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– Sarà
estremamente indignato, Maldanea! O povera me. «Cosa faceva
quell'idiota di Pascalina intanto? Sarebbe meglio che andasse a
pascolare le oche, altro che badare a quella sciagurata!» Siamo
rovinate tutte e due, cara mia, ed io più di te!
–
Ma dai, Pascalina, non essere drammatica. Il Padre-Adulto mi farà
una ramanzina, magari un po' più severa di altre volte, con te
brontolerà un po', e sarà finita lì. D'altro canto come potevo
prevedere che T rovesciata, invece di far finta di nulla mi riverisse
come se fossi la Regina Atma? Non è stato divertente, Pascalina?
Dico vedere tanti syerdwin inchinarsi per salutarci… Va bene, va
bene la smetto.
–
Il Conte Gast è molto preoccupato di quello che avviene nella nostra
casa, della potenza e della pericolosità degli ospiti. Penso che la
sua ira durerà molto poco.
Nell'udire
quelle parole Pascalina e Maldanea, sedute su una panca foderata di
velluto azzurro, si voltano di scatto. Incorniciata nel vetro giallo
ambra della finestra Difiduanna le considera con espressione grave e
compunta, senza nascondere una punta di impazienza. – Sì dico
proprio a voi, pollastre. Ho sentito io stessa il Conte stramaledire
il momento nel quale Horr Vamaiun ha deciso questo incontro per
portare la pace tra i Syerdwin. «Come se potesse esserci pace con
quel figlio dell'inferno! Piuttosto potrei credere al ritorno dei
Lontani Primi o al fatto che Maldanea metta la testa a posto!»
–
Non è vero, Diffy, questa frase te la sei inventata tu!– Insorge
la giovane Syerdwin. – E poi come fai ad essere così informata su
cosa pensa Gast?
La
civetta la fissa con irritante degnazione. – Sono abbastanza
piccina da entrare quasi ovunque senza essere notata, cara la mia
Debah. Ma abbastanza grande da darti una bella beccata in testa se
riprovi a chiamarmi di nuovo Diffy.
–
Scusa. Posso presentarti la mia più cara Dama di compagnia?
Pascalina questa è Difiduanna, Difiduanna, Pascalina.
–
Onorata… – Balbetta l'anziana Syerdwin.
–
Onore mio. – Risponde la civetta.
–
Bene, adesso che vi conoscete possiamo parlare come tre care amiche.
Qualcuno ordini una tisana o un infuso ad un servitore. Pensaci tu,
Pascalina. E tu Difiduanna dicci, presto, cos'altro ha detto il Conte
Gast? E cosa dice Teardraet quando nessuno lo ode? E cosa si sono
detti tutti e tre poco fa nella Sala delle Colonne?
La
civetta gonfia le penne gratificandola di uno sguardo irritato,
sbatte un paio di volte le ali brontola un paio di volte tra sè e
plana sul tavolino davanti al divano per servirsi di un paio dei
biscotti che nel frattempo Pascalina ha estratto da uno stipo.
–
Perché dovrei sapere qualcosa dell'incontro nella Sala delle
Colonne? Ma come fanno a venirti in mente certe cose Debah? Non hai
biscotti più freschi?
–
Dai Difiduanna, non verrai a dirmi che non sei andata a sentire un
pochino cosa dicono T rovesciata e il Seliest? Facciamo un patto, io
ti dò biscotti più freschi, con un po' di panna, magari o con il
burro salato e tu mi dici tutto quello che sai.
La
civetta la guarda sospettosa. – Spero che tu non abbia in mente di
truffarmi, cara Maldanea. Comunque prima i biscotti, la panna, il
burro salato e la salsa di uova e pesce, poi parlerò.
–
Non si era parlato di salsa di uova e pesce, mi pare. – Osserva
Maldanea.
–
Allora Teardraet e Horr Vamaiun faranno discorsi inutili e
inconcludenti. – Ribatte Difiduanna.
–
Era un patto, Diffy, non un ricatto, mi pareva.
–
Direi un giusto prezzo per informazioni carpite a costo della vita.
–
Capito, Pascalina? Per favore procura quello che chiede questo rapace
uccello e poi potremo metterci tranquille ad ascoltare.
–
Sì, Maldanea. – Sospira l'anziana dama, ormai definitivamente
vinta ed esce a cercare un servitore.
–
Non mi è piaciuto come hai detto "rapace", Debah. Sappilo.
– Commenta la civetta appena uscita Pascalina. – Devi avere più
rispetto per me.
–
Non diventare pomposa, Diffy.
–
Io pomposa? Io? Ma non hai proprio rispetto per nulla e nessuno,
Debah! Mi chiedo perché mai devo continuare a parlarti ed a sentire
i tuoi insulti… Eh perché?
–
Biscotti e salsa di uova e pesce.
–
Eh, già.
–
Allora. Il primo a parlare è stato il Seliest. Ha fatto un lungo
discorso sulla necessità e sulla bellezza della concordia e della
pace, sul valore dell'armonia e dell'unità e sulla durezza della
guerra che voi Syerdwin dovete combattere contro l'invasore
d'Oriente, Bartsodesch…
–
Ma se è stato Artamiro… – Comincia Maldanea, ma uno sguardo
corrucciato della civetta la zittisce.
–
Le opinioni separate dai fatti, per favore. Il tuo padre-adulto ha
fatto un commento non troppo diverso dal tuo, comunque, ma il Seliest
non ha ritenuto opportuno rilevarlo. Dopo mezz'ora di discorso del Re
persino le guardie alla porta erano vicine ad addormentarsi o forse a
vomitare, scusate l'espressione. Poi è stata la volta del Conte
Gast, di parlare. Ha detto cose molto sagge ma anche molto dure. Ha
detto che questa guerra non appartiene ai Syerdwin, che per voi non
hanno importanza le terre interne ma solo le isole e le coste e che
Bartsodesch non vi ha mai minacciato. Ha ricordato che Fald di
Ghyliun combatte con il Re delle Porte d'Oriente, senza per questo
aver rotto il patto di fedeltà con Vamaiun. Il Seliest lo guardava
mentre parlava continuando ad aprire e chiudere la bocca senza
interromperlo, ma si vedeva che l'avrebbe volentieri fatto. In quanto
a Teardraet taceva e fissava un oggettino che teneva in mano, un
gioiello forse, o un talismano. Quando è stato il suo turno di
parlare egli ha cominciato dicendo che raramente aveva sentito tanta
ipocrisia in un discorso quanta ne aveva sparsa il Seliest, con tutto
il rispetto. Horr Vamaiun si è alzato di scatto, di un bel colore
apoplettico, ma T rovesciata lo ha gelato chiedendogli quanto denaro
gli aveva offerto Artamiro per combattere dalla sua parte contro Re
Bartsodesch. Devo dire che Teardraet ha un notevole talento per
provocare la gente a fare e dire le cose più stupide. Vamaiun ha
passato i minuti seguenti ad urlare come un corvo ed a minacciare di
radere al suolo Baran e Verhida, le terre del "Lurido Moeld",
mentre Teardraet lo guardava come si guarda un fenomeno curioso e il
Conte Gast incaricava i suoi alfieri di prepararsi a disarmare gli
ospiti. Quando il Seliest ha terminato la sua sfuriata Teardraet gli
ha solo chiesto se era vero o no quello che aveva detto. Vamaiun ha
negato recisamente e «Perdonatemi, sono stato male informato,
evidentemente.» Ha detto il Conte-Mago con l'aria più tranquilla
del mondo e l'evidente convinzione del contrario. Gast Wessiun a quel
punto si è sentito in dovere di intervenire, introducendo meglio il
tema della conferenza e dando nuovamente la parola a Teardraet.
Questi ha fatto un paio di osservazione sul fatto di non essere
troppo amato dagli altri Syerdwin, ma che tuttavia è pronto a
correre in soccorso del suo Seliest in un momento evidentemente tanto
difficile. Horr Vamaiun ha dovuto fare una faccia tutta gentile
davanti a quelle parole che gli davano praticamente dell'incapace ed
ha fatto anche un discorsetto di ringraziamento che era una pena
sentirlo. Il Conte Gast ha parlato nuovamente, poi, ma non ha dato
troppe speranze a Vamaiun, lasciando capire che tra Artamiro e
Bartsodesch lui continua a scegliere Wessiun e che il patto con il
Seliest vale solo se sono le terre di un qualunque Syerdwin ad essere
attaccate, cosa non ancora avvenuta. Horr Vamaiun ha fatto buon viso
a cattiva sorte, ha lodato la saggezza del Conte, ma non la sua
lungimiranza ed ha rimandato la conferenza a domani. Tutto qui.
–
Sei un'ottima narratrice Difiduanna. Ma qual'è la tua opinione su
queste cose?
Pascalina
emette un gemito e a voce bassissima implora: – Vi prego, già non
avremmo dovuto sapere nulla di tutto ciò, ma anche discuterne
liberamente…
Maldanea
si stringe nelle spalle. – Ormai. E poi non abbiamo forse anche noi
un cervello ed un discernimento da poter impiegare? Allora
Difiduanna?
–
Io credo che Teardraet si riproponga di chiedere un prezzo molto,
molto alto per aiutare Vamaiun, andato a cacciarsi in un ginepraio
del genere. D'altro canto se i Wessiun non si muovono al Seliest non
rimane altra possibilità che quella. Oppure può sempre ritirarsi
dalla guerra, andando incontro al rancore di Artamiro o continuarla
così, senza onore né gloria, pagando poco una sconfitta ma
guadagnando poco da una vittoria.
–
Molto vero. Ma Teardraet cosa può chiedere in cambio? No, no,
aspetta, forse me lo immagino.
–
Brava. La pace con gli altri Syerdwin e la fine del bando e poi,
forse, il posto di Vamaiun.
–
… E con il posto di Vamaiun nuove guerre e…– Continua Maldanea.
–
…Il potere sull'intero Orlo del mondo…– Conclude quasi
spaventata dalle sue stesse parole Dama Pascalina.
Le
due Syerdwin e la civetta si guardano senza più osare parlarsi.
Quella paralisi dura qualche secondo, fino a quando un robusto
bussare le sveglia dall'incantesimo.
–
Chi è? – Chiede con voce malferma Dama Pascalina.
–
Sono Gast Wessiun. È lì Dama Maldanea?
La
povera Pascalina guarda la sua pupilla con espressione accorata, ma
la giovane Syerdwin, in piedi con espressione cocciuta le fa segno di
aprire.
–
Buongiorno, Con… – Inizia a dire Pascalina inchinandosi, ma
l'anziano Syerdwin entra rapido come uno squalo e si dirige verso
Maldanea. – Meno male che ti ho trovata. Devi venire subito con me.
Horr Vamaiun ti vuole conoscere e solo gli dei sanno che non è il
caso di farlo aspettare, dopo quello che gli ha detto Teardraet.
Maldanea
si inchina leggermente in segno di ubbidienza. – Devo mettere
qualcosa di più solenne, Padre-Adulto?
Il
Conte trasale, sorpreso e infastidito della domanda. – Ma no, ma
no, vai benissimo così. Ti prego di essere cortese e affabile con il
Seliest, quanto più ti è possibile.
–
È un incarico della Famiglia? – Chiede Maldanea, citando la
formula riservata ai guerrieri che partono per la guerra.
Il
conte Gast sorride a labbra strette e scuote la testa divertito. –
Sì, Dama Maldanea. La Famiglia ha fiducia nel tuo valore. –
Risponde completando la formula.
–
Allora andiamo, non facciamolo aspettare.
–
È completamente folle quella ragazza. – Commenta Difiduanna, non
appena la porta si è chiusa alle spalle del Conte e della sua
figlia-di-terra.
–
No, peggio. È una vera Wessiun. E sarebbe capace di dormire in un
bosco. – Commenta Pascalina addentando un biscotto.
–
Beh, anch'io posso dormire in un bosco. – Osserva Difiduanna, ma
l'anziana Dama, con la bocca piena, non le risponde.
Teardraet
attraversa il prato che separa le mura di Rocca Wessiun dal bosco. Il
prato, umido di rugiada, brilla debolmente ai raggi della luna e il
Moeld annusa con piacere quell'aria fredda e odorosa di erba, così
diversa da quella delle sue spiagge deserte.
Quel
pensiero, nonostante i secoli trascorsi ha ancora il dono di ferirlo,
di farlo sentire fragile, solo. Sulle spiagge di Verhida e Baran
nessuno Spettro delle Acque del Crepuscolo viene più a cantare ed ad
abbandonare i piccoli syerdwin perchè una famiglia li cresca fino al
Cambiamento, iniziando così un altro cerchio di esistenza. Teardraet
si ferma a raccogliere un fiore, lo annusa per un istante e poi lo
schiaccia tra le dita, per sentire più forte il suo debole profumo.
Ma perché sacrificare la propria unica, insostituibile esistenza per
una creatura fragile, immemore, che condurrà un'esistenza mediocre,
accumulando ricordi stupidi o patetici, coronandola nella giocosa
stoltezza che segue al Cambiamento? Teardraet allunga il passo, quasi
volesse seminare i suoi pensieri molesti e si avvicina all'ingresso
del bosco, uno stretto sentiero che scompare nell'oscurità. Dopo una
breve esitazione il Syerdwin vi penetra, sforzandosi di resistere
alla sorda sensazione di panico che avverte sotto il livello dei
pensieri coscienti. Fatti pochi passi si ferma e con uno sforzo
solleva il capo, affondando lo sguardo nelle fronde silenziose degli
alberi che lo sovrastano. – Belli! – Dice ad alta voce. Ma la sua
stessa voce sembra estranea in quell'universo oscuro e confuso, senza
aria né luce. «Io appartengo a questo mondo, ormai.» Ripete a se
stesso rabbiosamente il Syerdwin mentre penetra più profondamente
nel bosco. «Questo mondo non mi ama ancora, ma mi amerà, mi
conoscerà ed io diverrò una creatura di terra e di mare, unirò in
me le due metà del mondo.» Rami e fronde si protendono verso di lui
cercando di fermarlo e Teardraet snuda la Dedrhal, la lunga spada
dalla lama leggermente ricurva dei Syerdwin, facendosi largo
rabbiosamente nel buio. «Amatemi, maledetti, accoglietemi tra voi,
accoglietemi!» Grida nella propria mente Teardraet.
–
Amatemi! – Urla con rabbia, immobile in mezzo ad una radura
illuminata dalla luna. – Non lasciatemi solo. Non lasciatemi solo a
combattere, a ricordare. Amatemi, dunque! – Ripete ancora, con un
urlo che somiglia ad un pianto.
Un
movimento ed un fruscio risvegliano la sua attenzione. Un'ombra
chiara sta passando dietro i tronchi d'albero più vicini, correndo
–
Chi è là? – Chiede il Syerdwin, ma per tutta risposta l'ombra
accellera il passo. Il Conte-mago esita per un istante, poi, vinto il
timore si getta all'inseguimento tra gli alberi. La figura chiara
appare e scompare tra le fronde ed i tronchi ma Teardraet non la
perde di vista e sia pur faticosamente si avvicina fino quasi a
raggiungerla. Quando è ormai a pochi passi lo spettro si immobilizza
e si volta di scatto, stringendo in mano un oggetto metallico. Nel
fare questo lancia un urlo rabbioso, simile a quello di un guerriero.
Teardraet
si ferma anch'egli, ansando e solleva la Dedhral.
–
Chi sei, ombra maligna? – Chiede allo spettro.
–
Chi sei tu, piuttosto, che gemi ed urli come un pazzo? – Risponde
lo spettro con voce contraffatta.
–
Io sono Teardraet, Conte-Mago di Baran e Veridha.– Annuncia il
Syerdwin.
–
Ed io sono Dama Maldanea delle Rocca Wessiun, non certo un'ombra
maligna. – Risponde lo spettro scostando il lungo velo che le
fascia il volto.
Dopo
qualche secondo di stupefatto silenzio Teardreat chiede. – Posso
domandarvi cosa fate in questo bosco, a quest'ora, Mia dama?
Ammetterete che non si tratta certo di un'attività consueta per la
nostra razza.
–
Mi pare di non essere sola a dedicarmi a questa bizzarra attività.
Comunque, viste le nostre comuni perversioni, potremmo continuare la
passeggiata insieme.
Teardraet
ride e rinfodera la Dedhral. – È un vero privilegio, questo, Mia
Dama. Questa sera al ballo non avete avuto occhi altro che per il
Seliest, ma se il mio sguardo non mi inganna in quegli occhi vi era
talvolta una sensazione tediata.
Maldanea
incrocia graziosamente le dita sul petto in un gesto pudico che
avrebbe fatto la felicità delle sue tutrici e replica. – Il fatto
è che non comprendo le questioni di stato. Le trovo noiose e tetre.
Voi certo non sarete di questo avviso.
Teardraet
le offre il braccio per passeggiare e la conduce nuovamente sul
sentiero. – Perché no? Tanto più noiose e tetre le trovo quando a
parlarne è il nostro Seliest.
–
Non siete generoso con il nostro sovrano. D'altro canto si dicono di
voi cose ben più gravi e credo quindi che queste innocenti
cattiverie siano una ben piccola parte delle vostra perfidia.
–
Voi volete lusingarmi, Dama Maldanea. E d'altro canto io so di Voi
che siete tutt'altro che una dama scioccherella con la testa solo nel
ballo e negli amoretti. Vi esimo quindi dal fingere con me una
stoltezza che la vostra mente sottile non vi permette.
Maldanea
lo guarda seria. – Si vede, eh?
–
Certo. Un falco non può travestirsi da gallina, nemmeno per una
buona causa.
–
Anche voi non siete certo uno sciocco, Conte-Mago… Oh, scusatemi!
Il fatto è che con una persona come voi non so proprio come sia
giusto comportarsi ed il mio primo incontro con un potente dei
Syerdwin è stato così tremendo.
–
Vedete che continuate? Adesso state cercando di farvi passare per una
sprovveduta. Perché non mi dite invece quale motivo vi ha spinto a
seguirmi?
–
Adesso siete voi a farmi troppo onore, Conte-Mago. Diciamo la pura e
semplice curiosità. Credevo di essere la sola nel mio popolo a
provare piacere nel mettermi alla prova sfidando il bosco e le terre
oscure. Poi vi ho veduto dalla mia finestra inoltrarvi nella selva e
non sono riuscita a resistere. E così eccomi qui.
–
È stato un ben strano incontro il nostro, Dama Maldanea. Qui le
nostre strade tornano a separarsi, vedete, oltre quell'arco di fronde
si vedono già le mura delle vostra rocca. – Teardraet si inchina
profondamente. – Ho la sensazione che in qualche modo mi abbiate
giocato e vi assicuro che non è una sensazione che ho provato
spesso. Vi auguro una felice notte ed ogni fortuna.
Maldanea
ricambia l'inchino con un sorriso . – Felice notte anche a Voi,
Conte-Mago. È stato un incontro molto più emozionante, comunque. –
Ride. – E non maltrattate troppo gli alberi.
–
Lo farò, grazie. – Replica rigido il Syerdwin guardandola
allontanarsi. Quando è a pochi passi un piccolo rapace notturno
uscito dalla selva si posa sulla spalla della giovane e volta la
testa verso di lui. – Buonanotte. – Ripete ancora una volta
Teardraet con un sussurro.
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