Dopo aver salvato la piccola Moridee Kwister, Usif-Lizhi e Oakin continuano il loro viaggio sulla Goren verso le sorgenti del Drew. Ma ancora una volta non mancheranno le sorprese. |
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La
corrente contraria si è fatta più forte ed anche stando sul ponte
si ha la sensazione della fatica dei rematori nel tenere la Goren
dritta al centro del fiume.
La
piccola Moridee se ne sta da sola sulla breve superficie triangolare
del ponte delimitata dalla prua e dal castello di prora. Avvolta in
una coperta cedutagli dal Duca Kwister in persona, che le copre anche
il capo, tiene il viso sottile e colorito rivolto costantemente verso
la sorgente del Drew, come se la forza del suo desiderio potesse dare
alla nave più velocità.
– Non ha freddo quella ragazzina?
Kirzil
Pennarossa che nell'intimità della propria mente stava giungendo a
formulare la stessa domanda guarda stupito il vecchio Oakin che mai e
poi mai avrebbe creduto capace di tali delicatezze.
–
Ha la coperta dei Lupi-Drago. Non mi sembra possibile.
–
Bah. I bambini della Gente Nuova sono impiccioni e curiosi quanto gli
adulti. Ed hanno molte vite, non merita assolutamente preoccuparsi
per loro.
–
Cosa porti in quel boccale?
–
E a te cosa importa Kirzil dei Mappin?
–
Nulla dall'odore avrei giurato che si trattasse di latte ben caldo
con miele, ma forse mi sbaglio.
–
Eh sì, ti sbagli proprio. – Oakin il Marinaio, dal volto scavato e
macchiato come la pelle dello zaino di un vecchio soldato, chiude con
una mano il boccale e si avvia verso la porticina che attraverso la
torre di prora conduce alla prua della nave.
–
Non hai proprio nulla da fare, maledettissimo ficcanaso di un Mappin?
– Ulula Oakin, la mano appoggiata sulla maniglia.
–
Come no! Mi ricordo improvvisamente che la mia spada ha urgente
bisogno di una bella lucidata, piena com'è del sangue dell'ultimo
fellone che ho passato da parte a parte. Corro.
Oakin
decide che il suo interlocutore non merita nessuna risposta e
sorreggendo con cura il boccale si affretta verso Moridee, prima che
l'aria frizzante del mattino raffreddi il latte.
–
Grazie, signor comandante. – Lo ringrazia la bambina restituendole
il recipiente debitamente svuotato ed asciugandosi due baffi di
candida schiuma. – Ci vuole ancora molto per le chiuse?
–
Non è lontano, ma la corrente stamattina è particolarmente forte e
così ci vorrà ancora un po'.
–
Ah. – Sospira Moridee. E dopo qualche istante di silenziosa
contemplazione: – C'è Villa Lou, oltre quelle tre curve del fiume,
vero? Ed i cancelli dei Fratelli del Drew. Poi c'è Hedra e qualche
miglio più sù Ulfa e ancora oltre le Rocche Muscose dei Semurgh,
dove il Drew nasce.
–
Infatti.
–
E non è possibile giungere con la nave oltre Ulfa.– Continua la
ragazzina con l'espressione attenta e compunta di una scolara che
reciti una lezione. – È vero che i Semurgh sono anche chiamati i
Ladri del Ventaglio?
Oakin
esita per un istante. – Sì, da tanto tempo.
–
E sono della mia gente, della Gente Nuova, vero?
–
Sì, ma perché tante domande?
–
Beh, temo che dovrò incontrarli e così cerco di informarmi prima. È
vero che vestono solo di verde e bruno e che le loro rocche sono
scolpite entro grandi picchi, come quelle dei Notturni?
–
Non proprio, non esattamente. – Annaspa il vecchio marinaio. – Ho
visto poche volte dei Semurgh, pare che abbiano ben poco da vendere
ed ancora meno da comprare e sono molto orgogliosi della loro
libertà.– Oakin fa una smorfia. – Ma più che di libertà
bisognerebbe parlare di una miseria rapace e molto, molto superba. È
gente strana, dai costumi ancor più strani. Hanno l'abitudine di
girare esclusivamente in gruppi di tre persone delle quali sono una
sembra dotata di parola. Ad Ulfa li detestano anche perché per
secoli li hanno dovuto combattere. La città è interamente cintata
proprio per questo.
–
Mio padre dice che i Semurgh venerano la stella del Tramonto che
ritengono il riflesso celeste del nostro mondo. – Aggiunge Moridee.
–
È possibile. Ma tu come fai a sapere tutte queste cose?
–
Mio padre è Custode delle Acque e possiede la più grande Biblioteca
dell'Alto Drew. – Spiega la ragazzina senza nascondere una punta di
infantile vanità. – Credi che siano loro ad aver prodotto il
Canto?
Oakin,
che ha udito una versione estremamente ridotta del racconto di
Moridee da un Wediliun molto più propenso a dormire che a
chiacchierare, impiega qualche secondo per capire di quale canto stia
parlando Moridee.
–
Il canto… Il canto. – Ripete per prendere tempo. – Certo che è
probabile…È gente strana te l'ho detto. Vuoi altro latte?
–
No, no grazie.
–
Vuoi continuare a rimanere qui?
–
Sì. – La bambina esita per un istante. – Signor Comandante crede
che mio padre sia là con loro, alle Rocche Muscose? – Chiede
infine.
–
È possibile, certo. In fondo gli unici piantagrane della zona sono
proprio i Semurgh.
–
Spero che sia così. Certo che devono essere BEN STRANI per produrre
un suono come quello!
Oakin
annuisce senza più sapere cos'altro dire e con un sorriso che si
augura non sembri troppo vacuo si affretta a scomparire dietro la
porta del castello di Prora, lasciando Moridee ai suoi pensieri.
Oltrepassano
Villa Lou a metà del cammino del sole. La minuscola cittadina,
fondata dalla Società Pittorica di Thorn, nelle Terre dei Cancelli
d'Oriente, non ha inalberato sulla punta della Torre Zabaglione il
suo vessillo multicolore e sui moli c'è ben poca gente. Moridee si
sporge dalla murata per salutare ma nessuno risponde.
–
Dev'essere successo qualcosa. A Villa Lou mi salutavano sempre quando
passavo.
Usif-Lizhi
annuisce serio. Non gli passa neppure per l'anticamera del cervello
di sottovalutare il messaggio della piccola Uxielita e guarda con
apprensione i pochi individui che sciamano sui moli, tutti
apparentemente sfaccendati.
–
Non vi sono navi alla fonda, è normale?
–
No. – Jay Wediliun si sporge dalla murata per osservare meglio. –
E la gente che si vede ha abiti molto strani. A Villa Lou le
tradizioni della Scuola Pittorica di Thorn sono rispettate ed è
praticamente impossibile incontrare due cittadini di Villa Lou con la
stessa combinazione di colori addosso. Esiste un codice molto rigido
a questo proposito… – Il mercante Syerdwin si interrompe. – Ma
probabilmente vi sto annoiando Signore Usif-Lizhi…
–
Al contrario. Vi prego continuate.
–
Bah, io stesso sono in possesso solo di poche informazioni. Ho
sentito che la Camera Estetica di Villa Lou consegna alla famiglia di
ognuno dei nuovi nati una tavola dei colori personale, il Breviario,
che viene desunto da alcune caratteristiche celesti del giorno della
nascita. Ogni cittadino di Villa Lou è tenuto a rispettare il
calendario delle Tinte presente nel Breviario ed a seguirlo in modo
puntuale. Si dice che i singoli breviari della Camera Estetica siano
congegnati in modo che non vi siano mai in circolazione combinazioni
identiche di colori negli stessi giorni.
–
Oh, bella! E gli stranieri?
–
È molto semplice, mastro Kirzil: a chi si trova a transitare o a
risiedere a Villa Lou viene consegnato un Breviario provvisorio che
si è tenuti a rispettare fintantoché si rimane entro i confini
della città.
–
Ma la gente che si vede da qui non mi sembra tanto preoccupata di
rispettare le leggi della città: vestono tutti gli stessi colori. –
Replica Kirzil Pennarossa. – Cosa sarà accaduto della Camera
Estetica?
Il
mercante scuote il capo perplesso. – Quei colori non mi dicono
molto… Ecco, sta arrivando Oakin: sarà meglio chiedere a lui che
fa questa rotta almeno venti volte all'anno.
–
Verde e bruno. I Semurgh. Ce l'hanno fatta alla fine quei serpenti.
Darò ordine di trascorrere più lontano dalla riva.
La
rivelazione del capitano della Goren non sembra provocare soverchie
preoccupazioni nei passeggeri mentre allarma visibilmente i membri
dell'equipaggio.
–
Chi sono i Semurgh? – Il duca Kwister afferra per un braccio Oakin,
diretto verso la timoneria.
–
Individui assai sgradevoli, rissosi, enigmatici, superbi ed
intrattabili. – Con uno scatto l'anziano Gu'Hijirr libera il
braccio. – Col vostro permesso, signor Duca.
Pochi
attimi dopo il ritmo dei remi della Goren aumenta sensibilmente
mentre dai moli di Villa Lou vengono i primi segni di eccitazione.
Appaiono archi e balestre e qualche freccia finisce in acqua ancora
ad una buona distanza da loro.
–
Amichevoli non sono proprio, direi. – Osserva Kirzil. – Ma cosa
ci fanno qui?
Usimbal,
il secondo della Goren si stringe nelle spalle. – Villa Lou era
protetta dalla Milizia di Ulfa e quando i Semurgh scendevano in armi
dalle loro Rocche Muscose gli Ulfani erano pronti a ricacciarveli.
–
Queste città erano protette dalla Lega delle Chiuse, ma con chi
stanno i Semurgh? – Chiede il Duca Kwister. – Con i Cancelli
d'Oriente o con Re Artamiro?
–
Che io sappia non hanno mai avuto alleati, solo nemici, ma i tempi
sono divenuti così incerti. – Usimbal, un Gu'Hijirr ancora giovane
ma dalla pelle divenuta precocemente scura e coriacea, inclina sulla
nuca il copricapo cilindrico di tela chiara, molto simile a quello di
un cuoco e si gratta ostentatamente la fronte. – Certo che così
Nyby Ornoll non ha più molti amici ad est di Ennanshua…– Il
Gu'HIjirr scruta la riva dove uomini in abito verde e bruno si
affannano a lanciare nel fiume frecce e giavellotti e subito dopo
alza la testa verso lo stendardo verde e oro inalberato dalla Goren,
che la identifica come nave Gu'Hijirr. – Tra poco non sarà più
molto sicuro girare con quel pezzo di stoffa sulla testa. – Abbassa
quasi impercettibilmente la voce. – Ed è altrettanto probabile che
in tutta questa storia l'unico che ha visto abbastanza lontano sia Il
Testardo, che ha subito portato la sua bandiera da Bartsodesh.
Oakin
che ha udito l'osservazione del suo secondo, diversamente dal solito
non si scaglia a difendere Nyby Ornoll ma fissa quasi con malinconia
i Semurgh tuttora intenti a bersagliare inutilmente la nave. –
Sarebbe meglio, Usimbal, tenerci pronti ad un attacco.
–
Corro.
Da
una feritoia elegantemente istoriata posta sul pronte di prora emerge
dopo qualche attimo l'estremità di una massiccia colonna bronzea
adagiata parallelamente al ponte, aperta all'estremità anteriore e
decorata da divinità marine ed altre bizzarre creature per tutta la
sua lunghezza.
–
Cos'è mai quello strano oggetto? – Chiede Usif-Lizhi.
–
È una granatiera. – Dice Oakin senza spiegare. – Se non temono
la nostra bandiera ed il nostro re almeno rispetteranno questa.
Preparala Usimbal.
Passano
pochi istanti. La voce del secondo annuncia. – Granatiera caricata
e pronta.
–
Accendi. Mira al terzo molo.
Un
boato formidabile squarcia l'aria e, passato il tempo di un battito
di ciglia, il terzo molo di Villa Lou, gremito di arcieri Semurgh, si
accende di fiamme. Quando il fumo si dirada il molo è ridotto ad un
moncherino annerito e deserto mentre i Semurgh hanno abbandonato le
postazioni più avanzate per ripiegare alle spalle del Lungofiume.
–
Mirabolante! – Il duca Kwister ancora stordito dalla potenza
dell'esplosione non cessa di guardare a turno la riva deserta della
città e la minacciosa bocca della granatiera dalla quale ancora sale
un leggero fumo bianco. – Non oso pensare quale sarebbe l'effetto
di un simile attrezzo su un gruppo di cavalieri.
–
E non lo vedrete mai, signor Duca. Queste granatiere sono prodotte da
pochi fabbri di Farsoll per ordine della Gilda dei Mercanti di Mare.
Servono per la difesa delle navi. Si dice che qualcuno abbia cercato
di venderne il segreto ai Cancelli d'Oriente o ad Artamiro, ma ne
abbia tratto solo rifiuti inorriditi. Il fatto è che i Signori, che
sono gli unici a poterli comperare, sarebbero anche le prime vittime
di tali arnesi e quindi…
Il
duca Kwister riflette per un istante prima di sorridere. – Siete
saggio ed avveduto, Oakin. E sono assolutamente d'accordo che tali
pregevoli oggetti siano usati solo dai bravi mercanti Gu'Hijirr.
Il
Lupo-Drago lancia ancora un'occhiata in direzione della riva. – Per
quanto debba ammettere che la loro efficacia è davvero
impareggiabile.
Ma
l'euforia per il facile successo sugli arcieri Semurgh lascia ben
presto il posto alla tensione. Se gli abitanti delle Rocche Muscose
hanno già preso Villa Lou, che ne sarà stato dei Cancelli del Drew?
–
Che ne sarà stato delle Chiuse? –
Kirzil
Pennarossa si stringe nelle spalle. – Stiamo andando a constatarlo,
Harvaiun.
–
Già, ma se la chiuse non funzionano come faremo a proseguire?
–
Scenderemo e le azioneremo noi.
–
E se è pieno di quei tizi?
Il
Gu'Hijirr sbuffa e guarda verso il cielo. – Lasceremo loro in
ostaggio uno sciocco servitore Syerdwin per renderli più amichevoli.
–
Parlavo sul serio.
Se
lo scudiero del Duca Kwister è tanto preoccupato da non replicare
neppure ai motteggi di un maiale di fiume la situazione deve essere
davvero grave, ragiona tra sé Kirzil.
–
Mi sono perso qualcosa?
–
Che cosa?
–
Dico, forse mi sono perso qualche infausto presagio o qualche dotta
riflessione. Le rive sono tutte tappezzate di Semurgh?
–
Non ho detto questo. Ma il mio Signore è preoccupato per la nostra
missione. E anch'io.
–
… per la mia pelle.
–
C'è qualcosa di disdicevole? Tu quante volte sei sceso in battaglia
contro la gente nuova delle Rocche Muscose?
–
Stai diventando impertinente, Share Harvaiun. Ricorda che i Gu'Hijirr
non combattono se non quando è assolutamente necessario. In genere
pagano degli stolti perché lo facciano per loro.
–
Per quello hanno le più grosse pance dell'Orlo del mondo.
Il
Syerdwin risucchia le labbra all'interno della bocca come se volesse
rimangiarsi la battuta e scuote il capo come un cane bagnato.
–
Finiamola con questa sciocca discussione, Kirzil. Ne sai qualcosa tu
di questa gente? Sai se ci si deve preoccupare davvero?
–
Ah, ma allora è questo che cerchi, fiorellino mio, essere
rassicurato? Bene non posso farlo. Ho visto Villa Lou un paio di
volte, quanto facevo l'apprendista marinaio su una nave simile alla
Goren e ti posso giurare che era la città più bella e allegra di
tutte quelle delle terre bagnate dal Drew. Averla vista in mano a
quei cani rabbiosi mi ha decisamente guastato la digestione. Anch'io
temo che le chiuse siano finite in mano a loro. Se Ulfa è caduta
l'intera Lega delle Acque è in pericolo… Ma quello che non mi
riesce di capire è chi ci sia dietro tutta questa faccenda.
–
Konstantin, l'arciduca.
Noro
Heban, il bruno mercante della gente nuova, uomo solitamente
silenzioso e discreto, si appoggia al bordo della balconata della
Goren e tira una lunga boccata dalla sua piccola pipa di terracotta.
–
Come puoi dirlo, uomo?
Il
mercante sputa nelle acque scure e calme del Drew e fissa un punto
all'orizzonte. – Il marito della principessa Calissa è un'uomo
ambizioso e contorto. Detesta la gente antica, gu'hijirr, Syerdwin,
Lupi-Drago, Notturni tutti nello stesso modo come sa che Ornoll e
Vamaiun sono più amici di Artamiro che suoi.
Il
mercante infila una mano nella profonda tasca degli ampi pantaloni e
ne estrae un piccolo oggetto metallico. – Una freccia è riuscita a
giungere fino alla Goren e si è piantata nell'albero di mezzana.
Sono riuscito ad estrarne la punta. Guardatela con attenzione.
Il
piccolo oggetto passa nelle mani di Kirzil e poi di Share Harvaiun.
–
Qui, molto in piccolo c'è una scritta. – Il syerdwin inclina la
punta della freccia in modo che la luce del primo pomeriggio la
illumini in pieno.
–
Jeghu o Seghu, direi.
–
Già, Jeghu. Jeghu Eshida, il Primo dei Mastri Fabbri di Therrelise.
Vediamo, chi mi sa dire cosa ci fa una freccia dei Lupi-Drago in
questa terra tanto lontana?
–
Già, cosa ci fa? – Chiede Kirzil.
–
Io non lo so. Ma il mio signore e i suoi simili non hanno commerci
con quella gente.
–
Ehi, come sei sicuro Harvaiun. Ti faranno Lupo-Drago onorario prima o
poi.
–
Ha ragione. E tu Kirzil non devi ridere della lealtà di Share.
Queste frecce vengono dall'arsenale reale di Artamiro e sono state
regalate ai Semurgh da Konstantin.
–
Ma scusa, Heban, cosa ci guadagna l'Arciduca a far litigare i
Cancelli d'Occidente con i Gu'Hijirr? – Chiede Harvaiun.
–
… e con i Lupi-Drago e con Horr Vamaiun e le città sorelle? Poco
per la sorte del regno ma molto per dimostrare che la situazione è
grave e che Dancemarare ha bisogno di un nuovo re.
–
Cioè il duca Rossiter.
–
Sei informato anche tu, Kirzil, anche se ti dai arie da zotico.
–
Meglio nascondere il poco che si sa. La gente non ha paura e si
sbottona più facilmente. Pura saggezza mercantile gu'hijirr.
Noro
Heban sospira. – Verissimo, maestro. Il fatto è che il Duca
Rossiter si trova in faccia a Bartsodesh e ha ben poche speranze che
la guerra sia vinta velocemente. Fintanto che le cose stanno così un
qualunque stupido incidente può spacciare il duca ed una situazione
grave con Farsoll e le altre nazioni alleate può spingere la Sala
Purpurea ad eleggere Konstantin ed a deporre Artamiro.
–
Siamo già a questo punto? – Chiede incredulo Kirzil.
–
Teardraet si sta muovendo dal nord e certo non è amico di Vamaiun.
Qui si muovono i Semurgh e la Lega delle Chiuse è in grave pericolo.
Cos'altro aspetti per capire?
–
Solo una cosa. Come fai ad essere in possesso di queste notizie?
–
Oakin era a conoscenza di tutte queste cose e di molte altre. Non era
partito da molto da Farsoll e non manca di amicizie né di curiosità.
–
Oakin?… – Kirzil Pennarossa appare stupito solo per un attimo poi
sorride. – Già, già… come l'ho chiamata uomo ?
–
Pura saggezza mercantile Gu'hijirr hai detto. – Ride Noro Heban.
–
Ecco, proprio così, nulla di più e nulla di meno.
Il
vento si alza improvviso disegnando onde disordinate sull'erba delle
rive. E subito dopo vengono le nubi, pesanti, oscure, che hanno
trascorso gran parte del tempo diurno adagiate sulle Montagne
dell'Orlo, come le tende tirate di un sipario.
La
pioggia non tarda, obliqua, violenta: inzuppa in un istante la vela
della Goren e lava frenetica il ponte della nave donandogli un
riflesso più scuro.
La
fatica dei rematori nella corrente fattasi più robusta diviene di
momento in momento insostenibile e la nave oscilla, arranca, sembra
scivolare come uno scalatore ormai stanco.
–
Dovremo fermarci e ancorare. – Dice quasi a se stesso Oakin. – Se
la nave prende la corrente sul fianco rischiamo di capovolgerci o di
prendere una secca.
La
fata Mahaderill, unica ascoltatrice del vecchio comandante, annuisce
in silenzio stringendo le labbra. Ha l'espressione ferma e
concentrata di chi in vita sua non ha fatto altro che navigare. Oakin
la guarda con rispetto: considera un onore trasportare sulla sua nave
una gwellyniuin, l'unica che ricordi di aver mai avuto come
passeggero.
–
Ho la vostra approvazione, dama Mahaderill? – Le chiede senza
riflettere.
La
fata sorride. I suoi sorrisi sono piccoli prodigi, nascono
all'improvviso e riscaldano il cuore di chi le parla, risvegliando il
dolce brivido dell'amore. – Quelli del mio popolo non conoscono
l'arte della navigazione, mastro Oakin, come potrei negarvi la mia
approvazione?
–
Già, già come potreste? – Oakin si schiarisce la voce e si gratta
ostentamente il fianco. – Usimbal? Dove sei Usimbal, maledetto,
vieni qui. – Urla e si affretta ad allontanarsi, imbarazzato come
un giovanissimo gu'hijirr che ha scoperto di amare perdutamente la
propria maestra.
Il
secondo della Goren fa capolino dalla scala del ponte inferiore con
una bella espressione a metà tra l'iracondo ed il perplesso e,
appena visto Oakin grida a sua volta. – Allora, vecchio rospo? Cosa
vuoi da me? Pensa alla nave che rischia di andare con la chiglia a
guardar le stelle da un momento all'altro…
–
Non ho certo bisogno che sia uno stupido Galle a ricordarmelo.
Comincia ad accostare a sinistra, ci fermiamo all'ansa del Guaritore,
trecento braccia davanti a noi.
La
manovra di accostamento non è né facile né agevole con il vento
che schiaffeggia la vela fradicia e la pioggia che investe la nave a
raffiche. Un tuono attutito e lontano fa la sua comparsa e
Usif-Lizhi, in piedi alla porta del castello di poppa, osserva senza
provare ancora timore la ragnatela dei fulmini lontani accendersi sui
Monti dell'Orlo.
–
Una cosa è certa: con questo tempo i nostri amici Semurgh avranno
altro da fare che inseguire noi. – Filosofeggia Kirzil. – Rientra
signore, ti raffreddi e soprattutto raffreddi anche noi.
–
Hai ragione. – Il Notturno fissa ancora una volta il cielo basso e
scuro e chiude la porta, smorzando il crepitio battente della
pioggia.
–
Riuscirà il nostro amico Oakin?
Kirzil
si stringe nelle spalle. – Se non riesce a lui, caro Wediliun, vuol
dire che è impossibile.
–
Bella consolazione. – Harvaiun incassa la testa nelle spalle e
chiude gli occhi al rombo ormai vicino del tuono. – Scampare ai
Semurgh per andare in bocca ai pesci.
–
Puoi sempre cambiare, non credi? – Sbotta spazientito il gu'Hijirr.
– E diventare anche tu un pesce.
Kudhe
il Silvano si alza per raggiungere una delle piccole finestre
protette da un rete di ferro che fanno da corona al castello di
poppa. Lancia un'occhiata all'esterno e compie un leggero movimento
con il capo, un'oscillazione verso l'alto, come per ascoltare meglio
una voce molto fievole.
A
nessuno sfugge l'azione del Silvano e per qualche attimo nella
piccola ed affollata sala, decorata con le armi dei Berzel di
Fonteluna, l'unico rumore è lo scroscio della pioggia e l'ululato
del vento.
–
Ti… parlano? – Si azzarda infine a chiedere Share Harvaiun.
– Noi
sentiamo allo stesso modo, Thal-gy, non abbiamo bisogno di parlare.
Il
syerdwin annuisce. – Cosa significa Thal-gy? – Chiede dopo una
lunga pausa.
Non
è Khude a rispondere, ma Wediliun. – Metà-Acqua, è il nome del
nostro popolo per i Silvani.
–
Cosa sentite? – Chiede il Duca Kwister.
–
Non vi è più equilibrio. Perderete questa nave.
–
Cosa dovremo fare?
–
C'è una strada che passa alle spalle di Mont Bilgiam, appena oltre
le chiuse. È una strada scavata dai Gu'Hijirr bruni per i Notturni e
giunge diretta ai piedi del Gradino.
–
Dovremo abbandonare la nave non appena riusciremo ad attraccare?
Il
Silvano annuisce. – Questo è solo l'inizio della tempesta e questa
non è l'ultima tempesta.
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