Un uomo.
Avrei anche potuto metterci un gatto, certo.
Un gatto nero. O a righe.
Ma sarebbe stata una storia per bambini e non è facile scrivere una storia per bambini.
I bambini non se la bevono.
Si stufano di tutti questi ritorni a capo. Di tutte queste frasi brevi come un temporale udito da una cantina.
Un uomo, dicevo.
Stanco, disperato, innamorato.
Di una ragazza semplice. Polly.
Il nome completo era Pollyanna, ma aveva scelto di farsi chiamare Polly invece che Anna. Il che dà l'idea di che tipo fosse.
Una donna breve, come un fulmine visto attaverso un vetro sporco. Cioé sempre da una cantina. Come il temporale.
Poi mi verranno altre metafore.
O metonimie.
O zeugmi.
Per il momento rimango lì. Mi piacciono i temporali.
Da piccolo mi rifugiavo in cantina, convinto che un fulmine mi avrebbe colpito. Altrimenti.
Intanto abbiamo un uomo, quarant'anni mal portati, la barba fatta senza cura. Come di chi si odia. Mi piacciono i personaggi che si odiano. Puoi lasciare le frasi sospese e i lettori si immaginano da soli le conclusioni. Così non rischi di fare qualcosa di sbagliato. Qualcosa che poi il lettore si stufa.
No, niente di sbagliato.
Era innamorato di Polly. Una che rideva, scherzava, appariva e scompariva. Un arcobaleno disegnato in cielo. Dopo il temporale.
Una donna rapida, una donna breve.
Un viso sottile, da giovane volpe. Un sorriso. Immutabile. Inestirpabile. Da completa idiota.
Ma l'Uomo l'amava. E si odiava. Si odiava per quello. O per questo. Beh, fate un po'. Voi.
La sera precedente l'aveva amata.
In cantina, durante un temporale.
Tra le ragnatele e i giocattoli dimenticati da un bimbo.
Tuoni e respiri, trascinati via dal vento.
Non male questa.
Respiri e tuoni, dispersi dal vento.
Ama Pollyanna?
Non saprebbe dirlo.
Sa per certo che in una scuola di scrittura creativa non gli avrebbero mai passato una protagonista con quel. Nome.
Ma la vita è la vita è la vita.
Nulla a che vedere con una narrazione.
Con un foglio di carta riempito di minuti, sottili segni azzurri. Bagnati dalla pioggia rabbiosa di un temporale.
Sempre lo stesso.
A me le idee rendono.
E non ne spreco più di una per un racconto breve .
7 commenti:
Pollyanna?
Certo che è proprio un nome banale? Indicatissimo per l'argomento.
Caro Max,
con tutta la buona volontà, essere banale non è nelle tue corte. Ti sfuggono lampi perfidi di intelligenza e - ancor peggio - ironia! Bisognerà andare a lezione di Volo per volare basso.
Ovviamente intendevo "le tue corde".
Merito un giro di medesima...
@Nick: Pollyanna è un nome citato molto spesso da Gardner, maestro di Carver. Inevitabile fare un riferimento molto, molto obliquo ; )
@Fà: lezioni di Volo... E poi sarei io quello ironico? Comunque anche «essere banali non è nelle tue corte» non è male. Non corteggiare il banale, insomma. Un bel complimento, vai tranquillo.
Max mentre leggevo tutti gli accapo e le frasette continuavo a ridere ma alla fine la verità "un'idea un racconto" mi ha fatto davvero piegare in due.
Sei davvero bravo a prendere in giro certi tizi.
Ancora non ti ho sentito bastonare De Carlo ma forse è solo questione di tempo.
Io lo trovavo IRRITANTE a cominciare dai titoli :"due di due", "di noi tre", "nel momento", "durante"...
Una mia amica mi fece notare una piccola scritta sulla copertina di "di noi tre".
"consigliato dai librai italiani".
Non dai lettori....dai librai!
Ricordo che le risposi senza pensare: "lo credo che lo consigliano...sennò gli resta tutto sugli scaffali!".
Comunque post davvero divertente!
@Cily; esisteva (purtroppo) un gruppo di librai che consigliavano i libri che minacciavano di diventare capolavori, tanto per sostenere un po' la domanda. Non so nemmeno se esistono ancora, ma dubito molto che qualcuno di loro avesse mai letto De Carlo... Il consiglio era un po' mercenario, diciamo così. Comunque condivido il tuo "IRRITANTE".
Quanto a un'eventuale parodia, beh bisogna aver letto uno o due libri di un autore per poterlo parodiare e io mi sono fermato a 5 pp., nel caso di De Carlo... Com'è che lo definivi? Ecco, appunto. Ma gli autori da prendere in giro non mancano. Il vero problema è rendere in poco spazio una tendenza, un modo, un approccio. Lo stile del nostro AB è facilmente falsificabile, ma una come la Tamaro, per esempio, non è facile da parodiare. Comunque ci penso, giuro. La prossima volta penso che toccherà al buon Brizzi delle origini. Una cosina facile facile.
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