–
Due, ma perchè DUE flotte? – Si interroga ad alta voce E. Un po’
spenti i suoi compagni non alzano nemmeno la testa dal piatto.
–
Non é poi male questa roba. – Osserva Mirella, il cucchiaio
infisso nella razione di emergenza tipo FR-29 “all’aroma di
asparagi”, come è scritto sulla busta argentata.
Tre
paia di occhi la fissano biechi, appartenenti a E., Rumpus e Pelagio.
Manca Conan, invitato sulla “Ninetta” da Doppio Kuemmel.
–
Sembrano i bocconcini Lillomiau della vecchia casa.– Commenta
sardonico Rumpus. Il micione effettivamente parla e ancora adesso,
dopo tre settimane di convivenza, E. sussulta.
Rumpus
arrota la erre e il suo accento è un po’ cantilenante ma per
capirsi si capisce benissimo. Forse è vero che ha sempre parlato,
come sosteneva Mirella, ed era lui a non capire. Per comunicare
bisogna essere in due: uno che parla e l’altro che si rende conto
che gli stanno parlando. È come in certi disegni: puoi prenderlo in
mano per quarant’anni e sembra sempre un guazzabuglio di linee
senza senso, poi un giorno lo guardi al contrario e ti chiedi come
hai fatto a non riconoscere l’immagine per tutto quel tempo…
“Cos’ha da miagolare quel coso?” Eppure sarebbe bastato
abbandonarsi, sentire più che udire e i miagolii di Rumpus sarebbero
diventati commenti ai fatti del giorno e irriverenti osservazioni di
uno spirito libero.
“Mi
spiace di non esserti mai stato a sentire, Rumpus.” Ha sempre in
mente di dirglielo ma poi esita, esita e non lo fa.
–
Qualcuno é in grado di rispondermi? – Sbotta – Perchè due
flotte?
–
Non lo so. – Pelagio osserva il frammento verdastro intercettato
dal suo cucchiaio e si chiede se sia il caso di ingoiarlo.
–
Forse vogliono essere ben sicuri. – Dice Mirella. – Sicuri di non
lasciare proprio nessuno vivo, intendo.
–
Bello spreco. – Rumpus interrompe le sue operazioni di pulizia. –
Come schiacciare uno scarafaggio con due piedi quando ne basta ed
avanza uno.
Pelagio
annuisce. – Ha ragione Rumpus: é già uno spreco la più piccola
delle due flotte.
–
Hanno qualcosa in mente i tuoi capi? – Azzarda E. ancora scioccato
dalla teleconferenza della sera precedente. Non che i titolari della
Satan & Soci siano poi così brutti, basta farci l’abitudine,
ma tutti insieme – un satanasso, un grillo alto due metri, un
lucertolone col monocolo e un androide incanutito – possono rendere
inquieto qualunque pacifico terrestre.
–
Hanno qualche progettino, credo, ma temo non avessero calcolato la
presenza di due flotte invece di una (“grande occasione!”
Borbotta Rumpus). Satan…
–
Satan qual’é? – Lo interrompe E.
–
Quello grande e grosso, con coda, corna e zoccoli.
–
Già, che domanda cretina, con quel nome…
–
Cosa c’entra il nome? Nella lingua di Gomorra Satan significa, se
non sbaglio, “il Pacifico”.
–
È colpa delle tue letture. – Insinua Mirella. – E. ha letto
troppi libri di occultismo, magia eccetera. La casa editrice
“Sinistro Presagio” probabilmente vive solo dei suoi soldi.
–
Sei un nostro cliente? – Pelagio lo guarda e per la prima da volta
quando é comparso nel romanzo sembra aver voglia di sorridere.
–
Come sarebbe a dire un VOSTRO cliente?– Allibisce E.
–
La “Sinistro Presagio” é di proprietà della Satan e soci.
Fenomeni inesplicabili, sopravvivenza post-mortem, magia bianca e
nera, pornografia per poveri.
E.
si é fatto di un bel colore ciliegia, mentre Rumpus e Mirella si
guardano senza parlare e, per il momento, senza ridere.
–
Il guaio é che la casa editrice nonostante costi poco rende anche
pochino. – Continua Pelagio. – I libri sono redatti a tempo perso
dall’ex-professore di educazione fisica di Neurite, copiando da
romanzi dell’orrore, da qualche film di serie B, dalle cartelle
cliniche che gli passa un cugino psichiatra e per il resto
inventando. Ha un certo talentaccio, anche se i membri della Società
si sono lamentati per essere stati inseriti senza permesso come
entità malefiche in quasi tutti i testi. Fatto sta che i libri si
vendono solo su Foxtrot, pardon sulla Terra, ai Bamba di Eleuterio ed
in altri due o tre sistemi. L’unico vero successo é l’Annuario
“Torture ed Umiliazioni nella galassia” che non costa quasi nulla
perché i servizi li mandano i lettori e si vende benino. Cosa c’é?
–
Niente.
E.
ha tollerato quotidiane umiliazioni e sofferenze nascondendosi tra le
pagine dei libri della “Sinistro Presagio”, sorretto dalla
convinzione che la redazione fosse formata da intrepidi e rigorosi
investigatori dell’occulto, scienziati che avevano gettato alle
ortiche l’opprimente ortodossia scientifica, mistici sublimi, Lama
tibetani, giornalisti sinceri, archeologi scomunicati e boicottati.
Adesso
buona parte della sua visione del mondo é non solo sconvolta, ma
anche ridicolizzata. “Un ex-professore di ginnastica, Gesù.”
–
Dai, E., non fare quella faccia, te l’ho sempre detto che erano
tutte balle.– Mirella tenta di consolare il cugino, tetro e pallido
come il prence Amleto. – Puoi sempre consolarti con il calcio.
–
Come no. – Mormora Rumpus. – Anche con la Palla prigioniera e
l’Hula hoop. –
–
Il calcio, già. – Dice Pelagio, con allarmante consapevolezza.
E.
si volta di scatto. – Cosa vuol dire: “Il calcio già”?
–
Niente, niente… – Pelagio si fa piccolo piccolo e finge di
nutrirsi con passione dell’FR-29.
–
Pelagio. [esitazione drammatica] Pelagio voglio sapere la verità.
Il
pilota guarda E., poi Mirella che gli rende uno sguardo allarmato ed
infine Rumpus, comodamente seduto sulle zampe posteriori, la coda
ordinatamente avvolta intorno al corpo ed un’espressione generale
di profondo, maligno benessere.
–
Diglielo, diglielo, Pelagio. Sciogli il segreto. – Lo incita il
micio e Mirella si stupisce di non vederlo scomparire poco a poco a
partire dalla coda come lo stregatto.
–
Il fatto é… – Il tartoide si schiarisce la voce. – Il fatto é
che durante le partite internazionali le navi della società potevano
compiere le proprie missioni molto meglio, senza preoccuparsi
eccessivamente di incontrare qualcuno, così…
–
Così…
–
Così abbiamo cominciato ad entrare nelle trasmissioni TV di
Fox..della Terra ed a trasmettere partite false. Bastava introdursi
nella rete di comunicazioni delle TV principali, avvisarle che
sarebbe andata in onda la tale partita, telefonare ai giornali...
–
Ma i giocatori, le società! – Lo interrompe E.
–
Si avvisavano le persone giuste. Era un’abitudine anche per loro,
un segreto tra galantuomini, per così dire. Le società beccavano i
soldi della diretta senza rischiare nulla, i giocatori pure, i
giornali i soldi dei lettori e tutti erano felici, tifosi inclusi,
anche se i biglietti di quelle partite lì erano sempre esauriti.
E.
resiste alla tentazione di chiedere quali partite in particolare la
Satan abbia inventato e si strofina gli occhi. Forse non è ben
sveglio.
–
Non è possibile, non è possibile! – Urla. – E le trasferte? Le
virili amicizie? Le bevute, le zuffe con tifoserie avverse, il
ritorno in torpedone cantando, gli incontri al bar la mattina dopo, i
commenti tecnici e le acute disanime? Eh? Eh?
Pelagio
si stringe nelle spalle. – Suggestione post-ipnotica. Ricordi
indotti. Non mancava nulla e poi le partite che metteva insieme
Mesmer…
–
Chi é Mesmer?
–
Lui. – Pelagio indica una delle tastiere del computer di bordo. –
Mesmer é una subroutine del sistema operativo principale di Mater,
una specie di doppio. Il programma l’ha fatto un compagno di scuola
di Ghia, accoppiando la registrazione dei moti browniani degli atomi
di idrogeno ed ossigeno in un bollitore per il tè e le registrazioni
di partite vere..
–
E gli arbitri, i guardialinee?
–
Impurità. – Spiega Pelagio.
–
E il pubblico?
–
Gli atomi metallici del bollitore. Le partite di Mesmer, dicevo,
erano le migliori, quelle dove i giocatori correvano davvero, c’erano
tanti gol e nessuno si risparmiava…
–
Credo che andrò a dormire. – E. pronuncia la frase con falsa
disinvoltura, saluta con un leggero inchino tutti i presenti, Rumpus
compreso, ed esce di scena.
Lo
seguo mentre si dirige verso la Sala delle Lettere.
–
Edoardo?
Niente,
come se neppure avessi parlato.
–
Edoardo ci sei?
–
Ah, sei tu. – Esala l’ossuto quasitrentenne, dimenticando persino
i modi acidi e ostili che mi riserva ultimamente.
–
Come va?
–
Ma é vero? – Mi chiede.
–
Temo di sì.
E.
guarderebbe verso le profondità del cielo, per chiamarle a testimoni
dell’enormità della rivelazione ma, dal momento che sopra di lui
c’é soltanto il soffitto di materiale plastico, rinuncia e fissa
il vuoto come faceva a scuola tanti anni prima.
–
Tu mi odi. Mi hai messo in questa storia assurda per distruggere la
mia vita, perchè tutti ridano di me e dei miei interessi.
–
Proprio tutti no. – Minimizzo. – Solo quelli che la leggeranno.
–
Allora sono a posto. – E. è diventato amaramente ironico. Mai
visto così. – Permesso.
–
Vabbè. Lo sapevo, e allora? Vuoi farmi causa? Accusarmi di
corruzione di maggiorenne?
–
Ho detto permesso. – Mi guarda con espressione omicida e mi faccio
in là. Poi vedo Mirella venire nella mia direzione, seguita
dall’immancabile Rumpus e decido che non sono io a dovermi
preoccupare della riparazione di cuori infranti. Conformemente
scompaio.
–
Con chi parlavi? – Chiede Mirella al cugino.
–
Da solo.
–
Cosa fai?
–
Vado a meditare, come diceva Pelagio.
–
Ma và. – Mirella gli assesta una botta sulla spalla e sorride
maliarda.
E.
per una volta ha solo un attimo di esitazione, dimentica i falsi eroi
del calcio e l’occultismo immaginario di Philemus per abbracciare
Mirella con modi che sarebbero più consoni a Clark Gable.
Quindi
la bacia, sollevandola da terra di qualche centimetro. Dopo il bacio,
un bacio da cinque pallini bianchi (critica) e cinque neri
(pubblico), Mirella scuote la testa e lo guarda di brutto.
–
No. – Dice.
–
Va bene. – E. racimola tutta la sua dignità e si gira, diretto al
più vicino sportello per il vuoto.
–
Dove vai adesso?
–
Cosa te ne importa?
–
Non mi devi sollevare quando mi baci, mi fai sentire troppo piccola,
capito? Non farlo più.
E.
impallidisce, si copre di sudore, vede le pareti oscillare come se un
altro frugafango stesse palleggiando con la nave e fa un cenno di
diniego talmente netto da oscillare come l’albero di una nave in
gran tempesta.
–
Non lo farò più. – Promette.
Qui,
come Liala, chiudo la porta della camera da letto e mi dileguo.
Per
quanto riguarda gli altri ospiti della nave:
–
Pelagio é andato a dormire, ancora un po’ a disagio per quello che
ha detto ad E., ma eccitato per la possibilità di vestire di nuovo i
panni del vero pilota di astronave.
–
Rumpus, dopo una breve esibizione vocale diretta ad ipotetiche mice e
ad altrettanto ipotetici rivali, é andato a fare le boccacce ad un
puntata di “Lassie” trasmessa da TeleSirio.
–
Conan, infine, è rimasto a bordo della Ninetta con D.K..
Oppio
ai popoli
Ma
quali sono gli sport preferiti dai galattici, che sembrano avere così
poco rispetto per il Calcio?
Esiste
tra loro uno sport altrettanto popolare, in grado di creare cocenti
passioni e che sia l’unica cosa veramente pulita tra i tanti
dispiaceri e le brutture della vita quotidiana?
Possibile
che non abbiano cose come i mondiali di calcio, con i loro corollari
di pestaggi di tifosi, speculazioni, discorsi ufficiali dei membri
più screditati della classe politica, costruzioni affrettate di
stadi inutili, riciclaggio in enti sportivi dei membri più
ributtanti del sottogoverno? Possibile che non sappiano apprezzare
tutto ciò?
Certamente
qualcuno tra chi mi legge ha in mente queste domande, anche se magari
non esposte proprio così.
Ebbene
la risposta è sì: i galattici hanno una miriade di sport in
compagnia dei quali trascorrere la domenica pomeriggio e che danno un
motivo di consolazione al lunedì mattina.
Tra
i principali: il Volano Infraluce, il Phlebed, la Palla Interrata, il
Kôôô-j, il Ga-din’gott, il Minace, la Espladia in versione Fshi
ed in versione Varda, il Corridoio e la Moscacieca Tentacolare (solo
per possessori di più di quattro braccia).
La
prima differenza fondamentale nella pratica di questi sport tra i
galattici e i terrestri è che l’uso di sostanze chimiche
stimolanti, doping, alcaloidi, anabolizzanti di ogni tipo ecc. ecc. è
non solo permesso ma addirittura, in alcuni casi, tassativo.
Questo
genere di regolamento è stato varato dalla Federazione Intersistemi
Galattica (F.I.G) dopo che tre edizioni dei Campionati Pangalattici
di Phlebed sono stati annullate perché tutte le squadre
partecipanti, tranne quella Kerrabbia, sono risultate positive
all’antidoping.
Nell’ultima
edizione i Kerrabbia, stanchi di vedersi negare la coppa Kuberten,
hanno sterminato completamente gli abitanti del pianeta che ospitava
il campionato, i pacifici ed industriosi Tredicisti, così detti per
ricordare il numero di individui minimo per la procreazione.
All’obiezione
che sarebbe stato sufficiente escludere i Kerrabbia ai campionati
sportivi della galassia, la F.I.G. ha risposto «Provateci un po’
voi ad impedirglielo.» A quest’osservazione non sono seguite
ulteriori discussioni.
Ulteriore
differenza tra le nostre competizioni sportive e quelle dei galattici
è l’esistenza di gravi pene per i membri di una squadra che non
abbia vinto perlomeno un premio.
Ovviamente
questo ha portato alla proliferazione dei premi.
Per
esempio nel Ga-din’Gott, un gioco nel quale due squadre di sedici
elementi dotati di lunghe pertiche devono sospingere un pallone di
forma ovoidale e del diametro di un metro e mezzo all’interno
dell’area avversaria senza entrare in contatto fisico con avversari
o compagni di squadra, esistono tanti premi quante sono le squadre
partecipanti.
Oltre
al premio alla squadra che ha realizzato il maggior numero di Gott,
c’è il premio per la squadra che ha sfoggiato le pertiche più
eleganti, il premio per la squadra che ha saputo perdere con più
stile, il premio per la squadra che ha compiuto meno falli e quello
per la squadra che ne ha commessi di più, il premio per la maggiore
grinta e quello per la maggiore remissività e così via fino ad
esaurire le squadre partecipanti.
In
quanto alle tifoserie, dopo aver constatato che nulla di serio poteva
essere fatto per evitare la violenza negli stadi, su molti pianeti si
è deciso di permettere l’ingresso unicamente ad individui armati,
allontanando padri di famiglia, anziani e bambini.
L’invasione
– pacifica o no – del campo è diventata uno sport autonomo con
regole proprie in diversi sistemi molto progrediti della galassia,
con il nome di Minace. In questo sport gruppi pressoché uguali di
tifosi contrapposti devono riuscire a estrarre un individuo vestito
di nero ed armato solo di un fischietto ad ultrasuoni da un labirinto
sotterraneo di cemento.
Nel
Kôôô-i, una sorta di palla prigioniera combattuta facendo uso di
palle di gomma piena tra squadre chiuse in armature lucenti, la
presenza fisica del pubblico è severamente vietata in quanto il
regolamento del gioco, nato da una cerimonia religiosa dei Ramrri di
Ramur, prevede la mutilazione delle braccia al giocatore eliminato,
se scorto da estranei. Questo ha fatto sì che, date le esigenze di
ripresa televisiva, i giocatori indossino splendide maschere per non
essere riconoscibili ed assumano nomi di fantasia, rendendo il
Kôôô-i, il gioco più raffinato della galassia, prediletto da
artisti, attori e scrittori.
Ma
esistono giornali sportivi, miti sportivi, insomma tutto ciò che
rende lo sport degno di essere seguito e commentato?
Ovviamente
sì. Non solo, i campioni sono spesso chiamati al governo dei sistemi
nei quali sono nati, in base all’argomentazione che “Per avere un
brutto coglione che ci governa, tanto vale averne uno bello, atletico
e famoso”
Stranamente
questi sistemi finiscono spesso per essere governati meglio degli
altri, data l’abitudine dei campioni sportivi alle domande cretine
dei giornalisti e la dimestichezza con la notorietà, la piaggeria,
il successo e la ricchezza.
Per
toccare infine il triste argomento della corruzione ci si può
riferire al regolamento del Corridoio, gioco nel quale le squadre
possono subire improvvise variazioni di formazione sulla base delle
promesse fatte ai giocatori durante i quattro intervalli previsti per
consentire a loschi individui di avvicinare gli atleti negli
spogliatoi e offrire loro forti somme per tradire la propria squadra.
Il tradimento, evidenziato dal cambio dei colori della maglia, può
essere sventato da controproposte in denaro di parte di altri loschi
individui durante l’intervallo successivo e così via, in modo che
il gioco sia sufficientemente equilibrato.
Il
Corridoio è attualmente uno dei giochi più amati dai galattici, che
venerano come eroi i campioni in grado di cambiare ad ogni intervallo
il colore della maglia, realizzando un punto per la loro squadra e
nel tempo seguente un punto per la squadra avversaria.
L’ingresso
in campo del reato ha reso il gioco elettrizzante ed esistono
commissioni galattiche che studiano la possibilità di introdurlo
anche in altri giochi, nonostante la strenua resistenza dei soliti
illusi che difendono la “Purezza dello sport”, irrisi e
dimenticati dalla grande massa dei VERI sportivi.
La
guerra dei Mondi
La
consueta, rassicurante immagine del conduttore di “Domenica
anch’io” oscilla paurosamente, vibra, salta ed infine viene
frullata in una successione di linee diagonali che attraversano
velocissime lo schermo. Conduttore, ballerine in costume da ussaro –
privo dei pantaloni – del reggimento “Testa di morto”, il
candido pensionato di Belluno ed il prestigiatore che ingoia uova
sode per poi estrarre galline adulte da cestini rovesciati scompaiono
così alla vista dei telespettatori, trasformati in un vorticante
impasto multicolore.
–
Dev’essere saltato il ripetitore. – Osserva Papà dopo i rituali
quarantacinque secondi di muta speranza. Non accenna ad alzarsi
comunque, e Mamma agita il ferro da stiro inveendo contro il vicino
di casa ed il suo nuovo asciugacapelli.
L’immagine
televisiva si spezza e si ricompone più volte sul balletto impegnato
in una coreografia della battaglia di Waterloo.
–
C’é un disturbo. – Dichiara pleonasticamente Papà, il cervello
ingrippato dalle salsicce con peperonata servite a pranzo.
–
È quel cretino del vicino. – Insiste mamma.
Il
segnale del programma nazional- popolare é nel frattempo
completamente naufragato nelle onde che attraversano lo schermo.
–
Giro? – Chiede Papà.
Nessuna
risposta.
Incoraggiato
papà diteggia il telecomando sul canale che trasmette
“Semprecalcio”. Niente, ancora onde. Altro canale, stesso
risultato. Altro canale, poi un altro, un altro, un altro…
–
È partito il tubo catodico. Potremmo andare al cinema, magari…–
Non che ne esulti papà, ma stare a casa? Loro due? E a fare che,
poi?
Ma
mamma non vuole abbandonare l’ipotesi dell’asciugacapelli del
vicino.
–
A un certo punto lo spegnerà. – Mormora sicura. – Poi si
sistema.
Passa
un minuto, della durata soggettiva di una mezz’oretta, poi il
quadro si stabilizza.
–
Vedi, adesso va a posto.
–
POPOLO DI FOXTROT! –
Il fratello gemello di di Bugs Bunny, in abito nero, camicia
zafferano ed elegante sciarpa di seta bianca, inquadrato a mezzo
busto seduto a una scrivania, sbircia su un foglietto che una mano ha
posato alla sua sinistra, guarda in macchina e tossisce. – Scusate.
POPOLO DELLA TERRA!
–
Gira. – Dice mamma. – È un programma per ragazzi.
Papà
pensa che é meglio uno sceneggiato per ragazzi delle facce da
rimbambiti cuorcontenti di “Domenica Anch’io” ma è uso a
ubbidir tacendo.
–
…DOLENTI DI COMUNICARVI…
– Bugs Bunny sta leggendo il suo messaggio anche sul canale 1.
–
Ti ho detto di girare.
–
Ma HO girato.
–
Dammi qua. – mamma pignora il telecomando e compone il numero
dell’amato programma della domenica.
–
…IN BASE ALLE DECISIONI
DELLA COMMISSIONE GALATTICA SULLE TRASMISSIONI EXTRASISTEMICHE…
Mamma
compone inviperita altri numeri, continuando a ricevere solamente
l’immagine di Aquila Yò-yò.
–
LE VOSTRE TRASMISSIONI SONO
STATE GIUDICATE DA UN’APPOSITO GRUPPO DI STUDIO… –
Aquila Yò-yò per leggere ha infilato un paio di occhialini rotondi
senza montatura, diventando una specie di incarnazione umanoide della
Lepre Marzolina. – UN
CONCENTRATO DI IDIOZIA INTOLLERABILE E DANNOSA PER QUALUNQUE CREATURA
APPENA DEGNA DI ESSERE DEFINITA SENZIENTE…
–
È uno scherzo. – Ridacchia papà. – Cabaret.
–
Ma, su tutte le TV, ti pare possibile?
–
È per movimentare il palinsesto. Chissà quanti saranno convinti che
sia una cosa seria. E invece…
–
… UN INSIEME DI MELENSAGGINI
CONDITE DI CATTIVO GUSTO, SFOGGIO DI AVIDITA’, POVERTA’ DI IDEE,
DEMAGOGIA, SERVILISMO, FALSITA’, DEFORMAZIONI, PURE E SEMPLICI
MENZOGNE…
Papà
sogghigna senza ritegno. – Senti che roba, é tutto vero,
verissimo!
Mamma
corruga le sopracciglia e scuote la testa: – Mah.
–
… MEDIOCRI ESIBIZIONI
MUSICALI, SCIATTERIA, ARROGANZA, PIAGGERIA, VOLGARITA’…
Bugs
Bunny solleva la testa dal foglio e guarda alla sua sinistra. – Qui
ce n’é per altre tre pagine. Magari é meglio passare al seguito,
eh?
Incomprensibile
borbottio fuori campo.
–
Ah sì? Allora vientelo a leggere tu. – Aquila Yò-yò si alza a
metà dalla poltrona.
–
Fai cosssì. – Sibila una voce ed il coniglioide si risiede.
–
SCUSATE L’INTERRUZIONE!
– Urla.
Papà
si sganascia dal ridere ed anche mamma finalmente sorride.
–
SICCOME QUA SIAMO CONVINTI CHE
SIA TEMPO PERSO DARVI UN’ALTRA POSSIBILITA’ COMINCIATE PURE A
FARE FAGOTTO, VI AVVISO FIN DA ORA CHE TUTTI GLI IMBECILLI CHE HANNO
AVUTO A CHE FARE IN QUALCHE MODO CON LA TV ANDRANNO A FORMARE IL
PIATTO FORTE DEI CUCCIOLI DI SCORPIONE-TIGRE, UNA SPECIE A RISCHIO DI
ESTINZIONE. IN QUANTO AGLI ALTRI QUALCOSA NE FAREMO, PUR ESSENDO
CONSCI CHE GENTE COME VOI, CAPACE DI APPREZZARE UNA TV DEL GENERE,
DEVE COSTARE BEN POCO AL CHILO. LO SPAZIO È PIENO DI ASTEROIDI E DI
SEMPLICI CIOTTOLI RICCHI DI METALLI UTILI, COSA CHE NON SI PUO’
DIRE DI VOIALTRI. BUONASERA.
–
Era buona? – Chiede Aquila Yò-yò all’Ortosinclino.
–
Sssì. Ssperiamo che quesssto ci permetta di prendere tempo con
Sssirio e con la Fondazione. Sssecondo me bissognava passsare ssubito
ai fatti ssenza tante chiacchiere.
–
Diplomazia, caro mio. Se vuoi ripulire il pianeta dai parassiti che
ci abitano devi avere un buon motivo, almeno un motivo che vada bene
per i giornalisti. Quelli di Sirio ne hanno trovato uno ottimo e che
ci fa anche fare bella figura con gli intellettuali.
–
Sssarà.
–
Bah, comunque i loro programmi sono vomitevoli davvero.
–
A me non sssembravano poi tanto male, particolarmente i cartoni… –
L’Ortosinclino intercetta lo sguardo disgustato di Aquila Yò-yò e
si gratta il naso. – Comunque adesssso vedremo.
Pochi
minuti e mamma-papà attoniti guardano un giornalista TV che legge un
comunicato dell’ONU.
–
In merito alla trasmissione apparsa contemporaneamente su tutte le TV
mondiali siamo in attesa di ulteriori chiarimenti…
Nuova
interferenza ed ecco ancora E. in contemporanea su tutti gli schermi
planetari. Questa volta si è pettinato.
–
Gente della Terra io sono Edoardo Brizzi, un membro della vostra
specie. Quanto avete udito dallo speaker del Parlamento Galattico non
avverrà, ripeto, non avverrà.
–
EDOARDO! – Esclamano all’unisono mamma e papà, felici ma anche
indignati con lui che in tutte quelle settimane non s’é più fatto
vivo neppure per telefono.
–
Ci sono amici pronti a combattere per difendervi. Non disperate,
mantenete la calma, la battaglia per la difesa della Terra comincia
solo ora.
Mamma
e papà si guardano perplessi, addirittura un filino inquieti.
– Sembra dire sul serio. – Dice mamma.
Papà
scuote la testa. – Orson Welles nel 1930 ha convinto gli americani
che i marziani stavano invadendo la Terra. Dev’essere una cosa del
genere, uno scherzo.
Nel
frattempo l’immagine di E. é stata sostituita da quella di un
caimano con spalle da giocatore di football americano, abbigliato con
una divisa nera e lucida e decorato con una serie di medaglie che
scompaiono oltre il limite inferiore dello schermo.
–
Buonasera, io sono l’Ammiraglio Exilir Torrismond Qvatten,
comandante la Quarta Flotta d’alto spazio Kerrabbia al servizio del
governo e del popolo di Sirio e della Fondazione per la Difesa della
Panlingua. Ho il dovere di comunicarvi che i vostri diritti in quanto
razza senziente sul pianeta denominato “Terra” sono stati
riconosciuti non validi a causa della qualità insopportabilmente
bassa delle vostre trasmissioni televisive. Conseguentemente devo
informarvi che il pianeta sarà distrutto non appena possibile. Vi
ricordo inoltre – ma lo faccio per puro senso del dovere – che
eventuali petizioni o appelli possono essere inoltrati presso il
tribunale di competenza del settore galattico, nel vostro caso sul
pianeta Buoncuore, nel sistema Taraxacum.
Il
caimano apre la bocca e mostra un’agghiacciante chiostra di denti.
Probabilmente crede di sorridere. – Comunque non contateci.
Buonasera.
Papà
ride.
ONTOLOGIA
DELLA STUPIDITA’
In:
“Enciclopedia Galactica” rif. 200A7-960K#-0000
cod.trans.
oY-APD/0
Ind.:
Stup/ont.TX
Scaruff.TX
Luciobatt.TX
Compilatore:
Faudo Thinbam Esq.
La
stupidità, ovvero l’inibizione a comprendere ciò che avviene ed a
costruire proiezioni verosimili sui possibili sviluppi di un evento è
uno dei problemi che accomuna tutte le razze, tanto o poco senzienti,
della galassia.
Lungamente
considerata una caratteristica personale o comunque di tipo familiare
– tipico l’archetipo della “famiglia di stupidotti”,
rumorosi, inquinatori, dallo stile di guida caratteristico con
veicolo ai venti all’ora ed al centro della strada – la stupidità
è divenuta negli studi più recenti di autori come Grausignac,
Ah’ArA’aH, Henry Cabot-Lodge, Wolgin 1177 e del professor
Stiffelius e coll. un fenomeno ben diverso da una semplice
rappresentazione fenotipica come il naso aquilino o una screziatura
indaco ai tentacoli.
Grausignac,
in particolare ha indicato alcune caratteristiche fondamentali della
stupidità così sintetizzandone la fenomenologia:
“Tutti
possono essere, sono stati o saranno stupidi in un momento t + di t
della loro esistenza materiale. La durata ed il valore numerico della
stupidità S al t di tempo è in rapporto al vantaggio sociale insito
nel valore di S (t + di t ).”
Questo
aver dato un valore sociale alla stupidità come risposta di
adattamento, che, come affermò il grande sociologo Marcandal: “Ha
rovesciato la dialettica sulla stupidità, dandole finalmente gambe
su cui marciare” è stato aspramente criticato da Wolgin 1177, che
nel suo trattato “Sociobiologia della Stupidità” ha rigettato
qualunque approccio sociale al problema, definendo la stupidità come
«Espressione fenotipica di tratti di genoma privi di valore
adattatativo.» Ed aggiungendo: «D’altro canto basta guardare come
il professor Grausignac esce da un parcheggio per giudicare la sua
teoria».
Nell’animato
dibattito che ne è seguito ha trovato spazio e sostenitori anche la
teoria di Ah’ArA’hA, uno Sproull ergoplastico, autore del famoso
paradosso dell’Albero:
«L’Intelligenza
è come un albero, ricca di sviluppi e diramazioni, in grado di
crescere ed autoalimentarsi. Ma anche la stupidità ha queste
caratteristiche. Conseguentemente non è possibile definirla come
stato, ma solo come processo.»
Nel
tentativo di dimostrare sperimentalmente la processualità della
stupidità due assistenti di Ah’ArA’hA hanno voluto ricostruire
in laboratorio un processo mentale stupido, cercando di cuocere un
uovo nell’elio liquido. Ipotesi di partenza fu l’osservazione:
«Un uovo cuoce dentro qualcosa che bolle». L’esito
dell’esperimento, giudicato da alcuni membri della comunità
scientifica un tentativo audace è stato tuttavia commentato da Henry
Cabot-Lodge con queste parole:
«Non
credo fosse un esperimento. E comunque l’uovo non l’hanno
mangiato».
Cabot-Lodge,
xenoetnologo resosi famoso con alcuni studi sulle prove di virilità
presso i Rico Magi di Quaxe, nel suo aspro pamphlet «Gli Stupidi ed
i Finti Tonti», ha ipotizzato che non esista intelligenza ma solo
una stupidità fortunata, ponendo le basi del «Metodo Serendipico»,
tuttora in uso presso diversi atenei.
In
questi ultimi anni sono state avanzate numerose ipotesi e
interpretazioni, ma nessuna ha trovato concorde il mondo scientifico,
almeno fino alla scoperta degli Scaruffi di Bausi, una piccola
popolazione pseudoavicola residente sul quinto pianeta del sistema di
Bauxieda.
Gli
scaruffi, una sorta di struzzi dotati di un lungo ciuffo amaranto
alla sommità del cranio, costituiscono un unicum nel panorama
delle società galattiche. Essi infatti considerano la stupidità un
tratto comportamentale di grande valore e le attribuiscono una
valenza sacrale e regolatoria dei comportamenti sociali, ponendola
nella sfera mistica del “Darka”.
È
conseguentemente conforme al Darka ripetere le cose più volte al
proprio interlocutore, fare affermazioni gratuite ma recise,
commentare fatti dei quali non si ha nessuna nozione, smontare
oggetti che non si è più in grado di ricostruire, impermalirsi
facilmente, perdere ore in attività futili, disegnare cornicette di
farfalline o fiori, stipulare contratti capestro, schierarsi in una
disputa per la posizione meno motivata e sostenerla a dispetto
dell’evidenza, seguire santoni e mistici fasulli e grassatori,
disprezzare libri e giornali accompagnando il ripudio con la frase
«tutte storie, nella vita l’unica cosa che conta è il denaro!»,
litigare per pochi soldi, circolare con gomme lisce, commuoversi
durante l’esecuzione di «Scaruff per sempre» (inno nazionale
degli Scaruffi) invocare la pena di morte o «qualcuno che metta
ordine, Perdio!», sogghignare delle abitudini degli altri popoli,
abbandonare i cuccioli davanti alla TV, esporre la bandiera alla
finestra il giorno della festa nazionale, essere inutilmente
aggressivi, deridere quello che non non si riesce a capire e fare
ciao ciao con la manina davanti ad una telecamera.
Gli
scaruffi hanno l’abitudine di eleggere come propri rappresentanti i
membri della società che possiedano in sommo grado le qualità del
Darka e si dimostrino particolarmente devoti alla loro principale
divinità: Brombort, tipicamente raffigurato in vestaglia e pantofole
mentre smonta un motore atomico a martellate.
Naturalmente
anche tra gli Scaruffi esistono gli atei, contraddistinti dalla
convinzione che solo una assoluta, lunare, soprannaturale perfidia
possa salvarli dagli effetti del Darka. Essi fingono quindi un
comportamento estremamente pio conducendolo fino alle estreme
conseguenze.
Come
ebbe a dire il loro principale esponente, Daghet Acio:«Una
stupidaggine abbastanza grossa e prolungata nel tempo è il
contrassegno del puro genio, e dimostra l’inutilità di qualunque
divinità.»
Sulla
base di questa teoria gli atei di Scaruff non stanno zitti un
secondo, propugnano pene corporali efferatissime, tagliano le gomme
delle automobili dei vicini di casa, offrono droga ai cuccioli o
insegnano loro pratiche sessuali innominabili, pubblicano manuali di
ornato di cinquemila pagine, si coalizzano per malmenare anziane dame
e insegnano palesi assurdità nelle scuole.
Dal
fecondo studio delle abitudini della società degli Scaruffi è nata
una nuova interpretazione del fenomeno stupidità definita
dell’«Equilibrio dinamico metasociale».
Per
sommi capi possiamo affermare che tale teoria definisce la stupidità
come spettro reattivo al crescere di complessità del mondo reale. La
vera stupidità si manifesterebbe e tenderebbe a crescere
ogniqualvolta la realtà tecnologica e sociale supera un livello
detto «del panico», ovvero dell’ incommensurabilità delle
nozioni da apprendere per sopravvivere decentemente. Essa sarebbe
quindi una reazione qualitativamente correlata alla paura, e come
questa in grado di influenzare profondamente il processo cosciente.
Tale
teoria, sostenuta da un gruppo di studiosi di Sociologia Enigmistica
dell’Università di Tag-Obi, gode attualmente di notevole prestigio
e grazie ad essa il chairman dell’equipe di studiosi, il
socioenigmista scaruffo Nabo Stiffelius ha recentemente ricevuto il
premio Karigon Apocalisse.
È
notizia recente la tragica scomparsa del professor Stiffelius, caduto
da un dirupo mentre guidava a fari spenti nella notte per una
scommessa con un collega.
Al
commento del Professor Henry Cabot-Lodge, che notava come alla
stupidità gratuita e immotivata non fosse stato concesso sufficiente
spazio nel lavoro di Stiffelius e collaboratori, non è ancora venuta
una risposta dal team dello scomparso, risposta che si spera non
tarderà nell’interesse della scienza.
2 commenti:
Sempre più ingarbugliata la vicenda!
@Nick: molto vero. E non è stato facile trovargli un finale decente, giuro. Sempre che sia decente... In ogni caso resisti, penso che tra sei / sette puntate avremo finito.
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