7.11.19

Il Mare Obliquo 40


Il viaggio nelle Foreste Sotterrate si fa sempre più pericoloso e i nostri riescono a sopravvivere solo grazie agli strani amici Aloq.
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La colazione è costituita di un sorso d'acqua ed un biscotto e viene consumata mentre il notturno racconta dell'incontro di Klog.

– … Io credo che quelle creature vivano vicino alla superficie e che quindi ben poche di loro scendano fino alle foreste sepolte, ma naturalmente non ne sono certo.

Un brontolio indistinto dei cervi e la mesta rassegnazione degli altri è l'unico commento al discorsetto.

– Ma insomma si può sapere cosa hai visto di preciso? – Chiede Plinio attardatosi nella colonna per aspettare il Boldhovin che procede per ultimo, con le mani sprofondate nelle tasche e gli occhi fissi sul soffitto del condotto.

– Possono camminare rovesciati, come le mosche secondo te? – Chiede all'improvviso Klog. – L'ho chiesto a Gudre-Yinnu ma non ha saputo rispondermi.

Plinio sospira. – Dovrei sapere un po' meglio di cosa parli per poterti rispondere.

– Parla piano.

– Va bene.

– Sono gli alloq, le creature che abitano queste profondità. – Spiega il Boldhovin. – Ne ho visto uno. Fischiano e si muovono al buio senza rumore.

– Credo che il nome giusto sia Aloq, ma sono creature da fiaba, non esistono. – Spiega il gatto con un sorriso.

– L'ha visto anche il Neek.

– Ho sentito. Ma sono scettico.

Klog decide che non merita cercare di convincere lo stupido gatto. Si stringe nelle spalle e continua la sua osservazione del soffitto.

– Ma cosa ha fatto quella creatura? – Chiede dopo un po' Plinio che non si è ancora allontanato.

– Nulla. Anzi, si addolorava perché certa gente non ammette la sua esistenza.

– Smettila, Klog. Se vuoi ci credo. Cosa faceva l'Aloq?

– Fischiava e si spostava nel buio, nulla di più. Ci spiava, insomma. Hanno una faccia che sembra una maschera di cartone, si vestono di ragnatele e hanno occhi grandi che non riflettono la luce.

Il gatto riflette per qualche istante senza replicare.

– Probabilmente questi luoghi ne sono pieni. Vivono in questi antichi condotti scavati dai Gu'Hijirr Bruni e rapiscono la gente nelle notti di luna nuova. – Continua il Boldhovin. – Ma temono la luce ed io ho la Pietragemella.

Plinio annuisce suo malgrado impressionato dal racconto e getta un paio di occhiate al buio alle sue spalle.

Procedono per un paio d'ore, continuando a scegliere ai frequenti bivi la strada che promette di condurli più in basso.

– Di questo passo arriveremo nella Reggia nell'Ombra di Sangue. – Commenta a bassa voce Matushka all'ennesimo bivio. – Cosa ci assicura che la strada giusta sia quella che porta verso la profondità?

– Nulla. – Gudre-Yinnu, che marcia in testa al piccolo gruppo sorreggendo la lanterna, ride: – Ricorda che i Neek hanno l'udito dei notturni, piccola Fuji-Ku. Abbiamo solo qualche ricordo ormai sbiadito dal tempo e qualche frase di vecchissimi libri.

L'unica replica della piccola volpe è uno sbuffo irritato.

Dopo un'altra mezz'ora di marcia il disegno del condotto si è fatto meno preciso, come se lo scavo avesse incontrato un sistema di gallerie naturali limitandosi a seguirlo. Le pareti sono più ampie e gli spiazzi, mal delimitati e stillanti umidità, si sono fatti più frequenti.

– Ehi! Il soffitto non è più tramezzato! – Esclama Klog. – Siamo vicino alle foreste?

– È probabile. – Replica brevemente il Neek. – Ma credo che fino a sera non le…

Un debole fischio, apparentemente proveniente da una diramazione della caverna interrompe le parole di Gudre-Yinnu.

Un istante dopo un'altro fischio proveniente dal condotto che hanno appena superato giunge in risposta al primo.

– Sono gli Aloq? – Chiede Fahgön, tranquillo come se avesse chiesto il tempo che fa.

Il Neek risponde con un cenno del capo ed estrae lentamente la lunga Ejiri. Altri fischi echeggiano nei corridoi.


– Schieriamoci contro quella parete, presto. – Grida Fahgön. – Così non potranno prenderci alle spalle. – Il vecchio cervo agita l'imponente palco di corna. – Ükkum-Glid, Fratelli- di-scorza, tenetevi pronti a caricare. – Grida agli altri cervi.

Passano pochi secondi, lunghi come il tempo degli dei e da quattro varchi aperti sul buio penetra correndo un'orda di creature che procedono a testa bassa, senza produrre rumore né grida.

– Ükkum Hian! – Grida Fahgön ed i quattro cervi si lanciano a testa bassa verso il gruppo più vicino di assalitori, simili al vento che scuote le chiome degli alberi.

Non un lamento si leva dalla creature assalite e calpestate da Fahgön e dai suoi Fratelli-di-scorza. Dopo la prima carica i cervi si voltano rapidi per caricare il secondo gruppo di nemici che, preavvisati li accolgono con gli scudi sollevati. I cervi, con così poco spazio per prendere la rincorsa, sono costretti a piombare sui guerrieri con impeto minore e la loro carica riesce solo a fermarli senza sopraffarli.

– Attento Fahgön, a destra! – Urla Gudre-Yinnu lanciandosi addosso ad un terzo gruppo di avversari che stanno per attaccare alle spalle i quattro cervi. Il Neek si lancia in mezzo al gruppetto di creature urlando e abbattendo la sua spada in mezzo a loro.

– Sono Oom! – Grida Matushka. – Non c'è sangue nei loro corpi.

Klog che sta per estrarre la Pietragemella dalla borsa alza lo sguardo e fissa la Ejiri manovrata dal Notturno, che ha già colpito molti assalitori senza macchiarsi di sangue. Un brivido gelido lo immobilizza: gli Oom sono creature senza mente nè spirito, animate da una Magia di Sangue ed impossibili da spaventare o fermare senza distruggerle.

Plinio estrae dalla borsa una corta spada di fabbricazione Gu'Hijirr e si lancia in soccorso di Gudre-Yinnu, circondato da quattro Oom, che lo attaccano a turno come una muta di cani rabbiosi.

– La lanterna… – Grida il Boldhovin. – Attenzione! – Ma il suo grido giunge troppo tardi. Uno degli Oom l'ha già raggiunta e scagliata a terra. Nel buio più completo la lotta già difficile è diventata senza speranza. Un istante dopo l'aria si riempie improvvisamente di fischi e dell'odore di viole degli Aloq. Klog sente qualcosa afferrarlo mentre sta per estrarre la Pietragemella ed aspira un forte lezzo di palude un istante prima che il soffitto della caverna gli cada sulla testa.





Buio. Cerca di sollevare il capo ma una fitta dolorosa lo immobilizza con la nuca contro il pavimento di roccia. «Sono vivo a quanto pare.» Osserva tra sé il Boldhovin, incerto se rallegrarsi o meno per quel dato di fatto. Nella caverna o qualunque sia il luogo nel quale si trovano, c'è un assoluto silenzio, appena turbato dal respiro di alcune creature. Con uno sforzo doloroso estrae dalla tracolla, rimastagli miracolosamente appesa alla spalla, la Pietragemella che illumina la scena con un bagliore vivido.

Si trovano ancora nella caverna della battaglia, su questo non c'è dubbio, ma non vi è traccia degli Aloq né degli Oom. Klog si alza a sedere. Più o meno malconci i suoi compagni sembrano esserci ancora tutti, se vivi o morti però non saprebbe dirlo.

– Gudre-Yinnu? – Chiama. – Plinio? Fahgön? Matushka?

L'unica risposta è una specie di grugnito proveniente senza alcun dubbio dalla gola del cervo.

– Sei vivo Fahgön?

– Credo di sì. Siamo stati sconfitti, vero?

Klog sente lo spasmodico desiderio di ridere di fronte a quell'osservazione così tipica ma si trattiene.

– Siamo vivi, Fahgön, perlomeno io e te. Non sei contento?

Il vecchio cervo brontola qualcosa nella sua lingua e si alza a fatica sulle quattro zampe. – Una vita senza onore non è vita. – Commenta. – Come stanno i nostri compagni?

– Non lo so. Chiediamoglielo.

– Non mi toccate, per favore. – La voce del Neek sembra molto meno divertita ed ironica del solito. – Non credo di avere più un solo osso nella sua sede naturale. – Si alza su un gomito. – Come abbiamo fatto a salvarci?

– Gli Aloq. – Klog riconosce la voce di Basso Okme e si volta di scatto. L'uccello-di-legno è in piedi, apparentemente incolume. – Li ho sentiti arrivare e li ho visti combattere con gli Oom. Quelli non potevano avvertire la mia presenza perché sono attirati solo dalle creature fatte di carne e di sangue. Gli Aloq ne hanno distrutti molti ed hanno trascinato via i loro resti ed i pochi superstiti. I fischi che abbiamo udito prima dell'arrivo degli Oom erano stati emessi per avvertirci.

– Oh, bella. E tu come fai a sapere tutte queste cose? – Chiede Plinio massaggiandosi la nuca.

– Li ho veduti ed ho parlato con loro. In genere non amano chi entra nelle loro terre, ma meno di tutti amano gli Oom, che sono entrati ieri ed hanno invaso le loro silenziose gallerie.

– Hai visto, stupido gatto, che gli Aloq esistono?– Non può fare a meno di dire Klog con espressione trionfante.

– Già, e meno male che esistono. Da come li avevi descritti tu non sembravano poi troppo utili, tuttavia.

Prima del Boldhovin è Basso Okme a rispondere. – Sono strane creature. Parlano una lingua fatta di fischi e odori, forse la lingua più antica dell'Orlo del Mondo. Sono diffidenti ed insieme ingenui come bambini e così possono esseri crudeli e generosi. Comunque mi hanno detto che quanto prima ce ne andremo meglio sarà.

– E così sia. – Commenta Gudre-Yinnu. – Io non ho nessuna intenzione di occupare le loro amate gallerie ancora per molto tempo, ne stiano pur sicuri. Immagino che questa tua capacità di comprendere le lingue ti sia stata donata da Kerfilluan.

– Ogni lingua ubbidisce a regole musicali, Gudre-Yinnu. Chi comprende la musica può comprendere ciò che gli altri esseri dicono.

– Se avete terminato con la vostra bella discussione sulla musica e la lingua io direi di allontanarci in fretta di qui. – Fahgön scuote il grande palco di corna come per rassicurarsi di essere ancora tutto intero. – Potrete riprendere una volta tornati sotto il cielo, se proprio ci tenete. Io non ne posso più di questo luogo.

Nessuno trova nulla da aggiungere e, tra lamenti e grugniti i custodi della Pietragemella riprendono zoppicando il loro viaggio verso le Foreste Sotterrate.

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