24.7.13

Le bambole in volo - quinto e sesto movimento


Qualche aficionado l'ho trovato, alla fine. Qualcuno che si preoccupa di scaricare il romanzotto e presumibilmente anche di leggerlo. Prima o poi. Il che è in fondo il motivo per il quale lo regalo. 
Lo so, lo so, dovrei provare a venderlo. E a fare così rischio di danneggiare chi lo fa seriamente, chi prova ad arrotondare il lunario vendendo on line. E prima o poi lo farò anch'io, giuro. Ma per qualche racconto o romanzetto mi dispiace, ma non riesco a chiedere denaro e tirare su dieci o quindici euro da amici e parenti che lo comprano on line e che magari ci aggiungono anche un «bravo» o magari mi dicono che dovrei riguardare quel passaggio o quella frase. In fondo le critiche e i commenti me li potete fare anche così. Scribacchiando qualcosa giù in basso, dove per il momento c'è ancora scritto: «Nessun commento».
Se non lo fate... è perché è talmente bello che non merita commenti? O per il motivo opposto, ovvero: è talmente orrendo che non merita...? No, a parte tutto, sono abituato all'apparente indifferenza con la quale sono accolti i miei testi. E non me la prendo. Chi viene su internet, chi cerca un blog non ha in genere molta voglia di leggere qualcosa di più lungo di poche righe. In fondo anch'io se voglio leggere mi prendo un libro o, da qualche tempo in qua, l'e-reader e mi dimentico dell'esistenza del pc. 
Come insegna Nero Wolfe, meglio essere pessimisti: non si rischiano brutte sorprese. E quindi non posso che essere contento del pugno di lettori che ha voglia di leggiucchiare sul pc o, miracolo, di spostare il testo sul proprio tablet o sul proprio e-reader
Quanto alla possibilità di diventare uno scrittore DOCG, con tanto di cartellino sfoderabile a volontà, devo averne ancora da parte uno, che un bel po' di anni mi diedero al Salone del Libro. All'epoca me lo diedero per un racconto «Aquile» pubblicato con un editore locale. Potevo entrare anche, banalmente, come libraio, ma il desiderio di fregiarmi con il nome di «Scrittore» appeso da qualche parte era il massimo. Lo esibii per una mezz'ora, non di più. Poi ritornai al mio banale cartellino «Professionale». Mi sentivo fuori posto. Mi vergognavo di esibirmi come un pirla che-ha-scritto-un- raccontino pensando a gente come Thomas Mann, Heinrich Böll, Robert Luis Stevenson ecc. Non so voi, ma io fatico a immaginare qualcosa di peggio di un'adunata di pavoni e tacchini che si vantano del proprio supposto capolavoro. 
E poi, comunque, i librai erano molti di meno degli scrittori. E a maggior ragione lo sono adesso.
Torniamo alle cose serie. 
Il prossimo pezzo di romanzo lo potete scaricare cliccando QUI. 
E buona lettura.  



2 commenti:

marco ha detto...

Io sono allergico ai racconti a puntate, aspetto di assemblare l'opera completa.

Massimo Citi ha detto...

@Marco: grazie per l'attenzione, comunque. Qualcuno preferisce leggere a puntate - anche se ovviamente non si tratta di un'opera nata per essere letta a cadenza settimanale -, qualcun altro preferisce l'opera intera. In ogni caso, agli uni e agli altri i miei ringraziamenti,