10.9.13

Altre Terre


Sto scrivendo il racconto per ALIA, e questo l'ho già detto più di una volta.
Ma scrivere un racconto di sf comporta un certo grado di informazione. Se poi, come è il mio caso, il racconto è ambientato nel nostro sistema solare, la necessità di non sparare idiozie è anche più pressante del solito. E se lo sfondo dal racconto è una delle due fasce che circondano il sistema solare - la fascia di Edgeworth-Kuiper - diventa essenziale studiarsi un minimo com'è la Fascia e quali e quanti planetoidi, plutini e altri corpi celesti contiene. Questo, necessariamente, conduce alla necessità di riguardare la storia (conosciuta o ipotizzata) del nostro sistema solare, l'origine di pianeti che contiene, il loro divenire, oltre che la storia del nostro sole e il suo possibile destino. 
Nelle mie ricerche ho potuto scoprire diverse curiosità ed è stato particolarmente interessante scoprire che il sistema binario Plutone-Caronte, degradato a planetoide dopo il congresso del 2006 dell'Unione Astronomica Internazionale (con la ribellione dello stato americano dell'Illinois dove il sistema solare continua ad avere 9 pianeti), è soltanto uno di una serie di planetoidi dai nomi etnicamente variati come Eris, Makemake, Haumea, Sedna, Quaor e Orcus. Per chi non lo sapesse, Eris, dotato di un satellite denominato Disnomia (sic), supera il raggio di Plutone di un duecento chilometri e al suo afelio si trova a 98 UA dal sole... cioé 98 volte la distanza media della Terra dal Sole. 
Ma non mi sono fermato qui. Infatti sull'ultimo numero de Le Scienze, tuttora in edicola, ho trovato un goloso articolo dal titolo «Albe di cieli lontani», interamente dedicato agli 861 (ottocentosessantuno) esopianeti scoperti nella nostra regione della galassia [1]. Certo, ben 640 di questi sono Giganti gassosi, ovvero «pianeti massicci simili a Giove o più grandi» - ovviamente scoperti anche grazie alle loro dimensioni - altri 136 sono «pianeti gassosi simili a Nettuno», 69 sono Super-Terre, ovvero «Tra due e dieci volte la massa della Terra, probabilmente rocciosi o liquidi» e soltanto 14 di tipo terrestre, ovvero «Pianeti rocciosi di grandezza simile alla Terra, Venere o Marte», anche se, magari, troppo lontani o troppo vicini al loro primario. Però questa abbondanza di pianeti permette di stimare che il numero di pianeti della galassia sia superiore ai cento miliardi, ovvero > 100 000 000 000...
Il che è come dire che non sto scrivendo propriamente sf quanto una forma un po' più cervellotica di realtà romanzesca... 
Quanto ai possibili alieni, beh, personalmente nei miei testi "pubblici" non ne ho mai inseriti. In parte sicuramente per la difficoltà di immaginare - in maniera fondata e ragionevole - una specie intelligente evolutasi da un ambiente non-terrestre, in parte per la mia convinzione personale - peraltro finora suffragata dai risultati del progetto SETI - che in un dato momento X del tempo galattico, le specie intelligenti che abbiano raggiunto un livello di civiltà tale da poter comunicare a livello interstellare siano molto, molto, molto rare. Forse una cosa come 1: 100.000.000.000...  


[1] Dimenticavo di aggiungere che nel frattempo sto anche leggendo «Un'altra Terra» di Dimitar Sasselov, saggio di planetologia interamente dedicato alla «Scoperta della vita come fenomeno planetario». Sarò ben contento di riprendere il tema una volta terminata la lettura.

9 commenti:

cily ha detto...

Tu capisci vero che dopo questo post io sono ancora più curiosa di leggere quello che stai scrivendo...
Sai perchè?
Perchè anche se sembra non attinente con quanto stai scrivendo tutte queste informazioni e anche quelle che non ci hai scritto(perchè magari meno interessanti) sicuramente stanno rendendo molto fertile la tua immaginazione, di certo la stanno arricchendo e la stanno condizionando in qualche modo.
Perciò ecco...sono sempre più curiosa!

Massimo Citi ha detto...

@Cily: la storia la sto terminando, mi mancano cinque o sei pagine, ma il principale problema è che mi manca ciò che definirei un "colpo d'ala", ovvero qualcosa di inatteso che faccia sospettare al lettore di non aver poi davvero capito tutto e che la situazione sia molto più ampia e complessa di come appare. Mi manca qualcosa che sorprenda anche me, in sostanza, ma non escludo di trovarlo nei dieci giorni che mi mancano. Grazie per la fiducia!

Argonauta Xeno ha detto...

La Fascia è un luogo interessantissimo. Volevo ambientarci un racconto, poi ho optato per la fascia più interna. Senza alieni. In realtà andavano bene entrambe, magari in momenti diversi. Il confine è destinato ad allargarsi, a meno che l'umanità alla fine non scelga la stagnazione (o l'autodistruzione, cosa che tutto sommato non auspico).

Massimo Citi ha detto...

@SX: viene voglia, non è vero? Un luogo tanto pieno di planetoidi, comete, palle di neve, sassi, sabbia e dio solo sa cos'altro e del quale sappiamo poco e male. In ogni caso il luogo ideale per ambientare un racconto di sf. Quanto a ciò che farà l'umanità, beh, uscire da sotto le gonne della mamma è altamente consigliabile. Se non lo faremo saranno kzz amari.

Paolo ha detto...

Ciao Massimo, ovviamente ho letto anch'io l'articolo su Le Scienze e sono rimasto colpito dal pensiero che alcune di queste "superterre" potrebbero somigliare molto al "pianeta gigante" del famoso romanzo di Jack Vance, letto da ragazzo nell'inevitabile versione Urania.

Sto cercando di finire un racconto che ho già promesso troppe volte, ma ho problemi di vario genere: di tempo, di stanchezza da superlavoro, di vista, purtroppo. Spero di farcela. Anche a me forse manca il colpo d'ala... Per l'intanto, auguri.

Massimo Citi ha detto...

@Paolo: a me è capitato di chiedermi come dovesse essere la gravità. Niente di irrisolvibile per una creatura nata lassù, ma più di qualche problemino per eventuali colono terrestri. Per il racconto non preoccuparti; cìè ancora tempo.

Paolo ha detto...

Se non ricordo male, Vance risolveva il problema assumendo che il suo "Big Planet" avesse meno elementi pesanti della Terra, in proporzione.

La gravità alla superficie di un pianeta è inversamente proporzionale al quadrato del raggio,la massa è proporzionale al cubo del raggio, quindi una "superterra" di diametro doppio della Terra e massa quattro volte maggiore avrebbe la stessa gravità alla superficie. Ma dovrebbe avere un nucleo molto più leggero della Terra (e di Venere), e quindi, almeno secondo le teorie attuali, dovrebbe essere un mondo formatosi qualche miliardo di anni prima del sistema solare, quando le nubi galattiche protostellari erano meno ricche di elementi pesanti... Mi sa che per dirimere la questione ci voglia una ricognizione sul posto :-)

Paolo ha detto...

Addendum: solo in anni recenti è diventato chiaro che l'abbondanza di elementi pesanti è un fattore importante nell'evoluzione dei sistemi planetari. Poiché le nubi protostellari vengono progressivamente arricchite di elementi pesanti dalle esplosioni delle supernove (gli elementi più pesanti del ferro si possono formare solo in questo modo) è possibile che le prime generazioni di stelle di tipo solare non abbiano veri pianeti di tipo terrestre, ma solo copie di Giove e Saturno e grandi nubi di comete.

E questo potrebbe avere una conseguenza notevole: forse la prima generazione galattica SIAMO NOI. In altre parole, sembra molto improbabile che esistano civiltà veramente antiche. La distanza fra noi e i nostri vicini più evoluti potrebbe essere "solo" di qualche centinaio di milioni di anni, cioé la distanza fra gli anfibi primordiali e noi - con noi nel ruolo degli antenati dei dinosauri, ovviamente.

Massimo Citi ha detto...

@Paolo: mi ricordavo di questa furberia di Vance, che ho apprezzato in quanto tale... In fondo nessuno che desideri leggere un romanzo di fantascienza si interroga davvero sui risvolti reali delle proposte dell'autore. Ho letto anch'io del primato del nostro sistema e della nostra specie e del fatto che è molto probabile che si sia ancora tra i pochi che hanno raggiunto una forma (relativamente) avanzata di civiltà. Questo risolverebbe in maniera impensata il paradosso di Fermi ("se là fuori sono in tanti perché non si sono ancora fatti vivi?" ovvero, "dove sono tutti?"). E darebbe non pochi problemi ai nostri primi viaggiatori stellari.