18.4.13

Una mano da un amico


C'è stato un momento nel quale ad andare da dio era il "cannibale", uno stile derivato dai comics di autori come Pazienza e Tamburino, nato per épater le bourgeois, continuato per qualche tempo e che si può tuttora cogliere in qualche racconto pubblicato on line. Tra gli autori in qualche modo compresi sotto la definizione di «cannibali» c'era anche Enrico Brizzi, esordiente con Jack Frusciante è uscito dal gruppo e successivamente autore di Bastogne, storia alla American Psycho, tanto esagerata da assurgere felicemente al cielo dell'autoparodia. 
Per chi scrive è quasi fatale giungere a misurarsi con questo genere...  

CANNIBALE

«...l'unica speranza per smuovere cervelli imputriditi di rancidume è vomitargli sotto il naso storie intollerabili, sghembe, dure, gratuite, cariche di rabbia inacidita e di cocaina. Io scrivo queste storie per far tremare pance biancastre troppo piene e far fremere boccucce obese. Io racconto la realtà dei giovani della provincia metropolitana, non ci metto niente di mio. Se fa schifo è giusto perché è la vita a fare schifo.»

Una mano da un amico
di Alessandro "Mannaia" Trombosi

...Pupa ha smesso da qualche minuto di fissare i propri intestini, scivolati dal ventre aperto da una rasoiata, e finiti sul pavimento coperto di segatura e merda secca di gatto. Era scivolata su un fianco come una statuina di cera su una caldaia accesa. Ha anche smesso di lamentarsi. La segatura bagnata di sangue ha un bel colore intenso che li mette di buon umore. La sua amichetta del cuore, Chicca, ha la testa infilata nello scarico della turca. Lucchetto aveva fatto fatica a inzaccarla lì, prima perché si agitava troppo, dopo perché voleva evitare che scivolasse di fianco, ma è un tipo tranquillo, che non perde la calma. Dalla sua posizione Ix-Fail riesce a scorgere un pezzetto dei suoi jeans firmati da ragazza di buona famiglia e il calcagno fasciato nei collant da trentamila al paio.
- E la terza? - Chiede Uncino.
- Chi?
- L'altra, la tipa in giubbotto.
- Mi sa che ci è scappata. O magari peggio. - Ix-fail si stringe nelle spalle e si morsica un'unghia mentre continua a sorridere. - La tenevo con Grillo. Mi ha dato una mano.
- Una mano a far che?
Ix-Fail sogghigna. - Mi ha dato una sua mano, una mano di lei. - Estrae un sacchetto di cellofan dalla tasca dello spolverino. Nel sacchetto c'è una mano femminile ben curata, con piccoli anelli a ciascuna delle dita.
- E il refto?
- Sta' zitto Verza.- Urla Uncino. Poi rivolto agli altri. - E se la pulzella monca va dalle giubbe blu che si fa?
- Sarà meglio telare, mi sa. - Ipotizza Ix-fail
- Ma io me le volevo fare! - Grida Verza. - Perché io no?
- Stai buono, Verza, non ti capiterà mai più di riuscire a dire nove parole senza nemmeno un'esse. Accontentati.
- Almeno quella di là nel ceffo. Dev'essere ancora calda.
Ix-fail storce la bocca. - Fai schifo, Verza. Si scopano e poi si accoppano, non il contrario.
- Avevo un bifognino, cazzo. E voi avete fatto tutto di corfa. E quello ftronzo di Grillo magari ha fatto i fuoi porci comodi fenza ricordarfi degli amici.
- Già, Ix-Fail, Che fine ha fatto Grillo? Perché non torna?
- Lo sai che le assaggia, almeno un pochino. Magari ha prelevato qualcos'altro oltre alla mano. - Ix-Fail ride mostrando i pochi denti rimastigli in bocca. - Adesso però ho bisogno di una bella meravigliosa. Qualcuno ne ha?
- Ne aveva la Chicca. Cinque bustine col filino colorato. Una vera ragazza di buona famiglia. - Lucchetto le estrae di tasca. - Mi fanno proprio schifo quelle come lei.
- Cazzo, hai ragione. Hanno tutto e la mollano folo a quelli coi foldi. Ma ftafera gli abbiamo infegnato a vivere.
- Mi sto rompendo i coglioni. - Annuncia Uncino. - Andiamo fuori, per stasera non mi sento ancora sazio. Potremmo andare al Guido's a caricare qualche frocetto.
- Non mi piacciono. - Dichiara Verza. - E poi non fono nemmeno...
- Non rompere il cazzo, Verza. Dai carioca della tangenziale va bene? Va bene a tutti, così anche Verza è contento?
- Per me va bene. Ma Grillo?
- Fottitene, Lucchetto. Grillo si arrangi, stia pure a giocare con le sue falangette mentre noi sfondiamo un po' di finocchi. Andiamo!



Nota del curatore: al momento di stampare ci è arrivata una lettera dell'autore che ci invitava a modificare il suo
testo, aggiungendo alcune parole che egli ritiene essenziali al senso della narrazione. Dati gli strettissimi tempi tecnici non ci è stato possibile inserirli nel testo. Li pubblichiamo quindi qui di seguito come da lettera autografa dell'autore invitando i lettori a provvedere autonomamente:
"Rottinculo, fica (3 volte) buco di culo (4 volte) tetta (una sola, staccata dal busto), brodaglia, osso fuoriuscito dalla carne, brandello trattenuto da un filo di cartilagine, mandibola staccata dal cranio, cervello spappolato sul pavimento di cemento, luce al neon (3 volte), peli (2 volte) culo (solo una volta, non siamo mica bambini), diarrea (1 volta), mestruo (non so bene dove, ma ci va assolutamente), capelli staccati alla radice, flatulenze (qua e là), scarafaggi (13 volte), topi (5 volte), porta cigolante (almeno una volta), puzzo di diesel, fiotto di sangue, pezzo di merda, puzzo di merda, cazzo (22 volte), lampadina con la reticella, camion e rimorchio con dentro un bambino morto da un mese. Penso che possa bastare così. Scusatemi per le precisazioni, ma un'importante rivista per lettori cannibali ha respinto il mio precedente racconto perché non c'erano abbastanza parolacce e così ho preferito abbondare. Grazie, vi voglio bene. (Alessandro Bartolini detto Mannaia)




2 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Il più talentuoso del gruppo era Pazienza, che è anche quello morto giovanissimo causa overdose,gli altri...
A parte Scozzari (beh, un poco pure lui) sono solo dei sopravvissuti che non sono riusciti a rinnovarsi e a capire che i tempi sono cambiati.

Massimo Citi ha detto...

@Nick: anche Tamburini - l'autore di Ranxerox - è morto giovane, che io mi ricordi. Quanto ai cannibali "letterari" hanno avuto un certo successo (basta pensare ad Ammaniti o a Scarpa) ma cambiando un po' per volta modi e forme. Paradossalmente debbo dire che mi dispiace per soggetti come il buon Massaron, ora caduto nel dimenticatoio: una penna meno grossolana di quella di Brizzi.