Il mercato del libro nostrano infatti si restringe sempre di più, inesorabilmente: nel 2013 gli italiani che leggono almeno un libro l’anno sono scesi ancora, -6,1% ovvero 1,6 milioni di lettori che hanno abbandonato i libri per un anno intero, compreso bambini (-7,4% nella fascia fra 6 e 14 anni), donne (-4,7%), forti lettori da più di 12 libri l’anno (-10,3%).
Il libro ci sta lasciando.
Questi dati, pubblicati dal sito Bibliocartina.it al quale vi rimando per ulteriori dati, sono stati distribuiti in occasione dell'inizio della Fiera del Libro di Francoforte e ci forniscono un dato non solo pesante e negativo, ma soprattutto inserito in una tendenza che non sembra voler terminare.
Avevo già parlato a gennaio di quest'anno in questo post della situazione pietosa della lettura in Italia e non mi sembra il caso di tornarci su. Può essere interessante, comunque, notare che la posizione in classifica del rapporto con i libri in Italia ha avuto un cambiamento. Da terzultima in Europa l'Italia si piazza ora in penultima posizione, subito prima della Grecia.
Ma la domanda davvero interessante è: dove sono finiti i forti lettori? Perché non comprano più libri?
C'è un problema di crisi, innanzitutto, che è sotto gli occhi di tutti. Ma attenzione, la domanda fatta dall'ISTAT riguarda il numero dei libri letti, non il numero dei libri acquistati [*].
Ohibò.
Ecco che da un problema tipicamente economico ci spostiamo a un problema di tipo culturale e - perché no - esistenziale.
In Italia, a quanto pare, poco meno di un milione di lettori ha rinunciato di brutto a leggere, riducendo nettamente il numero di libri letti/anno. Il che, lo ammetterete, è piuttosto strano. Ma se diamo un'occhiata alle statistiche ci accorgiamo di un aspetto delle statistiche che non è immediatamente evidente.
Nella categoria dei forti lettori, infatti, le performance peggiori, ovvero con un dato in netta diminuzione, sono state a carico delle fasce di età comprese tra i 20 e i 44 anni.
In sostanza emerge che i forti lettori sono sempre meno nella quota più attiva della società, ovvero tra i 20-40enni.
Ed ecco che un dubbio mi coglie.
Un altro articolo mi ritorna in mente.
Nel quinquennio c2008-2012 nel sud si sono persi oltre 500mila posti di lavoro,
un numero che mostra in maniera evidente come per un giovane del sud
rimanere nel proprio paese di nascita significhi non avere prospettive
di lavoro.
L'articolo proviene dalla rivista on line ArticoloTrentasei. Praticamente questo significa che sempre più giovani ad elevato profilo professionale e di buona cultura tende ad abbandonare il nostro paese e a trovare un lavoro al Nord o decisamente in un altro paese.
Guarda caso, infatti, se andate a rileggervi i dati contenuti nell'articolo prima citato scoprirete che gli editori italiani stanno tentando di inseguire i nostri connazionali fuggiti all'estero.
Quindi in apparenza sarebbe sufficiente mettere in connessione i dati relativi alla caduta dei lettori nell'età compresa tra i 20 e i 44 anni e la fuga all'estero per ritrovare - almeno in parte - i nostri poveri grandi lettori misteriosamente scomparsi.
Ovviamente la tendenziale scomparsa dei grandi lettori ha tante altre ragioni, dalla diffusione capillare dei cellulari e al tempo che essi ci portano via, al poco tempo libero disponibile, alla lettura veloce sul PC o sul tablet, alla qualità mooooolto discutibile dell'offerta, alla difficoltà di trovare subito disponibili titoli un po' meno corrivi, fino alla tendenziale scomparsa delle librerie di quartiere o nei piccoli centri [**]. Senza contare le persone che, semplicemente, pur essendo nati qui e vivendo e lavorando qui, hanno smesso di leggere nella nostra lingua.
Fatto si è che la fuga dall'Italia ci sta configurando come un paese non solo più povero ma anche più ignorante.
Voi che cosa ne dite?
[**] ovviamente il dato comprende sia i libri su carta (p-book) che i libri elettronici (e-book)
[*] Su questo tema ritornerò presto. Ho incontrato i miei ex-colleghi librai ai Portici di Carta e non posso fare a meno di confidarmi con voi...
13 commenti:
Credo che non ci sia in Italia una cultura del libro come negli altri Paesi europei. Mi spiego. Andando all'estero sono rimasta sempre meravigliata di come le persone nei tempi morti (bus, metro, sale d'attesa) tirassero fuori un libro.
Qui da noi quante persone vediamo leggere? Io ho sempre visto tutti coi cellulari o a mani vuote.
Inoltre la vita quotidiana ha aumentato i suoi ritmi, i tablet e gli smartphone, i pc ci portano via tanto tempo. Io stessa leggo molto di meno, sebbene continui ad acquistare libri su libri (solo cartacei).
Credo che il libro sia destinato nei decenni ad abbandonarci a favore di una lettura digitale. La tendenza sembra questa.
Sebbene una corrente di nostalgia vintage stia emergendo sempre di più, come anche la tendenza a non sprecare, a recuperare un ritmo di vita più lento, green e vivibile. Qualche speranza ce l'ho ancora, ma sono certa che i libri elettronici avranno la meglio.
@Lady Simmons: i motivi della scarsa cultura del libro in Italia sono tanti e partono da una facile riflessione: la religione cattolica ci ha insegnato che è il prete a poter leggere le Scritture, in altri paesi è accaduto, invece, che fossero i fedeli stessi a dover leggere il Libro. Questo comporta altri problemi - basti pensare alla quantità di minichiese diffuse negli States - ma significa anche una fede nella parola scritta che in Italia non esiste. Comunqua direi che hai centrato un punto: i mezzi elettronici ci portano via sempre più tempo. E per non sentirci soli siamo disponibili a correre dietro a FB e a Twitter. In questo senso il mio timore più reale - probabilmente soltanto una paranoia - è che il libro sia abbandonato e basta, senza alcun mezzo in sostituzione. Ovvero il timore, magari persino ridicolo, che si sia un centinaia di migliaia a scrivere, sperando di essere notati e commentati, e nessuno a leggere, nemmeno sull'e-reader... E non ridere.
Non è affatto un timore ridicolo.
Probabilmente io non faccio testo, perché sono nato negli anni '50... Ma, d'altra parte, per lavoro sono abituato a leggere testi in formato elettronico da almeno vent'anni. Ed ero piuttosto freddo sul concetto di e-book proprio per questa ragione. Se non fosse stato per "Alia Evo" forse ne sarei rimasto ancora alla larga.
Adesso ho sullo smartphone almeno dieci libri iniziati e non finiti... e dei quali mi sto perfino dimenticando. Cosa che non mi succedeva quando di libri cartacei in lettura ne avevo due o tre al massimo (e anche qui, sono piuttosto anomalo anche come lettore forte, suppongo).
La previsione che il libro sarà abbandonato a favore della lettura digitale è senz'altro realistica. Ma temo che non accadrà come con la fotografia digitale, che ha reso tutti fotografi (più o meno).
@Paolo: per la verità ho anch'io due o tre libri inchiodati sull'e-reader, cosa che non mi capitava con i libri di carta, se non altro per l'ingombro che mi creavano sul mobile accanto al letto. In realtà ho a suo tempo scelto di acquistare l'e-reader giusto per poter leggere libri non disponibili in versione su carta o libri che non riuscivo a trovare in giro. Resta il fatto che sull'e-reader tendo a dimenticarmi che esistono...
Quanto all'inevitabile prevalenza del libro elettronico credo che in Italia si continuerà ancora a lungo a preferire - tra chi legge - i libri cartacei. Il libro elettronico ha diversi difetti per il forte lettore, primo fra tutti la sua "inesistenza" come oggetto reale. In fondo tutti noi forti lettori abbiamo un vero feticismo verso il libro cartaceao. Con tutto ciò, comunque, conosco ottimi lettori che vivono di e-book per non riempirsi la casa di carta.
Ma direi che c' entra molto anche la guerra fatta contro la lettura da parte di coloro che, in teoria, avrebbero dovuto difenderla e diffonderla.
@Nick: l'immagine posta a metà dell'articolo, un misto elettronico di B. e di R. credo sia una buona risposta alla tua osservazione. Comunque ripensando a certi ministri della cultura (Bondi, Fisichella, Buttiglione, Rutelli, Galan, Melandri), come a certi ministri della Scuola( Berlinguer, Moratti, Gelmini), direi che la giusta punizione per costoro sarebbero dieci anni a remare su una galea turca. Con B. o R. a dar loro il tempo.
Io ci aggiungerei i cosiddetti "portavoce" di una nota operazione di marketing camuffata da movimento politico, che chiedono a gran voce l'abolizione dei giornali e dei libri stampati (e anche del diritto d'autore, se si guarda il loro programma).
Certo, senza l'ingombro di tutta quella carta potremmo vivere tutti in alloggi di venti metri quadri e goderci la decrescita felice.
@Paolo: Sono nato anch'io negli anni '50 e credevo che fare politica fosse una cosa seria. Viceversa ecco che ti arriva Grillo e manda tutto felicemente in vacca, gestendo un partito come una setta del Missouri e trasformando tutto quello che tocca in merda pura. Citare Grillo nel corso di una discussione sui libri è come chiedere: "A proposito di libri, devo ricordarmi di comprare della carta igienica'".
Bah.
In questo blog non si parla di politica.
Massimo, citando i ministri dei beni culturali e della pubblica (d)istruzione non hai cominciato tu a parlare di politica? Per non parlare del ritratto di Renzusconi :-)
Ma hai ragione, qui non si dovrebbe parlare di politica. Se scappa qualcosa, puliamo subito :-)
Non credo che il calo delle performance di lettura dipenda da una diffusa tendenza ad abbandonare la cultura. Credo faccia buona parte del gioco la vita che conduciamo, che offre sempre meno tempi libero. La crisi economica incide sulla vendita, ma anche sulla disponibilità di tempo libero. Conosco molte persone costrette a straordinari gratuiti con il ricatto del licenziamento... ovvio che nel poco tempo libero a disposizione le uniche letture possibili sono i post sui social network.
Nella fotografia sta tornando prepotentemente la pellicola, perché il digitale da meno soddisfazioni.
In Italia poi i libri costano molto, al contrario degli altri Paesi.
Riguardo agli ebook temo si lascino a metà spesso anche perché c'è troppa offerta. Come davanti ad un buffet troppo ricco un po' passa la fame...
@Obsidian: un ragionamento che non fa una grinza. La lettura non è importante per i datori di lavoro, anzi si potrebbe affermare senza tema di smentita che per gli attuali datori di lavoro non esistono diritti per il lavoratori. Come dire: "Ringrazia il cielo che hai un lavoro e tanto ti basti".
Un intervento come il tuo scioglie con eleganza e con tragico umorismo il problema della caduta del numero di lettori. Da inquadrare. Grazie.
@Lady Simmons: è vero, i libri costano troppo. Ma a costare troppo sono soprattutto le novità, ovvero i libri che hanno alle spalle l'investimento maggiore. Diverso il discorso per i libri sui quali si è già recuperato l'investimento iniziale. I libri già usciti da sei mesi - un anno dovrebbero e potrebbero essere messi in vendita a 3-4 euro. Ma il vero problema è il numero di lettori troppo basso e quindi tirature insufficienti. E, d'altro canto, la difffusione ancora insufficiente dell'e-book. E il regime IVA che tassa al 22% gli e-book e del 4% i libri cartacei. Onestamente penso che sarebbe necessario una profonda riforma del settore editoriale italiano, prima di scomparire. Tutti. O di abituarsi a leggere in inglese.
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