Mamma,
spettinata e in vestaglia, siede nel soggiorno Veronoceinartepovera
48mesisenzacambiali, ipnotizzata dalla monumentale pendola regalo di
nozze che ad intervalli di un quarto d’ora esala le note del Big
Ben. Mamma
non fuma, ma se fumasse avrebbe abbondantemente riempito il
portacenere di onice a forma di catino da doccia ospitato sul
tavolino dalle zampe di ottone con unghie. Mamma pensa che se fosse
un animale vero – il tavolino – non riuscirebbe a muoversi con
due zampe girate di qua e due di là.
Finita
la fase pittoresca della preoccupazione, accompagnata da urletti,
scongiuri, promesse, minacce, rimpianti e rammarichi Mamma si rende
conto che rischia di dimenticare il motivo della sua presenza in
soggiorno. Si è già alzata un paio di volte a spolverare qualche
angolino sospetto ed ha fissato la TV, suo malgrado tentata. Il
pendolone rintocca. Magari il reprobo sta benissimo: a letto con una
ragazza di chissadove non si ricorda nemmeno di lei e di papà.
Qualche pensierino colpevole, certo, ma come fa ad alzarsi dal letto
e dire: “telefono alla mamma”. Chissà le risate. Ma non ce l’ha
una mamma quella lì? Cosa c’è da ridere? Scemo, anzi ingenuo,
com’è Edoardo di sicuro si vergogna. Che fesso, ma le donne sono
cattive, mica ingenue. Quando possono tenere in pugno un uomo sono
felici. Gli uomini come Edoardo… Oddio non è che suo padre poi…
restano sempre un po’ bambini. È polvere quella là sotto il
termosifone? Forse è l’ombra.
Din-don-dan-don
Don-din-dan-don.
Ma
la macchina di Edoardo non andava mica tanto bene. Quante volte
gliel’ho detto. A lui e a suo padre. Fatela vedere sta’ macchina,
sìmamma, sìcara e poi niente. Si sarà staccata una ruota, si è
rotto il bullone e via la ruota. Andava avanti da mesi, nessuno se
n’era accorto, un bullone rotto e gli altri che si smollano. Giù
da un viadotto quando è già un po’ buio, in mezzo alle piante.
Nessuno sulla strada, niente testimoni, cadavere di Edoardo ritrovato
per caso da un geometra vent’anni dopo.
E
Mirella? Doveva essere in giro con lei. Come due bambini, sempre a
litigare e sempre insieme. Ma no, la nipote è già scappata di casa
non si sa quante volte. Brava ragazza ma strana, più piena di manie
di un pensionato.
Papà è in cucina. Ogni tanto accende la radio cercando di azzeccare i notiziari. Nella macedonia di suoni che ottiene facendo scorrere la rotellina cerca un voce abbastanza seria da appartenere a un canale per grandi. Un tizio fa una dedica a Gessica, alla mamma Maria e ai fratellini Luca, Ciro, Antonietta, Suellen, Giosfin e Robbert. Se sono in ordine cronologico c’è da pensare che ai genitori sia andato in pappa il cervello a cominciare da Suellen. Papà rimane per un po’ su Radio Estasi 109 ma non ci sono notiziari né altre dediche così nutrite. Non spegne: come quando è in coda sulla macchina si lascia attraversare da un unz-unz-unz-unz-unz che gli svuota il cervello. È il caso di continuare a fare straordinari se Edoardo non torna? Non è un bel pensiero, lo sa, c’è da vergognarsi, ma ogni tanto si fa vivo lo stesso, sornione, quieto, seducente come la gonna stretta e corta della signorina Vannini che sta sempre alla fotocopiatrice con in mano un bicchierino di plastica e nessuno le chiede mai nulla. Probabilmente è con Mirella, saranno in Islanda o giù di lì. A Mirella piacciono i posti dove non c’è nessuno e in quanto a Edoardo figurati se le dice di no. Ha anche telefonato ai genitori di Mirella, ma con scarso profitto. “Non so, Mirella è così strana.” è tutto quello che ha cavato dallo speleologo. Ma papà non diserta la sua idea, limitandosi a telefonare ogni mezz’ora ai carabinieri ed agli ospedali.
In
un angolino del salotto c’è Armando Gerboni, amico d’infanzia di
E.. È l’unico ad aver fatto ipotesi, tutte accolte con isterismo o
con scettico sarcasmo da mamma e papà. Nell’ordine:
A)
Una fuga per raggiungere il ritiro della sua squadra e consigliare il
CT sulla migliore formazione per la gara decisiva.
B)
Un attacco di misticismo che lo ha indotto ad unirsi ai seguaci di
Bodorama, per il quale lo scomparso ha più volte professato stima ed
interesse.
C)
Un rapimento da parte dei Rosacroce.
D)
Un rapimento da parte degli extraterrestri.
E)
Una misteriosissima missione affidatagli dal capo del circolo di
spiritisti “Ectoplasms now” che sporadicamente frequenta.
Il Gerboni ha rigorosamente evitato di comprendere Mirella nelle sue ipotesi, creatura che non ama per essere stato da lei definito “lumacone malcotto”. Poco incline al tragico, Armando è sulle spine, dal momento che tra 18 minuti andrà in onda la telecronaca della partita tra la sua squadra del cuore e l’odiato nemico. L’amico d’infanzia ha trascorso l’ultima mezz’ora a muggire educatamente se osservato e ad almanaccare frasi atte a portarlo fuori di lì. Non ha trovato niente di appena decente ed ora si sta chiedendo come indurre qualcuno ad accendere la TV sovrastata da centrino e nave di conchiglie che fa bella mostra di sé nel salotto. Infine il miracolo: Mamma che dichiara “Vado a sdraiarmi un po’”, Papà che fissa per qualche minuto il divano vuoto e poi fatalmente accende la TV, con l’aria di uno ipnotizzato tanti anni prima al circo e dimenticato sotto il tendone. Come è ovvio il telecomando di papà si ferma sull’inquadratura di uno stadio e su una voce bonaria ed eccitata che commenta le formazioni.
–
Vado a prendere qualcosa da bere? – Propone Gerboni, abituato a
consumare due chili di patatine ed un ettolitro di birra per tempo.
Papà annuisce e mormora – Si accomodi. – Incerto sull’identità
dell’ospite.
Quando
l’amico d’infanzia ritorna dalla spedizione nel frigo di famiglia
carico di cibarie e barattoli, la partita è appena cominciata e già
dai primi calci si intuisce, come avrebbe detto il poco compianto E.,
la superiorità negli schemi e nell’agonismo della squadra del
cuore.
Da
lì a pochissimi minuti avvengono due cose che non hanno nessun
rapporto tra loro, ma che per la famiglia di E. e per il suo miglior
amico resteranno inestricabilmente connesse.
–
3’02”
Pelagio,
a bordo dell’astronave, in volo geostazionario a seicento
chilometri dalla superficie della terra, mostra ad E. e Mirella la
sala di comando della nave.
–
1’22”
“…
Suggerimento di Greppi per Tannhauser che si libera di un avversario
e avanza in posizione di ala destra…”.
–
43”
A
bordo dell’astronave Mirella guarda a braccia conserte le lunghe
dita di Pelagio che muovono delicatamente leve e premono bottoni
accendendo interruttori ed evocando complessi schemi di rotte, mentre
E. eccitato muove le braccia come un tarantolato sfiorando i monitor
e accendendosi di riflessi multicolori quando si china sulla plancia.
–
11”
“…
Tannhauser resiste al tackle di un avversario e serve Riga che riceve
al limite dell’area…”
–
9”
–
Vuole essere così cortese da agitarsi un po’ meno? – Dice
Pelagio con il suo caratteristico tono da maggiordomo di gran classe
ed E. lo guarda prima incredulo poi mortificato.
–
5”
“…
Riga a Lardelli che lo chiama al triangolo… Riga, Riga,… tiro e…”
–
3”
Ma
che cazzo combina? No, non…– Pelagio ha qualche centinaio di anni
sulle spalle ed i suoi riflessi non sono più quelli di una volta,
così quando E., facendo un passo indietro, scivola sul piedistallo
del suo sedile e ovviamente precipita – sia pure a gravità 0.6 –
su una batteria di sensori, l’anziano cosmonauta tartoide riesce
solo a spostarsi di poco per evitare che E. gli cada in grembo.
Toccando
i sensori E. ha collegato l’astronave con tutte le frequenze delle
TV terrestri.
ORA!!!!!
Sul
televisore di famiglia e su quello di tutte le famiglie della Terra
compare in primo piano un E. stralunato, spettinato e con gli
occhiali storti che cerca di sollevarsi in piedi senza toccare la
plancia lampeggiante di mille colori, impresa impossibile anche per
un alieno o per un ectoplasma.
Armando
Gerboni e papà basiti, l’uno sul divano con la mano sprofondata in
un sacchetto di patatine, l’altro seduto sull’orlo della sedia
dalla fodera a fioroni tuttora avvolta nel cellophan divenuto duro e
logoro, contemplano E. che si scusa, viene aiutato a sollevarsi da un
individuo che ricorda molto ET, ma un ET invecchiato ed incazzato,
mentre in un angolo dello schermo appare Mirella che scuote la testa
e mormora distintamente “il solito imbranato”.
–
Edoardo!! – Esplodono all’unisono papà ed Armando Gerboni,
subito imitati da mamma, giunta in salotto per manifestare il suo
malumore e la sua amarezza per l’insensibilità di padre ed amico
del figlio scomparso.
Il
nonno di ET in televisione sta bofonchiando qualcosa sulla stupidità
dei pronipoti di Adamo; E. annuisce vigorosamente, cercando, come
faceva a scuola, di assecondare gli insegnanti incannati
mimetizzandosi tra i loro sostenitori incondizionati.
–
Si tolga di lì, per favore.– Implora Pelagio, sforzandosi di
restare calmo.
–
L’attore! Edoardo fa l’attore! – Urla mamma avvolta nella
camicia da notte stile primo impero, mentre papà fissa inquieto la
TV come se dovesse trasformarsi da un momento all’altro in una
lavatrice o in un acquario.
–
Ma che mambo ha combinato, eh? – Impreca Pelagio fissando i sensori
accesi che dovrebbero essere spenti e viceversa, mentre E. fa un
sorrisetto scemo e scuote la testa.
–
È un attore di fantaqualcosa… Però è BRAVO! – Commenta mamma felice e scalza mentre papà
vorrebbe osservare che quella faccia E. ce l’ha dalla nascita. Una
lunga abitudine alla prudenza lo spinge a tacere.
–
Deve spegnere questo, questo qui, vede? Ed accendere questa serie.
Poi deve spegnere quello e quell’altro.
La
TV trasmette il volto di Mirella, concentrata e come sempre
maledettamente sicura di sè ed Armando Gerboni al buio abbozza una
silenziosa pernacchia.
Pelagio
annuisce, le mani corrono sulla plancia ed il suo volto scompare,
sostituito dal ralenti del secondo gol degli avversari della Squadra
del Cuore di E.
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