“È
arrivata la bufera/ è arrivato il temporale/
chi
sta bene e chi sta male / e chi sta come gli par”
La
Terra dopo il triplice messaggio televisivo é diventata molto simile
ad una stia di polli accerchiata da un incendio: un luogo molto
rumoroso ma scarsino in fatto di intelligenza.
Nelle
ore seguenti agli ultimatum extraterrestri le azioni delle principali
aziende aerospaziali sono schizzate alle stelle, per poi chiudere per
eccesso di ribasso quando si è sparsa la voce che nessuna aveva in
cantiere astronavi atte a trasportare anche solo i più ricchi tra i
ricchi e che comunque il viaggio avrebbe avuto una durata dell’ordine
dei cinquanta- sessantamila anni, lasso di tempo inconcepibile per
qualunque operatore economico.
Dopo
numerose, stravaganti oscillazioni che avevano visto via via andare
alle stelle per poi rotolare allo zero assoluto le quotazioni di
industrie belliche, imprese di giocattoli, minuscole società per la
promozione dello spettacolo d’autore, fondazioni religiose, unioni
mistiche per lo sviluppo della levitazione e del volo trascendente,
holding dell’informatica e della Warner Bros. Inc., per via della
somiglianza tra Aquila Yò-yò e Bugs Bunny, tutte le borse avevano
chiuso le contrattazioni a tempo indeterminato dopo aver
coscienziosamente macinato i capitali di tutto il mondo.
Nel
breve volgere di un giorno tutte le principali imprese mondiali
avevano sospeso le attività, il management aveva tagliato la corda e
a reggere la baracca erano rimasti pochi capi – quelli che se la
tiravano meno – e tutti i dipendenti.
Là
dove avevano fallito cinque generazioni di comunisti erano riusciti
gli alieni.
E
pensare che per certa gente la fantascienza è puerile evasione.
Ovviamente
prime tra tutte avevano chiuso le società che gestivano reti
televisive, in qualche caso assaltate e distrutte da gruppi di
cittadini terrorizzati.
Tale
repentino crollo del sistema tardo – capitalista non stupì chi
aveva capito che l’economia mondiale era da tempo entrata nella
fase “delle figurine”, cosi’ detta per la sua fondamentale
somiglianza con gli scambi di foto di calciatori tra bambini tra i
sei ed i dodici anni, basati sul valore puramente convenzionale dei
titoli trattati (dieci Carpanini per un Maracà. Eh, no. Domenica
Maracà ha fatto schifo, al massimo ne vale otto), senza nessun
legame reale con i beni materiali ed i mezzi di produzione.
I
ricconi, i faccendieri, gli agenti di borsa, i politici di spicco,
tutti coloro insomma che contavano davvero erano nel frattempo
scomparsi, ingoiati da remoti rifugi antiatomici ed anti-guerra
chimica o batteriologica, lasciando il popolo di valvassini e
valvassori, di giornalisti da poltrona, intrattenitori, critici in
saldo, tuttologi e lookologi, bellezze al bagno, anchormen,
opinionisti, vignettari da angiporto, comici coprolalici,
moralizzatori amici del ministro, addetti a pubbliche relazioni,
redattori di riviste di tendenza, scrittori giù di vena, invitati
perenni, imbrattacarte e polemisti a noleggio, organizzatori di
festival, Karaokisti qualunquisti, diffamatori turpilalici, balletti
di minorenni con accluso pedofilo, tenutari di aste TV, mezzibusti
maschi e femmine, astrofisici intimi di Dio e astrologi della
buonanotte nel guano fino al collo, ostaggi di un popolo furibondo e
schiumante.
Impossibilitati
a raggiungere le città sotterranee dei potenti e sciaguratamente
arcinoti a tutti, gli interpreti della demenza televisiva degli
ultimi trent’anni furono trucidati senza processo, quasi sempre
ripresi da cameramen passati dalla parte dei rivoltosi e solo in
qualche occasione difesi senza successo da gruppi di fans.
La
televisione adesso trasmette per due ore al giorno e unicamente
aggiornamenti di telegiornali letti da un esponente del Nuovo Governo
Straordinario, in casco da motociclista ed abito da antico romano.
Il
Direttorio Mondiale di Salute Pubblica, dopo aver proclamato la fine
dell’era delle telecomunicazioni (fatto!) ha fondato un nuovo
governo mondiale (fatto!), ha preso possesso (fatto!) di tutti i
mezzi di produzione in nome del movimento dei neo-iconoclasti o
intervallisti (il loro programma prevede l’utilizzo della
televisione solo per la trasmissione di lunghissimi intervalli,
notiziari, qualche film senza spot, documentari della BBC) e infine
ha lanciato un messaggio agli alieni (fatto!), invitandoli a trattare
con il nuovo governo e assicurando la fine delle trasmissioni nocive.
L’unica
risposta è venuta dalla flotta Kerrabbia, una comunicazione di sei
minuti letta da una sorta di grosso gufo dall’aria esausta il cui
succo era «Onestamente é un po’ tardi per i ripensamenti.»
Mamma
guarda affascinata Via col Vento trasmesso senza spot, mentre
papà sbuffa leggendo il giornale ridottosi a sole due pagine.
Papà
é scettico e pessimista sulla rivoluzione e sugli Intervallisti ma
non ha smesso di andare a lavorare solo per questo.
E
comunque è ancor più deluso per il comportamento dei potenti,
squagliatisi alla velocità della luce al primo annuncio di guai.
Infine
é tuttora inferocito con l’universo in generale per la figuraccia
rimediata la domenica pomeriggio dei famosi messaggi ed é seccato
dalla quantità di richieste di aiuto che riceve quotidianamente da
amici e parenti che hanno visto suo figlio in TV e sono convinti che
egli sia in grado di salvare se non proprio l’umanità almeno un
po’ di conoscenti.
Squilla il telefono. Mamma, ubriaca di Humprey Bogart, Clark Gable,
Catherine Hepburn, Erroll Flynn e altro immaginario Hollywoodiano
nemmeno lo sente ed é papà ad alzarsi a rispondere.
–
Ah, Febo, sei tu, da quanto tempo… Eh, lo so com’é, non ti
preoccupare… Sì Edoardo credo stia bene, anche se ultimamente l’ho
visto ben poco… Certo, non ho la minima idea… È inutile che …
Febo, ti giuro… Ma non voglio soldi, per la miseria… Ma non é
vero, cribbio… Non ti ho sempre odiato, ragiona… Ma non sono
stato io a farti rimandare in produzione… Ehi, modera i termini…
Papà
stacca la cornetta dall’orecchio, la riavvicina per un attimo poi
chiude la comunicazione.
–
Era Febo, un mio vecchio collega. – Dichiara tornando in cucina.
Mamma grugnisce senza staccare gli occhi da Rossella O’Hara.
Suonano
alla porta e papà guarda la moglie con il blando terrore di un
testimone scomodo. Infine si alza e va ad aprire: è fatto di una
stoffa migliore dei suoi ex-padroni. Sulla soglia di casa si erge un
individuo in toga azzurro-jeans, casco integrale con la scritta a
pennarello «Morte alle Carlucci» (tuttora latitanti) e
kalashnikoff a tracolla.
Papà
sbianca, il nuovo governo l’ha già interrogato più volte per via
delle apparizioni televisive del suo sciagurato erede e ogni volta
l’hanno lasciato andare riluttanti, sicuramente sospettando di lui
come l’ex-collega Febo Marazzi.
– Salve. – Dice l’individuo in casco e toga e papà lo
riconosce finalmente come Armando Gerboni.
–
Entra pure. – Si fa da parte mentre l’inquietante figura percorre
il corridoio in direzione della cucina.
–
Buongiorno Armando. – Lo saluta mamma, dotata di capacità
soprannaturali come tutte le casalinghe. – Ti sei messo le pattine?
L’attivista
Intervallista annuisce e si toglie il casco.
Papà
li raggiunge e scopre che la sua poltrona preferita é occupata
dall’ex-fanatico di calcio.
–
Avete notizie di Edoardo?
Papà
lo guarda con sospetto e fa un cenno di diniego.
–
Allora ne ho io.
–
Vuoi un wafer? – Domanda mamma.
–
Sì grazie.
–
Cos’hai detto? – Chiede papà con voce malsicura.
–
Ho detto “sì grazie”, nel senso che mangerei volentieri un
wafer.
–
NON quello!
–
Ci vuoi insieme un po’ di vin dolce? – Mamma procede nel suo
programma come un videogioco giapponese.
–
Volentieri, grazie.
–
Caro, per favore, vai a prenderlo?
–
I miei corbelli, prima… – Papà si comporta in modo poco
ospitale, ma ha le sue buone ragioni.
–
Caro! – Ripete mamma con un inflessione nazista nella voce ed il
coniuge scatta in direzione della cucina.
Una
volta rifocillatosi, il Gerboni tira fuori un DVD cone l'etichetta
più volte corretta e riscritta e la porge a papà.
–
È qui. – Spiega. – Quelli che stanno con Edoardo hanno inviato
un messaggio tramite il canale riservato al Governo di Salute
Pubblica. Questa é una copia che ho fatto un po’ di fatica a
portare fuori, ma tanto entro qualche giorno verrà trasmessa.
Papà
guarda con nuovo rispetto quello che ha sempre considerato un
perfetto imbecille al pari del suo rampollo e prende il disco con
cautela.
–
Se volete potete chiamare anche i genitori di Mirella: c’é anche
lei. – Il Gerboni ha un mezzo sorriso misterioso ed infila il
casco. – Arrivederci.
La
grande illusione.
Un’ora
dopo le due coppie di genitori sono installate davanti al
mega-schermo del tv modello «Gentle Elephant» da 44 pollici.
Mamma e papà non hanno ancora finito di pagarlo, ma non se ne danno
più pensiero visto il fallimento della Casa Produttrice. Pagato per
intero, viceversa, il masterizzatore-riproduttore semiprofessionale
con manuale di istruzioni spesso come una guida telefonica in
inglese, tedesco, olandese e giapponese, del quale il genitore
maschio sa padroneggiare solo i comandi di registrazione e
riproduzione.
Papà
introduce religiosamente il DVD mentre mamma serve vol-au- vent al
tonno e maionese e al burro e gorgonzola che fratello e cognata
ingurgitano senza risparmiarsi.
Sul
megaschermo appare Mirella in jeans e felpa nera.
Lamento
della zia di E. – Poteva almeno truccarsi un po’…
–
Buongiorno a tutti. – Mirella è corrucciata e sbrigativa. Suo
padre sorride.
–
Come vi ha già spiegato il mio amico nella precedente trasmissione…
– La telecamera sorretta da Pelagio inquadra E. che agita la mano
come un giurato del Festivalbar. Accanto a lui siede una bionda
mozzafiato.
–
MA CHI È QUELLA? – Si allarma mamma.
Papà
sbarra gli occhi incredulo ma prova un brivido di soddisfazione:
“Visto di cosa é capace il sangue del mio sangue?”
–
…Siete nella merda fino al collo, cari i miei simili.
Spiega
Mirella.
–
Mirella, che linguaggio! – Geme la cognata, mentre il marito
sorride estasiato.
–
Noi qui abbiamo alcune idee per tirarvi fuori di lì, ma dovete darci
retta senza farci perdere un sacco di tempo in discussioni inutili.
Innanzi tutto… – La puffa cannibale sorride come un grazioso
piranha e guarda in macchina. – Innanzi tutto, dicevo, tra 72 ore
dovrete cessare qualunque tipo di trasmissione via etere, via cavo o
via radio , insomma se vorrete comunicare tra voi potrete usare solo
piccioni viaggiatori o telegrafi ottici, chiaro?
I
genitori annuiscono tutti insieme senza accorgersene.
–
Perfetto. Dopodichè oscuramento totale, tutti a letto presto senza
nemmeno una candela e chi ha paura del buio si arrangi, é la volta
buona per piantarla. Attenzione però, alcune trasmissioni ed alcune
luci dovranno continuare a funzionare e ad essere accese. Vi
spiegherà meglio la cosa Doppio Kuemmel.
La
camera inquadra un umanoide con baffetti biondi e un sorriso
maliardo.
–
Richard Harris! – Strepita mamma.
–
Buongiorno, io sono Doppio Kuemmel. Volevo innanzi tutto ringraziarvi
della gentile collaborazione. È la prima volta che lavoro con un
intero pianeta e, beh, spero che vada tutto per il meglio…
–
Come ha detto che si chiama? – Chiede il padre di Mirella
aggrottando le sopracciglia. Nessuna risposta.
–
Per prima cosa sarà bene spiegarvi che cosa abbiamo intenzione di
fare. Noi vogliamo nascondere il pianeta, camuffarlo perché non
riappaia sul più bello dopo una stupenda scena di catartica
distruzione. Quindi vi chiediamo di fare alcune semplici operazioni
per ottenere il risultato, operazioni che vi spiegheremo meglio dopo
aver ricevuto conferma della vostra disponibilità. Per il momento vi
ringrazio ancora e vi saluto insieme ai miei collaboratori…
Pelagio
arretra allargando il campo e mostra, tra l’altro, Mirella ed
Edoardo vicini vicini, manina manina, da veri innamorati nuovi. – E
ricordatevi: non credo che avremo un’altra possibilità, dev’essere
buona la prima. Arrivederci.
Il
messaggio finale di Doppio Kuemmel non viene recepito come dovuto in
quanto nel salotto buono di mamma é scoppiata una furibonda querelle
tra le due cugine su pregi e difetti dei rispettivi figli e
sull’eventualità di divenire oltre che cugine, consuocere.
Nel
frattempo i due papà degustano un bicchierino di vodka russa
ghiacciata introdotta clandestinamente nella stanza dall’ex-quadro
aziendale. Si scrutano un po’ dubbiosi ed un po’ complici,
sorseggiano il liquore degli Zar e sorridono, felici come due ragazzi
scappati di casa. Scrollano le spalle e se ne fanno un altro.
–
Ma è poi solo un film? Possibile?
–
Non capisco, giuro. – Papà ce l’ha sulla punta della lingua che
lui l’aveva capito subito, ma lascia perdere, anzi cambia
argomento. – Mirella é la ragazza giusta per un coglione come mio
figlio. – Bisbiglia.
–
Tuo figlio é un buon ragazzo, quello che ci vuole per una virago
come la mia Mirella.
–
Siamo a posto.
Guardano
le mogli intente a dibattere ferocemente sulla biondona intravista
sul video.
–
Alla salvezza della Terra!
–
Salute!
Missione
Impossibile (2)
Pelagio,
ha un’età decisamente ragguardevole. Se interrogato a bruciapelo
ci deve pensare un po’ prima di rispondere. Ma certe abitudini
prese da ragazzi sono impossibili da perdere: il tartoide da giovane
scendeva in bicicletta dalle colline della sua città – Grigialba –
continuando a voltarsi indietro per paura dei furgoni che si facevano
il percorso collinare sparatissimi e prendevano le curve schiantando
i rami degli alberi.
Anche
adesso, mentre pilota la Voodoo, ogni tanto si volta.
Naturalmente
non vede la gigantesca nave dei mangiasabbia che macina parsec alle
sue spalle, ma il poncho con il disegno di una carrozzina che rotola
su una scalinata di Eisenstein, il fotografo.
–
Qualcosa non va? – Chiede il lemuroide taciturno, il volto
seminascosto da un paio di occhiali da sole di dimensioni da
carnevale di Venezia.
Di
spiegare tutta la storia dei furgoni, delle biciclette e delle
discese con i piedi staccati dai pedali nemmeno a parlarne.
–
Niente. Niente, a parte il fatto che il nostro campo statico Kalmarx
si sta indebolendo, che non possiamo entrare in propulsione Gaalighe,
che ci stanno sparando addosso con tutte le armi possibili e che la
Voodoo più di così non può andare.
–
Ah. – Commenta laconico il fotografo.
–
…E che detesto avere qualcuno dietro di me che fa il civettone
mentre tento di salvare gli organi miei e di tutti.
Eisenstein
si stringe nelle spalle e fa un passo indietro. – Basta dirlo.
È
evidente che Pelagio é più nervoso del solito. Restano da chiarire
due punti: uno, il motivo di tanto nervosismo, due che cos’é il
campo statico Kalmarx.
Per
quanto riguarda il punto uno: Ahriman a suo tempo aveva accennato
alla necessità di una missione difficile e pericolosa.
Bene,
ci siamo, Pelagio e gli altri della Voodoo si trovano per l’appunto
in missione.
In
quanto al campo statico Kalmarx, non mi sembra il momento di
parlarne. In compenso inserirò un breve spot pubblicitario
commissionatomi da una ditta di deodoranti intimi, che, a differenza
di quanto avviene in TV potrete agevolmente saltare evitando di
leggere quanto contenuto tra le due file di asterischi (*)
************************************************************************
Lui
è un lui di quelli tosti, quadromascelluto, pettorali ad angolo
retto, mani che schiantano ma sanno anche accarezzare. Se ne sta
scultoreo a torso nudo e asciugamani bianco sui fianchi.
Lei
è bellissima, biondissima, tuttùna curva ma una curva atletica,
sana. Stanno per congiungersi carnalmente, evidentemente, ma senza
enfasi, con un po’ di raffinato distacco come si addice agli
iperbelli. Soprattutto senza una goccia di sudore.
Primo
piano su di Lei che sorride meno sicura, si avvolge nella coperta
disegnata da Poveri e scappa come una ladra in direzione di un bagno
tutto vetri e luci soffuse.
Lui
scivola lentamente sotto le lenzuola. L’asciugamani bianco vola su
una sedia disegnata da Sottsass. L’adone-BigJim inalbera
un’espressione di (virile) perplessità.
Campo
sulla mano di lei appoggiata alla maniglia della porta del bagno. La
luce della stanza regredisce lentamente ad un bagliore remoto. Il
corpo nudo della Venere si disegna in silhouette nella luce
abbagliante della stanza da bagno.
Lo
splendido fa l’occhio vacuo. I piedi nudi della perfetta, di nuovo
sicura, calpestano il morbido tappeto dal disegno astratto…
La
luce si spegne.
Ansiti
e sospiri come da copione.
---
HANNIBAL RETRO’, il deodorante di QUEI MOMENTI… TU, LUI e
HANNIBAL RETRO’ un TRIANGOLO da non SPEZZARE. ---
************************************************************************
–
Computer! – Abbaia il tartoide.
–
Son qua.
–
Diminuisci la velocità pian pianino. Quel mostro ha un bel campo
subgravitazionale, immagino.
–
Bello grosso, sì.
Il
computer di bordo della Voodoo, Mater, ha una voce maschile bassa e
roca e sembra masticare continuamente qualcosa, come il secondo
pilota di un bombardiere B-17.
–
Bene, voglio che il nostro campo sia assorbito dal loro, poi voglio
spegnere i motori e viaggiare per qualche secondo a spese dei
Mangiasabbia senza che se accorgano. Poi dovrai invertire il campo e
riaccendere la propulsione. Questo dovrebbe bastare a seminarli.
–
Bella idea, altrimenti ci rivedremo all’inferno, Pelagio. È stato
un piacere.– Conclude Mater. – Procedo.
–
Ottimo, mi state dando un piano stupendo.
La voce felicemente infervorata di Doppio Kuemmel penetra in sala
comando attraverso l’interfono, mentre un monitor alla sinistra di
Pelagio trasmette la scena ripresa dalla olocamera manovrata dal
sosia di Richard Harris.
E.
guarda il video, contempla la forma geometricamente crudele
dell’enorme nave – una specie di squalo cubista dalle mascelle
irtodentate – e si chiede in quale film l’abbia già vista.
Solo
ogni qualche secondo il mio protagonista si rende conto di far parte
della scena e sente i capelli della nuca sollevarsi e le gambe farsi
di burro.
Uno
scrupolo macho lo fa voltare verso Mirella. Ma la cuginetta ha
l’espressione cocciuta e intenta di uno Schwarzenegger in miniatura
e quindi è fuori discussione stringerla a sé con fare protettivo.
Vista
la sua concentrazione correrebbe il rischio di essere accolto con uno
sventolone maligno sotto l’equatore personale.
Si
rassegna quindi a lanciare poche occhiate preoccupate alle riprese e
a fissare il retro del poncho nero di Eisenstein, con il disegno di
un gruppo di cavalieri medievali che sprofondano in un fiume
ghiacciato.
Di
fianco a lui, Neurite, il figlio di Ahriman si agita scompostamente a
bocca aperta. Dalle orecchie gli scendono due fili sottili che si
uniscono e terminano all’interno della tasca del giubbotto da
aviatore.
Il
sauroide lo vede, sorride senza smettere di agitarsi ed urla: – CON
LA MIA LI AVREI GIA’ LASCIATI INDIETRO.
E.
annuisce, restituisce il sorriso e si volta. Nel monitor l’astronave
Mangiasabbia ingrandisce inesorabilmente mentre Mater diminuisce
l’emissione di energia proveniente dal reattore a fusione ed E. e
Doppio Kuemmel, con sentimenti profondamente contrastanti, possono
cominciare a contare gli oblò e le luci della forma scura ed
incombente della Katakomba.
«Li
abbiamo in pugno.» Sta dicendo in quel momento il comandante della
nave Xingù al suo primo ufficiale.
«Ma… » Sta iniziando a dire il Duca di Kroton.
«Chiudi
quel fetido becco« Sta per rispondergli il primo ufficiale della
Katakomba.
«Aspetta
un po’ e vedrai» Sta per pensare l’umiliato ex-Re della truffa
immobiliare.
–
Fatto, siamo nel loro campo. – La voce di Mater spezza l’attenzione
ipnotica di E. e Mirella. – Come gioielli su un cuscino. Ci portano
a spasso. –
–
Buono. Tra undici secondi inversione.– Pelagio si volta, dà una
occhiata fuggevole al monitor dove appaiono le scene girate da Doppio
Kuemmel, sbarra gli occhi scuri dalla pupilla orizzontale e fissa
Eisenstein, Mirella, E., Neurite in discoteca e Rumpus, intento a
mordicchiarsi la zampa posteriore sinistra. – Probabilmente stanno
preparando l’aggancio.
«Pronte
le squadre per l’aggancio.» Il secondo ufficiale Xingù fissa
bieco il comunicatore. «Come sarebbe dodici secondi? Ach, massa di
rospi artritici, lo sapete quanto ci mettono i Kerrabbia, eh?»
–
Sono mercenari Xingù e non valgono i Kerrabbia. Se qualcosa andasse
storto ricordatevi di non parlare mai, per nessun motivo, di pittura
con uno xingù.
Eisenstein
sorride, Mirella ed E. annuiscono perplessi, Neurite picchia un dito
sulle cuffie con aria interdetta per poi riprendere ad agitarsi e
Rumpus solleva la testa dalla zampa, la inclina, sbadiglia e comincia
ad arrotare le unghie sul tessuto sintetico del pavimento della sala.
–
ORA! – Ulula Mater.
–
Buonaaaa! – Grida Doppio Kuemmel ed afferra per la vita con la mano
libera dall’olocamera Conan – Vala Halla.
–
Kazzz… – Commenta E. mentre sul monitor la forma della nave Xingù
si riduce alle dimensioni di un pesce rosso inquilino di un vaso
lasciato cadere dalla cima di un grattacielo.
–
Crepa. – Sibila Mirella con una smorfia da legionario.
«È colpa sua.» Il computer di bordo della nave Xingù indica
con grosse frecce accese sui monitor il Duca di Kroton immobile in
mezzo alla sala comando della Katakomba. «Puzza.»
2 commenti:
E come la bufera stanno arrivando anche alcune svolte narrative. ;)
@Nick: un romanzo può essere katsone quanto si vuole ma a un certo punto deve stringere i nodi aperti. Entro 3 - 4 puntate arrivarwemo al punto finale. Grazie per averlo seguito finora.
Posta un commento