13.1.20

Il Mare Obliquo 50

Il tradimento dell'Arciduca Kostantin ai danni di Artamiro è giunto al suo epilogo. Nel grande accampamento dell'armata scoppia una furibonda battaglia che contrappone la gente nuova ai popoli degli antichi re. 
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– Ho mandato messi al campo dei soldati di Teardraet. Ed altri al campo di Bartsodesh. Altri sono pronti a partire per le Case Reali di Vamaiun e Ornoll. – Il giovane Liest indica un minuscolo tavolino illuminato da una lampada ad olio. – In quanto a voi, so che avete raddoppiato la guardia intorno ai vostri attendamenti, non è vero Barone Deshigu?
Il Lupo-Drago annuisce. – Ho ricevuto istruzioni dalla Meridiana dei Marr ed una lettera del Duca Dymiu di Lö, Ombra del Duca Kwister.
– Cosa vi ha scritto?
– Non sono autorizzato a dirlo.
Il principe Tamu Hiniun annuisce. – Avete ragione, perdonatemi. Ma speravo che le decisioni dei vostri anziani potessero illuminare anche me e la mia gente.
– Avete incontrato il generale Kataiud?
– Si dice che egli sia gravemente malato. Ad assisterlo vi erano gli uomini del Conte Burlagh.
Il lupo-drago scuote il capo con un moto rabbioso. Il corto pelo intorno alla bocca è ingrigito dal tempo, ma il barone non sembra aver perduto né forza, né lucidità. – Gudiak Adhun! La vita del generale non vale più di un filo di paglia ormai. Sapete chi dovrà sostituirlo?
– Chi lo sa? Forse lo stesso Burlagh.
– Le nostre genti non possono rimanere oltre con le mani in mano, non credete?
– Siamo spiati, sorvegliati. Credete sia possibile organizzare qualcosa qui nel campo? Non siete arrivato qui voi stesso di nascosto? Sono certo che i sicari di Kostantin si muoveranno senza preavviso. L'unico luogo sicuro è il campo della gente di Teardraet, che non si è mai mescolata a noi.
– Diffido di Teardraet. Egli intende condurre una guerra solo per se stesso.
– Neppure le vostre precauzioni potranno salvarvi da Konstantin. Noi siamo dispersi, divisi, orgogliosamente e stupidamente retti mentre lui è contorto, spietato e procede per realizzare scopi che possiamo solo tentare di intuire. Molte sono le voci che riguardano il suo odio per la Gente Antica e il suo desiderio di un regno che vada da capo Wiggdon e Mune Kathani alle foreste di Cera ed oltre.
Il barone Deshigu annuisce. – Ho udito anch'io di tali voci. – Solleva la lunga spada ricurva fino all'altezza del petto con un movimento improvviso. – Possiedo la via per abbandonare una situazione tanto poco onorevole. E molti tra coloro che mi assaliranno dovranno seguirmi nella via oltre l'Orlo.
– Dovremo unirci, rafforzarci. Meglio ancora abbandonare il campo.
– Artamiro è ancora tra noi.
– Egli vive già tra le ombre. Quando ogni compito affidato da Konstantin ai suoi uomini sarà compiuto, egli morirà.
Il Lupo-Drago chiude gli occhi e scuote il capo. – So cosa si mormora. E io stesso sono tormentato da dubbi e timori.
– Una potente magia ha ucciso il mio buon amico, il Duca Rossiter. Un vile sicario ha spacciato Tiatikenn: il vecchio mago deve aver sentito o riconosciuto qualcosa.
– Non vi sono stati testimoni alla morte del Duca Rossiter.
– O forse un testimone c'è ed ora giace indifeso, circondato dagli scherani del Conte Burlagh.
– Invierò una memoria al Duca Dymiu.
– Forse sarà troppo tardi. Preparatevi: quando Artamiro morirà, verrà il nostro momento.


– Cosa succede?
– È solo il vento. Annuncia la primavera.
– E queste voci? Sembrano pianti, lamenti.
Drjol, il mago Gu'Hijirr, si alza a sedere sul proprio giaciglio. – Sembrano provenire dalla tenda di Re Artamiro.
Tamu Hiniun annuisce. – Il momento è venuto. Chiama i servi. Che preparino le mie armi ed il mio cavallo.
Drjol annuisce e si affretta ad alzarsi.
Mentre si prepara il Liest ascolta con attenzione i suoni provenienti dalla grande tenda del Re dei Cancelli d'Occidente. – Non senti, Drjol? Non ti pare di udire rumore di spade e cozzare di scudi? 
– Temo di sì, mio signore.
Tamu Hiniun affretta i suoi preparativi, senza riuscire ad immaginare chi possa combattere al cospetto del Sovrano appena morto. Che Deshigu si sia mosso in anticipo, ubbidendo alle sue raccomandazioni? Eppure non vi era più stato modo di incontrarsi e le sue lettere erano rimaste tutte senza risposta.
Si affretta ad uscire dalla tenda trovando ad attenderlo un piccolo gruppo di cugini, già armati e pronti.
– Andiamo a vedere cosa accade. – Annuncia ad alta voce. – A cavallo.
Rapidamente raggiungono il Recinto Reale, illuminato da un ampio cerchio di grandi torce, la cui fiamma fuma e si piega agli urti del vento.
Davanti alla tenda si affollano decine di fanti, armati di tutto punto che vociano e si spingono senza riuscire a procedere di un palmo.
Alla luce incerta e fuggevole delle torce il Liest intuisce più che vedere le forme possenti degli Erbani, schierati in triplice ordine davanti all'ingresso della tenda reale, che colpiscono e uccidono i soldati del Conte Burlagh, molto superiori a loro per numero.
– Hanno ucciso il Re! – Grida fortissimo Faithe, il suo cugino più giovane. E senza fermarsi a riflettere il syerdwin si lancia con la spada alta verso il cielo trapunto di scintille rosse a caricare gli innumerevoli soldati del Conte.
Tamu Hiniun esita solo per un attimo, quindi si alza in piedi sulla sella e solleva a sua volta la spada, la Urvann che i suoi antenati avevano portato in battaglia contro i Lupi-Drago molti secoli prima.
Le ultime file dei fanti del Conte si volgono nel sentire il rumore degli zoccoli e le grida del piccolo gruppo di Syerdwin, e nella luce mutevole delle torce non riescono a comprendere il numero dei loro nemici. La terra asciugata dal vento sembra moltiplicare il numero dei cavalli e alcuni dei fanti del Conte schierati nelle ultime file lasciano cadere la spada e lo scudo e fuggono. Il panico si trasmette rapido come fiamma in un pagliaio, mentre le ombre urlanti dei Syerdwin piombano addosso ai pochi che non sono fuggiti, travolgendoli.
I soldati alle loro spalle si sbandano oppure arretrano verso i loro compagni, tuttora impegnati dagli Erbani della guardia di Artamiro.
In un istante il caos si è impadronito delle schiere fedeli a Konstantin, che lasciano cadere armi e bandiere, cercando scampo nel buio. Dubro, il primo degli Erbani, alza la sua grande scure che nella luce rossa delle torce sembra agli atterriti soldati del Conte un enorme pendolo che scandisce il tempo dell'eternità.
Le antichissime creature avanzano combattendo silenziose, muovendosi perfettamente all'unisono come i migliori tra i reparti del Re.
È bastata una manciata di minuti perché Erbani e Syerdwin rimangano padroni del campo.
– Dubro. – Grida Tamu Hiniun frenando il cavallo. – Hanno ucciso il Re?
Il Silvano annuisce insieme ai suoi fratelli. – Siamo stati traditi. Io-Noi sappiamo. Un veleno ha spezzato i suoi tristi sogni.
– Andiamocene di qui, presto. I soldati di Konstantin torneranno.
I Silvani esitano. Non hanno bisogno di guardarsi per sapere ciò che ognuno di loro pensa. Un attimo dopo due di loro portano all'esterno della tenda il corpo di Artamiro, disteso su una barella e vestito della sua armatura.
– Possiamo andare, ora. – Dice Dubro.


Vagano per il campo divenuto un caotico campo di battaglia, illuminato dagli incendi che gli uomini di Konstantin hanno acceso ovunque.
La guardia di Artamiro ed i cugini di Tamu Hiniun si trovano più volte a combattere e nel frattempo il loro gruppo aumenta e si popola di altri Syerdwin, di Gu'Hijirr, di fedeli ed amici del Duca Rossiter.
Alla fine non son meno di cinquecento a seguire la bandiera di guerra degli Hiniun e le grandi asce degli Erbani. Ma per quanto la piccola armata si adoperi e attraversi il grande campo per difendere gli attendamenti della gente degli antichi Re, i soldati di Dancemarare sono troppi ed il loro attacco condotto nel buio ha gettato nel panico i loro ex-alleati, rendendoli facile preda del tradimento.
Hiniun ed i suoi cavalcano per il campo, ma sempre più spesso ad attenderli trovano tende bruciate, cadaveri di gu'Hijirr e Syerdwin uccisi nel sonno, i loro oggetti rubati o spezzati, le insegne, gli onori dispersi e calpestati.
– Taressiun, Itiuun, Yodeniun… qui termina il futuro delle grandi Case Nero-Bianche. – Grida Tamu Hiniun, il volto pallido di Syerdwin reso fulvo dal riflesso della fiamma. – Cosa potrà mai ridarci la fiducia, la speranza di un altro mondo all'indomani di questa infamia? Uccisi nel sonno come cuccioli insani, da coloro che avevano considerato come amici e fratelli… Il mondo ha davvero esaurito i suoi domani. Cosa faremo, dove andremo con questo ricordo maledetto infitto in fondo all'anima? Come potremo ancora ridere, amare, vivere dopo aver conosciuto questo inferno? Come potremo allevare i nostri piccoli, curare i nostri malati se l'odio ci consumerà a tal punto? – Il principe Syerdwin si copre il viso con le mani coperte dai guanti metallici e per un attimo il suo volto diviene una maschera di sangue e acciaio. La gente della sua piccola armata rabbrividisce a quella vista e sente il cuore fermarsi per un istante.
– Cugino, rincuorati. Noi siamo ancora vivi e possiamo ancora combattere.
– Dici bene Faithe, ma nessuno potrà riempire ancora di sabbia l'ampolla della clessidra e ignorare il tempo malefico di questa notte. Tu sia maledetto Konstantin, maledetta la tua genìa fino all'ultimo giorno di questo mondo, che l'eredità di questa notte sia per voi un dolore senza speranza e senza remissione, lo stesso che abbiamo conosciuto noi e che ci avvelenerà il tempo che ci rimane.
Lentamente Tamu Hiniun solleva la sciabola coperta di sangue fino a illuminarla della luce antica del fuoco. – Andiamo, fratelli, non perdiamo altro tempo, lasciamo che il nostro sangue si dissecchi e diventi di sabbia fredda. Mandiamo altri morti sulla bilancia dell'Ombra di Sangue perché non ci creda vili!
Il principe abbassa la celata sul viso con un rumore secco e si getta al galoppo dove vede altre ombre muoversi ed ode rumore di armi cozzare e la sua gente lo segue, spinta da un dolore e da una rabbia che moltiplica le loro forze ed il loro valore. Combattono fino alle prime luce dell'alba, ma i nemici sono infiniti ed attraversano il campo numerosi e feroci come ratti.
Quando un sole scuro e velato di fumo sorge sulla pianura l'armata di Hiniun ha trovato quartiere sulla piccola altura dove sorgeva la tenda di Tiatikenn, ma i nemici sono ovunque intorno a loro, un mare limaccioso dal quale sale il rumore tempestoso delle armi.
Tamu Hiniun fissa lo sguardo sui suoi, ormai pochi e troppo stanchi, sui Silvani, raccolti intorno a Dubro, le grandi asce con il filo ormai ottuso per il troppo scontrarsi con le spade e gli scudi dei soldati di Dancemarare, sui guerrieri del Duca Rossiter che portano ancora in alto l'emblema Rosso e Bianco di Telegin, sui Gu'Hijirr dai volti e dagli scudi di cuoio e li paragona con il minaccioso brulicare steso davanti a lui.

"Siamo riusciti a vedere ancora una volta il sole." Il principe chiude gli occhi e cerca di afferrare saldamente il profumo del mare che ha creduto di sentire per un attimo. "Mi dispiace morire qui, su questa terra arsa e scura, così lontano dalla mia rocca e dalle Acque del Crepuscolo." Riapre gli occhi per comandare l'ultimo inutile attacco per spezzare il cerchio di nemici, ma esita per un istante vedendo uno sbandamento, un'onda attraversarlo.
– Chi è, cosa succede? – Grida.
I suoi cugini scuotono il capo.
– Therrelise e Baran vengono. – Dice Dubro. – Sono qui a scuotere il trono infame di Konstantin.
Hiniun si alza in piedi sul cavallo ed aguzza la vista. – Come puoi saperlo, Dubro?
– I fratelli Immobili sanno, li hanno veduti attraversare la pianura uniti, Spettri di mare e Denti-rossi ed insieme combattere.
Il principe Syerdwin annuisce e finalmente sorride. – Li vedo anch'io. – Ed indica ai suoi soldati le bandiere con la T rovesciata e le torri rosse della Meridiana di Therrelise. – Deshigu e Nivel'Iun. Andiamo ad aiutarli!

2 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Ci sono sempre! ;)
Ricordati che se lo farai uscire come ebook sono sempre disposto a pubblicizzarlo.

Massimo Citi ha detto...

@Nick: ciao! Ci conto sulla tua presenza. Sarai il primo o giù di lì a sapere quando uscirà l'e-book.Un abbraccio.