E.
oppresso da sinistri presagi staziona davanti allo schermo fuori
sintonia della olo-TV dell’astronave, mentre gli altoparlanti in
quadrifonia riproducono il suono di una colossale frittura.
Il
benefico arnese teleolovisivo quando era ancora in buona salute
permetteva la ricezione di un numero di canali che non avrebbe mai
neppure concepito nei sogni più deliranti, ma ora, dopo il passaggio
del cucciolo di frugafango, si è rivelato un preannuncio d’inferno.
Ogni dieci minuti o anche meno E. va a visitarlo come si visita una
mamma gravemente malata e indugia ad auscultarlo, soffrendo della sua
confusione iconica e del suo autismo.
Bisogna
capirlo: E. è cresciuto in simbiosi con la TV e il mondo
teleamputato gli sembra più povero, meno colorato, in fondo in fondo
un po’ meno vero.
–
Maledetta bestiaccia… – Mugola all’indirizzo del cucciolone
limaccioso involatosi con l’antenna e si agita un po’ nella vaga
speranza di acchiappare qualche canale. Il sonoro vira dalla
friggitoria formato Krupp al milione di minimartelli pneumatici
manovrati da un milione di puffi, mentre lo schermo cessa di
trasmettere una fittissima nevicata nella nebbia per riprodurre un
elettroencefalogramma collettivo.
–
Ma vaffan…– Gorgoglia compiendo un ampio gesto con il braccio. La
sensosintonia del TV si esalta e spara ad altissimo volume una
raffica di singulti e gargarismi.
–
Non riceve. – Conan, divenuto silenziosissimo dopo la
trasformazione, entra nella stanza facendo trasalire il videomane. La
TV saluta il suo ingresso con una grandinata multicolore accompagnata
dal suono prodotto da un miliardo di vecchietti scatarranti.
Lo
sguardo di E. incontra la generosa scollatura del robot incorniciata
da un reggiseno di pelle nera e da lunghi capelli color miele.
A
dimenticarsi che si tratta di Conan c’è da andare fuori di cabina.
Ma E. si sente strano con quel simulacro di Venere perversa che gira
per la nave: un po’ intimidito e un po’ paterno. Ogni tanto
sbircia nella scollatura, ma è un uomo all’antica e distoglie lo
sguardo con un brivido.
–
È giusto, non devo avere nessuno svago, nessun momento di
distrazione per non dimenticare il mio imperdonabile peccato.
E.
sospira: la voce tetra del robot ha il pregio di mettere
istantaneamente a nanna qualsiasi impulso di natura carnale
eventualmente germogliatogli in testa.
–
Anche noi dobbiamo espiare?
–
No, ma il rancore che mi dimostrerete sarà per me ulteriore fonte di
sofferenza ed espiazione.
–
Conan tu mi ricordi un mio compagno di scuola delle medie che tutte
le volte che commetteva un atto impuro andava dal più grosso della
classe, ne insultava la mamma e veniva regolarmente pestato così…
–
Cos’é un atto impuro?
–
Beh… – E. non riesce a nascondere l’imbarazzo: i robot sono
innocenti, curiosi e assolutamente sprovveduti sui fatti della vita
(biologica). Così, come un genitore alla prima lezione di educazione
sessuale, decide di essere il più possibile vago: – È un modo per
alleviare la solitudine, ma è troppo breve e comunque lascia più
tristi di prima. – Esala ermetico.
Conan
riflette per qualche secondo e poi sorride. – È una cosa
frustrante, in sostanza, una forma di autopunizione.
–
Ehm, non del tutto, ecco…
–
Vado di corsa a commettere atti impuri, grazie, signore, per avermi
dato un’altra possibilità di espiazione. – Il robot infila la
porta animato da un pericoloso entusiasmo, evita per un soffio di
investire Pelagio tallonato da Rumpus e scompare nelle profondità
della nave.
E.
si gratta una tempia, chiedendosi quale imprevedibile azione progetti
l’intelletto deviato di Conan e saluta il pilota.
–
Buongiorno.
Pelagio
non risponde e contempla affascinato il megaschermo attraversato da
una serie infinita di linee ondeggianti.
–
Funziona? – Chiede.
–
Non direi.
–
Buffo, sembra il corso di autoipnosi di Tele Baffobianco di Galassia
Nord. – Il Tartoide ascolta il fischio modulato emesso dalla olo-TV
e scuote la testa.
–
No. La seconda frequenza della colonna sonora é troppo alta,
inadatta alla creazione di uno stato di ricettività subconscia.
E.
annuisce incerto, colto dal dubbio sconfortante di essere l’unica
creatura ancora in sé sulla nave. – Si hanno notizie delle altre
navi?
–
No, dopo la comunicazione dell’incontro sul pianeta non sono
arrivate altri messaggi.
–
Cosa pensa, Pelagio, che dovremo combattere con quei pazzi scatenati?
Il
pilota tossisce educatamente pensando alla flotta spaziale della
Satan & C. – Le navi delle quali dispone la società non sono,
direi, adeguate a uno scontro armato.
–
E allora, cosa faremo?
–
Ritengo che i soci dell’azienda vorranno intervenire in qualche
modo per preservare l’integrità di Foxtrot.
La
TV continua a ronzare come un allegro moscone, Pelagio la guarda, si
stringe nelle spalle ed esce.
Lessico
Familiare
Giunti
a questo punto sarà bene chiarire che E. e Mirella, durante la
permanenza su Fangoso III hanno appreso una serie di notizie
sconvolgenti:
–
La Terra é un pianeta artificiale, con una geologia e una
paleontologia progettate dalla figlia di Ahriman, Ghia, come tesina
per l’esame di ingegneria planetologica.
–
Gli umani non sono originari della Terra, ma membri di una delle
principali specie senzienti della Galassia, e originariamente
destinati a fungere da personale di servizio di un pianeta
/residence.
–
La complicatissima legislazione galattica in merito alla costruzione
e gestione di pianeti abitati e le difficoltà incontrate
nell’ottenere l’abitabilità della loro creazione, hanno
obbligato la Satan & soci ad introdurre altre due specie
intelligenti, cioè mici e ratti, nella speranza di veder
riconosciuti i propri diritti.
–
La Terra non é comunque destinata a rimanere per molto nell’attuale
situazione. I Kerrabbia inviati da Sirio intendono distruggerla, i
Mangiasabbia farne una specie di Mecca del crimine e la Satan &
Soci riconvertirla al progetto iniziale: un pianeta di vacanze per
galattici straricchi.
E.
attende a braccia incrociate la fine della mia spiegazione e poi fa,
sarcastico:
–
Posso riprendere a parlare, adesso?
–
Come no.
–
Grazie. Se avessi saputo…
–
Beh, i primi cinquanta li hai avuti. Se adesso vuoi un altro
cinquanta…
–
E per farne cosa, Zio bello, per corrompere i Kerrabbia? A proposito,
come va a finire questa cretinissima storia?
–
Hhmm. – Io non ho ancora deciso nulla, così guardo la olo-TV
impegnata a trasmettere una nevicata di parmigiano con relativo
rumore di grattugia e dico casuale: – Non funziona, eh?
–
Senti, raperonzolo, se non mi dici come pensi di tirarmi fuori da
questa scodella di fango giuro che spiffero a tutti come mai sono
stati tirati in ballo in questa fetenzia…
–
Bravo, di’ a Mirella che si trova qui perchè me l’hai chiesto
tu. – Lo guardo. – Magari la prende male, eh? E poi questo
romanzo avrà un enorme, imprevisto successo. Conosco della gente che
me lo pubblica senza nemmeno leggerlo.
–
È meglio, se non lo leggono. Occhei, verme, ci sto, ma vedi di
tirarmi fuori di qui in fretta, prima che al posto della barba mi
crescano i funghi.
–
Fidati. – Devo mentire, cercate di capirmi.
Appena
il tempo di eclissarmi e un boato fa vibrare la nave come il
charleston di una batteria.
–
Per la Stella della Lentezza, la cucina! – Urla Pelagio passando a
precipizio in corridoio ed E., tuttora rancido e incattivito, lo
segue per inerzia con qualche attimo di ritardo.
–
La tua pentola a conversione é guasta, Pelagio. – Mirella,
ricoperta da un’indefinita pappa brunastra e con in mano un
frammento di materia plastica, li attende al termine della corsa.
–
La mia cucina… – L’astronauta della Satan fissa con stupefatto
dolore il minuscolo ambiente puzzolente di unto-bruciaticcio, fumoso
come una fonderia ed in buona parte intonacato di pappa di cereali e
di verdure ormai inidentificabili.
–
La compagnia ti passa materiale scadente, del tutto inadatto alla
cucina macrobiotica.– Sentenzia Mirella. – Quest’arnese è
esploso dopo due minuti di cottura.
Pelagio
guarda qualcosa appiccicato al soffitto annerito, presumibilmente una
parte viva e maligna del pranzo, almeno a giudicare dai sibili e dai
borbottii che tuttora la animano. Si volta verso Mirella e NON le
chiede come ha fatto a salvare la pelle in quell’inferno
macrobiotico.
–
Io vado a meditare. Se avete bisogno di me mi troverete nella Sala
delle Lettere. Non dovessi tornare le mie volontà sono nella memoria
di Mater, il computer di bordo. In ogni caso fate pulizia.
Dopodichè
il tartoide fa dietrofront e scompare.
–
Chissà perchè la chiama la “Sala delle Lettere”? – Mirella
guarda il frammento di plastica che tiene in mano come se contenesse
la risposta e poi si stringe nelle spalle. – Beh, che bibbo fai
come un ebete? Comincia a pulire che io vado a fare una doccia.
E.
con la faccia da Candid Camera la guarda allontanarsi, contempla la
cucina, simile alla sua idea di un reattore nucleare fuso, e si
chiede se non sia il caso di seguire l’esempio di Pelagio.
–
Pulisco io. – Conan si materializza alle sue spalle armato di un
arnese truculento, una specie di doppio bazooka pesante, e comincia
ad aspirare materiale organico dal pavimento. Poi si ferma e spegne
il cannone aspiratutto. – Ho molto riflettuto sulle sue parole.
Questo può essere definito un atto impuro? Questo far esplodere
sporcando tutto?
E.
tituba, improvvisamente conscio della basilare difficoltà di
comunicazione tra esseri senzienti. – Da un certo punto di vista…
Conan
annuisce compunto, estrae dalla scollatura un piccolo block notes,
prende due appunti e lo ripone nel suo tiepido rifugio. – Grazie. –
Un istante dopo riaccende il bazooka.
2 commenti:
Sai cosa vuol dire essere "in ritardo" nella lettura di Calibano dai primi di Dicembre?...
Vuol dire che oggi ho passato un pomeriggio stupendo a divertirmi come un matto leggendo tutti gli episodi di seguito (dal 23/11 in poi) e - questo ti piacerà, lo so - pensando ad ogni episodio "Questo è il migliore della serie!" e poi pensare uguale leggendo l'episodio dopo :))
Grazie davvero, ci stai facendo un bellissimo regalo!
(Se esce in cartaceo o ebook io lo compro eh!)
Buone feste a te e a tutte le persone che ami, indipendentemente dal numero di zampe che hanno.
Beh, che dire? Sono commosso che un mio testo possa piacere e ti ringrazio di cuore. Il bello, comunque, deve ancora venire. Intanto tutti gli auguri possibili a te e al tuo compagno,estendibili a chi ami davvero. A preeto!
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