Il duca Kwister, Usif-Lizhi e i loro amici sono giunti ad Audiebarr, al cospetto del cavaliere di Vandel. Ma c'è una strana atmosfera nel castello, qualcosa che non riescono ancora a comprendere |
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Il
villaggio di Audiebarr sorge adagiato sul fianco di un basso colle
coperto di giganteschi platani ed esso stesso è in gran parte
nascosto dalle chiome di piccoli alberi da frutto e da siepi
impenetrabili alla vista del viandante.
Nella
scarsa luce della sera vi era il rischio di non vederlo e di vagare
ancora nella direzione di Wetie o di Fenygattlan fino a quando le
cavalcature stanchissime non si sarebbero fermate comunque.
–
È là, ne vedo i tetti grigi e più oltre, dietro quegli alberi più
grandi vedo la facciata della Rocca Vandel.
Kwister
di Lö si inchina sulla sella all'indirizzo di Usif Lizhi, autore di
un'osservazione così precisa.
–
Certamente con voi non si rischia di perdersi, Messer Notturno,
soprattutto con questa luce così debole e incerta. Sapete anche
dirmi se gli abitanti nelle case riposano o si accingono a consumare
la cena?
Usif-Lizhi
non sembra aver rilevato il tono scherzoso del Duca e la sua risposta
suona tanto seria quanto inquietante: – Questo non posso dirvelo,
Duca, ma posso senz'altro dirvi che dalle apparenze ben magra deve
essere la loro cena.
Il
Lupo-Drago non risponde e si limita a lanciare un'occhiata perplessa
all'indirizzo di Enklu, unico testimone della conversazione.
–
Non è una buona nuova quella che ci date, Messer Usif-Lizhi. –
Commenta quest'ultimo. – Dobbiamo quindi prepararci a mangiare del
poco che portiamo con noi o dobbiamo addirittura prepararci a
difenderlo?
Il
Notturno scuote il capo. – Posso sbagliarmi. Ma vi prego,
proseguiamo.
Il
sentiero man mano che si avvicinano all'ingresso del villaggio non
migliora e ben pochi sono i segni lasciati dalle ruote dei carri o
dagli zoccoli di altri cavalli. L'erba in molti punti ha guadagnato
terreno sul tracciato della strada giungendo in qualche punto a
ricongiungersi con quella che cresce al centro della carreggiata,
folta e verde come se avesse da poco smesso di piovere.
–
Ho tanta paura che la nostra sosta non sarà troppo felice. –
Commenta a bassa voce Kirzil Pennarossa, parlando più che altro a se
stesso.
All'ingresso
del villaggio nessuno si para loro davanti per richiedere un pedaggio
o fare altre richieste, solitamente assurde o esose, ed il piccolo
gruppo di cavalieri entra silenziosamente come visitatori di un
cimitero.
In
capo a pochi minuti, seguendo la via centrale affiancata da case buie
e silenziose accomunate da un odore penetrante di marciume e da
evidenti segni di incipiente rovina come porte divelte e spalancate
sul buio, pareti alonate di muffa, tetti sfondati raggiungono la
piazza principale dove una fontana silenziosa e coperta di alghe
maleodoranti li accoglie.
Qui non possiamo neppure abbeverare i cavalli. – Osserva il Barone
Enklu. – Ma cos'è accaduto alla gente di Audiebarr? Lungo la
strada ho visto solo poche luci, molto fioche e nessuna voce o pianto
di bimbo.
– Lo ignoro. – Mahaderill si guarda intorno pensierosa. –
Audiebarr non è mai stato un luogo ricco e rumoroso, ma neppure ha
mai avuto un'aria così misera e abbandonata. Mi chiedo cosa può
essere accaduto, a meno che le armate di Artamiro o di Bartsodesh non
siano giunte fino qui a portare fame e malattie.
–
Lo escludo. Entrambe le armate sono molto lontane da qui e poi queste
terre non sono così ricche da suscitare facilmente la cupidigia di
un bottino.
–
Hai ragione, Wediliun, e chi più di un mercante può giudicare se un
luogo merita o no di essere spolpato? – Cerca di scherzare
Harvaiun. – Ma adesso cosa faremo, staremo qui ad aspettare che
sorga la luna?
–
No. – Il Duca Kwister si volge verso Usif-Lizhi. – A quanto pare
i vostri occhi sono ottimi giudici non solo di ciò che si vede ma
anche di ciò che si può imparare con una semplice occhiata. Sapete
condurci ora alla rocca di Vandel, sperando di avere miglior fortuna?
–
Certo. – Usif-Lizhi sembra sul punto di aggiungere qualcosa ma si
limita a voltare il cavallo verso una delle piccole vie che sboccano
sulla piazza ed a dirigersi in quella direzione.
La
rocca si trova al culmine del piccolo dosso che affianca Audiebarr,
praticamente invisibile dal basso, procedendo lungo la via che si
arrampica serpeggiante tra i grandi platani. Un piccolo spiazzo ed un
grande portone di legno irto di punte metalliche li accoglie al
termine della salita.
Il
Duca Kwister studia la situazione per qualche secondo quindi estrae
da una tasca della sella le insegne della Marrak di Ruthen e Lö e le
appunta sulla spalla.
–
Aprite, presto! – Urla con tutto il suo fiato Share Harvaiun. –
Il duca Kwister di Ruthen e Lö, Twimarrak delle terre occidentali
oltre Zemann e consigliere speciale del trono di Dancemarare chiede
ospitalità al Signore di queste terre!
Dopo
un tempo che chiunque alla corte di Artamiro definirebbe sconveniente
una voce stridula dall'alto degli spalti li apostrofa: – Come è
possibile che un così potente signore si trovi in questi luoghi
desolati? Mostratevi bene alla luce di una torcia e vi sarà aperto.
Kwister,
al quale non è mai accaduto che qualcuno dubiti della sua parola, si
irrigidisce per un attimo mentre la mano gli corre all'elsa della
spada. Lancia uno sguardo incendiario alla stupida porta e subito
dopo al tanghero che si nasconde nel buio.
–
Harvaiun! – Grida infine, lasciando che il suo ignoto ascoltatore
intuisca tutta la sua ira. – Illuminami con una torcia, presto,
perchè anche i ciechi possano vedere.
Il
servitore Syerdwin, indignato almeno quanto il suo signore, si
affretta a recare un tizzone acceso con il quale illumina la
massiccia figura del Lupo-drago.
–
Va bene. – Replica la voce dagli spalti. – Ma chi sono gli altri
che vi accompagnano?
Stanco
di quell'insulso dialogo Kirzil Pennarossa, il fondo schiena
anchilosato dalla cavalcata e lo stomaco vuoto e triste almeno quanto
le case di Audiebarr, esplode: – Stupido lacché, nato e cresciuto
in mezzo al cozzare dei maiali, figlio di un ladro e di una
meretrice, prova ad usare quel pezzo di carne putrida che hai in
mezzo alle orecchie! Puoi immaginare chi sono i compagni di un sì
potente signore o hai bisogno di penzolare da una fune per saperlo?
–
Per carità, Kirzil, così temo che saremo accolti da un lancio di
frecce o di olio bollente.
–
Signore Usif-Lizhi, tu sei troppo raffinato per conoscere le malizie
che si devono impiegare con uscieri, guardiani o guardiaporte. È
gente meschina, vendicativa e boriosa la cui misera autorità su una
porta, un corridoio o una stanza rende tracotanti come Re o
siniscalchi di casa reale. Bisogna spiegargli qual'è il loro rango
per averne ragione.
Usif-Lizhi
annuisce incerto alla tirata del Gu'Hijirr e si volge inquieto verso
la grande porta. Un istante dopo un poderoso cigolio annuncia la
vittoria della filosofia di Kirzil Pennarossa.
Dal
portone aperto esce un ometto magro e stempiato, vestito con una
livrea vermiglia attraversata da una fascia azzurra che si inchina
fino quasi a giungere a toccare la terra con il naso e dichiara:
–
Buonasera, buonasera, miei Signori. Il cavaliere di Vandel vi invita
a condividere con lui gli scarsi lussi della sua povera magione,
sperando che essi non vi appaiono troppi rozzi per coloro che sono
abituati ai palazzi della capitale ed ai magnifici banchetti reali.
Usif-Lizhi
fissa stupefatto l'ometto, chiedendosi se la voce sgradevole
proveniente dagli spalti fosse di proprietà dello stesso personaggio
che ora, soavemente, li invita ad entrare con modi perfettamente
urbani. Il Notturno lancia un'occhiata in tralice al Gu'Hijirr che
sorride soddisfatto e scuote il capo: il mondo della gente diurna non
cessa mai di sorprenderlo.
–
Ben volentieri accettiamo. Siate così cortese da condurci a
conoscere il vostro signore.– Interviene con sussiego Share
Harvaiun.
L'interno
è rischiarato da fasci di torce che illuminano il cortile lastricato
di rotonde pietre di fiume e le scalinate che salgono agli spalti o
si perdono sul fianco delle torri.
La
loro guida li conduce ai piedi della scalinata d'ingresso alla
cittadella posta al centro della rocca dove li attendono alcuni
servitori per prendersi cura dei loro cavalli.
–
Vi prego di entrare. – Li esorta il guardiano con un nuovo inchino
ancor più profondo.
Appena
superato il secondo ordine di mura un gruppo di dignitari si fa loro
incontro. Li precede un uomo piuttosto giovane, dai capelli chiari,
lunghi e ricci, illuminato alle spalle dalle rotonde lampade di carta
portate dai servitori.
–
Duca Kwister, che immenso onore per la mia povera casa!
Il
Lupo-Drago lo saluta con un cortese cenno del capo, mentre il
Cavaliere di Vandel cade letteralmente ai suoi piedi baciandogli
l'orlo dell'abito.
–
Vi ringrazio dell'accoglienza, Cavaliere. Alzatevi vi prego. Mi scuso
dell'ora così sconveniente per una visita, ma questioni d'onore ci
impongono una simile condotta.
–
Certo, l'onore viene prima di ogni altra cosa. – Approva il
Cavaliere di Vandel.
–
Permettete che vi presenti i miei compagni. – Annuncia il Duca
Kwister.
Le
presentazioni sono di breve durata ed il cavaliere dispensa un
inchino per ognuno, esitando solo un istante, per il timore o la
sorpresa, alla vista di Usif-Lizhi.
All'interno
del palazzo vengono condotti in una grande sala dove in un caminetto
largo come un'intera parete alcuni servi si affannato a girare su un
grande spiedo una quantità di cacciagione e pollame sufficiente a
sfamare un intero esercito.
–
Desiderate prendere un bagno caldo e ristoratore prima di sedervi a
tavola? – Chiede loro il cavaliere e la sua proposta è accolta con
entusiasmo dalla piccola compagnia.
Vengono
condotti in un'altra ala del palazzo. I bagni, stanze tiepide dalle
pareti coperte di tessere multicolori di pietra lucida, nel cui
pavimento è scavata un'ampia vasca colma d'acqua profumata.
–
Che meraviglia! – Kirzil si sbarazza degli abiti da viaggio e si
catapulta nell'acqua. – Che infinito piacere! Io non sono nato per
stare troppo lontano da questo elemento così semplice e sincero… E
voi signore Usif-Lizhi, non vi bagnate?
Il
Notturno fissa perplesso la piccola piscina e annuisce. – Certo. Il
fatto è che presso di noi il bagno non è una pratica troppo comune.
Il nostro corpo non ha bisogno di essere lavato e l'elemento liquido
ci spaventa.
–
Suvvia, signore, un bel bagno è così piacevole. – Replica il
Gu'Hijirr.
–
Certo, certo è possibile. Immagino che dovrò liberarmi degli abiti.
Kirzil
guarda il notturno incredulo: è possibile che egli non abbia mai
preso un bagno in vita sua? – Sì. – Approva il Gu'Hijirr.
Usif-Lizhi
dedica a quell'attività una cautela bizzarra. Toglie l'abito magico
di Mahaderill e lo depone ben piegato su una panchetta di marmo posta
contro la parte e lo stesso fa per la cotta d'acciaio, il sottoabito
di lana e gli altri capi d'abbigliamento. Kirzil lo osserva cercando
di nascondere la sua curiosità. Il Notturno ha un corpo esile e
sottile del colore della pietra più chiara, non ha peli in nessuna
parte del corpo ed ha gambe e braccia delicate e aggraziate come
quelle di una fanciulla umana o di una fata.
Il
Gu'Hijirr, che lo ha visto battersi con la spada come un guerriero di
molte primavere si chiede dove si nasconda tutta la forza in quel
corpo così fragile. Torna a guardare il notturno con la sensazione
di spiare il bagno di una fata e si stringe nelle spalle.
–
Allora com'è il bagno? – Chiede.
Il
Notturno, che è entrato nell'acqua con una cautela del tutto
esagerata, annuisce. – È un po' caldo.
–
Se attendete un po' di raffredderà. O volete che chiami uno degli
inservienti?
Usif-Lizhi
approva. – Non amo l'acqua troppo calda.– Spiega.
Al
richiamo del Gu'Hjirr una fanciulla entra portando un'anfora.
–
Grazie, carina. L'acqua è per il mio signore.– Spiega Kirzil.
La
ragazza annuisce e si volta incontrando lo sguardo del Notturno.
–
Grazie. – Le dice Usif-Lizhi, ma la fanciulla paralizzata lo guarda
senza muoversi.
–
Allora, carina, non hai mai visto un notturno? – Le grida
scherzosamente Kirzil. – Beh, questa è la tua occasione.
La
ragazza si avvicina alla vasca di Usif-Lizhi reggendo l'anfora
davanti a sè come uno scudo. Giunta sull'orlo della vasca si
affretta a vuotarla ed a fuggire.
–
Timida. – Commenta Kirzil. – Ma non bisogna disperare, il più
delle volte le femmine temono ciò che più desiderano.
Il
Notturno non risponde. Il ricordo di Adwina è tornato prepotente
alla sua mente, risvegliato dallo sguardo insieme timoroso e
affascinato della fanciulla, lo stesso sguardo di Adwina quando il
silenzio e le notte erano la loro unica compagnia.
–
Avete notato, signore Usif-Lizhi, gli occhi del Cavaliere di Vandel?
Il
Notturno si scuote dalle sue reminiscenze. – Certo, Kirzil. Egli ha
evidentemente l'abitudine di migliorare il suo sguardo ed il suo
incarnato con polveri e creme. Lo trovi riprovevole?
–
Mah, proprio riprovevole no. Strano, ecco, questo sì. Strano quanto
il suo castello così ricco ed il suo villaggio così povero.
–
Già. È strana anche la presenza di quegli armigeri sulle mura più
interne della rocca, quando sarebbe logico che essi fossero
all'esterno.
–
E come siete riusciti a veder… Come non detto. E quanti erano?
–
Una trentina, direi. Armati.
–
Non è che…
–
Non so, Kirzil. Essi erano lì già prima del nostro arrivo. Lascio a
te trarre le conclusioni che desideri.
–
Troppi misteri, signore Usif-Lizhi.
–
Potremo cercare di venirne a capo a tavola. Non ci hanno tolto le
armi, comunque.
–
È vero. – Concede il Gu'Hijirr. – Comunque mi sento già molto
meno tranquillo.
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