Oggi non è domenica, lo so. Ma quasi.
Siccome non so bene se domani - ss. Pasqua - avrò il tempo e l'occasione per scrivere sul pc, ho unilateralmente deciso di anticipare il mio notissimo (si fa per dire) post musicale.
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Il secondo italiano. Terzo in un anno e mezzo. Più o meno come se questo fosse un post francese. Ma ho qualche problema con la musica italiana. Ho troppo amore per la musica per tollerare a lungo tutte le canzoni cantautoriali basate sull'eterno, immarcescibile, "giro di do", sui proclami, sui principi o sui volantini spacciati per impegno, sparate dalle radio per abitudine o per presentare un'inattesa vocazione radicale. Ho cominciato a disertare la musica italiana da quando ho iniziato a suonare, tollerando al massimo alcuni musicisti, che, per un motivo o per l'altro, giudicavo curiosi o estranei al business core italiano.
Tra questi, se non altro per fraternità di strumento, notai i "Delirium", un gruppo tutto sommato non memorabile ma del quale faceva parte un individuo irsuto, dalla voce a tratti cavernosa e più spesso di testa, che suonava il flauto traverso alla maniera di Jan Anderson. Il nome del soggetto, lo scoprii in seguito, era Ivano Fossati, ovvero uno dei maggiori musicisti italiani degli anni '80 e '90.
In casa ho più o meno sei o sette cd dell'«Individuo irsuto» e non ho mai avuto motivi per pentirmene. Mi dispiace che abbia ultimamente deciso di abbandonare la sua carriera musicale, ma non posso non dirmi d'accordo, pensando a certe carriere trascinate ben oltre i limiti della decenza.
Che cosa mi piace? Beh, apprezzo il suo ingegno musicale e l'attenzione sorprendente dei suoi testi, che restituiscono a chi lo ascolta il piacere di parlare e ascoltare in italiano. Un gusto che ha qualcosa del suono della miglior lingua scritta.
Nulla di più, ma quanto basta.
4 commenti:
Sì Ivano Fossati ha il pregio di scrivere esaltando la lingua italiana, amandola. "E di nuova cambio casa" tra quelle che preferisco.
@Marcella: ho dovuto risentirla, "E di nuovo cambio casa". Non mi ricordavo quanto fosse bella. Ma anche se qualcuno paragona i testi di Fossati alla poesia, io continuo a non essere d'accordo. Senza il sostegno - il dialogo, meglio - della e con la musica mancherebbe qualcosa. Non credi?
Sì, sono d'accordo con te, non è poesia (c'è un po' troppo la tendenza a etichettare come poeti dei buoni autori); del poeta forse ha l'insofferenza che trapela bene dalla sua voce, però il vero poeta ne fa un'arte più alta.
@Marcella: vero, la tendenza a usare la parola "poesia" è inversamente proporzionale alla sua conoscenza.
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