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–
Ho mandato messi al campo dei soldati di Teardraet. Ed altri al campo
di Bartsodesh. Altri sono pronti a partire per le Case Reali di
Vamaiun e Ornoll. – Il giovane Liest indica un minuscolo tavolino
illuminato da una lampada ad olio. – In quanto a voi, so che avete
raddoppiato la guardia intorno ai vostri attendamenti, non è vero
Barone Deshigu?
Il
Lupo-Drago annuisce. – Ho ricevuto istruzioni dalla Meridiana dei
Marr ed una lettera del Duca Dymiu di Lö, Ombra del Duca Kwister.
–
Cosa vi ha scritto?
–
Non sono autorizzato a dirlo.
Il
principe Tamu Hiniun annuisce. – Avete ragione, perdonatemi. Ma
speravo che le decisioni dei vostri anziani potessero illuminare
anche me e la mia gente.
–
Avete incontrato il generale Kataiud?
–
Si dice che egli sia gravemente malato. Ad assisterlo vi erano gli
uomini del Conte Burlagh.
Il
lupo-drago scuote il capo con un moto rabbioso. Il corto pelo intorno
alla bocca è ingrigito dal tempo, ma il barone non sembra aver
perduto né forza, né lucidità. – Gudiak Adhun! La vita
del generale non vale più di un filo di paglia ormai. Sapete chi
dovrà sostituirlo?
–
Chi lo sa? Forse lo stesso Burlagh.
–
Le nostre genti non possono rimanere oltre con le mani in mano, non
credete?
–
Siamo spiati, sorvegliati. Credete sia possibile organizzare qualcosa
qui nel campo? Non siete arrivato qui voi stesso di nascosto? Sono
certo che i sicari di Kostantin si muoveranno senza preavviso.
L'unico luogo sicuro è il campo della gente di Teardraet, che non si
è mai mescolata a noi.
–
Diffido di Teardraet. Egli intende condurre una guerra solo per se
stesso.
–
Neppure le vostre precauzioni potranno salvarvi da Konstantin. Noi
siamo dispersi, divisi, orgogliosamente e stupidamente retti mentre
lui è contorto, spietato e procede per realizzare scopi che possiamo
solo tentare di intuire. Molte sono le voci che riguardano il suo
odio per la Gente Antica e il suo desiderio di un regno che vada da
capo Wiggdon e Mune Kathani alle foreste di Cera ed oltre.
Il
barone Deshigu annuisce. – Ho udito anch'io di tali voci. –
Solleva la lunga spada ricurva fino all'altezza del petto con un
movimento improvviso. – Possiedo la via per abbandonare una
situazione tanto poco onorevole. E molti tra coloro che mi
assaliranno dovranno seguirmi nella via oltre l'Orlo.
– Dovremo
unirci, rafforzarci. Meglio ancora abbandonare il campo.
– Artamiro
è ancora tra noi.
–
Egli vive già tra le ombre. Quando ogni compito affidato da
Konstantin ai suoi uomini sarà compiuto, egli morirà.
Il
Lupo-Drago chiude gli occhi e scuote il capo. – So cosa si mormora.
E io stesso sono tormentato da dubbi e timori.
–
Una potente magia ha ucciso il mio buon amico, il Duca Rossiter. Un
vile sicario ha spacciato Tiatikenn: il vecchio mago deve aver
sentito o riconosciuto qualcosa.
–
Non vi sono stati testimoni alla morte del Duca Rossiter.
–
O forse un testimone c'è ed ora giace indifeso, circondato dagli
scherani del Conte Burlagh.
–
Invierò una memoria al Duca Dymiu.
– Forse
sarà troppo tardi. Preparatevi: quando Artamiro morirà, verrà il
nostro momento.
–
Cosa succede?
–
È solo il vento. Annuncia la primavera.
–
E queste voci? Sembrano pianti, lamenti.
Drjol,
il mago Gu'Hijirr, si alza a sedere sul proprio giaciglio. –
Sembrano provenire dalla tenda di Re Artamiro.
Tamu
Hiniun annuisce. – Il momento è venuto. Chiama i servi. Che
preparino le mie armi ed il mio cavallo.
Drjol
annuisce e si affretta ad alzarsi.
Mentre
si prepara il Liest ascolta con attenzione i suoni provenienti dalla
grande tenda del Re dei Cancelli d'Occidente. – Non senti, Drjol?
Non ti pare di udire rumore di spade e cozzare di scudi?
– Temo di sì, mio signore.
– Temo di sì, mio signore.
Tamu
Hiniun affretta i suoi preparativi, senza riuscire ad immaginare chi
possa combattere al cospetto del Sovrano appena morto. Che Deshigu si
sia mosso in anticipo, ubbidendo alle sue raccomandazioni? Eppure non
vi era più stato modo di incontrarsi e le sue lettere erano rimaste
tutte senza risposta.
Si
affretta ad uscire dalla tenda trovando ad attenderlo un piccolo
gruppo di cugini, già armati e pronti.
–
Andiamo a vedere cosa accade. – Annuncia ad alta voce. – A
cavallo.
Rapidamente
raggiungono il Recinto Reale, illuminato da un ampio cerchio di
grandi torce, la cui fiamma fuma e si piega agli urti del vento.
Davanti
alla tenda si affollano decine di fanti, armati di tutto punto che
vociano e si spingono senza riuscire a procedere di un palmo.
Alla
luce incerta e fuggevole delle torce il Liest intuisce più che
vedere le forme possenti degli Erbani, schierati in triplice ordine
davanti all'ingresso della tenda reale, che colpiscono e uccidono i
soldati del Conte Burlagh, molto superiori a loro per numero.
–
Hanno ucciso il Re! – Grida fortissimo Faithe, il suo cugino più
giovane. E senza fermarsi a riflettere il syerdwin si lancia con la
spada alta verso il cielo trapunto di scintille rosse a caricare gli
innumerevoli soldati del Conte.
Tamu
Hiniun esita solo per un attimo, quindi si alza in piedi sulla sella
e solleva a sua volta la spada, la Urvann che i suoi antenati avevano
portato in battaglia contro i Lupi-Drago molti secoli prima.
Le
ultime file dei fanti del Conte si volgono nel sentire il rumore
degli zoccoli e le grida del piccolo gruppo di Syerdwin, e nella luce
mutevole delle torce non riescono a comprendere il numero dei loro
nemici. La terra asciugata dal vento sembra moltiplicare il numero
dei cavalli e alcuni dei fanti del Conte schierati nelle ultime file
lasciano cadere la spada e lo scudo e fuggono. Il panico si trasmette
rapido come fiamma in un pagliaio, mentre le ombre urlanti dei
Syerdwin piombano addosso ai pochi che non sono fuggiti,
travolgendoli.
I
soldati alle loro spalle si sbandano oppure arretrano verso i loro
compagni, tuttora impegnati dagli Erbani della guardia di Artamiro.
In
un istante il caos si è impadronito delle schiere fedeli a
Konstantin, che lasciano cadere armi e bandiere, cercando scampo nel
buio. Dubro, il primo degli Erbani, alza la sua grande scure che
nella luce rossa delle torce sembra agli atterriti soldati del Conte
un enorme pendolo che scandisce il tempo dell'eternità.
Le
antichissime creature avanzano combattendo silenziose, muovendosi
perfettamente all'unisono come i migliori tra i reparti del Re.
È
bastata una manciata di minuti perché Erbani e Syerdwin rimangano
padroni del campo.
–
Dubro. – Grida Tamu Hiniun frenando il cavallo. – Hanno ucciso il
Re?
Il
Silvano annuisce insieme ai suoi fratelli. – Siamo stati traditi.
Io-Noi sappiamo. Un veleno ha spezzato i suoi tristi sogni.
–
Andiamocene di qui, presto. I soldati di Konstantin torneranno.
I
Silvani esitano. Non hanno bisogno di guardarsi per sapere ciò che
ognuno di loro pensa. Un attimo dopo due di loro portano all'esterno
della tenda il corpo di Artamiro, disteso su una barella e vestito
della sua armatura.
– Possiamo
andare, ora. – Dice Dubro.
Vagano
per il campo divenuto un caotico campo di battaglia, illuminato dagli
incendi che gli uomini di Konstantin hanno acceso ovunque.
La
guardia di Artamiro ed i cugini di Tamu Hiniun si trovano più volte
a combattere e nel frattempo il loro gruppo aumenta e si popola di
altri Syerdwin, di Gu'Hijirr, di fedeli ed amici del Duca Rossiter.
Alla
fine non son meno di cinquecento a seguire la bandiera di guerra
degli Hiniun e le grandi asce degli Erbani. Ma per quanto la piccola
armata si adoperi e attraversi il grande campo per difendere gli
attendamenti della gente degli antichi Re, i soldati di Dancemarare
sono troppi ed il loro attacco condotto nel buio ha gettato nel
panico i loro ex-alleati, rendendoli facile preda del tradimento.
Hiniun
ed i suoi cavalcano per il campo, ma sempre più spesso ad attenderli
trovano tende bruciate, cadaveri di gu'Hijirr e Syerdwin uccisi nel
sonno, i loro oggetti rubati o spezzati, le insegne, gli onori
dispersi e calpestati.
–
Taressiun, Itiuun, Yodeniun… qui termina il futuro delle grandi
Case Nero-Bianche. – Grida Tamu Hiniun, il volto pallido di
Syerdwin reso fulvo dal riflesso della fiamma. – Cosa potrà mai
ridarci la fiducia, la speranza di un altro mondo all'indomani di
questa infamia? Uccisi nel sonno come cuccioli insani, da coloro che
avevano considerato come amici e fratelli… Il mondo ha davvero
esaurito i suoi domani. Cosa faremo, dove andremo con questo ricordo
maledetto infitto in fondo all'anima? Come potremo ancora ridere,
amare, vivere dopo aver conosciuto questo inferno? Come potremo
allevare i nostri piccoli, curare i nostri malati se l'odio ci
consumerà a tal punto? – Il principe Syerdwin si copre il viso con
le mani coperte dai guanti metallici e per un attimo il suo volto
diviene una maschera di sangue e acciaio. La gente della sua piccola
armata rabbrividisce a quella vista e sente il cuore fermarsi per un
istante.
–
Cugino, rincuorati. Noi siamo ancora vivi e possiamo ancora
combattere.
–
Dici bene Faithe, ma nessuno potrà riempire ancora di sabbia
l'ampolla della clessidra e ignorare il tempo malefico di questa
notte. Tu sia maledetto Konstantin, maledetta la tua genìa fino
all'ultimo giorno di questo mondo, che l'eredità di questa notte sia
per voi un dolore senza speranza e senza remissione, lo stesso che
abbiamo conosciuto noi e che ci avvelenerà il tempo che ci rimane.
Lentamente
Tamu Hiniun solleva la sciabola coperta di sangue fino a illuminarla
della luce antica del fuoco. – Andiamo, fratelli, non perdiamo
altro tempo, lasciamo che il nostro sangue si dissecchi e diventi di
sabbia fredda. Mandiamo altri morti sulla bilancia dell'Ombra di
Sangue perché non ci creda vili!
Il
principe abbassa la celata sul viso con un rumore secco e si getta al
galoppo dove vede altre ombre muoversi ed ode rumore di armi cozzare
e la sua gente lo segue, spinta da un dolore e da una rabbia che
moltiplica le loro forze ed il loro valore. Combattono fino alle
prime luce dell'alba, ma i nemici sono infiniti ed attraversano il
campo numerosi e feroci come ratti.
Quando
un sole scuro e velato di fumo sorge sulla pianura l'armata di Hiniun
ha trovato quartiere sulla piccola altura dove sorgeva la tenda di
Tiatikenn, ma i nemici sono ovunque intorno a loro, un mare
limaccioso dal quale sale il rumore tempestoso delle armi.
Tamu
Hiniun fissa lo sguardo sui suoi, ormai pochi e troppo stanchi, sui
Silvani, raccolti intorno a Dubro, le grandi asce con il filo ormai
ottuso per il troppo scontrarsi con le spade e gli scudi dei soldati
di Dancemarare, sui guerrieri del Duca Rossiter che portano ancora in
alto l'emblema Rosso e Bianco di Telegin, sui Gu'Hijirr dai volti e
dagli scudi di cuoio e li paragona con il minaccioso brulicare steso
davanti a lui.
"Siamo
riusciti a vedere ancora una volta il sole." Il principe chiude
gli occhi e cerca di afferrare saldamente il profumo del mare che ha
creduto di sentire per un attimo. "Mi dispiace morire qui, su
questa terra arsa e scura, così lontano dalla mia rocca e dalle
Acque del Crepuscolo." Riapre gli occhi per comandare l'ultimo
inutile attacco per spezzare il cerchio di nemici, ma esita per un
istante vedendo uno sbandamento, un'onda attraversarlo.
–
Chi è, cosa succede? – Grida.
I
suoi cugini scuotono il capo.
–
Therrelise e Baran vengono. – Dice Dubro. – Sono qui a scuotere
il trono infame di Konstantin.
Hiniun
si alza in piedi sul cavallo ed aguzza la vista. – Come puoi
saperlo, Dubro?
–
I fratelli Immobili sanno, li hanno veduti attraversare la pianura
uniti, Spettri di mare e Denti-rossi ed insieme combattere.
Il
principe Syerdwin annuisce e finalmente sorride. – Li vedo anch'io.
– Ed indica ai suoi soldati le bandiere con la T rovesciata e le
torri rosse della Meridiana di Therrelise. – Deshigu e Nivel'Iun.
Andiamo ad aiutarli!
2 commenti:
Ci sono sempre! ;)
Ricordati che se lo farai uscire come ebook sono sempre disposto a pubblicizzarlo.
@Nick: ciao! Ci conto sulla tua presenza. Sarai il primo o giù di lì a sapere quando uscirà l'e-book.Un abbraccio.
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