Usif-Lizhi, Kirzil e il Duca Kwister continuano a navigare sul Drew, ma dopo l'incontro con una strana nave giungeranno a Uxsiell Flynnen dove troveranno un altro mistero ad attenderli. |
– Non viene nella nostra direzione. – Il vecchio Oakin stringe le palpebre per valutare meglio le distanze ed una rete fitta di rughe sorge ad incorniciargli gli occhi. – Passerà un miglio a babordo della Goren.
Il
barone Enklu mostra i canini candidi in un sorriso non riuscito. –
Io spero che siate abile come sembrate, Mastro Oakin.
Il
marinaio non si preoccupa di rispondergli e continua a fissare la
titanica nave che scivola leggera sui campi, senza neppure piegare
l'erba.
–
Mavra. – Mormora a se stesso Usif-Lizhi.
–
Cos'avete detto mio signore? – Chiede con lo stesso tono Kirzil
Pennarossa.
–
Non lo leggi tu stesso? È il nome della nave. Ogni cosa sotto
l'ampia cupola del cielo deve avere un nome.
–
Non riconosco quei caratteri.
Usif-Lizhi
riflette a lungo prima di rispondere. – Li ho veduti ben poche
volte io stesso, caro amico. Si tratta dell'alfabeto dei Lontani
Primi.
–
Sarebbe come dire che quella nave…
–
È diventata polvere già da infiniti cicli del sole. In questo
luogo, o forse solo nel nostro sguardo il tempo è precipitato in un
profondissimo pozzo, in modo tale che noi possiamo vedere ciò che da
tempo immemorabile non esiste più.
Oakin
stringe ancora di più gli occhi ed indica l'altissimo castello di
poppa del vascello di madreperla. – Guardate com'è alta, non sono
mai corse navi siffatte sui nostri mari, né tantomeno sui nostri
fiumi.
La
grande nave è ormai quasi affiancata a loro e le sue alte e sottili
finestre hanno vetri opachi dai quali la luce del giorno si ritrae
senza riflettersi.
Khude
il Silvano osserva a lungo il fantasma prima di parlare. – L'Orlo
del Mondo è stato sollevato e non ci separa più da ciò che è
stato e che sarà. E da ciò che non sarà mai.
La
frase del Silvano fa vibrare l'aria come il rintocco di un pendolo,
ma nessuno gli chiede spiegazioni, sulla Goren ognuno ha occhi solo
per la grande nave che lenta attraversa il tempo dei Discendenti.
–
Non sentite… questo odore… – Harvaiun rimane con la bocca
aperta, immobile come un Tekk'sin della leggenda.
–
Odore di polvere, di solitudine. – Usif-Lizhi distoglie lo sguardo
dalla enorme murata della Mavra, attraversata da sottili
screpolature, fitte come infinite ragnatele. – Il nostro mondo si
ritrae da essa, le dona odori e colori adatti alla sua sostanza.
La
Mavra supera l'ansa del fiume e comincia a curvare, diretta verso le
pianure argentate del Kyuda. La sua forma sembra stranamente ridursi,
accorciarsi come in una prospettiva sbagliata. La nave continua a
curvare divenendo solo una sottile linea argentea che d'improvviso
scompare restituendo pienamente libera la vista delle lontane alture
che cingono la piana.
–
Questa poi! Ma era dunque solo un fondale da teatro la nave dei
Lontani Primi? Uno spettacolo di lanterna magica per spaventare i
bimbi? – Kirzil Pennarossa ha ritrovato la voce ed il coraggio ed
in piedi davanti all'albero principale della Goren fa sentire ben
alti l'una e l'altro per dimenticare il brutto quarto d'ora. – E
quali guerrieri la popolano? Maschere ed abiti vuoti, le teste come
bolle di sapone? E le spade, di cosa saranno fatte mai? Di scaglie di
pesci o di raggi di luna?
–
Attento, Kirzil. I miei antenati sostenevano che le Ejiri sono fatte
con i sospiri delle rocce e con i raggi di luna. – Usif-Lizhi
appoggia la mano sull'elsa della spada. – Posso assicurarti che
possono uccidere tanto bene quanto le migliori armi di Re Artamiro.
–
Chiedo perdono umilissimo, mio Signore. Non volevo certo ridere dei
tuoi antenati. Ma tu come spieghi questa strana apparizione e l'ancor
più strana scomparsa?
– C'è
spiegazione al mondo? Noi tutti lo accettiamo ad ogni risveglio per
ciò che è fin da quando siamo tanto piccoli che né parole né
pensieri né sogni tormentosi turbano la nostra mente. L'Orlo del
Mondo conosce un Tempo che per noi non ha significato, tanto eccede
la povera durata della nostra vita. Siamo entrati in un altro Tempo,
Mastro Kirzil, e le regole che hanno accompagnato il risveglio della
tua mente nei primi mesi della vita non bastano più a spiegarlo.
Tutto qui. D'altro canto questo incrinarsi dell'Universo ha il pregio
di fare di noi dei bimbi, di cancellare anni e decenni con un
semplice soffio. – Il Notturno usa il suo tono più allegro e
mondano per pronunciare quelle parole, ma lui stesso sembra credere
ben poco a ciò che dice.– Probabilmente
la stessa Ombra di Sangue finirà per dimenticare il suo crudele
compito. Non è escluso che potremo incontrarla su questi campi
cristallini a recitare ritornelli e filastrocche.
–
Io non ho nessuna voglia di ritornare bambino, caro Signore dei
Notturni, con tutto il rispetto per i tuoi antenati e per la tua
mente da poeta. Da bambino ho preso tante di quelle sberle e calci da
non rimpiangere nulla di quella bella età. – Oakin infila una mano
in un tasca del camiciotto dai bordi stinti e consumati e ne estrae
una pipa dal bocchino lunghissimo. – I miei antenati si limitavano
a dire che non bisogna fumare a stomaco vuoto, oltre ad altre
regolette del genere, semplici semplici e forse molto stupide. Ma i
miei antenati non hanno mai incontrato una nave come quella. I pirati
magari sì, ma mai una cosa simile. Quindi adesso sappiate che mi
riempirò la pipa ed andrò a fumarla sulla punta della prua. Alla
vostra salute!
–
E per quanto mi riguarda penso che andrò a mettere qualcosa sotto i
denti: l'ora del primo pasto è passata da un pezzo ed il mio stomaco
si è piegato e consumato come una vecchia bisaccia. Se qualcuno
crede di voler seguire il mio esempio…
Intorno
a Kirzil Pennarossa dei Mappin, diretto verso il sottoponte, si forma
quasi subito un gruppo di sostenitori della sua idea ed il ponte si
svuota così in un batter d'occhio, lasciando soli Usif-Lizhi, la
fata Mahaderill ed il Duca Kwister.
–
Alle volte mi capita di chiedermi… – Inizia col dire il
Lupo-Drago, interrompendosi a metà per rimirare il riflesso d'oro
del sole sulle acque.
–
… Che ne sarà della mia Marrak, dei miei cari, del poco che
ritengo davvero importante nella vita… – Continua la Fata
Mahaderill.
–
Ignoravo queste virtù di voi Fate. D'ora in poi starò molto attento
a non pensare in presenza di una di voi. – Il Duca sorride senza
voltarsi.
–
Le fate non posseggono il dono di leggere nella mente. Solo taluni
incantesimi della magia più antica rendono possibile farlo, ammesso
che sia opera degna. No, il vostro pensiero è scritto sul volto,
insieme ad una sorta di ira malsopportata, la stessa che ci prende di
fronte alla sfacciataggine innocente di un bimbo. – Mahaderill
scuote dolcemente il capo, adornato di piccoli fiori come è costume
delle gwellyniuin.
Con
una punta di malinconia il Duca nota che i fiori sono già in gran
parte sfioriti. Quell'emozione, dapprima delicata e quasi piacevole
si trasforma ben presto in una nostalgia bruciante, dolorosa, quale
non avrebbe mai creduto di poter provare. I bastioni scuri della sua
Marrak, aggrappati sul bordo di una profonda valle profumata d'erba
sorgono davanti al suo sguardo tanto reali da dargli il desiderio di
sfiorarli. Tra le vecchie pietre crescono decine di delicati fiori
azzurri, muschi dalle mille sfumature di verde e marrone bruciato,
ciuffi d'erba disordinata e caparbia, lunghi sottili steli del colore
del miele. Le pietre illuminate dal sole mandano un delicato tepore
che giunge fino a lui superando lo spessore del cuoio del guanto.
Respirando affannosamente il Lupo-Drago cade in ginocchio,
appoggiando le mani aperte sulla pietra del bastione, sentendola
vibrare dolcemente, con lo stesso ritmo trasognato dei canti uditi
oltre le porte del grande Salone della Luna, quando era solo un
piccolo lupetto pestifero, amato dagli altri Marr solo quando
finalmente dormiva.
Kwister
di Lö vede i giorni correre veloci sulla pietra del bastione: sente
il gelo afferrarlo, il vento attraversare le ossa come se lui stesso
fosse divenuto un fantasma, il caldo delle ore più calde della breve
estate appena temperato, la dolcezza estenuante della luce d'autunno
ed i venti freddi che preannunciano il grande silenzio della neve. E
la pietra scura della Marrak imbrunisce ancora sotto le sua mani,
crepe dapprima leggere la attraversano, frammenti cadono facendosi
polvere al contatto delle dita. La pietra ha cessato di respirare e
quieta attende la propria fine. Il Lupo-Drago stringe i denti,
afferra i frammenti di pietra e li ricaccia affannosamente nelle
crepe, aprendone di più grandi, sempre più grandi, fino a vedere
oltre gli orli spezzati il grigio polveroso delle residenze crollate,
i tetti sventrati, le finestre vuote e silenziose. Ed ancora tempo
passa, sempre più veloce davanti alle pupille dilatate del Duca: il
giorno si confonde con la notte, il cielo brilla con la luce di un
interminabile crepuscolo. Le montagne regrediscono velocemente a
colline, insulse alture che proiettano ombre instabili e lunghissime.
Solo il freddo non conosce tramonto, si fa più forte, arrogante: è
l'unico tiranno dell'aria sottile rimasta a cingere quella terra
piana e senza futuro. Kwister sente che il freddo ha ormai raggiunto
anche il suo cuore, la mente. Quella terra del crepuscolo gli sembra
tiepida, accogliente, pacifica. Gli occhi rimasti finora sbarrati si
chiudono con un'ultimo spasmo ed il duca crolla sul pavimento della
nave, rigido come un cadavere.
Usif-Lizhi
si china su di lui, lo rigira. – Ha il viso freddo, quasi gelato. –
Si volta verso la gwellyniuin. – Cosa gli è accaduto?
–
La nave portava con sé il principio e il termine di ogni cosa.
Un'onda che ha colto forse il solo duca.
Usif-Lizhi
chiude i grandi occhi e scuote la testa. – Non solo lui,
Mahaderill. Ho sentito un vuoto, un languore che come un incubo non
voleva abbandonarmi. Cos'altro dovremo affrontare in questo viaggio?
–
Non lo so, Uomo-di-luna. E forse è meglio così per noi tutti.
Uxsiel
Fllynnen è un piccolo porto poco frequentato sul percorso del Drew,
posto a poche miglia dalle grandi chiuse. L'unico particolare degno
di nota del villaggio è la grande torre detta l'Ago di Evresse che
sorge accanto al minuscolo palazzo del Guardiano delle Acque.
Costruita probabilmente dai Gu'Hijirr bruni si racconta esistesse già
ai tempi delle guerre tra i Notturni ed i Lupi-Drago delle pianure
del Sud. Dalla sua cima, una piccola cupola di cristallo di un paio
di metri di diametro, lo sguardo può correre dalle montagne
dell'Orlo fino ai primi lembi del grande territorio di Re Artamiro
seguendo il lento e maestoso corso del fiume. In condizioni di tempo
buono e di vento leggero è visibile per buona parte del percorso
fluviale ed i riflessi del sole sulla cupola si dice possano essere
avvistati con un buon cannocchiale già dai Nove monti di Verdevima.
–
È alta più di duecento braccia. – Spiega Kirzil Pennarossa a
Share Harvaiun. – E le fondamenta scendono fin sotto il livello del
Drew. Non esiste nessuna costruzione più alta in tutto il vasto orlo
del mondo.
Il
syerdwin la osserva con una punta di compiacenza. – Non nego che
alta sia ben alta, ma il Faro della Misericordia su nelle Isole della
Regina è certamente più alto.
Kirzil
aggrotta le sopracciglia. – Mai sentito nominare. Ma in fondo la
valentia dei Syerdwin come costruttori non è particolarmente famosa.
–
Dicono che questa torre sia stata costruita dai Gu'Hijirr bruni.
Secondo il Duca Kwister questi non hanno molto a che vedere con i
Gu'Hijirr attuali, più o meno come non si possono confondere le
tartarughe con i Lontani Primi. – Continua parlando in tono
mondano, quasi distratto il Syerdwin. – Presso la corte la gente di
Farsoll è chiamata con il nomignolo di Maiali di Mare mentre molto
timore e rispetto ho spesso sentito esprimere per i Gu'Hijirr Bruni.
–
Questo è niente. – Ride Kirzil Pennarossa. – Alla corte di Niby
Ornoll la gente della tua razza è definita "Pesce Secco".
In quanto al nomignolo di gusto delicato scelto dal tuo re e dai suoi
sodali ti consiglierei di citarlo solo a voce molto bassa. La gente
di Oakin è particolarmente permalosa ed ha l'abitudine di gettare
nel fiume una dozzina di volta chi l'offende. Allora cosa ne dici di
questa meravigliosa torre costruita dai miei antenati a buon titolo?
Il
Syerdwin inghiotte un paio di volte a vuoto, scruta le espressioni
poco raccomandabili della ciurma della Goren ed annuisce. – Davvero
meravigliosa, sì. Ricordati di venirmi a trovare nella mia città
una volta o l'altra, Kirzil Pennarossa dei Mappin che saprò ben come
renderti una simile ospitalità.
–
Prima dobbiamo portare a compimento la nostra impresa, pesciolino
mio. Ma la nave sta rallentando, non pare anche a te?
–
Sì. E mi sembra stia anche accostando a destra.
–
Approderemo ad Uxsiel comesichiama dunque? Ecco, mio signore,
trascorreremo la sera in un'accogliente locanda di questa piccola
città?
Usif-Lizhi
si scuote come chi è risvegliato da un sonno non particolarmente
felice e si stringe nelle spalle. – Credo che questa sia
l'intenzione di Oakin e del Duca. Dall'alto dell'Ago di Evresse
speriamo di vedere fino a che punto sia giunto il Cambiamento e se le
chiuse siano ancora praticabili.
–
In caso contrario, mio signore? – Chiede Harvaiun.
–
In caso contrario dovremo proseguire a cavallo, guardandoci dalle
scorrerie degli uomini di mezza-pianura, i Tedeki, e chiedendo
ospitalità alle rocche dei Notturni sparse lungo la strada.
–
Magnifica prospettiva mi pare. Ma forse è preferibile un pericolo
reale ed afferrabile come quello dei mezzi uomini di pianura o una
notte in una Rocca dei Notturni ad incontri come quelli avuti sul
fiume.
Il
Notturno sorride in modo appena avvertibile. – L'unico pericolo tra
la mia gente è quello di morire di noia tra una raccolta di minerali
ed una collezione di profumi ed essenze. I Tedeki sono un po' peggio,
si dice, dal momento che hanno l'abitudine di nutrirsi degli occhi e
della lingua delle loro vittime per acquisirne ricordi e capacità.
–
E qual'è la sorte dei poveretti così ridotti? – Chiede Kirzil
cercando di conservare la voce ben ferma.
–
Lo ignoro. Ma quand'anche non infierissero oltre sulle loro vittime
non credo che dalla cosa si potrebbe trarre gran consolazione.
–
Indubbiamente, mio Signore, indubbiamente. – Ammette il Gu'Hijirr.
Nel
frattempo la Goren ha terminato le manovre di attracco e nell'aria
limpida della sera si ode il grido di Mastro Oakin che ordina di
serrare i nodi d'ancoraggio.
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