27.10.19

Il Mare Obliquo 38

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… Dove Maldanea racconta a Teardraet di un'antichissima leggenda che ricorda ciò che sta avvenendo nel loro mondo.
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– Maldanea, Maldanea! – La voce consueta ed affannata di Pascalina la raggiunge da uno spiazzo scavato nella viva roccia una dozzina di braccia sotto di lei. La giovane Wessiun attende un attimo prima di rispondere, come faceva nella Residenza dello Zio e per un attimo una profonda malinconia la attraversa, cancellando la visione delle onde grigie che fanno tremare la terrazza di roccia dove si è arrampicata.
– Sono qui Pascalina. – Grida prima di scendere a rotta di collo la stretta scaletta tagliata nella roccia, dai gradini alti quanto metà del suo polpaccio.
– Attenta, Maldanea, vai piano! Ma cosa fai, stupidina, lasciami andare!
– Da quando in qua è vietato abbracciare la propria governante? – Chiede ridendo la giovane Swyerdwin. – Cosa vuoi ancora da me? Il Conte-Zio mi sta cercando? E come hai fatto a trovarmi?
L'anziana dama scuote il capo: – Una guardia mi ha detto di averti visto. È Liest Teardraet che ti cerca.
La giovane Syerdwin cessa di sorridere di colpo e si volta a guardare il luogo dal quale è scesa.
– Ne sei certa, Pascalina? Il mio gentile id'iun non ha dato segno di ricordarsi della mia presenza negli ultimi giorni, neppure per consumare i pasti insieme.
Se l'anziana dama ha un'opinione in proposito non lo dà a vedere. Si stringe leggermente nelle spalle secondo l'uso degli Umani, un uso che le è sempre parso insieme dignitoso e delicato.
– Vorrà scusarsi della sua indelicatezza.
Dichiara dopo qualche istante, quando il silenzio della sua pupilla comincia a metterla a disagio.
Maldanea vorrebbe ridere ma non vuole ferire la povera Pascalina. – È probabile. Andiamo ora, alla Residenza.


– Liest Teardraet l'attende nella Sala dell'Arcobaleno. – Le comunica Ghiza, il capo servitore addetto ai suoi appartamenti.
– Grazie. Non disturbarti ad accompagnarmi, conosco la strada.
Maldanea attraversa il lungo corridoio che conduce alla Sala delle Acque, poi il corridoio basso e arcuato, dalle pareti di vetro smerigliato ed entra nella Sala dell'Arcobaleno senza rallentare.
– Buongiorno Id'Iun – Dice ad alta voce, scandendo bene le sillabe.
Teardraet è seduto in'un'ampia poltrona, con in braccio un grande volume aperto indossando un paio di lenti da vista, cosa che Maldanea non gli mai visto fare.
– Buongiorno mia Id'iun, anche se temo che scegliendo questa parola tu voglia dirmi molto di più di quanto le sue semplici lettere esprimono.
– "Coloro che dividono le acque", questo è il significato antico della parola. Non significa nulla di più di questo. – Spiega Maldanea con voce piana, come se si trovasse di fronte ad un adolescente particolarmente ottuso.
– Certo, coloro che dividono le acque. – Ripete Teardraet quasi distrattamente. – Scusami mia Id'Iun.
– Non sono una povera ragazzina delusa, Conte-Mago, nella mia vita sono sempre bastata a me stessa. – Maldanea fa uno strano sorriso. – Come nel bosco davanti alla Residenza Wessiun, ricordi?
Teardraet la guarda a lungo senza parlare, toglie i vetri da vista e li pulisce con un piccolo straccio di stoffa morbida.
– Ho cercato di essere me stesso, il me stesso di sempre, Lie Wessiun, ma riesco solo ad essere rozzo, sgarbato, cervellotico o ridicolo, non è forse vero? Ti ho fatto chiamare per questo.
– Non mi mai sono fatta illusioni sulla nostra unione: lega Casa Wessiun con la Casa di Baran e Verhida, e tutti i Syerdwin con il Moeld, ora che una guerra inutile ed eterna scuote il mondo. Re Horr Vamaiun ha bisogno di appoggi per mantenere il proprio trono intatto ed ha sposato la causa di Artamiro per inerzia o vigliaccheria. Ma molti sono i Syerdwin ed i Gu'Hijirr che vorrebbero la fine di questa assurda alleanza ed i principi ribelli delle due nazioni combattono già con la Casa D'Oriente. Ho esposto bene la lezione?
– Non si sarebbe potuto chiedere di meglio ad un Messo di Artamiro. E la tua opinione se posso chiedertela?
Maldanea riflette per qualche secondo prima di parlare. – Interrompere la guerra, subito ed eleggere un nuovo Re per i Syerdwin.
– E credi che Horr Vamaiun sarebbe d'accordo? E Nyby Ornoll? Per non parlare di Artamiro e dei Lupi-Drago. La guerra serve a mantenere ogni cosa al suo posto, questa è la verità.
– Vero. E la tua opinione, Id'Iun, quale sarebbe?
La giovane Wessiun comincia a provare gusto per quel dialogo che sarebbe stato inconcepibile nella Casa.
– Il centro del problema sono i Marr dei Lupi-Drago, fedeli per giuramento familiare a Re Artamiro ed alla sua casa ed il primo tra loro, Kwister di Lö. Una volta scomparso lui la guerra si trascinerebbe ancora per un po' senza vinti né vincitori, permettendo alle cose di cambiare, cambiare anche molto.
– Tutto questo discorso significa alcune cose certe, Conte Teardraet: hai già ucciso o tentato di uccidere il Duca Kwister, stai spingendo alla follia Artamiro perché qualcun altro, forse il Duca Rossiter delle Terre Brune prenda infine il suo posto e stai lavorando per unire i Syerdwin sotto una nuova corona. – Maldanea si interrompe. – La tua, senza dubbio, purché la guerra duri abbastanza a lungo. In tutto ciò, comunque non capisco la parte di quella bizzarra creatura giunta alla fine dell'inverno con quella stranissima nave. 
 
– Sei una persona molto attenta, Maldanea, ma di questo non ho mai dubitato. Tranne per il particolare che non ho mai inteso uccidere il Duca Kwister. Ho avuto contatti con lui, comunque, ed egli si è già allontanato dal campo del Re. Ma probabilmente altri lo sostituiranno e lo stesso problema si presenterà in altre forme. In quanto ad Artamiro non è del tutto esatto dire che lo sto spingendo alla follia: egli è ad una svolta della propria esistenza ed io non faccio che sollevare altri dubbi, altri rimpianti, ricordi dolorosi e fatti dimenticati. È materia viva e crea sofferenza in lui ma anche in chi muove quei fili. La bizzarra creatura della quale mi hai detto è capace di risvegliare quegli stati d'animo, di quelli si nutre con inesauribile voracità. Queidhen l'Unico è forse l'essere più singolare nato sotto questo cielo, se pure mai è nato. Il tempo è per lui uno spazio simile ad un mare nal quale può muoversi a suo piacimento, attraccare al porto che desidera, allontanersene, ritornarvi. È lui a muovere le Marionette, gli Oom, facendo uso della magia dei Lontani Primi e io stesso ignoro i limiti del suo potere e della sua conoscenza.
Maldanea ascolta le parole di Teardraet affascinata, mentre una voce leggera, quasi impercettibile ripete domande alle quali non dà ascolto. Quando la voce del Conte-Mago tace la giovane Swyerdwin finalmente può udire quella voce e comprendere. – È avvenuto qualcosa, Id'Iun, per questo mi hai fatto chiamare.
Teardraet parla senza sollevare il capo, che sorregge con le mani aperte. – È folle pensare che tu, una giovane nata e cresciuta in una Rocca tra i Boschi possa davvero aiutarmi a capire cosa sta avvenendo, ma qualcosa si è spezzato senza rimedio. È una sensazione, nulla di più, come quando avverti una leggera corrente d'aria in una stanza ben riscaldata. Apparentemente nulla è diverso da un attimo prima eppure qualcosa è avvenuto, lo sento ogni volta che penetro nel Mondo-tra-un-istante: un'ombra, una vibrazione, un alito di aria gelida che accarezza per un attimo la pelle.
– Esistono sovramondi e sottomondi, non è vero, Id'Iun?
– Il mondo che vediamo è come una linea sottile che trattiene l''infinito Oceano dei Mondi che avrebbero potuto essere, una linea tanto sottile da essere talvolta quasi impercettibile e su essa corriamo come cattivi attori saltano ed urlano sulle fragili assi di un palcoscenico.
– E sotto? Cosa c'è Id'Iun?
– Ciò che non ha potuto essere, fantasmi diresti tu, senza volontà né sentimenti ma con un unico desiderio: salire fino alla superficie, al Reale.
– Ma…
– No, ignoro cosa abbia reso più instabile il nostro mondo… I Silvani hanno un mito nel quale tutto ciò ha un nome: Nerthurok, ma conosco troppo poco la lingua ed il pensiero dei Silvani per potermi spiegare ciò che avviene.
– Hai mai pensato che … – La giovane Wessiun comincia a parlare esitando, come se il pensiero si formasse nella sua mente mentre dispone le parole una dietro l'altra. – …I Silvani, le creature fatte della stessa materia della quale sono fatti i boschi, immutabili e quasi eterni sono in un certo senso il contrario di noi Syerdwin, mutevoli e mortali, che temiamo e soffriamo sotto un cielo fatto di rami e foglie? Non dovrebbe esistere un mito simile anche per la nostra gente, per contrasto, così come la luce si contrappone all'ombra pur avendo entrambe la stessa origine?
– Bella osservazione. Hai studiato presso un mago, Id'Iun? – Teardraet la osserva con un interesse nuovo, come se un'altra persona avesse improvvisamente sostituito la giovane Wessiun.


– Avevo l'abitudine di curiosare ovunque, anche nelle Stanze Nascoste di Rocca Wessiun, riservate ai Maghi della Casa. Un paio di volte mi hanno sorpreso addormentata con un libro in mano: erano volumi enormi, scritti in una lingua che faticavo a comprendere.
– Era Ghain'iun, la lingua di coloro che abitavano Dancemarare prima della nascita della stirpe degli uomini. I libri che hai veduto sono stati trascritti centinaia di volte per poter arrivare nelle nostre mani. – Il Conte-Mago la osserva con curiosità. – Hai letto qualcos'altro di interessante in quelle pagine?
Maldanea ride. – Moltissime cose, ma ben poche ne ricordo. Qualche incantesimo, qualche semplice magia e pagine e pagine di dotte e noiosissime considerazioni e avvertimenti. No, credo di non ricordare nulla che possa servirci in un caso così singolare. Ma dimmi, cos'è mai "Il-Mondo-tra-un-istante" del quale ho letto più volte, anche chiamato con altri nomi?
– L'Indeterminato, l'Inabitato, la Terra Senza Ombre, Murr-Hub, le Lande Cieche, erano questi i nomi, vero? È il luogo che permette l'invisibilità ai nostri occhi, il luogo nel quale spesso mi nascondo per visitare il mio palazzo…
– Id'Iun, usi questo incantesimo anche per visitare non visto i miei appartamenti? – Il tono di voce di Maldanea è leggero, quasi casuale.
– Cosa desideri che ti risponda, mia Id'Iun? – Teardraet sorride lievemente, divertito. – Che conosco la consistenza di velluto della tua pelle al risveglio? Che conosco i tuoi pensieri o quanto di essi emerge nei tuoi discorsi con te stessa? Che conosco il tuo volto ed i tuoi gesti anche quando sei sola?
– Sì.
– No, non ho mai visitato i tuoi appartamenti, anche se la tentazione in me è stata forte come il vento che spazza le isole e preannuncia la primavera.
Maldanea tace per qualche istante, assorta. – Puoi venire da me se lo desideri, Id'Iun. – Dice infine la giovane Wessiun. – Ma senza abbandonare il nostro fragile, sottile mondo.
Teardraet annuisce lentamente, quasi temesse di spezzare la concentrazione di quell'istante. – Verrò da te, mia Id'Iun, per conoscere la tua morbida e riservata conversazione notturna. – Il Conte-Mago assomiglia in quel momento alla creatura confusa ed infelice che attraversava il bosco dei Wessiun in una notte di qualche mese prima, ma i suoi modi restano distaccati e attenti. – Ritenevo che mi trovassi ripugnante, Lie Maldanea. Sono felice di scoprire che la mia sensazione si rivela sbagliata.
– Non sei abituato a raccontare le tue emozioni, vero Liest Teardraet? – Maldanea sorride come una bambina che abbia congegnato uno scherzo particolarmente ben riuscito. – Temo tuttavia dalle tue parole che la nostra conoscenza così nuova potrà durare ben poco. Non vi è modo di chiedere aiuto allo stregone che hai affermato di conoscere, colui che attraversa il tempo come altri attraversano un piccolo lago?
– Queidhen non sa o non vuole parlare di questa alterazione nella materia del mondo e comunque risponde alle chiamate di chi lo cerca solo quando e se questi ha un qualche valore per i suoi progetti.
– E Mastro Nerubavel? Non sa nulla egli di ciò che avviene, non conosce arti o magie dello strano luogo dal quale certamente proviene?
– No, cara Id'Iun, egli è inerme e fragile come noi di fronte a ciò che sta avvenendo. Sinceramente l'unica cosa nuova in proposito l'ho udita da te pochi minuti fa. Ma io non ricordo nessuna leggenda della nostra gente che sembri attagliarsi agli strani eventi che avvengono ora. 

 
– Conosci la storia dei Cjnn'Iun, Liest Teardraet?– Chiede Maldanea dopo qualche attimo. – Sì certo, la sai, ovvio, la raccontano a tutti i piccoli Syerdwin ritrovati sulle spiagge, ma conosci la versione che si racconta nelle Isole della Corona?
– Non credo, prova a raccontarmela.
– Dama Pascalina viene proprio da là, da Punta Arcenia. La versione del mito dei Cjnn'Iun della quale ti dirò mi è stata raccontata molti anni dopo il mio arrivo sulla spiaggia della Porta di Mare di Casa Wessiun. Si racconta che molti, moltissimi anni fa Dagla Cjnn'Iun, signore delle Isole della Corona, delle Isole interne e delle pianure che si stendono fino al Mahan Dwur insieme agli altri della sua Casa avesse armato una grande flotta per giungere a valicare i muri di ghiaccio che cingono all'estremo Nord l'Orlo del mondo. Egli ed i suoi parenti erano infatti convinti che il mondo non avesse limiti e che altre terre ed altri popoli vivessero oltre quel confine posto dagli dei. Nella versione più comune della leggenda Re Dagla Cjnn'Iun giunse fino al limite dei ghiacci, qui vi incontrò i fantasmi di coloro che avevano perso la ragione e poi la vita sulle gelide pianure della Barriera, ma continuò ugualmente facendo trasportare le navi su grandi slitte. Giunse così dopo infinite perdite ed a prezzo di grandi sofferenze fino ad una barriera di cristallo alta fino al cielo e con le ultime energie, ormai vinto dalla stessa follia che aveva perduto coloro che l'avevano preceduto, ordinò ai pochi superstiti di abbatterla con l'aiuto del fuoco. Bruciarono le ultime navi giunte fino a lì ed il fumo annerì il cristallo del cielo, rendendolo opaco e grigio come lo vediamo noi nelle terre del Nord. Gli dei, offesi per l'orgoglio dei Cjnn'Iun non uccisero gli ultimi superstiti, lasciandoli vivi a vagare per tutta l'eternità sulla barriera, a provare per sempre il dolore insopportabile del freddo e della solitudine. Nelle Isole della Corona si racconta invece che Dagla Cjnn'Iun vide le proprie navi ed i propri marinai farsi di una materia simile a ghiaccio, non morti e neppure vivi e che giunse infine solo al limitare di un mondo immoto, illuminato da una debole luce simile a quella dell'alba, nel quale vivevano solo enormi creature fatte della stessa materia, lente come il passaggio di una grande nube. Si racconta che davanti a quella visione Re Dagla perdesse completamente la ragione, tanto da estrarre la spada per combatterle ed impedire loro di penetrare nel nostro mondo. Secondo gli anziani delle Isole egli è ancora là, pronto a difendere il proprio mondo, sfidando un sonno ormai secolare ed il freddo. – Maldanea ride. – Dama Pascalina ancora adesso quando nevica ha l'abitudine di dire «Svegliati Dagla!» –
– No, non avevo mai udito questa versione della leggenda. – Teardraet si alza dirigendosi verso la grande libreria. – Fermati qui ti prego mia Id'Iun, aiutami, se lo desideri.
La giovane Wessiun annuisce. – Conosco solo storie, vecchie storie che non interessano più a nessuno, Liest Teardraet, non so quanto riuscirò ad aiutarti.
– Forse solo le vecchie storie ci permetteranno di salvarci, Maldanea.


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