Essere
l’autore (L’A. come scrivono le storie della letteratura) dà
privilegi che i lettori non hanno e che men che mai posseggono i
protagonisti della vicenda.
Quindi
in questo momento del romanzo io posso starmene in piedi sul ponte di
comando della Megacorazzata d’Alto Spazio Agonia, impettito
come Orazio Nelson, mentre gli ufficiali dell’Armata Stellare
allestita a spese del governo del sistema di Sirio e della Fondazione
per la difesa della Panlingua mi incrociano intorno indaffarati senza
potermi vedere.
Ovviamente
si tratta di alieni, alti un mezzo metro più di me e vasti in
proporzione. Ma non ho la sensazione di fare l’arbitro di basket,
piuttosto, come quei ragazzini di prima media dallo sviluppo ancora
incerto spediti in sala professori a recuperare un registro per conto
dell’insegnante, mi sento nel quartier generale dei cattivissimi.
La
flotta in marcia verso la Terra non è enorme ma temibile sì e
conta, oltre alla già citata ammiraglia, altre cinque megacorazzate
che si fregiano dei nomi di: Tortura, Rapido Trapasso,
Sangue a fiumi,Ultima Preghiera e Sofferenza Mortale, da
altre navi più piccole che minacciano solo gravi ferite, giù giù
fino alle minisiluranti spaziali che hanno nomi come Pizzicotto,
Spintone e Pugno Sul Naso.
I
nomi delle navi sono stati scelti dai comandanti ed ufficiali della
flotta, appartenenti senza eccezione alla spietata razza dei
Kerrabbia, i migliori e più feroci soldati della galassia il cui
stipendio settimanale equivale ad un anno di shopping ininterrotto
nel centro di Firenze.
La
ragione di tale capacità in campo militare merita un breve accenno.
I
Kerrabbia sono l’unico esempio nella nostra galassia di ermafroditi
completi, individui cioè assolutamente autosufficienti dal punto di
vista sessuale.
La
cosa singolare è che i suddetti non sono tutti fratelli gemelli
destinati a crepare in coro davanti a qualsiasi virus abbastanza
tosto, anzi, ogni tanto la pensano e si comportano in modo
sensibilmente differente gli uni dagli altri. Spiegare come questo
sia biologicamente possibile non è compito mio, tanto più che gli
xenobiologi delle più avanzate razze della galassia se interrogati
in proposito sono i primi a stringersi nelle spalle, con l’aria di
dire «chi ha voglia di andare a vedere come fanno si accomodi».
Qualcuno
magari sta pensando che deve essere bello amarsi da sè, senza tante
svenevolezze e insulse chiacchiere. Può esserci del vero, non lo
nego, ma la faccenda elevata a tre o quattrocento milioni di
individui ha dei limiti. Il problema è che i Kerrabbia non debbono
perdere tempo a corteggiare né a rimpiangere nessuno e l’unica
cosa che muove le loro emozioni è la violenza, possibilmente ben
organizzata. La letteratura, il teatro e l’opera lirica sono basati
solo su vendette, morti, tradimenti e stragi e la loro vita, priva di
insulse canzoni d’amore e di pornografia hard o soft, si riduce ad
una faticosa altalena oscillante tra due poli: la malinconia della
solitudine e l’estetica del massacro.
I
Kerrabbia lavorano sempre e non sanno cosa farsene dei sabato sera.
Per quanto riguarda le cure parentali le cose non vanno tanto meglio:
i piccoli kerrabbia nascono già parecchio sviluppati, alcuni
cominciano a fare a botte tra loro appena usciti dal grembo.
Il
massimo del divertimento per un kerrabbia è pestare qualcuno e
subito dopo copulare con se stesso. Brutto, come no, ma avete mai
visto un gruppo ultrà dopo una partita di calcio? Inizialmente
poverissimi, e quindi ancor più rissosi, i kerrabbia hanno inventato
una forma di propulsione spaziale basata sulla scuotimento prolungato
di una bevanda molto gassata di loro invenzione, la Sgneps, venduta
in confezioni da mezzo ettolitro.
L’idea
era venuta ad un certo Morsicai, osservando l’effetto prodotto da
una lattina di sgneps agitata e quindi aperta sulla faccia di un
casuale nemico.
Con
le astronavi a propulsione Morsicai i Kerrabbia hanno raggiunto altri
sistemi stellari, hanno scoperto l’esistenza delle altre razze e
del sabato sera e sono diventati ancora più malevoli e combattivi.
I
trattati di storia galattica ricordano cinquantadue guerre principali
e duecentotre minori combattute dai Kerrabbia contro gli altri popoli
della galassia, tutte concluse con la loro sconfitta da parte di una
coalizione che comprendeva tutte le altre razze senzienti
dell’universo conosciuto più qualcun’altra mai vista prima.
Detto così può sembrare poco sportivo, ma dopo un bombardamento
Kerrabbia non rimanevano in molti a prenderla sportivamente.
Governati
pressoché da sempre da crudeli dittature militari – ma i Kerrabbia
sono praticamente tutti militari – praticano il ricambio del potere
politico mediante periodiche feroci rivolte di palazzo seguite dal
massacro dei governanti deposti. Questa forma di alternanza, che ha
l’indiscutibile pregio di eliminare i dibattiti in studio
sull’esito delle elezioni, non è stata in genere apprezzata dalle
coalizioni vincenti che ogni volta hanno imposto governi pacifici ed
inoffensivi formati dai pochi Kerrabbia non militari: pazzi, bambini
e vecchietti, regolarmente rovesciati entro pochi mesi.
Al
termine della cinquantaduesima guerra principale, combattuta nelle
vie della capitale Kerrabbia – Orridamorte – il governo galattico
ha tuttavia dovuto prendere in seria considerazione la possibilità
del genocidio o, in alternativa, il costo allucinante di mantenere
sul pianeta venti soldati per ogni abitante.
La
soluzione del problema era venuta da una proposta di Goha l’Ombra,
capocuoco del ristorante del parlamento galattico: comprare il
talento militare degli ex-nemici.
L’idea
era subito piaciuta moltissimo, come accadeva sempre per le idee di
Goha, e così i Kerrabbia sono divenuti mercenari strapagati, pronti
ad essere ingaggiati per conflitti locali nei quali sfogare tutta la
loro frustrazione ed aggressività.
Forse
a questo punto è più chiaro il motivo per il quale mi trovo sul
ponte della megacorazzata in forma invisibile. Una delle tante cose
che li mandano fuori dai gangheri è la presenza di un clandestino su
una delle loro navi e dal momento che un kerrabbia nel pieno dello
sviluppo è una via di mezzo tra un armadio ed un caimano si capirà
la necessità di qualche precauzione.
In
questo momento l’ammiraglio della flotta – Exilir Torrismond
Qvatten – è impegnato in un’intervista con Tele 3D Galassia
Futura. Exilir Torrismond Qvatten odia le interviste televisive, le
troupe televisive, i cavi stesi per terra, le luci troppo sparate e
le chiacchiere, e si augura di avere l’occasione di buttare fuori
dalla nave il reporter con tutta la sua equipe per mezzo di un tubo
lanciasiluri.
– Ammiraglio, crede di trovare una forte resistenza da parte dei
locali?–
Il
kerrabbia sa benissimo di essere ammiraglio, non c’è bisogno che
quel fesso glielo ricordi. Resiste alla tentazione di mordere il
microfono del reporter – uno pseudosedano di Candido Eremita – e
guarda in macchina inkazzato.
–
Li schiacceremo come vermi. Io e i miei ragazzi quando facciamo un
lavoro lo facciamo bene. Siamo dei professionisti.
Sorride,
cercando di mostrarsi affabile e tranquillamente sicuro di sè,
creando nei telespettatori l’inspiegabile desiderio di addentare un
panino di carne cruda ancora tiepida e sanguinolenta.
Per
me che ascolto e per voi che non ricevete Tele 3D Galassia Futura
queste frasi hanno un solo significato possibile: i nostri vicini
alieni non hanno neppure aspettato Pippo Franco per averne le tasche
piene e vogliono risolvere il problema in modo radicale.
–
È vero che il motivo di questa azione sono le trasmissioni
televisive provenienti dal pianeta Foxtrot, che stanno provocando
gravi danni morali ed intellettuali tra gli abitanti di Sirio?
–
Sì.
Qvatten
fa una smorfia. Anni prima aveva finanziato una campagna contro la
proliferazione delle subordinate. Si ripromette di sbudellare di
persona il reporter prima di spararlo nello spazio. L’idea lo
rasserena e sorride ancora. I bambini seduti davanti alla TV
sorridono anche loro: nessuno come i bambini adora i Kerrabbia.
–
Mi sa dire in cosa consistono queste trasmissioni, cos’hanno di
così osceno ed intollerabile?
–
Questa è un domanda INTELLETTUALE?
–
In un certo senso sì.– Ammette il reporter. – Il comandante
Qvatten, come molti uomini d’azione ha scarsa dimestichezza con il
mondo delle idee. – Spiega al pubblico.
Exilir
Torrismond Qvatten opta mentalmente per la versione lenta dello
sventramento. Accarezza la lunga spada appesa al fianco e risponde:
–
So di cuccioli costretti a cantare oscene filastrocche sui propri
denti e sui propri escrementi, di delatori che raccontano fin nei più
piccoli particolari i delitti di altri in cambio di modeste somme di
denaro, e di altri che li applaudono come eroi, di idioti mostrati al
pubblico perché rida di loro, di oscene zuffe, di concorsi basati
sull’ostentazione di avidità, di volgarità sulle preferenze
sessuali, di scherzi triviali, esibizioni di ignoranza, di piaggeria,
liti tra familiari e vicini, bugie, falsità, falsi amori, falsi
dolori, finti suicidi…
–
Grazie, comandante, è più che sufficiente. – Lo blocca lo
pseudosedano, la cui carnagione verde chiaro ha virato verso il
grigio muffa. – Ciò che ha raccontato il comandante Qvatten
giustifica pienamente l’iniziativa del Governo di Sirio. Non si può
tollerare più a lungo questo stato di cose e credo che noi e voi,
telespettatori, dovremo ringraziare questo gruppo di professionisti…
(la telecamera arretra inquadrando il ponte della nave e gli altri
ufficiali sorridenti nelle loro divise nere e lucide, rassicuranti
come un club di coccodrilli dediti al sadomasochismo)… se non
dovremo temere altre minacce alla civiltà della Galassia. Questi
ragazzi combattono per noi e la loro stupenda nave (inquadratura
della plancia irta di leve dai profili acuminati e scintillante di
luci che ammiccano malevole) è quanto di meglio la tecnologia
militare galattica possa schierare. Con questo vi saluto e vi
ringrazio.
Il
reporter conclude e contemporaneamente si teleporta a bordo della
Pallida luna lassù, la nave di proprietà del network
TeleEone insieme alla troupe.
Qvatten
e gli altri ufficiali rimangono a fissare con delusione la scia
scintillante di atomi ionizzati che indicano l’uso di un
minimovens, scuotono la testa e tornano ai propri posti. Solo
uno di loro osserva a mezza voce che era la quarta troupe che si
lasciavano scappare in cinque giorni standard galattici.
–
Ci stiamo arrugginendo.
Io
me ne sto rincantucciato davanti ad una porta metallica che
assomiglia a quella di uno sgabuzzino per le scope, pronto a
tuffarmici se necessario. So di non essere visibile , ma se voi
poteste vedere un gruppo di kerrabbia frustrati e delusi dubitereste
di qualunque cosa.
Trascorsa
una mezz’ora Qvatten e gli altri ufficiali abbandonano la sala
comando, presumibilmente per andare a riempirsi le abominevoli trippe
e, rimasto solo, ne approfitto per dare un’occhiata alla plancia
della nave, riuscendo solo a capire che la Agonia ha a bordo
abbastanza armi da rendere la Terra simile ad un albergo dopo il
passaggio di una gita scolastica.
Alle
mie spalle un kerrabbia piuttosto anziano, vestito di un lungo camicione
azzurro apre la porticina metallica e ne estrae uno spazzolone ed uno
straccio e comincia a lavare il ponte, cantando una canzone lenta
e triste su un kerrabbia che non aveva più voglia di uccidere.
Duole
dirlo ma credo che la Terra e la specie comunemente ritenuta
responsabile della sua cura si meritino questo trattamento (parlo
della sua distruzione e non delle canzoni Kerrabbia, che non
riuscirebbero a fare troppi danni in un mondo che ha conosciuto Mario Tessuto).
Ma
se credete che qualcuno debba fare qualcosa per salvarla, devo
informarvi che gli unici esseri in grado di fare qualcosa a proposito
sono E. e Mirella nonché il buon vecchio Satan Baal-Zebub, che nella
costruzione del pianeta ha speso un sacco di galattodindi.
2 commenti:
Atmosfere sempre più Sheckleiane, o sbaglio?
@Nick: non avevo in mente Sheckley, scrivendo, anche se è innegabile che ne sono stato un affezionato lettore in gioventù (20<). Avendolo scritto vent'anni dopo escluderei qualsiasi influenza diretta ma si sa che le influenze escono fuori a propria insaputa.
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