31.10.13

Esistono gli headhunter per i blogger?


Un post breve e problematico, nato dalla lettura di un dibattito tuttora in corso su Linkedin, proprio qui.
Già, il tema della discussione è proprio questo: esistono cacciatori di talenti che arruolano blogger nel vasto mondo della scrittura spontanea proponendo loro succulenti contratti? 
Non fate quella faccia. Io ho smesso da molti anni di credere a Babbo Natale ma questo non significa che la cosa sia assolutamente impossibile. Solo che... Ebbene sì, il modo di scrivere dei blogger è profondamente diverso da quello che si richiede in narrativa. I blogger possono essere degli ottimi polemisti, degli efficaci notisti, degli eccellenti commentatori ma troppo spesso curano essenzialmente l'attualità e si preoccupano dei «passaggi» e dei commenti molto di più che di crearsi e mantenersi un piccolo gruppo di affezionati lettori. Calma, calma, non voglio dire che il primo problema di ogni blogger è quello di controllare i passaggi sul blog e che per aumentare i passaggi si sia pronti a ogni genere di prostituzione psicologica e ideologica. Però ho avuto spesso la sensazione che siano in molti a preoccuparsi in primo luogo di assicurarsi un possibile vasto pubblico, un pubblico che in realtà può visitare un blog anche perchè nel dicembre del 2010 avete scritto «il pube coperto da un velo semitrasparente», parlando di un quadro del '700 o perché nella primavera 2008 avete scritto «non toccare l'albicocca» parlando del lavoro nero nel meridione italiano. La realtà è che dei 50-100 (o più) passaggi quotidiani molti sono capitati sul vostro blog per puro caso e vi resteranno per un tempo pari a una manciata di secondi. I numeri che sarebbe bene tenere sotto controllo non sono facili da ottenere e spesso parrebbero coincidere essenzialmente con i commentatori. E anche questo non è intuitivamente corretto, dal momento che i commenti nascono per svariati motivi e a tutti capita di visitare blog e leggerne senza lasciare alcuna traccia del proprio passaggio. 
Ma il problema è che un «vero blog», per le sue caratteristiche intrinseche - primo tra tutti il legame con l'attualità e con i gusti del suo estensore - non ha nessuna affinità con la narrativa e la saggistica. Un libro comporta una quantità di lavoro, oltretutto protratto nel tempo, che non può avere nessun rapporto con un blog quotidiano. La forma di espressione è sempre nella parola scritta ma la «portata» è ben diversa. Più o meno lo stesso rapporto e la stessa differenza che esiste tra un commentatore radiofonico e un attore.
Dopodiché un blog può essere un efficace sostenitore di un lavoro da scrittore ma soltanto a patto di separare attentamente e accuratamente i due ambiti. Creando uno spazio separato per la propria narrativa al quale chiunque possa accedere, tenendo comunque conto che la celerità è la vera anima di internet e che i lettori (anche) di libri hanno un tempo limitato da dedicare a un blog. Insomma le due anime, quella di scrittore e quella di blogger, non sono fatte per comprendersi e hanno alcune difficoltà nel convivere. E questo è probabilmente il vero motivo per il quale i famosi (o fantomatici?) headhunter letterari non battono le vaste praterie dove corrono i blogger. 

4 commenti:

Romina Tamerici ha detto...

Le visite del mio blog aumentano, ma io preferisco i commenti: mi piace il dialogo e il confronto.
Del resto, sono così poco furba che faccio molta attenzione a non mettere (almeno intenzionalmente) nessuna parola che potrebbe portare sul mio blog gente interessata ad "altro" (ci siamo capiti, vero?).

Massimo Citi ha detto...

@Romina: grazie per i commenti, questo e non solo. Quanto all'attenzione a scegliere attentamente le parole, beh, se dai un'occhiata alla serie di parole o di espressioni grazie alle quali i navigatori sono giunti al tuo o al mio blog puoi trovare una piccola enciclopedia della perversione sessuale... Con accostamenti quanto mai inediti.

Attilio Barbieri ha detto...

Un gran bel tema quello del rapporto tra i cacciatori di teste e i blogger. Perché non coinvolgere qualche headhunter?

Massimo Citi ha detto...

@Attilio: ben volentieri... Se ne conosci - e se ne esistono - passami cortesemente indirizzo e-mail e link, che provvedo subito ad avvisarli ;-)