18.12.19

Il Mare Obliquo 47

Dopo aver salvato la piccola Moridee Kwister, Usif-Lizhi e Oakin continuano il loro viaggio sulla Goren verso le sorgenti del Drew. Ma ancora una volta non mancheranno le sorprese.
-----------------------------------------------------------------------
La corrente contraria si è fatta più forte ed anche stando sul ponte si ha la sensazione della fatica dei rematori nel tenere la Goren dritta al centro del fiume.
La piccola Moridee se ne sta da sola sulla breve superficie triangolare del ponte delimitata dalla prua e dal castello di prora. Avvolta in una coperta cedutagli dal Duca Kwister in persona, che le copre anche il capo, tiene il viso sottile e colorito rivolto costantemente verso la sorgente del Drew, come se la forza del suo desiderio potesse dare alla nave più velocità.
– Non ha freddo quella ragazzina?
Kirzil Pennarossa che nell'intimità della propria mente stava giungendo a formulare la stessa domanda guarda stupito il vecchio Oakin che mai e poi mai avrebbe creduto capace di tali delicatezze.
– Ha la coperta dei Lupi-Drago. Non mi sembra possibile.
– Bah. I bambini della Gente Nuova sono impiccioni e curiosi quanto gli adulti. Ed hanno molte vite, non merita assolutamente preoccuparsi per loro.
– Cosa porti in quel boccale?
– E a te cosa importa Kirzil dei Mappin?
– Nulla dall'odore avrei giurato che si trattasse di latte ben caldo con miele, ma forse mi sbaglio.
– Eh sì, ti sbagli proprio. – Oakin il Marinaio, dal volto scavato e macchiato come la pelle dello zaino di un vecchio soldato, chiude con una mano il boccale e si avvia verso la porticina che attraverso la torre di prora conduce alla prua della nave.
– Non hai proprio nulla da fare, maledettissimo ficcanaso di un Mappin? – Ulula Oakin, la mano appoggiata sulla maniglia.
– Come no! Mi ricordo improvvisamente che la mia spada ha urgente bisogno di una bella lucidata, piena com'è del sangue dell'ultimo fellone che ho passato da parte a parte. Corro.
Oakin decide che il suo interlocutore non merita nessuna risposta e sorreggendo con cura il boccale si affretta verso Moridee, prima che l'aria frizzante del mattino raffreddi il latte.
– Grazie, signor comandante. – Lo ringrazia la bambina restituendole il recipiente debitamente svuotato ed asciugandosi due baffi di candida schiuma. – Ci vuole ancora molto per le chiuse?
– Non è lontano, ma la corrente stamattina è particolarmente forte e così ci vorrà ancora un po'.
– Ah. – Sospira Moridee. E dopo qualche istante di silenziosa contemplazione: – C'è Villa Lou, oltre quelle tre curve del fiume, vero? Ed i cancelli dei Fratelli del Drew. Poi c'è Hedra e qualche miglio più sù Ulfa e ancora oltre le Rocche Muscose dei Semurgh, dove il Drew nasce.
– Infatti.
– E non è possibile giungere con la nave oltre Ulfa.– Continua la ragazzina con l'espressione attenta e compunta di una scolara che reciti una lezione. – È vero che i Semurgh sono anche chiamati i Ladri del Ventaglio?
Oakin esita per un istante. – Sì, da tanto tempo.
– E sono della mia gente, della Gente Nuova, vero?
– Sì, ma perché tante domande?
– Beh, temo che dovrò incontrarli e così cerco di informarmi prima. È vero che vestono solo di verde e bruno e che le loro rocche sono scolpite entro grandi picchi, come quelle dei Notturni? 

 
– Non proprio, non esattamente. – Annaspa il vecchio marinaio. – Ho visto poche volte dei Semurgh, pare che abbiano ben poco da vendere ed ancora meno da comprare e sono molto orgogliosi della loro libertà.– Oakin fa una smorfia. – Ma più che di libertà bisognerebbe parlare di una miseria rapace e molto, molto superba. È gente strana, dai costumi ancor più strani. Hanno l'abitudine di girare esclusivamente in gruppi di tre persone delle quali sono una sembra dotata di parola. Ad Ulfa li detestano anche perché per secoli li hanno dovuto combattere. La città è interamente cintata proprio per questo.
– Mio padre dice che i Semurgh venerano la stella del Tramonto che ritengono il riflesso celeste del nostro mondo. – Aggiunge Moridee.
– È possibile. Ma tu come fai a sapere tutte queste cose?
– Mio padre è Custode delle Acque e possiede la più grande Biblioteca dell'Alto Drew. – Spiega la ragazzina senza nascondere una punta di infantile vanità. – Credi che siano loro ad aver prodotto il Canto?
Oakin, che ha udito una versione estremamente ridotta del racconto di Moridee da un Wediliun molto più propenso a dormire che a chiacchierare, impiega qualche secondo per capire di quale canto stia parlando Moridee.
– Il canto… Il canto. – Ripete per prendere tempo. – Certo che è probabile…È gente strana te l'ho detto. Vuoi altro latte?
– No, no grazie.
– Vuoi continuare a rimanere qui?
– Sì. – La bambina esita per un istante. – Signor Comandante crede che mio padre sia là con loro, alle Rocche Muscose? – Chiede infine.
– È possibile, certo. In fondo gli unici piantagrane della zona sono proprio i Semurgh.
– Spero che sia così. Certo che devono essere BEN STRANI per produrre un suono come quello!
Oakin annuisce senza più sapere cos'altro dire e con un sorriso che si augura non sembri troppo vacuo si affretta a scomparire dietro la porta del castello di Prora, lasciando Moridee ai suoi pensieri. 
 


Oltrepassano Villa Lou a metà del cammino del sole. La minuscola cittadina, fondata dalla Società Pittorica di Thorn, nelle Terre dei Cancelli d'Oriente, non ha inalberato sulla punta della Torre Zabaglione il suo vessillo multicolore e sui moli c'è ben poca gente. Moridee si sporge dalla murata per salutare ma nessuno risponde.
– Dev'essere successo qualcosa. A Villa Lou mi salutavano sempre quando passavo.
Usif-Lizhi annuisce serio. Non gli passa neppure per l'anticamera del cervello di sottovalutare il messaggio della piccola Uxielita e guarda con apprensione i pochi individui che sciamano sui moli, tutti apparentemente sfaccendati.
– Non vi sono navi alla fonda, è normale?
– No. – Jay Wediliun si sporge dalla murata per osservare meglio. – E la gente che si vede ha abiti molto strani. A Villa Lou le tradizioni della Scuola Pittorica di Thorn sono rispettate ed è praticamente impossibile incontrare due cittadini di Villa Lou con la stessa combinazione di colori addosso. Esiste un codice molto rigido a questo proposito… – Il mercante Syerdwin si interrompe. – Ma probabilmente vi sto annoiando Signore Usif-Lizhi…
– Al contrario. Vi prego continuate.
– Bah, io stesso sono in possesso solo di poche informazioni. Ho sentito che la Camera Estetica di Villa Lou consegna alla famiglia di ognuno dei nuovi nati una tavola dei colori personale, il Breviario, che viene desunto da alcune caratteristiche celesti del giorno della nascita. Ogni cittadino di Villa Lou è tenuto a rispettare il calendario delle Tinte presente nel Breviario ed a seguirlo in modo puntuale. Si dice che i singoli breviari della Camera Estetica siano congegnati in modo che non vi siano mai in circolazione combinazioni identiche di colori negli stessi giorni.
– Oh, bella! E gli stranieri?
– È molto semplice, mastro Kirzil: a chi si trova a transitare o a risiedere a Villa Lou viene consegnato un Breviario provvisorio che si è tenuti a rispettare fintantoché si rimane entro i confini della città.
– Ma la gente che si vede da qui non mi sembra tanto preoccupata di rispettare le leggi della città: vestono tutti gli stessi colori. – Replica Kirzil Pennarossa. – Cosa sarà accaduto della Camera Estetica?
Il mercante scuote il capo perplesso. – Quei colori non mi dicono molto… Ecco, sta arrivando Oakin: sarà meglio chiedere a lui che fa questa rotta almeno venti volte all'anno.
– Verde e bruno. I Semurgh. Ce l'hanno fatta alla fine quei serpenti. Darò ordine di trascorrere più lontano dalla riva.
La rivelazione del capitano della Goren non sembra provocare soverchie preoccupazioni nei passeggeri mentre allarma visibilmente i membri dell'equipaggio.
– Chi sono i Semurgh? – Il duca Kwister afferra per un braccio Oakin, diretto verso la timoneria.
– Individui assai sgradevoli, rissosi, enigmatici, superbi ed intrattabili. – Con uno scatto l'anziano Gu'Hijirr libera il braccio. – Col vostro permesso, signor Duca.
Pochi attimi dopo il ritmo dei remi della Goren aumenta sensibilmente mentre dai moli di Villa Lou vengono i primi segni di eccitazione. Appaiono archi e balestre e qualche freccia finisce in acqua ancora ad una buona distanza da loro.
– Amichevoli non sono proprio, direi. – Osserva Kirzil. – Ma cosa ci fanno qui?
Usimbal, il secondo della Goren si stringe nelle spalle. – Villa Lou era protetta dalla Milizia di Ulfa e quando i Semurgh scendevano in armi dalle loro Rocche Muscose gli Ulfani erano pronti a ricacciarveli.
– Queste città erano protette dalla Lega delle Chiuse, ma con chi stanno i Semurgh? – Chiede il Duca Kwister. – Con i Cancelli d'Oriente o con Re Artamiro?
– Che io sappia non hanno mai avuto alleati, solo nemici, ma i tempi sono divenuti così incerti. – Usimbal, un Gu'Hijirr ancora giovane ma dalla pelle divenuta precocemente scura e coriacea, inclina sulla nuca il copricapo cilindrico di tela chiara, molto simile a quello di un cuoco e si gratta ostentatamente la fronte. – Certo che così Nyby Ornoll non ha più molti amici ad est di Ennanshua…– Il Gu'HIjirr scruta la riva dove uomini in abito verde e bruno si affannano a lanciare nel fiume frecce e giavellotti e subito dopo alza la testa verso lo stendardo verde e oro inalberato dalla Goren, che la identifica come nave Gu'Hijirr. – Tra poco non sarà più molto sicuro girare con quel pezzo di stoffa sulla testa. – Abbassa quasi impercettibilmente la voce. – Ed è altrettanto probabile che in tutta questa storia l'unico che ha visto abbastanza lontano sia Il Testardo, che ha subito portato la sua bandiera da Bartsodesh. 

 
Oakin che ha udito l'osservazione del suo secondo, diversamente dal solito non si scaglia a difendere Nyby Ornoll ma fissa quasi con malinconia i Semurgh tuttora intenti a bersagliare inutilmente la nave. – Sarebbe meglio, Usimbal, tenerci pronti ad un attacco.
– Corro.
Da una feritoia elegantemente istoriata posta sul pronte di prora emerge dopo qualche attimo l'estremità di una massiccia colonna bronzea adagiata parallelamente al ponte, aperta all'estremità anteriore e decorata da divinità marine ed altre bizzarre creature per tutta la sua lunghezza.
– Cos'è mai quello strano oggetto? – Chiede Usif-Lizhi.
– È una granatiera. – Dice Oakin senza spiegare. – Se non temono la nostra bandiera ed il nostro re almeno rispetteranno questa. Preparala Usimbal.
Passano pochi istanti. La voce del secondo annuncia. – Granatiera caricata e pronta.
– Accendi. Mira al terzo molo.
Un boato formidabile squarcia l'aria e, passato il tempo di un battito di ciglia, il terzo molo di Villa Lou, gremito di arcieri Semurgh, si accende di fiamme. Quando il fumo si dirada il molo è ridotto ad un moncherino annerito e deserto mentre i Semurgh hanno abbandonato le postazioni più avanzate per ripiegare alle spalle del Lungofiume.
– Mirabolante! – Il duca Kwister ancora stordito dalla potenza dell'esplosione non cessa di guardare a turno la riva deserta della città e la minacciosa bocca della granatiera dalla quale ancora sale un leggero fumo bianco. – Non oso pensare quale sarebbe l'effetto di un simile attrezzo su un gruppo di cavalieri.
– E non lo vedrete mai, signor Duca. Queste granatiere sono prodotte da pochi fabbri di Farsoll per ordine della Gilda dei Mercanti di Mare. Servono per la difesa delle navi. Si dice che qualcuno abbia cercato di venderne il segreto ai Cancelli d'Oriente o ad Artamiro, ma ne abbia tratto solo rifiuti inorriditi. Il fatto è che i Signori, che sono gli unici a poterli comperare, sarebbero anche le prime vittime di tali arnesi e quindi…
Il duca Kwister riflette per un istante prima di sorridere. – Siete saggio ed avveduto, Oakin. E sono assolutamente d'accordo che tali pregevoli oggetti siano usati solo dai bravi mercanti Gu'Hijirr.
Il Lupo-Drago lancia ancora un'occhiata in direzione della riva. – Per quanto debba ammettere che la loro efficacia è davvero impareggiabile. 

 
Ma l'euforia per il facile successo sugli arcieri Semurgh lascia ben presto il posto alla tensione. Se gli abitanti delle Rocche Muscose hanno già preso Villa Lou, che ne sarà stato dei Cancelli del Drew?
– Che ne sarà stato delle Chiuse? –
Kirzil Pennarossa si stringe nelle spalle. – Stiamo andando a constatarlo, Harvaiun.
– Già, ma se la chiuse non funzionano come faremo a proseguire?
– Scenderemo e le azioneremo noi.
– E se è pieno di quei tizi?
Il Gu'Hijirr sbuffa e guarda verso il cielo. – Lasceremo loro in ostaggio uno sciocco servitore Syerdwin per renderli più amichevoli.
– Parlavo sul serio.
Se lo scudiero del Duca Kwister è tanto preoccupato da non replicare neppure ai motteggi di un maiale di fiume la situazione deve essere davvero grave, ragiona tra sé Kirzil.
– Mi sono perso qualcosa?
– Che cosa?
– Dico, forse mi sono perso qualche infausto presagio o qualche dotta riflessione. Le rive sono tutte tappezzate di Semurgh?
– Non ho detto questo. Ma il mio Signore è preoccupato per la nostra missione. E anch'io.
– … per la mia pelle.
– C'è qualcosa di disdicevole? Tu quante volte sei sceso in battaglia contro la gente nuova delle Rocche Muscose?
– Stai diventando impertinente, Share Harvaiun. Ricorda che i Gu'Hijirr non combattono se non quando è assolutamente necessario. In genere pagano degli stolti perché lo facciano per loro.
– Per quello hanno le più grosse pance dell'Orlo del mondo.
Il Syerdwin risucchia le labbra all'interno della bocca come se volesse rimangiarsi la battuta e scuote il capo come un cane bagnato.
– Finiamola con questa sciocca discussione, Kirzil. Ne sai qualcosa tu di questa gente? Sai se ci si deve preoccupare davvero?
– Ah, ma allora è questo che cerchi, fiorellino mio, essere rassicurato? Bene non posso farlo. Ho visto Villa Lou un paio di volte, quanto facevo l'apprendista marinaio su una nave simile alla Goren e ti posso giurare che era la città più bella e allegra di tutte quelle delle terre bagnate dal Drew. Averla vista in mano a quei cani rabbiosi mi ha decisamente guastato la digestione. Anch'io temo che le chiuse siano finite in mano a loro. Se Ulfa è caduta l'intera Lega delle Acque è in pericolo… Ma quello che non mi riesce di capire è chi ci sia dietro tutta questa faccenda.
– Konstantin, l'arciduca.
Noro Heban, il bruno mercante della gente nuova, uomo solitamente silenzioso e discreto, si appoggia al bordo della balconata della Goren e tira una lunga boccata dalla sua piccola pipa di terracotta.
– Come puoi dirlo, uomo?
Il mercante sputa nelle acque scure e calme del Drew e fissa un punto all'orizzonte. – Il marito della principessa Calissa è un'uomo ambizioso e contorto. Detesta la gente antica, gu'hijirr, Syerdwin, Lupi-Drago, Notturni tutti nello stesso modo come sa che Ornoll e Vamaiun sono più amici di Artamiro che suoi.
Il mercante infila una mano nella profonda tasca degli ampi pantaloni e ne estrae un piccolo oggetto metallico. – Una freccia è riuscita a giungere fino alla Goren e si è piantata nell'albero di mezzana. Sono riuscito ad estrarne la punta. Guardatela con attenzione.
Il piccolo oggetto passa nelle mani di Kirzil e poi di Share Harvaiun.
– Qui, molto in piccolo c'è una scritta. – Il syerdwin inclina la punta della freccia in modo che la luce del primo pomeriggio la illumini in pieno.
– Jeghu o Seghu, direi.
– Già, Jeghu. Jeghu Eshida, il Primo dei Mastri Fabbri di Therrelise. Vediamo, chi mi sa dire cosa ci fa una freccia dei Lupi-Drago in questa terra tanto lontana?
– Già, cosa ci fa? – Chiede Kirzil.
– Io non lo so. Ma il mio signore e i suoi simili non hanno commerci con quella gente.
– Ehi, come sei sicuro Harvaiun. Ti faranno Lupo-Drago onorario prima o poi. 

 
– Ha ragione. E tu Kirzil non devi ridere della lealtà di Share. Queste frecce vengono dall'arsenale reale di Artamiro e sono state regalate ai Semurgh da Konstantin.
– Ma scusa, Heban, cosa ci guadagna l'Arciduca a far litigare i Cancelli d'Occidente con i Gu'Hijirr? – Chiede Harvaiun.
– … e con i Lupi-Drago e con Horr Vamaiun e le città sorelle? Poco per la sorte del regno ma molto per dimostrare che la situazione è grave e che Dancemarare ha bisogno di un nuovo re.
– Cioè il duca Rossiter.
– Sei informato anche tu, Kirzil, anche se ti dai arie da zotico.
– Meglio nascondere il poco che si sa. La gente non ha paura e si sbottona più facilmente. Pura saggezza mercantile gu'hijirr.
Noro Heban sospira. – Verissimo, maestro. Il fatto è che il Duca Rossiter si trova in faccia a Bartsodesh e ha ben poche speranze che la guerra sia vinta velocemente. Fintanto che le cose stanno così un qualunque stupido incidente può spacciare il duca ed una situazione grave con Farsoll e le altre nazioni alleate può spingere la Sala Purpurea ad eleggere Konstantin ed a deporre Artamiro.
– Siamo già a questo punto? – Chiede incredulo Kirzil.
– Teardraet si sta muovendo dal nord e certo non è amico di Vamaiun. Qui si muovono i Semurgh e la Lega delle Chiuse è in grave pericolo. Cos'altro aspetti per capire?
– Solo una cosa. Come fai ad essere in possesso di queste notizie?
– Oakin era a conoscenza di tutte queste cose e di molte altre. Non era partito da molto da Farsoll e non manca di amicizie né di curiosità.
– Oakin?… – Kirzil Pennarossa appare stupito solo per un attimo poi sorride. – Già, già… come l'ho chiamata uomo ?
– Pura saggezza mercantile Gu'hijirr hai detto. – Ride Noro Heban.
– Ecco, proprio così, nulla di più e nulla di meno.


Il vento si alza improvviso disegnando onde disordinate sull'erba delle rive. E subito dopo vengono le nubi, pesanti, oscure, che hanno trascorso gran parte del tempo diurno adagiate sulle Montagne dell'Orlo, come le tende tirate di un sipario.
La pioggia non tarda, obliqua, violenta: inzuppa in un istante la vela della Goren e lava frenetica il ponte della nave donandogli un riflesso più scuro.
La fatica dei rematori nella corrente fattasi più robusta diviene di momento in momento insostenibile e la nave oscilla, arranca, sembra scivolare come uno scalatore ormai stanco.
– Dovremo fermarci e ancorare. – Dice quasi a se stesso Oakin. – Se la nave prende la corrente sul fianco rischiamo di capovolgerci o di prendere una secca.
La fata Mahaderill, unica ascoltatrice del vecchio comandante, annuisce in silenzio stringendo le labbra. Ha l'espressione ferma e concentrata di chi in vita sua non ha fatto altro che navigare. Oakin la guarda con rispetto: considera un onore trasportare sulla sua nave una gwellyniuin, l'unica che ricordi di aver mai avuto come passeggero.
– Ho la vostra approvazione, dama Mahaderill? – Le chiede senza riflettere.
La fata sorride. I suoi sorrisi sono piccoli prodigi, nascono all'improvviso e riscaldano il cuore di chi le parla, risvegliando il dolce brivido dell'amore. – Quelli del mio popolo non conoscono l'arte della navigazione, mastro Oakin, come potrei negarvi la mia approvazione?
– Già, già come potreste? – Oakin si schiarisce la voce e si gratta ostentamente il fianco. – Usimbal? Dove sei Usimbal, maledetto, vieni qui. – Urla e si affretta ad allontanarsi, imbarazzato come un giovanissimo gu'hijirr che ha scoperto di amare perdutamente la propria maestra.
Il secondo della Goren fa capolino dalla scala del ponte inferiore con una bella espressione a metà tra l'iracondo ed il perplesso e, appena visto Oakin grida a sua volta. – Allora, vecchio rospo? Cosa vuoi da me? Pensa alla nave che rischia di andare con la chiglia a guardar le stelle da un momento all'altro…
– Non ho certo bisogno che sia uno stupido Galle a ricordarmelo. Comincia ad accostare a sinistra, ci fermiamo all'ansa del Guaritore, trecento braccia davanti a noi.
La manovra di accostamento non è né facile né agevole con il vento che schiaffeggia la vela fradicia e la pioggia che investe la nave a raffiche. Un tuono attutito e lontano fa la sua comparsa e Usif-Lizhi, in piedi alla porta del castello di poppa, osserva senza provare ancora timore la ragnatela dei fulmini lontani accendersi sui Monti dell'Orlo.
– Una cosa è certa: con questo tempo i nostri amici Semurgh avranno altro da fare che inseguire noi. – Filosofeggia Kirzil. – Rientra signore, ti raffreddi e soprattutto raffreddi anche noi.
– Hai ragione. – Il Notturno fissa ancora una volta il cielo basso e scuro e chiude la porta, smorzando il crepitio battente della pioggia.
– Riuscirà il nostro amico Oakin?
Kirzil si stringe nelle spalle. – Se non riesce a lui, caro Wediliun, vuol dire che è impossibile.
– Bella consolazione. – Harvaiun incassa la testa nelle spalle e chiude gli occhi al rombo ormai vicino del tuono. – Scampare ai Semurgh per andare in bocca ai pesci.
– Puoi sempre cambiare, non credi? – Sbotta spazientito il gu'Hijirr. – E diventare anche tu un pesce.
Kudhe il Silvano si alza per raggiungere una delle piccole finestre protette da un rete di ferro che fanno da corona al castello di poppa. Lancia un'occhiata all'esterno e compie un leggero movimento con il capo, un'oscillazione verso l'alto, come per ascoltare meglio una voce molto fievole.
A nessuno sfugge l'azione del Silvano e per qualche attimo nella piccola ed affollata sala, decorata con le armi dei Berzel di Fonteluna, l'unico rumore è lo scroscio della pioggia e l'ululato del vento.
– Ti… parlano? – Si azzarda infine a chiedere Share Harvaiun.
– Noi sentiamo allo stesso modo, Thal-gy, non abbiamo bisogno di parlare.
Il syerdwin annuisce. – Cosa significa Thal-gy? – Chiede dopo una lunga pausa.
Non è Khude a rispondere, ma Wediliun. – Metà-Acqua, è il nome del nostro popolo per i Silvani.
– Cosa sentite? – Chiede il Duca Kwister.
– Non vi è più equilibrio. Perderete questa nave.
– Cosa dovremo fare?
– C'è una strada che passa alle spalle di Mont Bilgiam, appena oltre le chiuse. È una strada scavata dai Gu'Hijirr bruni per i Notturni e giunge diretta ai piedi del Gradino.
– Dovremo abbandonare la nave non appena riusciremo ad attraccare?
Il Silvano annuisce. – Questo è solo l'inizio della tempesta e questa non è l'ultima tempesta.

Nessun commento: