14.5.13

Cose da editore e cose da autore


Sono giorni un po' sommari nei quali, fatalmente, a patirne le conseguenze saranno questo Blog e quello di ALIA Evo. Ho qualche dubbio, infatti, di riuscire a postare qualcosa nei prossimi giorni. Qualcosa di decente e di meditato, perlomeno. Da domani, giorno che sarà impegnato nella consegna dei volumi allo stand e nel dare una mano ai poveretti impegnati nella realizzazione dello spazio espositivo, ai prossimi giorni, tutti impegnati tra la presenza allo stand e la partecipazione e organizzazione degli incontri. 
A questo proposito avevo pensato di creare un post sulle presentazioni previste, ma, dal momento che ne avevo già parlato su ALIA Evo e su LN-LibriNuovi ho stabilito che avevo già rotto abb..., pardon, avevo già informato a sufficienza il pubblico e che potevo anche evitare di fare pubblicità anche qui. 
Il mio lavoro come editore, al quale normalmente dedico in media una mezz'ora al giorno, è in uno dei suoi punti di massima, e da un certo punto di vista non posso nemmeno dire che mi dispiaccia. Ma non chiedetemelo tra qualche giorno, quando i relatori si saranno persi nel Salone, i libri non si venderanno e il pubblico si perderà senza lasciare traccia... 
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Ma come tutti o quasi sanno, io sono anche un autore, cioé uno scrivente. La mia carriera di scrittore mi ha reso finora più o meno mille eurini in quarant'anni e un po' di complimenti - sperabilmente sinceri. Di acchiappare una stroncatura o un commento pesantemente negativo non mi era ancora capitato. Ma mai dire mai. Proprio ieri, sul blog di Iguana Jo, al secolo Giorgio Raffaelli, Iguana ha steso una recensione dove afferma che non ha gradito il mio In controtempo. Le ragioni di Iguana sono ben spiegate nel suo post e quindi non tenterò di riassumerle - rischiando di deformarle - per chi capita qui. Aggiungo di mio che comunque mi sono sembrate critiche fuori bersaglio ma fondate, ovvero basate su dati reali. Non solo, le sue osservazioni mi hanno spinto a meditare sul mio modo di costruire vicende, personaggi e storie e sul narrare in generale. 
«Dovresti ringraziarlo», mormora il mio alter ego. 
Beh, non esageriamo. In fondo ha pubblicamente scritto che leggere il mio libro lo ha lasciato assolutamente indifferente e persino un pelino irritato. Però, però, la discussione nata sul suo blog mi è parsa utile e interessante.  
Ora dovrete avere pazienza e beccarvi una breve tirata sull'argomento narrazione scritta da un genuino Carneade. Chi non fosse interessato può benissimo cambiare canale, io non mi offendo. 
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Scrivendo si parte da punti di vista anche molto diversi. Si creano personaggi più o meno completi, in funzione al loro ruolo nella vicenda che si sta scrivendo. A Iguana - chiedo scusa, se lo utilizzo in quanto come antagonista virtuale -  è piaciuto uno miei racconti (definito "meraviglioso"), apparso su ALIA Autori Italiani, Leggere al buio, mentre non non sono piaciuti gli otto racconti apparsi su In controtempo
«Otto a uno e palla al centro».
Sì, va bene. Ma la domanda è, che cosa cambia davvero tra i testi indicati? 
Il genere, innanzitutto. Leggere al buio è un racconto di sf sulle 50 cartelle, ideologicamente schierato, lo ammetto, su un tema relativamente "facile", ovvero l'importanza fondamentale del libro nella cultura, nella comunicazione e in democrazia. Nato come finto fantasy, ovvero su un pianeta che si può definire grossolanamente "medievale", si sviluppa poi in una trama fantascientifica, sul modello di altri testi simili, dove una civiltà più avanzata interviene a sostenere - segretamente - una parte su un'altra. Abbastanza classicamente protagonista del racconto è un anziano "lettore", ovvero uno di coloro che conservano la capacità di leggere. Il racconto finisce "bene", ovvero il punto di vista che ho scelto per narrare finisce per prevalere. 
In controtempo ha un paio di racconti più lunghi, Vetro di Seta e Linea di Confine, uno brevissimo, Polvere e gli altri cinque sulle 15-20 cartelle ognuno. In sei di essi il protagonista maschile si trova a superare inconsapevolmente una "linea di confine", spezzando definitivamente il tessuto della propria vita. Negli altri due la protagonista è donna, e in questo caso la frattura avviene ma si rivela liberatoria. Sono racconti non particolarmente allegri, me ne rendo conto, fantastici ma non fantascientifici, a cavallo, come scrive Iguana, tra il fantastico il mainstream. In sostanza racconti su un modello "psicologico", come li definì Vittorio Catani, probabilmente disturbanti, forse irritanti, in ogni caso privi di un lieto fine riconoscibile. I protagonisti (non Le Protagoniste, particolare importante) affrontano la realtà di malumore, reagiscono rabbiosamente alle difficoltà, ignorano o cercano di ignorare i problemi. Li ho creati così volutamente, in un certo senso predefinendo il loro naufragio. Ciò che intendevo raccontare, in sostanza, è proprio il loro fallimento, eliminando in partenza i loro lati migliori. Comincio però, a questo punto, a comprendere il senso della critica di Iguana. Sì, sono personaggi "monchi", narrati in maniera monolitica, afasica, riduttiva perché loro sono afasici, monolitici, riduttivi. Non esplorano il mondo perché ne sono vittime. Perché io le ho volute vittime. 
In sostanza, debbo ammettere che Iguana ha ragione, si sente una forte tensione morale - meglio, etica - nei racconti, una tensione che il lettore non necessariamente è chiamato ad accettare. È possibile che sia stato un tentativo fallito o che narrare storie tanto chiaramente predefinite non sia nelle mie corde, ma se provo a guardare il mondo senza affidarmi alle categorie più usuali è inevitabile che mi appaia come un luogo incomprensibile, minaccioso, distruttivo, caotico. 
Ciò a dire che posso non essere un grande scrittore, ma continuerò a vederlo così, più o meno fino all'ultimo dei miei giorni
Je ne regrette rien.
Quanto a Iguana, che ringrazio per il tempo perduto a leggere un libro che non gli è piaciuto, gli sono comunque grato per avermi aiutato a comprendere qualcosa di me e di ciò che scrivo. Non è davvero una cosa da poco. 


 
  
    

6 commenti:

Iguana Jo ha detto...

Mi fa piacere essere stato utile! :-)

E sì, il motivo per cui il tuo libro non mi ha conquistato è proprio nella spiegazione che dai riguardo la costruzione dei vari protagonisti delle tue storie. Il loro essere volutamente monchi, il mancargli quel senso del possibile che rende avventurosa ogni svolta. Come fossero già morti ancor prima di iniziare a vivere.

Massimo Citi ha detto...

@Iguana: beh, è stata una bella partita. E mi fa piacere che sia finita nel migliore dei modi, compatibilmente col fatto che ognuno si tiene il suo parere. Per me resta comunque importante aver creato personaggi monchi. In ogni caso quando vorrai racconti di fantascienza sono disponibilissimo a inviarteli. Sperando in un finale diverso :-)

Nick Parisi. ha detto...

Fa onore ad entrambi, a te e ad Iguana aver affrontato la questione in questa maniera. Questo è il tipo di dialogo che vorrei vedere più spesso. :)

cily ha detto...

Sono assolutamente d'accordo con Nick.
Mi è piaciuto moltissimo il modo in cui hai risposto alle critiche.
E anche i toni fermi ma non offensivi di Iguana mi sono piaciuti.
So bene quanto sia doloroso leggere cose che non si condividono sui propri scritti e davvero c'è da imparare dalla tua capacità di fare autocritica. Fermarsi e chiedersi in ogni caso se ci sia qualcosa da correggere. E magari concludere che nonostante tutto non si è d'accordo.
Ahhh se più autori avessero il tuo stile!
E in ogni caso la critica di Iguana mi ha messo una certa curiosità.
Mi piacciono le cose che scrivi e ovviamente ero già curiosa di leggere In controtempo...ma ora è una questione di...completezza e ammetto che la curiosità è notevolmente aumentata.
Come vedi le critiche negative alla fine possono sortire un effetto interessante.
Che se ne parli bene o che se ne parli male...l'importante è che se ne parli!

Massimo Citi ha detto...

@Nick: piacerebbe anche a me. Sinceramente ho assistito (virtualmente) a tali scazzi tra autore e recensore che mi è scomparsa la voglia di litigare. Senza contare che posso comprendere lo scazzo feroce se c'è di mezzo il Premio Strega - in fondo si tratta di soldi - ma non riesco a comprendere le guerre sante condotte contro un recensore che ti recensisce negativamente ma aggratis per un libro che non ti rende una lira o quasi. Comunque non sono innocuo, giuro. Sono del Leone, ma, come richiede il mio segno, provo sempre a guardare un po' più in là.

Massimo Citi ha detto...

@Cily: ci tengo molto, allo stile. Lo so, fa ridere, ma sono fatto così. E poi ho sempre il timore che il farmi vedere tutto piendimestesso provochi risate incontenibili. Ovviamente sono molto affezionato a In Controtempo e mi è dispiaciuto parecchio vederlo maltrattare ma ho imparato che matematicamente aumentando il numero dei lettori salta fuori anche quello che non apprezza i tuoi scritti. Il che, a pensarci bene, risulta persino interessante. E in ogni caso, in tempi nei quali nessuno legge niente, una rece negativa può rivelarsi utile come una positiva.