19.1.20

Il Mare Obliquo 51

Nivel'iun e Tamu Hiniun discutono sul proseguio della guerra mentre il conte Burlagh paga il prezzo del suo tradimento.
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Nivel'Iun, il generale di Teardraet è un Syerdwin se possibile ancora più magro della media della sua gente, ha la pelle scura dei Moeld ed è molto alto. Indossa un'armatura opaca e scura e sulle spalle porta un mantello nel quale grigio e nero si dividono esattamente a metà nel senso della lunghezza, con la T capovolta disegnata in grigio sul nero e viceversa. Tutti i suoi ufficiali portano un mantello simile ed un'uguale armatura ed altrettanto uniformi sono abiti e corazze dei soldati di Baran e Verhida.
Uno strano esercito quello del Conte-Mago, silenzioso e temibile, come hanno potuto sperimentare i soldati di Dancemarare.
– Che ne è stato dei nostri nemici? – Chiede il principe Syerdwin.
– Si sono ritirati verso Torre Aghmanta. Molti sono fuggiti e ancor di più sono caduti. Ma le nostre forze sono insufficienti a dare ancora loro battaglia, né – tantomeno – per marciare su Dancemarare. Ma loro non possono saperlo, per il momento. Così, finché non giungeranno le loro spie possiamo riposarci e progettare le nostre prossime mosse.
– Le terre di Occidente non vedevano più questi colori da molto tempo. – Osserva Tamu Hiniun fissando il generale delle Isole dell'Estremo Nord.
– È vero. E non li dimenticheranno più. – Il sorriso di Nivel'Iun è appena accennato e scompare subito dal suo volto. – Ho già informato il Conte-Mago di quanto avvenuto.
– Ed io ho già inviato messi a Therrelise. – Il Barone Deshigu ha l'espressione soddisfatta di un gatto a pancia piena. – Ma la nuova armata di Konstantin è quasi pronta e le nostre città corrono gravi rischi.
Nivel'Iun annuisce. – Sarà cura del mio signore informare la Corte di Dharlemhiun.
– Bisognerà informare anche la corte di Farsoll. – Dice Tamu Hiniun.
– Nyby Ornoll è caduto. – Il cavaliere Gu'Hijirr, rimasto fino a quel momento in silenzio in un angolo della tenda nel campo dell'armata di Teardraet fa un passo avanti. – Il principe Tidly il Testardo sta marciando lungo il Drew e tra due giorni cingerà la Corona dei Fiumi.
– E Bartsodesh?
– La Meridiana di Therrelise ha già inviato ambasciatori al suo campo per chiedere pace ed una nuova alleanza. – Il Lupo-Drago si volge verso il generale di Teardraet. – E credo che qualcosa di simile abbia già fatto il Conte-Mago di Baran e Verhida.
Nivel'Iun annuisce con un moto rapido del capo. – Bartsodesh è già in pace con Baran e Verhida.
– Ma allora… – Tamu Hiniun si solleva a sedere sul comodo giaciglio offertogli dal generale di Teardraet. – Allora voi non siete venuti in queste terre per battervi contro la Casa d'Oriente.
– Noi abbiamo riportato le nostre bandiere in queste terre, principe. – Ribatte ambiguo il Moeld.
– Voi volete dare la corona dei Syerdwin a Teardraet. – Dice il principe a mezza voce, quasi a se stesso.
– La corona deve essere di chi ne è degno, principe. Horr Vamaiun non ha nemmeno compreso cosa accadeva alla corte di Dancemarare, mentre io e voi abbiamo veduto i migliori giovani delle Rocche di Mare uccisi a centinaia dal tradimento e dalla cieca stupidità del vostro re. Credete che qualcuno vorrà ancora difenderlo?
Tamu Hiniun, stanco e ferito, tace per un attimo poi fa un leggero movimento di assenso con il capo ed il tronco, simile all'oscillare di un vecchio albero colpito dal vento e torna a sdraiarsi cedendo finalmente al sonno.
– Domani seppelliremo il nostro povero re. – Mormora un attimo prima di addormentarsi.



– … Ho freddo, tanto freddo….
Il conte Burlagh si alza di scatto a sedere sul letto, la mente confusa da un sogno impossibile da ricordare. Nella stanza una debole luce livida scivola sulla trapunta di seta e sui mobili attentamente lucidati. Il conte sbarra gli occhi confuso e rabbrividisce. Nella stanza il freddo è intenso, è un'onda cieca di ghiaccio e vento che nasce da quella luce d'argento, penetra sotto le coperte e attraversa i muri e le porte come la tramontana più forte.
– Chi è… cosa c'è. – Ed al conte la sua stessa voce sembra diversa, suona sorda, senza profondità, come se la parlasse con la bocca appoggiata ad un muro.
– …Ho freddo…freddo.– Quando ode nuovamente quelle parole Burlagh ricorda d'improvviso di averle udite pochi attimi prima nel sonno e un tremito furioso lo scuote.
– Vattene, chiunque tu sia! – Urla il conte afferrando la spada posata su uno scranno accanto al letto. – Vai via, ombra malefica, VIA! – Aiutami… Ho freddo, freddo… – Una risata simile al rumore del ghiaccio spezzato accompagna quell'invocazione e si ripete più volte frangendosi e moltiplicandosi sulle parete foderate di legno della grande stanza da letto del conte.
– Sei solo un'ombra, soltanto un'ombra, non puoi farmi nulla! – Grida istericamente Burlagh, agitando la spada nel buio.
– Aiutamiiiii…. – Ripete la voce ed un soffio di vento più forte gela le mani del Conte che lascia cadere la spada e crolla in ginocchio.
– Non le sento più… Aiuto, aiuto, le mani! Le mie mani sono congelate! – Un urlo terribile ferma il sangue di tutti coloro che dormono nel castello.
– Ho freddo… tanto freddo…
Il conte si rotola sul pavimento divenuto la superficie di un lago invernale ed ulula come un lupo ferito.
– … Aiutami…
Un gruppo di servitori e di soldati irrompono nella stanza recando alte con loro le torce.
Il conte ha il volto bianco come cera e giace su un fianco, la spada abbandonata a pochi passi da lui.
Ikkiname, il suo cerusico si china a toccarlo e ritrae la mano di scatto. – È più freddo del ghiaccio. – Grida.
Soldati e servitori fanno istintivamente un passo indietro.
– Chi…? – Mormora il giovane conte Odaskin, fissando il volto deformato dal terrore dello zio.
Ikkiname crolla il capo e stringe la mano che ha posato sul viso del conte Burlagh come se temesse di perderla. – La risposta, qualunque sia, è per sempre seppellita nella sua mente.
Odaskin impallidisce. – Sia avvertito l'Arciduca Konstantin.

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