26.7.12

Perdendo tempo


Una sensazione non così rara, di questi tempi. 
Ma che merita qualche piccola riflessione ad alta voce. 
Sono disoccupato, è vero, ma questo non significa che non abbia nulla da fare. Anzi. La disoccupazione, da questo punto di vista, si è rivelata una modesta fortuna. È impressionante la quantità di cose – letture rimandate, aggiornamenti dimenticati, amicizie trascurate, compiti tralasciati – che ho scoperto di aver lasciato indietro in questi ultimi anni. Gli ultimi due, segnatamente, nei quali tutto ciò che mi passava vicino veniva deviato e frantumato, come se io fossi diventato un buco nero ambulante e la CS il mio personale limite di Schwarzschild.  Non avevo tempo per altro, non avevo nemmeno fantasie, progetti, desideri o sogni che non riguardassero la «mia» libreria. Libreria che vedevo smagrire, ridursi, agonizzare nonostante tutti i miei sforzi. Com'è finita lo sapete, e non è il caso di ritornarci sopra. 
Ma a quanto vedo e per quanto ne so, la situazione non è minimamente migliorata. 
Anzi.
In questi ultimi mesi ho incontrato diversi colleghi, parlato con piccoli e grandi editori, scambiato idee e sensazioni con rappresentanti e redattori: la sensazione generale si riduce a una diffusa e inestirpatibile tetraggine. Infelicità senza desideri, direbbe Peter Handke, il genere di stato d'animo di chi si prova a bordo di una nave senza rotta e senza destinazione, in attesa dell'inevitabile naufragio. Una situazione, e non è del tutto inutile notarlo, che sembra colpire soprattutto gli operatori del settore editoriale italiani, schiacciati tra il nuovo che avanza – il libro elettronico, il tablet, i libri in omaggio con i giornali, la diffusione via internet di novità e di classici – e il vecchio che non muore, e che si ostina a riproporre sconti eccessivi su prezzi artificiosamente gonfiati e libercoli mal concepiti e mal tradotti per un pubblico residuale.  
«Le donne sono il futuro del libro», si legge, nella speranza che corteggiare le ultime lettrici con libri più o meno eroticamente stimolanti risulti salvifico per l'intero settore.
Onestamente, quando anni fa scrivevo sui vecchi numeri di LN che il settore editoriale libraio rischiava non poco con la chiusura delle librerie di prossimità, non mi sarei aspettato una situazione che così rapidamente inclina verso lo sfascio.
Ma forse, e questa è un'altra possibilità, è Torino a essere pesantemente in crisi. In profonda crisi economica, indebitata in maniera catastrofica, abbandonata da medie e grandi imprese, senza più editori di una certa dimensione – Einaudi è semplicemente un nome – sopravvive temporaneamente sperando, ma senza più crederci, in un colpo di coda della FIAT nella quale la città si è, volente o nolente, immedesimata. Basta pensare a tutti i nomi che non significano più nulla, qui a Torino. Boringhieri, Olivetti, Lancia, UTET, la già citata Einaudi... Un governo locale impotente e strangolato dai debiti e uno regionale paurosamente retrivo e stupidamente reazionario, che – in attesa che il Piemonte si accorga di aver eletto una sessantina di zombies – ti scrive a casa per sostenere le iniziative di spaventosi casi psichici come i membri del Movimento per la Vita. 
Roba che il Ministro Solaro della Margarita era un illuminista, al confronto. 
È tutta questa situazione a regalarmi la sottile, persistente sensazione di perdere tempo. Si «perde tempo» quando si avrebbe di meglio da fare e non lo si fa , ma si perde tempo anche quando non si sa che cosa fare, si esita, si rinuncia. 
E si perde tempo aspettando la bufera, fissando il cielo senza nulla da fare.  



3 commenti:

Lucrezia Simmons ha detto...

Non stai affatto perdendo tempo, stai facendo il "gentlemen of leisure"...

E poi lo dici tu stesso " Non avevo tempo per altro, non avevo nemmeno fantasie, progetti, desideri o sogni che non riguardassero la «mia» libreria".

Ora hai tempo per te stesso, e MICA E' POCO!

Romina Tamerici ha detto...

Forse eri abituato a una vita diversa e più frenetica, per questo ora ti sembra di perdere tempo anche se in realtà non è così. Troverai un nuovo equilibrio, vedrai. Intanto riprendi le redini delle cose importanti della tua vita che magari avevi un po' perso di vista.

Massimo Citi ha detto...

@Lady Simmons & Romina Tamerici: scusate per il ritardo nella risposta ma quassù, sui 1500 metri di altezza, riuscire ad avere una connessione ragionevole è un'impresa pressoché disperata. Vi ringrazio di cuore per le vostre osservazioni che condivido.
Mi riesce molto difficile, comunque, non avere obblighi. La sensazione di "perdere tempo", a parte tutto, viene dalla mancanza di impegni urgenti, anche se, come scrivevo, le cose da fare non mi mancano certo. Penso che gradualmente mi abituerò, fino a diventare un "gentlemen of leisure", indubbiamente. Ma la situazione generale, del settore editoriale-librario e del nostro stesso paese è tale da non permettermi eccessivo relax. Sono un ossessivo, se non si è capito, e devo sempre preoccuparmi per qualcosa, in ogni caso.