–
Che cavolo ci stiamo facendo qui? – È un po’ monotono, Edoardo,
ma nessuno ha voglia di farglielo notare. Solo Conan, definitivo
simulacro di una sex-symbol dell’ hard sadomaso, è troppo gentile
per far finta di niente:
– Stiamo aspettando.
E.guarda fuori dall’oblò. La nave è posata sul fondo di un cratere
e la vista non è minimamente cambiata dal momento dell’atterraggio:
fango scuro, rocce che chiudono a cerchio la visuale e pioggia
grigiastra che cade sottile dal cielo limaccioso.
Fissa
il fango che inghiotte silenziosamente le gocce e si sente come in
certi pomeriggi dell’adolescenza, mentre a casa di qualcun’altro
c’era una festa dove i suoi amici ballavano, accarezzavano e
palpeggiavano ragazze un po’ bevute. Veniva a saperlo il giorno
dopo, in genere, e si sentiva da cani. Qualche volta gli venivano le
orecchie rosse per l’umiliazione, ma affettava un’indifferenza
quasi indolente: “Tanto non ci venivo”.
Un frastuono ricco, sontuoso, fatto di singoli clangori metallici
prolungati interrompe le sue malinconiche meditazioni, all’istante
seguito da una raffica di imprecazioni schiettamente terrestri, anzi
italo- padane.
–
Che succede? – Chiede, già vagamente conscio.
Voce
di Mirella: – Succede che ai ficcanaso vengono tagliati i pendagli.
Silenzio.
Giusto
il tempo di ricaricare e la cuginetta riapre il fuoco all’indirizzo
di Pelagio, materializzatosi silenziosamente nella zona del disastro
per un primo rilievo dei danni. Il tartoide è colpevole di aver
sistemato alcuni oggetti sotto altri di diametro maggiore favorendo
un crollo all’apertura di un indefinito sportello.
E. senza muoversi dalla sua trincea si augura che l’incidente induca
Mirella ad abbandonare i suoi propositi culinari salutisti,
permettendo a Pelagio di dedicarsi ai suoi saporitissimi soffritti ed
ai suoi lussuriosi dolciumi.
–
Cucina Pelagio? – Azzarda quando mezz’ora dopo, Mirella compare
in Sala Comando.
– Certo! Così potrai intossicarti un altro po’, riempirti di grassi
saturi e colesterolo, intasarti le arterie e crepare dieci anni
prima.
E. fa le spallucce ed indica l’esterno, come a dire “perchè
preoccuparci del remoto futuro se non siamo sicuri nemmeno del nostro
domani?”
Mirella fraintende e si avvicina all’oblò – Gesuuuuuù..... –
Ne sono già successe abbastanza perché E. si alzi a controllare se il
Salvatore è davvero venuto a trovarli. Tecnicamente è quindi
impreparato alla visione agghiacciante che lo attende al di là del
vetro. Un attimo di pazienza… Ecco: adesso ha visto e può
cominciare ad urlare. Prima come un tifoso che ha visto negare un
rigore chiaro come il sole, poi basso e rauco per non farsi sentire.
Più lucida Mirella chiede a Conan. – Cos’é quello?
La creatura è di color tenebra e ha lunghissime zampe a strisce grigio
cancrena e nero fogna che sorreggono un corpo delle dimensioni di una
nuvola di temporale, preceduto da un cranio dotato di quattro
mandibole armate di un numero improbabile di denti di una sostanza
simile a cristallo opaco.
– È un Frugafango. Una forma di vita comune su questo pianeta. Si
nutre delle cimici di roccia che estrae spezzando la pietra con i
denti.
Mirella si passa un dito sulla fronte, considerando con disagio il frugafango
alle prese con un masso grande quanto un’edicola da stazione. Anche
Conan guarda ma rimane roboticamente impassibile.
Solo E. continua ad agitarsi come un elettrone rimbalzando contro le
pareti.
– Conan, quante possibilità ci sono che quel coso scambi la nave per
una roccia e la frantumi? – Chiede Mirella.
– In prima approssimazione direi 10 alla nona contro una. – Totalizza
il robot.
E. si obbliga a guardare il frugafango che ha finito di frantumare il
masso ed ora cerca le cimici di roccia con la stessa metodica
pignoleria di un invitato che al pranzo di natale abbia distrutto una
noce.
– Ma Pelagio non c’é? – Chiede Mirella. – Ah, eccolo, Cosa
consiglia di fare?
– Ehhh…
– Eh?
Il tartoide non risponde, estrae da un cassetto un’ampia tuta viola e
la indossa. Quindi sfila una lunga tavola di legno lucido
attraversata da ghirigori blu e ispirato comincia a leggerla,
salmodiando con voce nasale.
Fuori il frugafango sta prendendo a calci i resti della roccia distrutta e
lancia occhiate cupide verso la nave.
– Pelagio, ma le sembra…
Il pilota allarga le braccia. – I motori sono disattivati perchè io e
Conan stavamo facendo una piccola revisione. La Società ha venduto i
lanciaraggi di dotazione in un momento di scarsa liquidità. La più
vicina stazione di Polizia Galattica si trova a quattro ore a
Propulsione Gaalighe 9. – China un po’ la testa per guardarla
negli occhi. – Non ho con me le sessantaquattro mistiche candele,
ma credo che i miei antenati vorranno ugualmente accogliermi sotto il
Grande Eterno Guscio Infinito.
Il frugafango si é rimesso in marcia e adesso i passeggeri della nave
possono facilmente vedere le bave verdastre e corrosive che colano
dalle mascelle del mostro, gli occhi piccoli del colore della
polvere, i peli ispidi del muso enorme ed i movimenti compiaciuti
dell’esofago.
– AIUTOooo! – Grida inutilmente E.
Il frugafango dà un botta alla superficie della nave traendone un cupo
rimbombo.
– AAAAAIIIUUUUTOOOOO! – Ripete con più convinzione ma poca speranza.
Il frugafango assaggia la nave con le sue mostruose mascelle, la ammacca
un pochino, la fa risuonare per un po’ in punti diversi. Sembra
perplesso o forse giocoso.
– Forse… – Mormora Pelagio.
Il mostro va avanti per un po’ con i suoi assaggi, dà un certo numero
di calci alle pareti ed infine si allontana portando con sé
l’antenna per la trasmissione nello spazio Gaalighe e l’antenna
per l’Olo-TV, brontolando come un terremoto.
Nella sala passano almeno cinque minuti prima che qualcuno si azzardi a
parlare.
La prima a farlo é ovviamente Mirella: – Come é possibile....
Pelagio si sfila la tuta violetta ed annuisce: – Era un cucciolo.
– Una volta questo pianeta era molto diverso. – Pelagio serve una
pietanza molto simile per sapore, colore e consistenza ad una
parmigiana di melanzane, ma chissà perché nota nel suo settore
galattico come “Elderaia Phornix”.
E. a bocca piena si limita ad un vago cenno di stupore, mentre Mirella
lo guarda con curiosità:
– Come diverso, non c’erano quei cosi?
Pelagio si serve a sua volta e consegna la teglia a Conan, che riprogrammato
in forma biologica, necessita di un nutrimento più congruo di dodici
secondi attaccato ad una duecentoventi.
– No, quelli non c’entrano, li hanno messi qui da poco: sono una
specie protetta, in pericolo di estinzione.
E. tossisce e trangugia un boccone spropositato di Elderaia Phornix. –
Ma è popio nececciario cialvalli?
Mirella
lo reprime:
– Una specie vivente è un patrimonio...
– Va bene, va bene, lo so. Scusa tanto. Prego, Pelagio.
– Dicevo che il pianeta era molto diverso, un tempo. È stato costruito
dalla Sogni Standard, sulla base di una ricerca di mercato
commissionata alla Festina Lente di Algol, allora la più grande
agenzia di sondaggi della galassia. Il pianeta doveva essere una
sorta di modello: la realizzazione del sogno standard statistico del
galattico medio. Doveva, cioè, raggruppare tutti i beni desiderabili
per una schiacciante maggioranza della popolazione.
Mirella rabbrividisce. – Che idea allucinante.
Pelagio conferma. – ‘Bastanza. Sono venuto qui un paio d’anni dopo la
sua inaugurazione. Allora avevo un altro lavoro. – Punta un dito in
direzione dell’oblò. – Qui sorgeva una delle Sale Dello
Spettacolo Divertente, lì a fianco il Padiglione Dello Sfoggio di
Ricchezza, oltre quella collina i Centri Commerciali dello Shopping
Perpetuo. Proseguendo verso il mare si incontravano i Centri Della
Salute-Bellezza, gli Stabilimenti Balneari, le Discoteche Sempre
Aperte, i Parchi Dei Piccoli Peccati ed i Residence Dei Grandi
Peccati. Era tutto previsto, tutto organizzato in un modo
impeccabile. Nessuno rimaneva solo. Divertimento, benessere, piccole
e grandi trasgressioni: tutto era a disposizione di chiunque avesse
abbastanza denaro da permettersi un soggiorno o la residenza sul
pianeta.
– Però è carina come idea. – Commenta E., ma uno sguardo della
cugina gli fa desiderare di nascondersi sotto un piatto rovesciato.
– Lo scusi sa, Pelagio. – Con lui Mirella è addirittura tenera.
– Beh. Il fatto è che all’inizio tutto andava bene e tutti erano
contenti, poi un po’ per volta sono venuti fuori i problemi.
Piccoli, all’inizio: qualcuno che non voleva uscire una sera per un
leggero mal di testa o un’indisposizione, o anche solo perché
aveva voglia di restare solo. E la Sogni Standard interveniva,
convinta che chiunque non tenesse un atteggiamento previsto nelle
griglie della Festina Lente non si rendesse ben conto di qual era il
suo bene. Gli interventi prevedevano la pacifica invasione della casa
da parte di comitive festaiole armate di spumanti di marca o di dolci
firmati, l’uso di tentazioni erotiche di grande effetto, l’invio
di incaricati dotati di sorriso amichevole, pacata allegria, due
bicchieri ed un amaro, fino alla larvata minaccia di trattamento
medico nei casi più gravi. Questi provvedimenti avevano però
efficacia limitata e così la Sogni Standard è stata costretta ad
adottarne di più radicali, come il trasporto coatto dell’elemento
asocievole al più vicino Luogo Di Ritrovo. Il campanello d’allarme
è stato l’episodio di Jaka K’chtorr, un Mirano che aveva
massacrato a bottigliate un gruppo di festaioli colpevoli di avergli
impedito di terminare un sonetto sulla malinconia del silenzio.
A
questo primo incidente ne sono seguiti decine d’altri che hanno
rapidamente fatto degenerare la situazione. La Sogni Standard, dopo
alcuni incontri con la direzione della Festina Lente ha finito per
assoldare qualche migliaio di assaltatori Kerrabbia come scorta ai
festaioli in missione. La situazione ha raggiunto un punto di rottura
quando in una sola notte sono stati cosparsi di amaro e bruciati vivi
quarantasette individui pacati e amichevoli, mentre a convincere un
nutrito gruppo di asocievoli asserragliati in un Padiglione Dello
Sfoggio Di Ricchezza è stato inviato un battaglione blindato di
Kerrabbia che ne ha trucidato centoventidue.
Da
quel momento la Sogni Standard ha perduto il controllo della
situazione, e – varato un regolamento per i Cortesi Ospiti che
prevedeva la fucilazione alla schiena per chi rifiutava un cocktail o
si chiudeva in bagno a fumarsi una sigaretta in beata solitudine –
ha ingaggiato una divisione corazzata di Kerrabbia per riportare la
felicità sul pianeta. In tre anni di guerra civile, gli asocievoli
che non avevano abbandonato il pianeta clandestinamente erano stati
massacrati senza pietà. Nel Giorno Della Grande Festa Di Chi Sa
Vivere, comunque, un attentato al Consiglio d’Amministrazione della
Sogni Standard – olive al curaro nel Martini – provocò il
fallimento della società e la svendita del pianeta, acquistato da
un’associazione ecologista per una sciocchezza. Ma la guerra ha
mutato il clima rendendolo com’è adesso: freddo, bagnato e
fangoso, un paradiso solo per i Frugafango. Dopo questa esperienza il
governo Galattico ha vietato sondaggi e ricerche di mercato,
determinando la chiusura definitiva della Festina Lente e di un’altra
dozzina di società del tipo.
Nel silenzio seguito al racconto del pilota si ode solo il rumore di
mascelle di Conan che, nelle nuove vesti biologiche, non ha ancora
imparato a masticare a bocca chiusa.
– E lei Pelagio, cosa ha fatto? – Chiede Mirella.
Il tartoide sorride leggermente e non risponde subito.
– Io… Beh, io ho guidato il commando di asocievoli che ha avvelenato
gli amministratori della Sogni Standard. Ma non ci si deve vantare di
una cosa simile.
2 commenti:
Che belli i rapporti familiari...specialmente quando ci si trova in un posto "che una volta era diverso"... ;)
@Nick: da un certo punto di vista come rapporti familiari sono esemplari... Soprattutto quelli di Mirella con Palagio. In quanto al posto «cge una volta era diverso» basta dare un'occhiata a certi villaggi-vacanza e al diluvio di comento che copre le coste italiane per desiderare intensamente che arrivino gli asocievoli e i frugafango per fare un po' di giustizia...
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