«Ma che diavolo c'entra il rubinetto? O, che diavolo c'entra lo steampunk?»
Si tratta di una collegamento puramente fattuale. Infatti avevo in progetto di scrivere un annuncio breve per comunicare l'avvio di un'operazione dannatamente steampunk[1] quando si è rotta una tubatura e ho dovuto chiudere l'acqua per non fare la fine di un annegato del Titanic.
Che, a suo modo, è comunque steampunk.
Ma torniamo all'operazione.
Qualche anno fa decisi che alcune mie manie da ragazzo meritavano di essere immortalate, cimentandomi nel tentare di scrivere una piccola storia à la Jules Verne.
Scelsi la Germania come luogo della vicenda ed elessi a protagonista un Universität-Professor, non a caso amico e corrispondente del professor Lidenbrock, ritornato all'università di Amburgo dopo la sua gloriosa ma, ahinoi, misconosciuta impresa.
Arruolai a fargli compagnia un ingegnere genovese - cognome Fossati, nomen omen - un allenatore di calcio inglese, Mr. Hutton, e una curiosa fanciulla, Fraülein Biermann, figlia del rettore dell'università di Gottinga. Li caricai a bordo di un'aeronave, anzi di una nebulonave, e raccontai dello strano incontro che si trovarono a fare...
Il titolo della vicenda, pubblicata su Fata Morgana 4, «Nuvole» era «La testa tra le nuvole» e risultò abbastanza gradita ai lettori. In un secondo momento pubblicai il lungo racconto in formato .pdf sul mio blog [2], ricavandone qualche altra piccola soddisfazione e ora, dal momento che ho imparato a produrre e-book, ho pensato di pubblicarlo anche come e-book che comparirà tra qualche giorno in alto a sinistra della homepage del mio blog.
Quanto a Jules Verne, debbo ammettere la mia smisurata passione per i suoi romanzi, letti tra i dieci e i quindici anni. Dalla Terra alla Luna e Intorno alla Luna, Il giro del mondo in 80 giorni, L'isola Misteriosa, Viaggio al centro della Terra, Ventimila leghe sotto i mari sono i primi titoli che mi vengono in mente, tutti letti e riletti fino alla consumazione (del libro).
La mia piccola storia vuole essere un omaggio a un grande autore di (proto-)fantascienza. Una piccola operazione dannatamente steampunk.
Non appena pronto l'e-book ne scriverò qui.
[1] A suo tempo (1986) arrivai persino a scrivere le prime trenta cartelle di un romanzo ambientato alla fine dell'Ottocento, che avrebbe narrato della conquista di un impero planetario da parte delle forze della Triplice Intesa. Ma altri impegni mi spinsero ad abbandonare l'impresa, lasciando i cosmomarinai a attendere inutilmente la partenza.
[2] Chi volesse scaricare il racconto in formato .pdf può collegarsi a questo indirizzo e leggersi il racconto in santa pace - sempre che il sito ospitante funzioni... In ogni caso (ri)pubblicherò il testo in formato .pdf in contemporanea con quello in epub.
4 commenti:
Ah, lo steampunk!
A me era venuta l'idea di uno steampunk ambientato su Venere. Beh, quasi. O una storia di viaggi nel tempo a' la Time Machine di Wells, con una puntatina nello spazio e una nei domini della Triplice Alleanza. Solo idee, buone più che altro per una ipotetica pubblicazione su blog a puntate, o per un prossimo NaNoWriMo. In compenso, di steampunk vero e proprio, ovvero scritto almeno nel '900, ho letto solo un libro, peraltro steam fantasy. Ho però da qualche parte la Trilogia di Paul DeFilippo, che spero mi aiuti a colmare la lacuna. E devo ancora finire di leggere Intorno alla Luna, che abbandonai da piccolo e non ho più ripreso.
@SX: il principale problema di una testo steampunk è la quantità di informazioni da raccogliere per non sparare immani cazzate. Per scrivere il racconto citato - più o meno quaranta pagine - ho comunque dovuto documentarmi molto di più che non a scrivere un semplice racconto di fantasmi. Uno dei principali motivi per i quali ho abbandonato i miei cosmomarinai è che per scrivere il romanzo avrei dovuto fare un lavoro di documentazione degno di una tesi di laurea. E - visto il mio lavoro - non avevo tempo.
Non mi parlare di Steampunk...anche io lo trovo un genere molto faticoso da scrivere. Per come sono io, ovviamente.
Tempo addietro mi sono imbattuta in un'immagine Steampunk particolarmente bella ed evocativa e mi sono immaginata una storia.
Quando però sono andata a scrivere mi sono resa conto che dovevo ristudiare per bene tutte le dinamiche del volo e soprattutto dovevo stravolgerle (ma non del tutto sennò non c'è gusto) per far volare quella graziosissima macchinetta volante che era nella suddetta immagine.
In più mi sono studiata tutte le tecniche di lettura delle nubi per prevedere il meteo (mi serviva una sola frase ma ci ho messo una giornata).
Eppoi gli abiti, i cibi, gli ambienti, la storia...
Una specie di tragedia.
Anche perchè dopo tutto questo studiare la storia deve mantenersi fresca a evvnturosa, non deve essere un saggio storico. Perciò viene la parte difficilissima di scegliere quale delle mille informazioni sarà la più significativa e tale che in sole due o tre frasi al massimo renda l'idea.
Per quelle due o tre frasi ho studiato non so quanto.
c'è da dire che più studi più le idee per il plot si raffinano e eventi che non avevi immaginato diventano più pregnanti e divertenti da inserire però insomma per un racconto di 5000 parole ho studiato 2 mesi (poi io sono lenta e pignola, certamente) però...
E il racconto al momento è ancora molto molto ingessato nelle millemila nozioni che devo comunque trasmettere al lettore ma che non riesco ad alleggerire.
Però vedo che in giro chi scrive Steampunk tutti questi problemi non se li fa.
Ma credo che il problema sia che a me piacciono le cose solide e plausibili. Mi piace che tutto sia effettivamente possibile a meno di due o tre cosette in cui baro per far prendere il binario sbagliato a questo treno.
La potremmo chiamare ucronia scientifica.
Diciamo che lo steampunk che ho tentato di scrivere era più vicino alla fanstascienza che non al fantasy.
Complice l'ingegnere che è in me.
@Cily: hai sacrosantamente ragione, ovviamente, ma sinceramente penso che un lettore che ami incontrare lo steampunk si accontenti di un "clima" fin-de-siecle piuttosto che affogare in una notevole quantità di info, sia pure correttissime. Il racconto che presento qui - e che, per dire, in questo momento NON è scaricabile dal sito, ma poi FORSE lo sarà nuovamente - si basa su una semplice «imitazione» dello stile di Jules Verne e su un'evidente assurdità tecnica. La mia nebulonave, che dovrebbe viaggiare sospinta dal geomagnetismo terrestre, sospetto non riuscirebbe nemmeno a fare un metro, nella realtà. Ma mi divertiva troppo provare a immaginare i personaggi, scimmiottare uno stile ampiamente depositato nell'immaginario comune e costruire una nuova avventura del grande Nemo. Se poi la storia non sta insieme... beh, anche il cannone di «Dalla terra alla luna» avrebbe schiacciato i cosmonauti, il Nautilus sarebba affondato quasi subito, per non parlare degli intrepidi esploratori del Centro della Terra. Comunque, per provare a immaginare una tecnologia al "futuro anteriore", ovvero Steampunk, è necessario un lavoro di preparazione terrificante, un lavoro per il quale è effettivamente necessario un ingegnere : )
Ottimo motivo per spiegare il mio fiasco nello scrivere un intero romanzo...
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