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… Dove Maldanea racconta a Teardraet di un'antichissima leggenda che ricorda ciò che sta avvenendo nel loro mondo. |
– Maldanea,
Maldanea! – La voce consueta ed affannata di Pascalina la raggiunge
da uno spiazzo scavato nella viva roccia una dozzina di braccia sotto
di lei. La giovane Wessiun attende un attimo prima di rispondere,
come faceva nella Residenza dello Zio e per un attimo una profonda
malinconia la attraversa, cancellando la visione delle onde grigie
che fanno tremare la terrazza di roccia dove si è arrampicata.
–
Sono qui Pascalina. – Grida prima di scendere a rotta di collo la
stretta scaletta tagliata nella roccia, dai gradini alti quanto metà
del suo polpaccio.
–
Attenta, Maldanea, vai piano! Ma cosa fai, stupidina, lasciami
andare!
–
Da quando in qua è vietato abbracciare la propria governante? –
Chiede ridendo la giovane Swyerdwin. – Cosa vuoi ancora da me? Il
Conte-Zio mi sta cercando? E come hai fatto a trovarmi?
L'anziana
dama scuote il capo: – Una guardia mi ha detto di averti visto. È
Liest Teardraet che ti cerca.
La
giovane Syerdwin cessa di sorridere di colpo e si volta a guardare il
luogo dal quale è scesa.
–
Ne sei certa, Pascalina? Il mio gentile id'iun non ha dato segno di
ricordarsi della mia presenza negli ultimi giorni, neppure per
consumare i pasti insieme.
Se
l'anziana dama ha un'opinione in proposito non lo dà a vedere. Si
stringe leggermente nelle spalle secondo l'uso degli Umani, un uso
che le è sempre parso insieme dignitoso e delicato.
–
Vorrà scusarsi della sua indelicatezza.
Dichiara
dopo qualche istante, quando il silenzio della sua pupilla comincia a
metterla a disagio.
Maldanea
vorrebbe ridere ma non vuole ferire la povera Pascalina. – È
probabile. Andiamo ora, alla Residenza.
–
Liest Teardraet l'attende nella Sala dell'Arcobaleno. – Le comunica
Ghiza, il capo servitore addetto ai suoi appartamenti.
–
Grazie. Non disturbarti ad accompagnarmi, conosco la strada.
Maldanea
attraversa il lungo corridoio che conduce alla Sala delle Acque, poi
il corridoio basso e arcuato, dalle pareti di vetro smerigliato ed
entra nella Sala dell'Arcobaleno senza rallentare.
–
Buongiorno Id'Iun – Dice ad alta voce, scandendo bene le sillabe.
Teardraet
è seduto in'un'ampia poltrona, con in braccio un grande volume
aperto indossando un paio di lenti da vista, cosa che Maldanea non
gli mai visto fare.
–
Buongiorno mia Id'iun, anche se temo che scegliendo questa parola tu
voglia dirmi molto di più di quanto le sue semplici lettere
esprimono.
–
"Coloro che dividono le acque", questo è il significato
antico della parola. Non significa nulla di più di questo. –
Spiega Maldanea con voce piana, come se si trovasse di fronte ad un
adolescente particolarmente ottuso.
–
Certo, coloro che dividono le acque. – Ripete Teardraet quasi
distrattamente. – Scusami mia Id'Iun.
–
Non sono una povera ragazzina delusa, Conte-Mago, nella mia vita sono
sempre bastata a me stessa. – Maldanea fa uno strano sorriso. –
Come nel bosco davanti alla Residenza Wessiun, ricordi?
Teardraet
la guarda a lungo senza parlare, toglie i vetri da vista e li pulisce
con un piccolo straccio di stoffa morbida.
–
Ho cercato di essere me stesso, il me stesso di sempre, Lie Wessiun,
ma riesco solo ad essere rozzo, sgarbato, cervellotico o ridicolo,
non è forse vero? Ti ho fatto chiamare per questo.
–
Non mi mai sono fatta illusioni sulla nostra unione: lega Casa
Wessiun con la Casa di Baran e Verhida, e tutti i Syerdwin con il
Moeld, ora che una guerra inutile ed eterna scuote il mondo. Re Horr
Vamaiun ha bisogno di appoggi per mantenere il proprio trono intatto
ed ha sposato la causa di Artamiro per inerzia o vigliaccheria. Ma
molti sono i Syerdwin ed i Gu'Hijirr che vorrebbero la fine di questa
assurda alleanza ed i principi ribelli delle due nazioni combattono
già con la Casa D'Oriente. Ho esposto bene la lezione?
–
Non si sarebbe potuto chiedere di meglio ad un Messo di Artamiro. E
la tua opinione se posso chiedertela?
Maldanea
riflette per qualche secondo prima di parlare. – Interrompere la
guerra, subito ed eleggere un nuovo Re per i Syerdwin.
–
E credi che Horr Vamaiun sarebbe d'accordo? E Nyby Ornoll? Per non
parlare di Artamiro e dei Lupi-Drago. La guerra serve a mantenere
ogni cosa al suo posto, questa è la verità.
–
Vero. E la tua opinione, Id'Iun, quale sarebbe?
La
giovane Wessiun comincia a provare gusto per quel dialogo che sarebbe
stato inconcepibile nella Casa.
–
Il centro del problema sono i Marr dei Lupi-Drago, fedeli per
giuramento familiare a Re Artamiro ed alla sua casa ed il primo tra
loro, Kwister di Lö. Una volta scomparso lui la guerra si
trascinerebbe ancora per un po' senza vinti né vincitori,
permettendo alle cose di cambiare, cambiare anche molto.
–
Tutto questo discorso significa alcune cose certe, Conte Teardraet:
hai già ucciso o tentato di uccidere il Duca Kwister, stai spingendo
alla follia Artamiro perché qualcun altro, forse il Duca Rossiter
delle Terre Brune prenda infine il suo posto e stai lavorando per
unire i Syerdwin sotto una nuova corona. – Maldanea si interrompe.
– La tua, senza dubbio, purché la guerra duri abbastanza a lungo.
In tutto ciò, comunque non capisco la parte di quella bizzarra
creatura giunta alla fine dell'inverno con quella stranissima nave.
–
Sei una persona molto attenta, Maldanea, ma di questo non ho mai
dubitato. Tranne per il particolare che non ho mai inteso uccidere il
Duca Kwister. Ho avuto contatti con lui, comunque, ed egli si è già
allontanato dal campo del Re. Ma probabilmente altri lo sostituiranno
e lo stesso problema si presenterà in altre forme. In quanto ad
Artamiro non è del tutto esatto dire che lo sto spingendo alla
follia: egli è ad una svolta della propria esistenza ed io non
faccio che sollevare altri dubbi, altri rimpianti, ricordi dolorosi e
fatti dimenticati. È materia viva e crea sofferenza in lui ma anche
in chi muove quei fili. La bizzarra creatura della quale mi hai detto
è capace di risvegliare quegli stati d'animo, di quelli si nutre con
inesauribile voracità. Queidhen l'Unico è forse l'essere più
singolare nato sotto questo cielo, se pure mai è nato. Il tempo è
per lui uno spazio simile ad un mare nal quale può muoversi a suo
piacimento, attraccare al porto che desidera, allontanersene,
ritornarvi. È lui a muovere le Marionette, gli Oom, facendo uso
della magia dei Lontani Primi e io stesso ignoro i limiti del suo
potere e della sua conoscenza.
Maldanea
ascolta le parole di Teardraet affascinata, mentre una voce leggera,
quasi impercettibile ripete domande alle quali non dà ascolto.
Quando la voce del Conte-Mago tace la giovane Swyerdwin finalmente
può udire quella voce e comprendere. – È avvenuto qualcosa,
Id'Iun, per questo mi hai fatto chiamare.
Teardraet
parla senza sollevare il capo, che sorregge con le mani aperte. – È
folle pensare che tu, una giovane nata e cresciuta in una Rocca tra i
Boschi possa davvero aiutarmi a capire cosa sta avvenendo, ma
qualcosa si è spezzato senza rimedio. È una sensazione, nulla di
più, come quando avverti una leggera corrente d'aria in una stanza
ben riscaldata. Apparentemente nulla è diverso da un attimo prima
eppure qualcosa è avvenuto, lo sento ogni volta che penetro nel
Mondo-tra-un-istante: un'ombra, una vibrazione, un alito di aria
gelida che accarezza per un attimo la pelle.
–
Esistono sovramondi e sottomondi, non è vero, Id'Iun?
–
Il mondo che vediamo è come una linea sottile che trattiene
l''infinito Oceano dei Mondi che avrebbero potuto essere, una linea
tanto sottile da essere talvolta quasi impercettibile e su essa
corriamo come cattivi attori saltano ed urlano sulle fragili assi di
un palcoscenico.
–
E sotto? Cosa c'è Id'Iun?
–
Ciò che non ha potuto essere, fantasmi diresti tu, senza volontà né
sentimenti ma con un unico desiderio: salire fino alla superficie, al
Reale.
–
Ma…
–
No, ignoro cosa abbia reso più instabile il nostro mondo… I
Silvani hanno un mito nel quale tutto ciò ha un nome: Nerthurok, ma
conosco troppo poco la lingua ed il pensiero dei Silvani per potermi
spiegare ciò che avviene.
–
Hai mai pensato che … – La giovane Wessiun comincia a parlare
esitando, come se il pensiero si formasse nella sua mente mentre
dispone le parole una dietro l'altra. – …I Silvani, le creature
fatte della stessa materia della quale sono fatti i boschi,
immutabili e quasi eterni sono in un certo senso il contrario di noi
Syerdwin, mutevoli e mortali, che temiamo e soffriamo sotto un cielo
fatto di rami e foglie? Non dovrebbe esistere un mito simile anche
per la nostra gente, per contrasto, così come la luce si contrappone
all'ombra pur avendo entrambe la stessa origine?
–
Bella osservazione. Hai studiato presso un mago, Id'Iun? –
Teardraet la osserva con un interesse nuovo, come se un'altra persona
avesse improvvisamente sostituito la giovane Wessiun.
–
Avevo l'abitudine di curiosare ovunque, anche nelle Stanze Nascoste
di Rocca Wessiun, riservate ai Maghi della Casa. Un paio di volte mi
hanno sorpreso addormentata con un libro in mano: erano volumi
enormi, scritti in una lingua che faticavo a comprendere.
–
Era Ghain'iun, la lingua di coloro che abitavano Dancemarare prima
della nascita della stirpe degli uomini. I libri che hai veduto sono
stati trascritti centinaia di volte per poter arrivare nelle nostre
mani. – Il Conte-Mago la osserva con curiosità. – Hai letto
qualcos'altro di interessante in quelle pagine?
Maldanea
ride. – Moltissime cose, ma ben poche ne ricordo. Qualche
incantesimo, qualche semplice magia e pagine e pagine di dotte e
noiosissime considerazioni e avvertimenti. No, credo di non ricordare
nulla che possa servirci in un caso così singolare. Ma dimmi, cos'è
mai "Il-Mondo-tra-un-istante" del quale ho letto più
volte, anche chiamato con altri nomi?
–
L'Indeterminato, l'Inabitato, la Terra Senza Ombre, Murr-Hub, le
Lande Cieche, erano questi i nomi, vero? È il luogo che permette
l'invisibilità ai nostri occhi, il luogo nel quale spesso mi
nascondo per visitare il mio palazzo…
–
Id'Iun, usi questo incantesimo anche per visitare non visto i miei
appartamenti? – Il tono di voce di Maldanea è leggero, quasi
casuale.
–
Cosa desideri che ti risponda, mia Id'Iun? – Teardraet sorride
lievemente, divertito. – Che conosco la consistenza di velluto
della tua pelle al risveglio? Che conosco i tuoi pensieri o quanto di
essi emerge nei tuoi discorsi con te stessa? Che conosco il tuo volto
ed i tuoi gesti anche quando sei sola?
–
Sì.
–
No, non ho mai visitato i tuoi appartamenti, anche se la tentazione
in me è stata forte come il vento che spazza le isole e preannuncia
la primavera.
Maldanea
tace per qualche istante, assorta. – Puoi venire da me se lo
desideri, Id'Iun. – Dice infine la giovane Wessiun. – Ma senza
abbandonare il nostro fragile, sottile mondo.
Teardraet
annuisce lentamente, quasi temesse di spezzare la concentrazione di
quell'istante. – Verrò da te, mia Id'Iun, per conoscere la tua
morbida e riservata conversazione notturna. – Il Conte-Mago
assomiglia in quel momento alla creatura confusa ed infelice che
attraversava il bosco dei Wessiun in una notte di qualche mese prima,
ma i suoi modi restano distaccati e attenti. – Ritenevo che mi
trovassi ripugnante, Lie Maldanea. Sono felice di scoprire che la mia
sensazione si rivela sbagliata.
–
Non sei abituato a raccontare le tue emozioni, vero Liest Teardraet?
– Maldanea sorride come una bambina che abbia congegnato uno
scherzo particolarmente ben riuscito. – Temo tuttavia dalle tue
parole che la nostra conoscenza così nuova potrà durare ben poco.
Non vi è modo di chiedere aiuto allo stregone che hai affermato di
conoscere, colui che attraversa il tempo come altri attraversano un
piccolo lago?
–
Queidhen non sa o non vuole parlare di questa alterazione nella
materia del mondo e comunque risponde alle chiamate di chi lo cerca
solo quando e se questi ha un qualche valore per i suoi progetti.
–
E Mastro Nerubavel? Non sa nulla egli di ciò che avviene, non
conosce arti o magie dello strano luogo dal quale certamente
proviene?
–
No, cara Id'Iun, egli è inerme e fragile come noi di fronte a ciò
che sta avvenendo. Sinceramente l'unica cosa nuova in proposito l'ho
udita da te pochi minuti fa. Ma io non ricordo nessuna leggenda della
nostra gente che sembri attagliarsi agli strani eventi che avvengono
ora.
–
Conosci la storia dei Cjnn'Iun, Liest Teardraet?– Chiede Maldanea
dopo qualche attimo. – Sì certo, la sai, ovvio, la raccontano a
tutti i piccoli Syerdwin ritrovati sulle spiagge, ma conosci la
versione che si racconta nelle Isole della Corona?
–
Non credo, prova a raccontarmela.
–
Dama Pascalina viene proprio da là, da Punta Arcenia. La versione
del mito dei Cjnn'Iun della quale ti dirò mi è stata raccontata
molti anni dopo il mio arrivo sulla spiaggia della Porta di Mare di
Casa Wessiun. Si racconta che molti, moltissimi anni fa Dagla
Cjnn'Iun, signore delle Isole della Corona, delle Isole interne e
delle pianure che si stendono fino al Mahan Dwur insieme agli altri
della sua Casa avesse armato una grande flotta per giungere a
valicare i muri di ghiaccio che cingono all'estremo Nord l'Orlo del
mondo. Egli ed i suoi parenti erano infatti convinti che il mondo non
avesse limiti e che altre terre ed altri popoli vivessero oltre quel
confine posto dagli dei. Nella versione più comune della leggenda Re
Dagla Cjnn'Iun giunse fino al limite dei ghiacci, qui vi incontrò i
fantasmi di coloro che avevano perso la ragione e poi la vita sulle
gelide pianure della Barriera, ma continuò ugualmente facendo
trasportare le navi su grandi slitte. Giunse così dopo infinite
perdite ed a prezzo di grandi sofferenze fino ad una barriera di
cristallo alta fino al cielo e con le ultime energie, ormai vinto
dalla stessa follia che aveva perduto coloro che l'avevano preceduto,
ordinò ai pochi superstiti di abbatterla con l'aiuto del fuoco.
Bruciarono le ultime navi giunte fino a lì ed il fumo annerì il
cristallo del cielo, rendendolo opaco e grigio come lo vediamo noi
nelle terre del Nord. Gli dei, offesi per l'orgoglio dei Cjnn'Iun non
uccisero gli ultimi superstiti, lasciandoli vivi a vagare per tutta
l'eternità sulla barriera, a provare per sempre il dolore
insopportabile del freddo e della solitudine. Nelle Isole della
Corona si racconta invece che Dagla Cjnn'Iun vide le proprie navi ed
i propri marinai farsi di una materia simile a ghiaccio, non morti e
neppure vivi e che giunse infine solo al limitare di un mondo immoto,
illuminato da una debole luce simile a quella dell'alba, nel quale
vivevano solo enormi creature fatte della stessa materia, lente come
il passaggio di una grande nube. Si racconta che davanti a quella
visione Re Dagla perdesse completamente la ragione, tanto da estrarre
la spada per combatterle ed impedire loro di penetrare nel nostro
mondo. Secondo gli anziani delle Isole egli è ancora là, pronto a
difendere il proprio mondo, sfidando un sonno ormai secolare ed il
freddo. – Maldanea ride. – Dama Pascalina ancora adesso quando nevica
ha l'abitudine di dire «Svegliati Dagla!» –
–
No, non avevo mai udito questa versione della leggenda. – Teardraet
si alza dirigendosi verso la grande libreria. – Fermati qui ti
prego mia Id'Iun, aiutami, se lo desideri.
La
giovane Wessiun annuisce. – Conosco solo storie, vecchie storie che
non interessano più a nessuno, Liest Teardraet, non so quanto
riuscirò ad aiutarti.
–
Forse solo le vecchie storie ci permetteranno di salvarci, Maldanea.
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