Un fatto nuovo che riguarda ALIA 2.0 e più in generale il futuro di ALIA. Si tratterebbe, detto in poche parole, di dare una discendenza ad ALIA in forma di romanzi o antologie. Un'idea partorita da Mario Giorgi e da me e benedetta da Silvia Treves. Ma non voglio ripetermi anche qui. Leggete QUI il testo apparso su ALIA Evolution e Dio sia con voi...
...
Ma esistono problemi. Nemmeno troppo piccoli. Il primo di questi problemi è il sottoscritto. E non solo per me, sia chiaro.
Ricordete tutti... ma forse è meglio che fornisca un link per chi non lo ricordasse: QUI ne ho parlato... dicevo, ricorderete tutti che qualche tempo fa lamentai l'eccessiva lunghezza del racconto (racconto?) scritto per entrare nel prossimo ALIA. Bene, una volta superati i 90.000 caratteri senza ancora intravedere il finale ho gettato la spugna. Amadeus, questo il titolo del racconto romanzo, diverrà per l'appunto un romanzo, presumibilmente sui 200/250.000 caratteri, quindi un romanzo breve, e vivrà una vita sua, senza ingombrare ALIA. A questo punto posso enunciare un ulteriore elemento per definire un racconto: «Nel tuo racconto non inserire più di tre personaggi, se non vuoi trovarti a riscrivere il ciclo di Dune o Dhalgren o i Tre Moschettieri».
A questo punto, e con tempi brevi, devo arrangiarmi a proporre qualcosa di nuovo. Senza allontanarmi dal ciclo della Corrente, dal momento che un racconto appartenente a quel ciclo ho promesso urbi et orbi.
In questi casi si prende il pc e si cerca di cavarne qualcosa. E in fretta. Si ripescano situazioni appena accennate, scene scartate (non butto via niente, grazie al cielo), suggestioni dimenticate, immagini perdute, tutto ciò che può servire a imbastire una storia solida e credibile.
Avevo una passione che non sono ancora riuscito a inserire in una storia per antiche civiltà aliene perdute, per i pianeti abbandonati, per i buchi neri, per la solitudine e per la morte come compagna di viaggio che ti soffia sulla nuca. Quindi ecco la (breve) storia di due astronaute – astronaute perché sono stufo di personaggi maschili – a corto di ossigeno finite per un grave incidente su un pianeta «illuminato» da un buco nero dove è probabile sia esistita... Vabbé, il resto lo saprete leggendo il racconto. Che non è finito, sia chiaro, e che mi costerà una certa fatica terminare ma che comunque per il 15 dicembre sarà in pista, lucido e nuovo di zecca.
Spero.
Un problema non troppo diverso da quello di Silvia Treves, mia compagna di avventura in tutti i sensi, attualmente intorno a pagina dieci del suo racconto ambientato su un satellite di Urano, in un oceano seppellito sotto svariati chilometri di ghiaccio. Avete presente il lago subantartico di Vostok? Ecco, una cosa così. Qui è stata un'ambientazione non facile (è un eufemismo) a costarle un mesetto di lavoro di documentazione con la sera prima di dormire ponendo domande improvvise tipo: «Ma secondo te come potrebbero muoversi eventuali creature viventi in un mondo completamente oscuro?» o «Quale sarà il rapporto tra temperatura e pressione a quelle profondità?» o ancora: «ma la bioluminiscenza potrà funzionare a temperature molto basse e pressioni elevate?», domande che, come ognuno potrà comprendere, sono il mio pane quotidiano. Già, la vita di due autori di sf è complicata.
...
Ultimissima cosa, ho cambiato al copertina di Settembre, una volta raccolte una serie di impressioni (negative) sulla prima copertina scelta. Personalmente, a differenza di Davide Mana e di altri insigni personaggi non ho mai avuto molta considerazione per le copertine, meno che mai per quelle di sf, abituato com'ero a copertine più o meno assurde [*]. Ma... indubbiamente una copertina ha il suo peso, perlomeno per avere l'impulso a prendere (metaforicamente) in mano un libro e sbirciare. Quindi ho rifinito la copertina scartata e l'ho sparata nel web. Non penso che ne avrò un significativo ritorno ma se non altro non mi verranno in mente tutte le critiche – assolutamente giustificate – che ho ricevuto per la prima.
Per oggi ho finito. A presto!
[*] Le copertine di Karel Thole erano in genere ottime ma avevano il grosso difetto di rendere appetibili anche pessimi libri, in più martoriati dal premiato trattamento dei dottori Pece e Piuma, al secolo Fruttero e Lucentini. Motivo in più per non fidarsi delle copertine.
Avevo una passione che non sono ancora riuscito a inserire in una storia per antiche civiltà aliene perdute, per i pianeti abbandonati, per i buchi neri, per la solitudine e per la morte come compagna di viaggio che ti soffia sulla nuca. Quindi ecco la (breve) storia di due astronaute – astronaute perché sono stufo di personaggi maschili – a corto di ossigeno finite per un grave incidente su un pianeta «illuminato» da un buco nero dove è probabile sia esistita... Vabbé, il resto lo saprete leggendo il racconto. Che non è finito, sia chiaro, e che mi costerà una certa fatica terminare ma che comunque per il 15 dicembre sarà in pista, lucido e nuovo di zecca.
Spero.
Un problema non troppo diverso da quello di Silvia Treves, mia compagna di avventura in tutti i sensi, attualmente intorno a pagina dieci del suo racconto ambientato su un satellite di Urano, in un oceano seppellito sotto svariati chilometri di ghiaccio. Avete presente il lago subantartico di Vostok? Ecco, una cosa così. Qui è stata un'ambientazione non facile (è un eufemismo) a costarle un mesetto di lavoro di documentazione con la sera prima di dormire ponendo domande improvvise tipo: «Ma secondo te come potrebbero muoversi eventuali creature viventi in un mondo completamente oscuro?» o «Quale sarà il rapporto tra temperatura e pressione a quelle profondità?» o ancora: «ma la bioluminiscenza potrà funzionare a temperature molto basse e pressioni elevate?», domande che, come ognuno potrà comprendere, sono il mio pane quotidiano. Già, la vita di due autori di sf è complicata.
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Ultimissima cosa, ho cambiato al copertina di Settembre, una volta raccolte una serie di impressioni (negative) sulla prima copertina scelta. Personalmente, a differenza di Davide Mana e di altri insigni personaggi non ho mai avuto molta considerazione per le copertine, meno che mai per quelle di sf, abituato com'ero a copertine più o meno assurde [*]. Ma... indubbiamente una copertina ha il suo peso, perlomeno per avere l'impulso a prendere (metaforicamente) in mano un libro e sbirciare. Quindi ho rifinito la copertina scartata e l'ho sparata nel web. Non penso che ne avrò un significativo ritorno ma se non altro non mi verranno in mente tutte le critiche – assolutamente giustificate – che ho ricevuto per la prima.
Per oggi ho finito. A presto!
[*] Le copertine di Karel Thole erano in genere ottime ma avevano il grosso difetto di rendere appetibili anche pessimi libri, in più martoriati dal premiato trattamento dei dottori Pece e Piuma, al secolo Fruttero e Lucentini. Motivo in più per non fidarsi delle copertine.
14 commenti:
Max, devo dire che questa copertina mi sembra più indovinata. C'è maggiore relazione col contenuto del libro. :-)
@Fabio Morbidiapprodi: bello ritrovarti qui. In realtà anche la copertina precedente aveva un legame con la vicenda ma questa ha un maggiore impatto. E poi, certo, ha un buon rapporto con il contenuto. Un abbraccio!
Anche io preferisco questa copertina rispetto all'altra.
Molto bella la nuova copertina :-)
Qualcosa mi dice che le vostre serate famigliari prendono spesso una piega fantastica :-) :-)
Plaudo all'idea della coppia di astronaute. Basta che non somiglino tutte e due a Sigourney Weaver! Scherzo: dopo Samantha, Karen Nyberg, Cady Coleman, Tracy Caldwell Dyson, Suni Williams, ci sono molti esempi a cui fare riferimento.Perfino in un filmone come "The Martian" il personaggio interpreato da Jessica Chastain mi sembra molto azzeccato.
@Nick: grazie per il commento, i fan della nuova copertina si moltiplicano...
@Paolo: le nostre serate in famiglia non sono sempre così complesse e in generale si sopravvive, magari tenendo il portatile sottomano per rapidi controlli alla bisogna. Quanto alle astronaute sono due sopravvissute a una catastrofe, più scienziate che piloti: cercano di durare finché è possibile.
Siamo in sintonia. In "Interferenza" e nel seguito "I Nostri Diritti" ci sono parecchi personaggi femminili in primo piano (caratteristica costante dei miei racconti fin dagli anni '70). Katja Jakusheva e Milena Levizkaja sono piloti militari, con un background comune nel reparto sperimentale della VVS a Ramenskoe-Zhukosvkij. Elvira Martinez era pilota civile prima di essere selezionata dall'International Space Agency. Julia Hansson e Diana Dobromski sono scienziate. Jacqueline Rossi-Smith ha una formazione interdisciplinare, anche se ha studiato fisica prima di essere assunta dal Technical Information Department. Fra i personaggi di sfondo, Ann Dewey e Helena Scribner risalgono ai miei primi romanzi incompiuti; la prima era sopravvissuta ad un pauroso incidente su Callisto, la seconda era la comandante di una missione su Marte nel mio primo romanzo, iniziato nel 1973 e abbandonato nel '75.
Nel mondo che consideriamo reale, le astronaute sono di varia provenienza e formazione. La maggior parte sono ingegneri o scienziate, come Karen Nyberg, Peggy Whitson e Elena Serova, ma non mancano le militari, come Samantha Cristoforetti, pilota di caccia, e Sunita Williams, pilota di elicotteri della US Navy. Fra le attività extraprofessionali più note ci sono quelle musicali: Tracy Caldwell Dyson e Dorothy Metcalf-Linderburger sono le cantanti dei Max Q, la all-astronaut band di Houston, mentre Catherine Coleman è una flautista dilettante che ha suonato sulla ISS un flauto di Ian Anderson (Jethro Tull) per ricordare il cinquantesimo anniversario del volo di Juri Gagarin.
Piace molto anche a me la copertina ^^
E ho sorriso rispetto alla quotidianità dei due autori sci-fi XD
@Giò: Grazie. Quanto alla quotidianità posso assicurare che non c'è una sola parola inventata: purissima cronaca di una serata di settembre.
Vado controcorrente: a me piaceva l'altra illustrazione, magari impaginata diversamente, con una cornice che la facesse sembrare meno autoprodotta. Non che questa sia brutta, ma l'altra mi aveva colpito immediatamente. Comunque l'importante è il contenuto, che spero di riuscire a leggere in tempi brevi.
@Senzapre7ese: personalmente penso che la copertina originale avesse il grosso pregio di evocare il vuoto, cosa che in un romanzo di sf ha la sua importanza. Il problema è la mia incapacità di mantenerne intatta la bellezza. Quindi sono andato sulla copertina scartata al primo passaggio... E grazie per la lettura :)
La precedente copertina mi piace, questa è più bella anche se la trovo più adatta ad una graphic novel
@Michele: sospetto tu abbia ragione, ma scegliere una copertina per un asino perfetto come il sottoscritto è un'impresa pressoché disperata. Fortunatamente se va bene il lettore poi gira la copertina e inizia a leggere.
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