Il secondo movimento.
Un'assemblea in fabbrica, sostanzialmente inutile, come si intuirà. Nonostante la presenza del padrone, del sindacato e dell'assessore. No, non sono un anarchico impenitente, ma la mia esperienza in proposito - ho assistito ad alcune assemblee e ne ho sentite raccontare altre, negli anni '70 - è purtroppo non esattamente positiva.
Quanto al motivo per il quale uno che normalmente scrive storie di fantascienza o di «fantastico quotidiano», come insegnava Calvino, si sia messo a scrivere una storia apparentemente (neo)realista, beh, in realtà si è trattato di una sfida. Un mio buon amico, poi purtroppo perso di vista, aveva osservato che noi, autori di fantastico - anche lui scriveva discreti racconti horror -, non siamo capaci di scrivere storie realiste. «Una storia ambientata in una fabbrica occupata, per dire, chi la sa scrivere?».
Ci provai, scrissi il primo movimento. Puntuale il commento: «Va bene, ma, punto primo non succede nulla. Punto secondo sapresti continuare?».
Continuai. Non dico che il romanzo sia venuto un capolavoro e temo che i miei pochi lettori ne saranno quantomeno disorientati, ma credo che meriti continuare a leggerlo. Personalmente sono molto affezionato a Gigio e a Nena. E comunque temo che in qualche modo le mie tendenze fantastiche emergano ugualmente, un po' più avanti.
Per leggere il secondo movimento potete cliccare QUI
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