------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Il gruppo di musici entra esitante ma con una modesta solennità nella piccola sala adornata delle armi più antiche della Casa di Teardraet, accolto dal silenzio che scende improvviso nel piccolo gruppo di cortigiani.
Il gruppo di musici entra esitante ma con una modesta solennità nella piccola sala adornata delle armi più antiche della Casa di Teardraet, accolto dal silenzio che scende improvviso nel piccolo gruppo di cortigiani.
–
Salute a Voi, Signore di Baran e Verhida, salute a Voi, Lie Maldanea
di Casa Wessiun, salute e felicità a voi tutti dame e gentiluomini.
– Il piccolo musico, un Boldhovin vestito con una sgargiante giubba
gialla con grossi alamari, troppo luccicanti per essere d'argento, si
inchina un paio di volte socchiudendo gli occhi, come se la luce
delle lampade fosse troppo forte per i suoi occhi del colore del
peltro.
–
Grazie. Altrettanto sia per te e per i tuoi compagni.– Con serietà
ironica Teardraet si inchina leggermente a sua volta. – Qual motivo
vi ha spinto ad abbandonare le calde terre dell'Isola dell'Ermellino
per venire a suonare sotto i cieli grigi del Nord?
–
Quale ragione muove ogni creatura sotto ogni cielo? La fame, mio
signore, il desiderio di tenere più a lungo possibile il corpo unito
all'anima, cosa che potrà apparire volgare ai Sapienti di
Dancemarare, dei quali per nostra buona ventura ignoriamo le opere.
Una
risata si leva dal gruppo di cortigiani mentre il Boldhovin estrae
dall'interno della giubba un piccolo flauto con il quale accenna
un'aria veloce che accompagna con il movimento rapido dei piedi. Dopo
un paio di battute a seguirlo è il direttore della piccola
orchestra, Mastro Hàlua, un musico dalla pelle abbronzata dal sole,
vestito della lunga tunica dalla rigatura sottile tipica degli Uhban.
Questi impugna uno strano strumento che Lie Maldanea, che non ha mai
perso di vista l'Uomo dal momento del suo ingresso nella sala, ha
mentalmente definito "un'arpa a manovella con zucca". Il
suono prodotto dallo strumento assomiglia al canto di un coro a bocca
chiusa: a tratti nasale, esitante, in altri momenti aperto, potente,
simile ad un profonda vibrazione che sorga dalla profondità della
terra. Con poche, lunghe note il musico crea un potente sostegno alle
scintillanti variazioni del boldhovin seguite poi dal contrappunto di
un flauto ad ancia e dal ritmo cupo di un tamburo basso.
La
fine dell'esecuzione è segnata da alcuni passaggi velocissimi
condotti sulle scale diminuite della musica Uhba, poco nota a Nord
del Drew, ed è accolta con applausi e mormorii di ammirazione da
parte del piccolo gruppo di ascoltatori.
Senza
nemmeno il tempo di riprendere il fiato i musici attaccano un secondo
pezzo, un'interpretazione molto personale di una ballata tradizionale
delle Isole del Golfo di Dwyn.
–
Cosa ti sembra di questi musici? – Si china a chiedere Teardraet a
Mastro Nerubavel, seduto di fianco a Maldanea, approfittando di un
momento di riposo della piccola orchestra.
–
Fembrano molto abili. Difgraziatamente ciò che odo io non è alla
portata delle voftre orecchie e temo che renderebbe la mufica
inattefa per gli fteffi mufici, fe poteffero udirla con le mie
orecchie.
Teardraet
sorride. – Spero che non si tratti di una sofferenza, ciò che ti
infliggo. E Voi, Lie Maldanea, cosa mi dite?
La
giovane Syerdwin annuisce. – Sono molto bravi, secondo il mio
parere poco erudito. Molto vivaci senza essere volgari. Anche presso
casa Wessiun vi era l'abitudine di tenere concerti. Più impegnativi
o forse dovrei dire più inutilmente noiosi. Ma la mia opinione non è
di quelle che finiscono sui libri, temo.
Le opinioni che terminano sui libri raramente sono le più
interessanti, Lie Maldanea. – Commenta Aue Bediun, Ministro di
Teardraet. – Per quanto mi riguarda direi che questi musici hanno
abbondamente meritato alcuni buoni pasti ed una piccola scorta di
denaro per i tempi difficili.
Teardraet
non risponde alle frasi del suo ministro, improvvisamente serio, come
se un ricordo molesto l'avesse allontanato da lì.
Maldanea
osserva per un attimo il volto del marito senza stupore per poi
rispondere con un cortese cenno di assenso alla proposta di Bediun.
Ormai ha imparato a non provare più ira o smarrimento per i bruschi
salti d'umore del Conte-Mago al pari dei suoi pochi cortigiani: il
maestro d'Armi Wensaaliun, il Messo della Casa Irqu Tanidiun, il
Consigliere Personale Doghiun e gli altri tre consiglieri della Casa
con le proprie dame.
I
musicisti riprendono posto al centro della sala e dopo un ampio
inchino si preparano a riprendere il concerto.
–
Mastro Hàlua, conosci il Lamento di Quimby? – Li interrompe
bruscamente Teardraet.
Il
capo dei musici alza il capo dalla sua strana arpa e fissa gli occhi
scurissimi in quelli del Conte-Mago. – Sì, signore.
–
Sai anche eseguirlo?
–
Certo. Tuttavia non desidero farlo.
–
Nemmeno se fossi certo che questa è la mia volontà?
Mastro
Hàlua si alza in piedi lentamente guardando fisso davanti a sé.
Dopo una lunga esitazione replica: – Ne sarei dolente ma nemmeno in
questo caso, signore.
Teardraet
lo guarda fisso. – Lo sai che in questo modo mi sfidi, Mastro
Hàlua?
L'uomo
risponde con un breve cenno di assenso.
–
Bene, allora. Procedi pure con i temi che avevi scelto. – Conclude
Teardraet dopo un lungo attimo di silenzio. – Sarò lieto di
ascoltare.
Con
un'evidente espressione di stupore il musico torna a sedersi e
afferra il suo strumento quasi con sollievo, come se non ci fosse che
quello in grado di rassicurarlo sulla verità delle cose.
Ma
la richiesta del Conte-Mago ed il successivo diverbio ha incrinato la
magia della musica della piccola orchestra, che nella seconda parte
del concerto suona senza estro né allegria, commettendo molti
piccoli errori e limitando al massimo le parti virtuosistiche.
Al
termine del concerto i musici si ritirano salutati da un applauso
affrettato e deluso del piccolo pubblico.
–
Bediun! – Chiama il Conte-Mago non appena la corte di Baran e
Verhida è rimasta la sola occupante della sala.
–
Sì Signore?
–
Ti prego di raddoppiare qualsiasi beneficio o pagamento tu abbia
deciso a favore dell'orchestra di Mastro Hàlua
Se
Bediun prova stupore per quella decisione non lo mostra minimamente.
– Mi sembra un provvedimento molto opportuno, Conte Teardret. –
Si limita a commentare.
–
Ti prego anche di esprimere loro la mia stima oltre che per la loro
evidente maestria, anche per il rispetto che portano alla propria
arte. Un bene raro di questi tempi.
–
Sarà fatto, conte.
Teardraet
si guarda intorno rasserenato, soffermandosi sui volti incerti o
compiacenti dei membri della propria corte.
–
Lie Maldanea, vi chiedo l'onore di accompagnarvi nei vostri
appartamenti.
La
dama Syerdwin sembra riprendersi da un sogno ad occhi aperti ed esita
per un attimo prima di rispondere.
–
Certo. Ma se la mia risposta fosse negativa potrei forse averne
benefici maggiori, cosa dite Ministro Bediun?
Questi
sorride educatamente. – Non saprei cosa consigliarvi, Lie Maldanea.
–
Potete accompagnarmi Conte Teardret. Ubbidirò al mio cuore, non
seguirò le bizzarre vie dettate dall'intelletto. – Maldanea si
inchina leggermente. – Vi ringrazio Conte.
Teardraet
annuisce rigido e la affianca mentre abbandona la sala.
–
Mi accorgo che la mia condotta non ha trovato la vostra approvazione,
Lie Maldanea.
La
giovane Wessiun accarezza Difiduanna, come di consueto appollaiata
sulla sua spalla, lancia uno sguardo distratto sui ritratti appesi
nel lungo corridoio che unisce le tre ali del palazzo.
–
Non potete accettere di vivere senza inutili tormenti conte
Teardraet?
Il
Moeld scuote lentamente il capo. – Ogni cosa deve avere un termine,
Lie Maldanea. Ogni divertimento, ogni passione. Perché accettare che
sia la cieca mano di una morte idiota a porre termine ad ogni cosa?
Perché non provocarla, precederla, ridicolizzarla? La musica vive
per il tempo che qualcuno la esegue e viene udita, poi, come un
ricordo, tace fino al prossimo risveglio. Ma cosa ne è delle ballate
che più nessuno canta o ricorda? Dove finiscono? Non sono dunque
morte e defunte come tutte le creature che nessuno ricorda più, il
cui nome coperto di polvere cade senza risonanza?
–
E voi credete che affrettare il termine, la fine, sia un modo
ragionevole per scongiurarla? Non vedete a quali perversioni del
pensiero conduce la vostra intelligenza?
–
Queste perversioni sono una compagnia abituale per me, Lie Maldanea.
Vivere a lungo significa rassegnarsi ad una lunga solitudine. Questi
pensieri sono i fiori che nascono da un terreno così arido. Non vi
chiedo di amarli né di comprenderli. Vi chiedo al massimo la stessa
condotta ostentata da Aue Bediun: una condiscendenza ironica,
temperata dal denaro che riceve dalla mie casse.
Lie
Maldanea si blocca di colpo. – No. Sapete che non è possibile, e
non mi avete condotto fin qui solo per chiedere la mia complicità.
Potete mentire a voi stesso fino a questo punto?
–
Posso, Maldanea. Posso essere molto infelice tentando di non esserlo.
Vi prego di non continuare questa inutile discussione. Adesso
terminerò di accompagnarvi ai vostri appartamenti, vi saluterò con
la consueta cortesia che ben conoscete e potrò tentare di
dimenticare le vostre parole.
–
Cos'è il Lamento di Quimby? – Chiede all'improvviso Maldanea.
–
Lo ignoro.
–
Capisco. Credo che questo sia per voi uno scherzo.
–
Una sfida, nulla di più. Mastro Hàlua poteva ammettere di non
conoscerlo, poteva eseguire un cosa qualunque, oppure poteva tenere
l'atteggiamento che ha tenuto, l'unico degno di stima e
considerazione. Tutto qui.
–
Se considerate il mondo come un teatro di pupazzi finirà per
stancarvi, conte Teardraet.
2 commenti:
Sto recuperando, per adesso complimenti!
@Nick, sei uno sventato, ma lo sai che ne ho ancora altrettanto da pubblicare... un'altra trentina di episodi... In ogni caso ti ringrazio di cuore, sperando che il resto sia almeno all'altezza.
Posta un commento