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Una
quiete innaturale è caduta sulla Residenza di Teardraet. I
servitori, le guardie e i membri della minuscola corte del Conte-Mago
ostentano modi gravi e parlano con voce controllata. Maldanea, ancora
colpita da ciò che ha appreso a Verhida, ha notato questo
cambiamento che è andato a rafforzare la sottile sensazione di
panico che l'assale ogni sera, quando abbandona il mondo sensibile
per sprofondare nel sonno. Ha finito anch'ella per adeguarsi al nuovo
clima, per scegliere abiti scuri, poco appariscenti e trascorrere
gran parte del suo tempo sulle terrazze a sud, fissando la remota
linea dell'orizzonte per essere la prima a riconoscere i segni della
malattia del mondo che li obbligheranno ad abbandonare le isole.
Incontra
Teardraet anche meno di prima: da poco egli ha cominciato a disertare
anche i loro pasti, un tempo l'unica occasione per la giovane Wessiun
di incontrarlo. Ma forse Maldanea non ha provato né stupore né
dolore: il gelo che avanza ha messo salde radici anche nel suo cuore
e sempre di più ella si sorprende ad osservare le cose con il
distacco del viaggiatore.
La
piccola Difiduanna e Dama Pascalina osservano con pena questa
metamorfosi della loro amica e protetta, ma seppure dedichino ore ed
ore delle sempre più brevi giornate del nord a cercare nuovi modi
per scuoterla, per averla nuovamente accanto a loro, si sentono
depresse e tristi, come giocattoli dimenticati.
– È
forse l'amore. – Ipotizza Difiduanna, deplorando in cuor suo che
anche Debah sia caduta vittima di un sentimento tanto assurdo.
– Non
partecipa più neppure ai suoi pasti, si incontrano per pochi minuti
nella Sala delle Udienze, per vestire i panni dei Reggitori di Baran
e Verhida, ma null'altro: la porta di T rovesciata resta chiusa per
lei.
– Se
devo essere sincera, Pascalina, anche il Conte-Mago non mi sembra di
ottimo umore di questi tempi. – Osserva la piccola civetta.
Pascalina
si stringe platealmente nelle spalle. – Con tutti gli strani
pensieri che cova in quella testa di rame e tutte le manovre che
passa il tempo a combinare… qualcosa gli sarà andato storto.
– Non
so. Passa molto tempo nel suo laboratorio e comunica con quel
generale che ha mandato nelle Terre Tiepide, quel Nivel'Iun
dell'Isola del Tramonto.
– Persino
gente dell'Isola del Tramonto. – Sbuffa Pascalina. – Ma è
chiaro: tutti i matti dell'Orlo del Mondo stanno all'ombra delle
bandiere di T Rovesciata.
– Questo
ci riguarda assai poco. – Difiduanna si sente così saggia e pacata
che per un attimo ha il dubbio che sia stato qualcun altro a parlare.
– Ciò che ci preme è fare sì che Maldanea ritorni ad essere se
stessa.
–
E quel tipo strano, quel Mastro Nerubavel? Debah lo considera con
molta stima e affetto.
–
È partito per una missione per conto di Teardraet, non so né dove
né a fare che. – La civetta ostenta molto scetticismo, ma d'altro
canto è per lei virtualmente impossibile prendere sul serio la
bizzarra creatura che ha conosciuto a Baran, con quell'odore così
appetitoso addosso e con quell'accento impossibile.
–
Peccato. Forse Maldanea l'avrebbe ascoltato.
Difiduanna
chiude gli occhi e scarruffa le piume…bei consiglieri si sceglie la
giovane Wessiun. – No, Pascalina: dobbiamo prendere il toro per le
corna: devi andare a parlare con il Conte-Mago e ricordargli i suoi
doveri di sposo. E se le cose non dovessero cambiare neppure così
salirò sulla prima nave diretta verso Dharlemhiun per riferire al
Padre-Zio Wessiun, che certo non ne sarà felice.
Pascalina
sbarra gli occhi e si porta una mano al petto. – Devo…
–
Proprio così. Vuoi che sia io a chiedere di conferire con il
Conte-Mago? Ti sembra serio?
–
No, non credo. – Ammette Pascalina.
–
Bene, allora vai.
–
Come vai?
–
E quanto vuoi aspettare? Se non vai ora, nel momento nel quale più
forte e convinta è la tua – la nostra – indignazione, vuoi farlo
quando la mente sarà tornata fredda e prudente?
–
Ma forse…
–
Vai, Dama Pascalina. Chiama l'addetto di Teardraet e fatti condurre
senza indugio, capito? "Senza Indugio!", al suo cospetto.
Pascalina,
ancora stordita per l'inaspettata piega che ha preso la conversazione
allunga una mano per afferrare il cordone del campanello per chiamare
Ghiza, il Boldhovin.
Lo
sottile creatura compare all'improvviso e senza rumore come sua
abitudine, e come il solito fa sobbalzare la Dama.
–
Devo vedere il Conte-Mago. – Dichiara l'anziana Syerdwin. E un
attimo dopo. – Senza indugio.
Il
servitore si inchina. – Vi prego di seguirmi.
Pascalina
lancia un'ultima occhiata a Difiduanna e abbandona il proprio
appartamento con lo sguardo ed il passo di chi si reca al patibolo.
La civetta la guarda scuotendo il capo e vola sul più alto scaffale
della biblioteca di Maldanea. "Dovrò vedere il Conte Gast,
temo." Conclude con un lungo sospiro.
–
Il Conte-Mago si trova nella Sala dell'Arcobaleno.– Le comunica il
boldhovin indicando la grande tenda che conclude il breve corridoio
dalle pareti di vetro bianco. – Attendete un attimo e vi annuncerò.
Pascalina
annuisce, resistendo alla tentazione di dire "Se non può non
importa." Ormai si trova lì e quindi tanto vale portare a
termine la sua missione, "In fondo certo non mi ammazzerà."
Mormora a se stessa, come a convincere una parte di sé per la quale
quella possibilità non è poi così remota.
–
Il Conte-Mago vi attende. – La ricomparsa di Ghiza la fa sobbalzare
anche più del solito e Pascalina si affretta ad entrare con
improvvisa determinazione.
–
Non è tollerabile né onesto, Liest Teardraet. Voi venite meno al
patto sottoscritto privando Lie Maldanea della considerazione e
dell'affetto che ella merita! – Pascalina è vagamente conscia
della meravigliosa bellezza del luogo ove Teardraet conduce i propri
esperimenti, ma non perde tempo, non riprende neppure il fiato, prima
che il timore la freni. – Maldanea ha fiducia in voi e vi ama e
come la compensate? Negandole anche la povera compagnia di un pasto
consumato insieme! È forse costume dei Moeld trascurare così
vergognosamente la propria Id'Iun o è costume delle Terre Fredde?
Eppure avete avuto parole d'affetto e di simpatia per lei, le avete
forse dimenticate o è vostro abitudine regalare parole come abiti
smessi, senza riflettere e senza sentimento? Se non potete rinunciare
alla vostra solitudine perché trascinare qui anche Maldanea a
condividerla, lei che, sciagurata, ha tanta considerazione per i
vostri pensieri? Perché farla soffrire, lei è innocente e curiosa
come un cucciolo e come un cucciolo ama gli scherzi e le carezze. Non
permetterò che voi le facciate conoscere prima del momento fissato
il dolore del tempo che scorre troppo veloce!
Teardraet,
seduto, il libro dei Messaggi aperto sulle ginocchia, ha ascoltato
immobile la sfuriata di Pascalina, senza che il suo volto lasciasse
trasparire né ira né stupore.
Quando
la dama Syerdwin ha terminato china il capo sul libro, come se
volesse tornare a leggere.
–
Queste parole vi fanno onore, Dama Pascalina di Rocca Wessiun. –
Commenta dopo qualche attimo di silenzio. – Ma il dolore che sente
Maldanea ha molte radici ed affonda profondamente nel suo cuore.
Neppure io posso strapparla dalla contemplazione del mare reso grigio
dall'inverno e dai suoi tristi pensieri.
Incredula
Pascalina tace per qualche momento. – Ma neppure provate. –
Prosegue rinfrancata. – Neppure cercate di distoglierla, di
partecipare dei suoi timori.
–
Avete ragione, ma condividere certi pensieri lascia ancor più
amarezza. Non capite, Dama Pascalina: la stessa Maldanea mi ha
chiesto di non dividere più i pasti con lei. Ella sta vivendo in un
luogo inaccessibile e tiene lontano da sé chiunque cerchi di
avvicinarla. Il mio dolore non è inferiore al vostro.
Pascalina
rimane letteralmente senza parole. Sospetta che il Conte-Mago si stia
prendendo gioco di lei per allontanarla e cerca di aggrapparsi a quel
pensiero con una convinzione che ignora lo sguardo serio e la voce
cupa del Liest, testimonianze della sua sofferenza.
–
Voi dubitate di me, Dama Pascalina e non riesco a darvi torto. Certo
le mie oscillazioni, le mie esitazioni, la mia abitudine alla
solitudine hanno fatto molto per condurla a questo punto, ma se ho
fallito quando il mio cuore era sgombro e infervorato di sempre nuove
passioni come potrò riuscire ora?
Pascalina
scuote la testa. Ha la sensazione che esistano le parole per
rispondere a Teardraet, che siano a portata di mano e se aspetterà
un attimo potrà afferrarle. Ma quell'istante scorre via veloce
lasciandola muta e disperata. Si inchina al Conte-Mago e si volta
bruscamente per ritornare nei suoi appartamenti.
Appena
uscita Dama Pascalina Teardraet cerca nuovamente di immergersi nella
lettura, ma come pochi minuti prima, la cosa si rivela impossibile.
Pensieri lugubri, preoccupazioni, oscuri presagi hanno profondamente
inciso la sua abituale sicurezza, l'acume ironico che è sempre stato
la sua ricchezza. Soffre come un giovane dalla pelle ancora di un
unico colore e così si sente confuso, impaziente.
Maldanea
è riuscita a ferirlo, a spingerlo ad agitarsi inquieto, ad aprire
cento libri senza leggerne nessuno, a comporre le prime righe di
infinite riflessioni vergate con la calligrafia sottile e inclinata
che tutti nei regni dell'Ovest conoscono, senza mai terminarle e
senza trovare pace neppure in quel solitario esercizio.
La
luce che scende dalla cupola di cristallo è cupa e sembra interrotta
da delicati frammenti d'ombra che non riesce a cogliere ma che
rendono il suo splendido studio una tetra replica di se stesso.
Chiamare
ancora una volta Nivel'Iun è solo un modo per illudersi di
controllare pienamente la situazione. Ma è il primo a sapere che la
guida del gioco non è nelle sue mani in quel momento.
…Se
Artamiro dovesse morire… Se Bartsodesh dovesse prevalere… Se
Konstantin avesse la meglio nelle sue manovre di palazzo… Se i Re
della Gente Antica di Therrelise, Dharlemhiun e Farsoll
abbandonassero il campo dei Cancelli d'Occidente… I re alleati di
Artamiro esitano ancora, anche se i suoi emissari tessono
instancabilmente la tela del nuovo paesaggio al quale lavora da
decine d'anni.
Si
è legato alla Casa Wessiun, sa delle manovre di Konstantin nelle
terre alle fonti del Drew – che vengono a fare così
meravigliosamente il suo gioco – sa dei malumori alla corte di Nyby
Ornoll e del disorientamento delle Marrak delle Terre Fredde adesso
che il Duca Kwister è scomparso, sperduto tra i deserti e le magie
del Sud, ma sente che il suo progetto è insidiato da qualcosa di
imponderabile, inafferrabile. La sue insegne sono nuovamente oltre il
mare, come era accaduto in un tempo che lui stesso teme di non
riuscire più a ricordare, ma sono ben poca cosa quel pugno di
soldati e il lavoro di un gruppo di messi a lui fedeli per
ricongiungere nelle sue mani il destino dei Popoli Antichi.
Con
un moto esasperato scopre la superficie lucida di Andòden. Riconosce
il proprio viso nel riflesso e scuote il capo: a quanto pare lo
specchio ha deciso di limitarsi alla più banale delle sue facoltà.
–
Mostrami Artamiro, Andòden. – Ordina.
Il
suo volto nello specchio oscilla debolmente, come nel riflesso di uno
stagno frustato dai rami di un salice. Un attimo dopo vede il suo
volto assumere i contorni di una vecchia statua, dai lineamenti
usurati dal tempo, sfregiata e segnata dalla pioggia e dal muschio.
–
Smettila con i tuoi stupidi scherzi, Andòden. Mostrami Artamiro. –
Ma quali sono le terre che mostra ora lo specchio? Quali lande hanno
l'erba del colore del cristallo e sono popolate da alti alberi
immobili, le foglie di un colore bruno, metallico? Teardraet fissa
inorridito il paesaggio inquadrato nella massiccia cornice di Andòden
e un brivido improvviso lo scuote come un vecchio. Quelle sono le
terre Cambiate, il destino che attende le sue isole e forse l'intero
mondo, condannato da un'incomprensibile malattia.
Altre
immagini si rincorrono sulla lucida superficie dello specchio: genti
in fuga con le proprie povere cose, città abbandonate, silenziose e
immobili, congelate da un sottile strato di cristallo scuro, i volti
immemori di coloro che sono stati raggiunti dall'onda del Mutamento,
schierati in mezzo ai campi e sulle strade che riflettono i raggi
della luna, come giocattoli dimenticati.
Quale
sarà il mondo che si troverà infine a possedere?
Quell'assurdità
immota, tanto simile al Mondo-Tra-Un-Istante che ha conosciuto da
Invisibile? Teardraet vorrebbe che qualcuno venisse a interromperlo,
anche Dama Pascalina, con le sue preoccupazioni così naturali eppure
così patetiche, ma nessuno entra nel suo studio e nessuna voce lo
raggiunge. Non può che continuare a perdersi nel riflesso di Andòden
e a sentire la sua determinazione spezzarsi mentre la paura mette
salde radici nel suo cuore.
Copre
nuovamente lo specchio.
Queidhen.
Solo lui può inviargli quelle immagini: è l'unico a conoscere
davvero gli Specchi Gemelli che i Signori del mondo della Gente Nuova
hanno ereditato senza comprenderli. "Sette furono i Gemelli "
è scritto nel Libro delle Rupi.
L'Unico
vuole fermarlo, anche se è stato pronto ad aiutarlo quando si
trattava di colpire Artamiro. Teardraet si alza per camminare. Pochi
minuti davanti allo schermo scuro di Andòden l'hanno reso incerto
nei movimenti ed esitante come un malato. Come spesso ha fatto cerca
di immaginare il gioco di Queidhen, mentre una parte della sua mente
gli ripete che cercare di comprendere le Sue azioni è vano e
presuntuoso.
Ma
il Conte-Mago è troppo stanco e troppo disperato per ubbidire a
quella voce. Enumera nella sua mente le mosse dell'Antico Primo, le
battaglie combattute dai suoi Oom, le apparizioni, gli incantesimi
dei quali è stato complice. Artamiro si trova abbandonato sull'orlo
della vita e solo Egmont Rossiter, suo nipote, è davvero pronto a
rimanere con lui fino all'ultimo. Che sia questo il disegno di
Queidhen?
Sostenere
il giovane Duca di Dancemarare? Un debole sorriso fa per un attimo la
sua comparsa sul volto del Moeld: dietro la bandiera di Egmont
Rossiter viene la pace e la concordia e non può essere quello il Suo
disegno.
A
meno che egli non voglia condurre fino alla fine la disgrazia della
casa d'Occidente, schierare tutti contro tutti nell'ultima battaglia,
in un mondo impoverito e assediato dall'Onda del Mutamento. Teardraet
esita davanti a quella conclusione, ma i suoi pensieri corrono e si
affollano prima di riuscire a controllarli… Cosa sa, cosa ha visto
Queidhen nelle sue peregrinazioni nel tempo che verrà? Quale futuro
ha conosciuto? Non c'è che un modo per saperlo: seguirlo nel
Mondo-Tra-Un-Istante e anche oltre, giungere dove nessuno se non Lui
è arrivato.
La
conclusione delle sue riflessioni è spaventosa e insieme obbligata:
se non avrà la conoscenza dell'Unico non saprà mai, nonostante
tutta la sua esperienza e la sua intelligenza. Teardraet si volta
involontariamente a fissare il piccolo armadio dove conserva il
liquido che gli permette di divenire l'Invisibile.
Non
ha mai osato andare oltre le tre gocce, che lo hanno condotto in un
mondo freddo e sgradevole, popolato di ombre inquiete e di suoni
strascicati e rugginosi Ciò che si propone di fare adesso è passare
a dieci, venti gocce, per cercare di raggiungere il Tempo nel quale
ciò che ora teme sarà dimenticato. Non più il
Mondo-Tra-Un-Istante, ma il Termine.
Chiude
gli occhi. Se di follia si tratta spera che sia interamente sua, che
nessuna mente sia penetrata nei suoi pensieri per condurlo a quella
decisione.
–
Mi avete chiamato. – È difficile dire se Maldanea sia infastidita
o assolutamente indifferente alla sua richiesta. Il Conte-Mago esita
cercando di ritrovare lucidità ed equilibrio.
–
Se vi trovate qui… – Inizia a dire senza terminare la frase,
disgustato lui per primo dai propri modi.
–
Perché desideravate vedermi?
–
Maldanea, certo tu sai…– La fissa con pena. Vorrebbe che lei la
sentisse ed abbandonasse quei modi tanto freddi e distanti, ma non
può perdonarsi di elemosinare così il suo sorriso, la sua
comprensione e si fa ironico, sostenuto.
–
Sapete quali e quanti sono i problemi che angustiano la mia corona. –
Riprende. – Questo mi spinge a prendere iniziative che possono
essere fatali anche per me stesso.
Maldanea
tiene il suo sguardo fisso davanti a sé come una sentinella o un
martire. Annuisce. – Intendete raggiungere Nivel'Iun e marciare di
persona alla conquista di Dharlemhiun?
–
Dovrò raggiungere un giorno i miei soldati. – Si preoccupa di
rassicurarla, quasi temendo che lei possa mal giudicarlo. Sorride:
aver vissuto tanti anni non l'ha immunizzato dal più assurdo dei
sentimenti. – Ma non si tratta di questo. Temo ciò che il futuro
ci nasconde. Il Mutamento assedia le nostre isole.
Un'ombra
di emozione attraversa finalmente il volto della Id'Iun. – Ogni
giorno temo di scorgere il suo riflesso di cristallo congelare le
onde più lontane.
–
Anch'io soffrirò quando sarà il momento di abbandonare questa
Residenza e queste terre.
Le
parole non pronunciate rimangono in equilibrio tra loro, come un
etereo arco colorato. Ma i loro sguardi orgogliosi non si incontrano.
Un momento prezioso scompare senza essere afferrato, come è accaduto
tante volte.
Teardraet
sente farsi il vuoto nella sua mente. Ha resistito tante volte alla
tentazione di toccarla, di averla, di sentirla respirare accanto a
lui ed ora probabilmente è troppo tardi. Lei è giovane e sincera,
l'avrebbe trasformato profondamente, avrebbe reso futili tante cose,
ne avrebbe arricchite altre che giudica così poco importanti. Ma
perché ora brucia così la sofferenza per ciò che non è stato, per
i giorni e le notti che hanno soltanto reso più formidabili le
rispettive solitudini?
–
Dovrò vestire l'Invisibile. – Spiega. – Dovrò vedere il
Mondo-Tra-Molti-Istanti per sconfiggere l'Unico. È la sola strada
che mi rimane.
–
Verrò con voi.
–
Lie Maldanea non potete parlare seriamente.
Lei
ride senza allegria. – Non ho nulla di meglio da fare.
–
Ben pochi hanno tentato di seguire la strada dell'Invisibile. Il
prezzo può essere la pazzia ed una morte orribile. – Maldanea non
lo ascolta neppure, fissa l'uno dopo l'altro i settori di vetro
colorato che formano la Sala Arcobaleno, quasi volesse sceglierne
uno. Un'assurda gioia gli impedisce di continuare a parlare: la
propria libertà, difesa per tutti quei mesi, è una ben misera
ricchezza.
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