Re Artamiro, sempre più inquieto, assiste a un'apparizione enigmatica e agghiacciante il cui significato resta oscuro a tutti tranne, forse, a lui. |
– Ma
è assurdo, osceno! – Re Artamiro, pallido come un fantasma si
affretta ad abbassare il coperchio sul grande piatto ovale. –
Chiama F'Nevre, subito!
Ant'Kìsiel,
siniscalco di Sua Volontà, il viso di un bel colorito verdastro si
allontana dalla tavola con un'urgenza tanto sollecita quanto
sospetta, scostando con gesti febbrili la pesante stoffa che separa
la sala da pranzo dalla sala delle Udienze della grande tenda reale.
Artamiro,
gli occhi sbarrati come un indemoniato si porta alle labbra la coppa
dove Aihara, il suo coppiere ha versato il suo vino preferito, uno
Tsardia di sei anni prima. Lo squisito vino è giunto appena a
lambire le labbra del Re che egli sobbalza come se qualcuno l'avesse
punto a tradimento e con un urlo di raccapriccio scaglia il contenuto
della coppa contro la stoffa della tenda.
–
Che accade, vostra Volontà? – Chiede accostandosi alla sedia
reale, Liest Tamu Hiniun di Markand.
Il
Re indica senza parlare il liquido che cola lento ed untuoso
sull'elegante stoffa della tenda.
Il
Nobile Syerdwin accompagnato dai gridolini di orrore delle donne e
dai commenti scandalizzati dei cortigiani accosta il viso al liquido
osceno che lentamente sgocciola a terra. Un odore di putredine si
sprigiona dalla minuscola pozza formatasi a terra, un insieme,
parrebbe, di mefitiche acque paludose, interiora di pesce e solo gli
dei sanno cos'altro.
Nel
rialzarsi in piedi il Syerdwin oscilla come un vecchio mentre il suo
volto si è fatto del colore della cenere.
–
Temo si tratti di un qualche tipo di magia, Seliest. Tutti noi
abbiamo veduto il color ambra dello Tsardia versatovi dal vostro
coppiere come credo che i vostri camerieri abbiano portato in quel
vassoio il tacchino che attendevate e non…
–
E chi osa colpirmi con la magia, qui, nella mia casa? – Urla Re
Artamiro. – E come è possibile che i maghi e negromanti seduti a
questa tavola non si siano accorti di nulla?
È
Rusting, l'anziano negromante di Casa Orsaia il primo a levarsi per
difendere l'onorabilità della categoria.
–
Nessuno, Vostra Volontà. Nulla nelle mie dissezioni e nelle mie
osservazioni profetizzava questi eventi, quindi non può essersi
trattato di materia magica, ma probabilmente solo di una sorta di
scherzo da illusionista. – Rusting ha l'abitudine quando parla di
spingere innanzi a sé la considerevole epa, come se essa costituisse
un pegno ed insieme una misura del suo successo. – Ho analizzato,
prima di sedermi a questa tavola, le interiora di un colombo allevato
con riso brillato, polvere d'argento e sangue di rana ed in esse vi
era solo…
–
Vi prego, Rusting. – Lo interrompe il Duca Rossiter di Telegin. –
Abbiamo lo stomaco già abbastanza scombussolato così.
Il
negromante lo guarda con disgusto. – I fenomeni naturali non
dovrebbero suscitare disgusto, io credo, comunque la materia con la
quale abbiamo a che fare non può essere sostanza magica, ma materia
volgare, prova ne sia la persistenza alla vista ed all'olfatto.
–
È notevole come siate in grado di tirare queste conclusioni senza
neppure avvicinarvi, Liest Rusting. – Commenta Tamu Hiniun. – Ma
di questo genere di cose ancorché grandissimo non siete l'unico
esperto.
Già. – Re Artamiro indica con il dito puntato Drjol il giovane
mago Gu'Hijirr. – Sentiamo cosa ne dici tu, rospo.
Con il permesso di vostra maestà vorrei avvicinarmi. – Risponde
questi.
–
Prego.
Mentre
il Gu'Hijirr, seduto al lato più lontano del tavolo da Artamiro,
inizia a risalirlo per giungere in prossimità di sua Volontà, nella
sala entrano due Silvani che recano con loro un uomo dai lunghi
capelli bianchi e dalle mani bianche e sottili come quelle di un
musicista.
–
F'Nevre, maledetto, eccoti qua. – Lo accoglie Re Artamiro. –
Prova un po' a guardare cosa c'è nel piatto che mi hai cucinato.
Lasciatelo andare, voi due.
L'anziano
cuoco si inchina stupefatto e solleva il coperchio del vassoio. Nel
piatto dorato, contornato da eleganti decorazioni fatte di frammenti
di legno marcio, chiodi arruginiti e altri oggetti di incerta natura,
giace il cadavere gonfio e pallido di una creatura dagli arti sottili
come matite e dal corpo oscenamente arrotondato. Sugli arti si
impiantano dita adornate di unghioni spezzati e la testa della
creatura non ha occhi nè naso, solo un bocca ampia priva di labbra
dalla quale spuntano denti acuminati del colore del corno.
–
Per gli dei! – Urla F'Nevre. – E cos'è mai quest'orrore?
–
Cos'è, eh? Lo chiedo a te cuoco che mi hai fatto portare a tavola
questa… cosa. – Ribatte Artamiro. – Fai commercio con il
Signore delle Ombre, forse? O creature come queste sono comuni nella
real cucina?
–
Sul mio onore, Vostra Volontà, io posso giurare anche sotto tortura
che in questo vassoio c'era solo un tacchino di venti libbre cucinato
con broccoli, peperoni e cipolla rossa, che ho affidato ai servitori,
che possono giurare di aver annusato e visto con me.
Mentre
il povero cuoco si affanna a giustificarsi mulinando le braccia come
un direttore d'orchestra Drjol si è chinato sulla carcassa armato di
un paio di pinzette e di una lente d'ingrandimento, non prima di aver
deposto nelle proprie narici due pezzetti di stoppa imbevuti di acqua
di menta.
–
Un praticante. – Commenta Rusting disgustato. – Con il permesso
di Vostra Volontà…
–
Ma sì, vai pure a prendere aria. – Grida il Re. – Anzi andate
tutti. Voi invece: Drjol, Liest Tamu, Duca Rossiter, F'Nevre
rimanete.
Con
un sospiro di sollievo i cortigiani si alzano e si allontanano
commentando chi disgustato chi divertito lo strano evento.
–
Duca Rossiter coma sta Tiatikenn? – Chiede Artamiro mentre il
giovane mago Gu'Hijirr se ne sta chino sulla creatura a tratti
toccandola leggermente con le pinzette.
–
Non troppo bene, Vostra Volontà. Egli delira ancora parlando di una
grande Ombra che sta divorando l'orlo del mondo e di presagi che ha
visto nelle acque e nel cielo. Solo con grande fatica riescono a
fargli prendere pochi cucchiai di brodo ogni giorno ed egli è molto
dimagrito.
–
Maledizione, quel trombone di Rusting può dire ciò che vuole ma
questa è stata magia bella e buona. Senza la copertura di Tiatikenn
siamo esposti alle nefandezze di Sealghan l'Evocatore.
–
È possibile, Seliest. Sealghan gode di grande fama anche presso il
nostro popolo, ma siamo sicuri che la sua lealtà non abbia prezzo? –
Chiede Tamu Hiniun.
–
Un prezzo l'avrà senz'altro, ma finora i miei emissari non sono
riusciti a fissarlo.
–
I maghi sono bizzosi, Vostra Volontà e altezzosi come primedonne.
Non credete che un mago giovane e potente come Sealghan non avrebbe
mai e poi mai lavorato agli ordini di Tiatikenn? Ora se la situazione
è cambiata…
–
Già, Rossiter, la situazione è proprio cambiata.– Approva
meditabondo Re Artamiro. – Credo proprio che dovrò…
–
Shlome! – Grida Drjol allontanandosi di scatto dalla
creatura nel vassoio. – Schlome DRI!
"Ombra
fuggi!" Traduce mentalmente Artamiro mentre volge lo sguardo
verso il giovane mago Gu'Hijirr che appoggiato con la schiena alla
parete della tenda compie strani gesti con le mani.
Artamiro
è un uomo coraggioso, ma la vista della creatura priva di occhi che
brancica spasmodicamente nel vuoto cercando di levarsi in piedi è
troppo anche per lui.
–
Uccidetelo, presto! – Ulula Sua Volontà alzandosi di scatto e
rovesciando il pesante sedile.
Ant'Kìsiel
sceglie proprio quel momento per rientrare nella tenda al cospetto
del Re, interrompendo il gesto del Duca Rossiter che stava per
colpire con la spada la reale portata. Il Siniscalco ha recuperato un
po' di colore che perde immediatamente alla vista della creatura.
–
Bbb..uong-giorno Re Artammmiro. – Pronuncia una vocina sottile e
lagnosa come quella di un bimbo prossimo a scoppiare a piangere.
Impietriti
i presenti guardano l'esserino che compie una sorta di inchino
malfermo sugli arti orribilmente sottili. – Godeeete voi di buo-ona
salute?
Macchinalmente
Artamiro annuisce.
Chi ti manda Schlome? – Chiede Drjol che ha ritrovato
coraggio. – Da dove vieni?
La
creatura ride, una risatina simile ad un insopportabile cigolio. –
Mmmi mmmanda il mmmio Sinniore. Per parrrlare con te, Artammmiro.
Parla allora. – Risponde il Re.
L'oscurrità è vicina, Re Artammmiro. I suoi connf-fini avanzaannno.
Guuarda nel tuo ssspecchio, Artammmiro. Vedddrai il Mmmmonndo ed il
suo rrrovescio…
–
Schlome! Riconosco i tuoi passi! – Grida ad un tratto Drjol,
sollevando un oggetto metallico ricoperto di verderame.
La
creatura si volta di scatto verso il mago e apre smisuratamente la
bocca mostrando la sua dentatura da incubo pronta a colpire ed
uccidere.
Il
giovane mago lo fronteggia agitando l'amuleto e pronunciando parole
che non fanno parte di nessun linguaggio dei popoli del Mondo. –
Parla, Schlome, su, ti attendiamo.
L'essere
si muove a scatti, come se una forza invisibile lo tenesse. – Re
Artamiro! … Tu vivi da una sola parte di una moneta… – La voce
della creatura è mutata, divenendo un cupo borbottio rabbioso,
interrotto da ansiti e singhiozzi. – … Sei cieco Artamiro… sei
cieco e spaventato… Il mio Signore ti ammonisce, Re… degli
Uomini… Sotto questa terra… ve ne sono… innumerevoli…. oltre
questo cielo… innumerevoli… –
–
CHI È TUO SIGNORE? Parla Schlome, sono sui tuoi passi. –
Ripete Drjol.
–
… innumerevoli… innumerevoli… se vuoi vincere devi vincere il
tuo sguardo, Artamiro.
Dopo
aver prounciato quell'ultima frase la creatura si interrompe di
scatto. Per un attimo apre e chiude la bocca come se stesse per
pronunciare un nome.
–
Parla Schlome, parla ancora! – Grida il mago Gu'Hijirr spingendo
davanti a sè l'amuleto.
Per
un istante i presenti hanno la sensazione che qualcosa nel loro
sguardo si sia alterato: improvvisamente tutti gli oggetti, le luci e
le ombre, i visi ed i corpi appaiono piatti e privi di spessore, come
quando si guarda con un solo occhio. Il calice posto davanti a
F'Nevre il cuoco è divenuto una bizzarra decorazione metallica della
sua camicia, mentre la spada tenuta in mano dal duca Rossiter sembra
appoggiata ad un orecchio di Drjol, posto ad un passo da lui.
Artamiro
si strofina furiosamente gli occhi, terrorizzato e lo stesso fanno
gli altri, mentre la creatura come un foglio di pergamena, scompare
rapidamente arrotolandosi su se stessa fino a scomparire.
–
È finito, è finito! – Urla di sollievo F'Nevre, non appena la
creatura è svanita, lasciando al suo posto nel vassoio un tacchino
arrosto, attorniato da succulente verdure, ma ormai freddo.
–
Drjol! Da dove veniva quella cosa? – Chiede Re Artamiro, le mani
tremanti come quelle di un vecchio.
–
Da molto lontano, Vostra Volontà. Dal Mondo-Oltre-Lo-Specchio. Ma
qualcuno lo ha guidato fin qui, un mago infinitamente più potente di
me, di Tiatikenn o di Sealghan. Un mago che tiene in mano le chiavi
della sostanza prima del mondo: l'Ombra. – Il giovane Mago
Gu'Hijirr guarda l'amuleto che tiene ancora in mano con aria
instupidita e solo dopo qualche secondo ricorda di rimetterlo nella
sua borsa.
–
E chi è questo mago? – Chiede Ant'Kìsiel, ripresosi prima degli
altri per l'ottima ragione che fino al grido del cuoco ha tenuto gli
occhi chiusi rimanendo sotto il tavolo.
–
Queidhen l'Unico, forse, o un tempo il grande Kerfilluan o…
–
O il conte-Mago Teardraet. – Dice a bassa voce il Liest Tamu
Hinhiun. Solo Artamiro lo ode e annuisce lentamente.
–
Ma cosa significava quello che la creatura ha detto? – Si domanda
il duca Rossiter. – "Per vincere devi vincere il tuo sguardo",
cosa mai può significare?
Artamiro
si alza in piedi con la cautela di un ammalato. – Temo di saperlo,
duca Rossiter. E temo anche di sapere cosa mi attende ora.
–
Devo avvertivi, vostra Volontà. In quel messaggio ho percepito una
grande minaccia. – Lo ferma Drjol. – Chiunque vi abbia mandato un
tale messaggero lo ha fatto per terrorizzarvi e spingervi a…
–
Per spingermi a chiedere aiuto a chi temo. A chi mi chiederà di fare
e dire cose che nemmeno io riesco ad immaginare. – Replica Artamiro
enigmaticamente. – Lo so Drjol, grazie. Ma questa è l'unica via
che mi è rimasta e non posso fare altrimenti. – Il Re guarda uno
dopo l'altro i suoi interlocutori e per ultimo il suo sguardo si
ferma su Ant'Kìsiel. – Alle mie spalle c'è chi scava per farmi
cadere non appena vorrò fare un passo indietro, non è vero
siniscalco?
Il
Primo Consigliere del Re lo guarda a bocca aperta. – Non capisco
Vostra Volontà.
Artamiro
ride. – Non è una bella strada, questa, Ant'Kìsiel e non
cercherei di prendere il mio posto. Arrivederci Signori!
I
due Silvani si affiancano al re che esce dalla sala mentre il
Siniscalco si affretta a seguirlo protestando la sua fedeltà, ma
Artamiro non sembra neppure udirlo.
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