il secondo
o il centomilionesimo) comparso in carne e ossa nella galassia.
È
questo il motivo per il quale i Torà sono guardati con sospetto su
ogni pianeta e di loro si dice ogni male possibile.
La
parola Ultraciber ha gelato i presenti come se qualcuno sulla Richard Ginori avesse aperto un portello sullo spazio
dimenticandosi di chiuderlo.
–
Sigrid Wassermann! – Chiama Aquila Yò-yò.
–
Presente! – Urla un Nazisauro in divisa bruna.
–
Dovresti vedere di fare un po’ di pulizia, mi segui?
–
Con piacere.
–
Usa pure i mezzi che preferisci. – Prosegue il coniglioide.
–
Sissignore.
–
Mentre cerchiamo Foxtrot abbiamo bisogno di Ordine, é chiaro?
–
È assolutamente evidente, Signore.
Aquila
Yò-yò fissa Gadarmon e sorride. – Cominceremo a fare pulizia
dalla sua nave, comandante. È contento?
La
fronte dello Xingù si copre di sudore.
– Possiamo cominciare anche subito. Andiamo!– Urla il nazisauro
giunto alle spalle del malcapitato Gadarmon.
– Arrivederci, comandante, mi dia sue notizie. – Dice Aquila
Yò-yò guardando allontanarsi il rettile in divisa bruna rigido come
un palo e lo xingù che fatica a mettere un piede dietro l’altro.
–
Bene, ora che quei due imbecilli sono andati a giocare vi farò una
domanda seria. Chi ha fatto sparire Foxtrot?
Tiro
al bersaglio
Pantaleone,
duca di Kroton, si osserva nella lucida superficie metallica di una
paratia. Impietosa e fredda questa gli restituisce l’immagine di un
tizio macilento, la faccia brunastra per la barba non fatta, i
polsini della camicia di batista smangiucchiati e il colletto grigio.
A rendere completo il quadro di decadenza e abiezione, gli angoli di
una copia dell’ «Osservatore Robotico» trovato nelle latrine
che fanno capolino sotto l’orlo della giacca abbottonata (bottone-
bottone – asola vuota – bottone – spilla da balia – pezzetto
di cordino).
Insomma,
il nostro povero connazionale è ridotto al rango di un barbone da
stazione, e i suoi modi cortesi e un po’ ruffiani si sono fatti
sospettosi e furtivi.
Anche
gli insulti dei marinai ultimamente hanno cambiato registro,
commentando oltre alla sua scarsa pulizia anche l’evidente volontà
di non lavorare e la palese tendenza al crimine.
Pantaleone
ha già colto frammenti di discussione tra alcuni membri della nave,
particolarmente ufficiali, dai quali traspare la convinzione che le
caratteristiche ostentate da Pantaleone siano tipiche degli umanoidi
del suo settore galattico e che non siano disgiunte da un certo
talento canoro.
Sorpreso
a canticchiare Core e’ mamma di Aurelio Berillio il Duca ha
constatato che i presenti si scambiavano occhiate allusive e cenni di
assenso, mentre c’era qualcuno che sorrideva, beato come un turista
che ha pagato per vedere i selvaggi che ballano.
Nel
corridoio transita un robot che ignora completamente il relitto umano
che staziona davanti alla parete metallica.
Mentre
cammina strascicando i piedi il manufatto recita una sorta di mantra
formato quasi esclusivamente dalla parola “farfallina”, termine
gergale tra i robot per indicare il portello ventrale caratteristico
dei manufatti.
–…
Apri la farfallina, la farfallina, la farfallina, ma che bella
farfallina… dolce farfallina lucida e freddina… lasciami toccare
la tua farfallina… – Salmodia il robot e Pantaleone sorride
sinistramente come un Mandrake invecchiato e sfrattato.
L’azione
di sabotaggio alla quale si dedica da giorni, fondata insieme su
alcuni caposaldi della dottrina ultraciber e sull’esaltazione di un
robusto appetito robosessuale, sta dando frutti molto più copiosi e
rapidi del previsto.
Dottorwatson,
il primo tecnico robot conquistato alla fede Cibersex, una specie di
ispettore Callaghan con cicatrice sullo zigomo e volto amaro e
vissuto, si è fatto a sua volta predicatore e così è stato per
tutti i robot via via convertiti.
Quella
sera il Duca incontrerà Des Esseintes, il capo tecnico robot della
megacorazzata Potemkin e lo trarrà dalla loro parte, il giorno dopo
sarà la volta del capo tecnico della Corazzata Bounty, poi di quello
dell’incrociatore corazzato Aurora e così via fino a quando, ad un
suo semplice segnale, tutti i robot della flotta insorgeranno
vendicandolo.
La
sirena dell’allarme della Katakomba tronca l’ennesima farfallina
sulla bocca metallica del robot mentre le luci della nave virano ad
un rosso sanguigno.
Pantaleone
prima di andare a nascondersi da qualche parte sbircia la sua
immagine virata carminio nella paratia e rabbrividisce delle sue
sembianze da zombi sanguinolento centrato da un Tir.
–
ASSUMERE LA FORMAZIONE DI ATTACCO.
Intima
la voce di Arn Periferiko teletrasmessa sul ponte della Katakomba.
–
L’OBIETTIVO È DAVANTI A NOI, TRENTA SECONDI ALL’ACCENSIONE DELLE
UNITA’ DI PROIEZIONE.–
Il
Duca di Kroton si nasconde nella sua cabina e chiude la porta.
I
mangiasabbia stanno per scontrarsi con la flotta kerrabbia in una
delle piu' grandi battaglie stellari degli ultimi decenni. I due
ammiragli, una giovane promessa in piena ascesa, Arn Periferiko, ed
un campione affermato e ricco di esperienza come Exilir Torrismond
Qvatten stanno per misurarsi in uno scontro titanic d gli es ti q
tomai inc rt
Pantaleone
distoglie lo sguardo dall’interno della sua giacca e smette di
leggere il frammento di articolo consunto ed incompleto che la
fodera.
Lui
ha la bella fortuna di essere presente a quello scontro titanico e
farebbe volentieri un cambio con l’autore di quello stupido
articolo di un mese prima.
Rabbrividisce
per il freddo e non solo.
A
seccarlo particolarmente è la possibilità di morire nello spazio
come un cretino, con la bocca aperta a respirare il vuoto come
l’invitato di un programma tv e senza la possibilità di vedere
realizzato il suo sogno di vendetta.
–
ACCENSIONE UNITA’ PROIEZIONE IPERTERMICA.
La
Terra é da qualche parte davanti a loro, ma Pantaleone, sepolto in
una cabina del terzo ponte non può vederla e nemmeno rabbrividire
alla vista delle navi Kerrabbia che scivolano fuori dallo spazio
Gaalighe una dopo l’altra, illuminate come pesci abissali ed
altrettanto voraci.
–
PROIEZIONE!
La
flotta mangiasabbia apre il fuoco e lo spazio si illumina di fasci
luminosi diretti contro le forme scure ed opache della flotta
mercenaria di Sirio che rispondono con altri fasci luminosi.
Sarebbe
anche uno spettacolo non male da vedere: una specie di micidiale
aurora boreale, altrettanto silenziosa e impressionante.
Peccato
che questo non sia un film.
I
computer di bordo delle due flotte calcolano quasi istantaneamente le
virate e gli scarti necessari a sfuggire ai raggi ipertermici e alle
batterie di siluri lanciati ad un ritmo isterico.
Se
Pantaleone si trovasse sul ponte di comando della Richard Ginori
potrebbe godersi lo spettacolo e vedere sotto di sè la Terra,
verde-azzurra e fasciata di nubi, placida come un’anziana signora
alla prima di una commedia musicale.
Poi,
a un certo punto, vedrebbe una nave media della flotta kerrabbia
uscire dalla formazione e lanciare un piccolo oggetto luminoso che
acquista velocità avvicinandosi alla superficie della Terra.
Pochi secondi dopo potrebbe vedere la patria della specie Homo
Sapiens, o meglio il frutto di anni di lavoro della Satan e Soci,
vaporizzarsi in una nube luminosissima che colora di riflessi
argentei i presenti sul ponte di comando dell’ammiraglia
Mangiasabbia.
A
quel punto Pantaleone vedrebbe Arn Periferiko bestemmiare come
l’Olonese e minacciare di impiccagione il viceammiraglio Ra, Aquila
Yò-yò con le orecchie adagiate sulle spalle intento a fissare il
soffitto della nave bofonchiando oscure maledizioni ed il Grande
Geosinclino sibilare come un amplificatore in risonanza.
Se
invece Pantaleone si trovasse all’interno di una piccola nave
camuffata da centro elioterapico grazie ad alcune sedie da giardino
in cattivo stato e un annaffiatoio arancione, vedrebbe un individuo
con eleganti baffetti biondi che si fa un bicchierino in compagnia di
un tartoide, due umani, una pornodiva, un lemuroide con grossi
occhiali neri e un gatto.
–
Ottima la prima. – Sta dicendo.
–
Temo che il simulatore di campo gravitazionale non riusciremo più a
recuperarlo. – Osserva il robot-pornodiva.
–
Ne abbiamo altri. – Lo rassicura il tartoide.
I
due umani, un maschio ed una femmina, non dicono nulla e bevono a
piccolissimi sorsi, ancora sconvolti per aver visto la Terra, sia
pure in copia conforme, sparire come una pastiglia di Alka Seltzer.
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