Il
Mare Obliquo
–
A me non pare possibile. – Kwister di Lö, Signore dei Lupi-drago
si china accigliato sul metallo lucido dell'Occhio-Orecchio di
Tiatikenn, che mostra re Bartsodesh mentre insegue un giovane nudo,
lanciando ululati di passione.
La
voce del Duca, come di tutti quelli della sua razza, è un ringhio
roco e profondo, dotato di una sorprendente ed autorevole eleganza.
Udire la voce dei Lupi- drago è ormai un privilegio nel mondo degli
uomini. Essi stanno lentamente scomparendo anche nelle loro terre, le
Isole dell'Alba e lontano da Therrelise l'Antica è ormai divenuto
raro incontrarli ed udire l'Ordruke, la loro lingua.
–
Deve essere Sealghan, probabilmente ha steso un incantesimo di falsa
realtà. – Tiatikenn, un uomo molto anziano, sdraiato più che
seduto su uno scranno foderato di velluto rosso, scuote la testa e
sorride leggermente. – Dovrò ricorrere ad un Invisibile. – Con
un gesto l'arcimago cancella ogni immagine dall'Occhio-Orecchio ed
inizia a pronunciare una formula, scandita da brevi movimenti a
scatti delle mani.
–
Vai a chiamare un Boldhovin. – Ordina il mago. Kwister fa un gesto
imperioso ed un ufficiale di re Artamiro corre fuori dalla tenda.
Pochi
istanti dopo ritorna portando con sé una strana creatura di bassa
statura, dalle grandi pupille verde foglia, il volto e le mani dalle
dita lunghe coperti da una soffice peluria gigia, le labbra nere ed i
piedi molto lunghi. Il boldhovin alla vista del Duca Kwister fa un
velocissimo dietrofront e cerca di fuggire ma l'ufficiale lo prende
per la collottola come un gatto e lo scaraventa ai piedi del Signore
dei Lupi-Drago. La bizzarra creatura comincia a piagnucolare, a
rotolarsi sulla schiena ed a agitare le braccia.
–
Signore, grande Signore, non calpestarmi come un verme, non
divorarmi, non uccidermi. Farò ciò che mi chiedi a costo della mia
stessa vita. – Afferra un piede del Duca e lo bacia. – Sì
potente, potentissimo, ordina, sono il tuo schiavo, l'insetto che
uccidi con una parola, il…
–
Smettila, mostriciattolo, non sono io che ti ho chiamato.
–
No? – Il boldhovin si alza in piedi e si rassetta gli abiti.
–
No. – Il duca indica il mago ancora intento a pronunciare le sue
formule.
La
creatura guarda l'anziano negromante. – Non sembra molto forte. E
nemmeno potente.
La
risata del Lupo-drago fa abbassare le orecchie al Boldhovin. –
Sciocco. Quello è Tiatikenn, l'Arcimago, Signore
dell'Oltre-Lo-Specchio. Deve affidarti un incarico.
–
Un incarico? Non mi piacciono i maghi. Non mi piace la magia. Penso
che me ne andrò.
Il
Duca si limita ad arrotare i denti bianchissimi e a guardarlo: il
Boldhovin annuisce frenetico. Si siede per terra davanti a Tiatikenn
ed attende, muovendo la testa a scatti per seguire i gesti del mago.
– Ha finito? – Dice ad un certo punto. Poi subito dopo. – No,
no, no, devo tacere, tacere subito. Io sono Klog, signori, se volete
rimproverarmi.
–
Non hanno bisogno di sapere il tuo nome per punirti, stupido testa-
pelosa.– Ride l'ufficiale.
Il
boldhovin lo guarda aggrottando la fronte e poi scuote la testa.
–
È vero, ma è più facile colpire una persona senza nome. Tu, per
esempio, ufficiale, ti darei un pugno sul naso volentieri e senza
rimorsi, visto che non so chi sei.
L'uomo
lo guarda incredulo e muove un passo verso di lui, ma incontra lo
sguardo del Duca e si immobilizza.
–
Visto? Adesso sua spaventosa Signoria mi conosce e mi difende, mentre
di te non sa neppure il nome. – Suo malgrado l'ufficiale si trova a
fissare il Duca che emette un ringhio divertito.
–
È vero. Non so il tuo nome, ufficiale. I boldhovin sono bravi a far
litigare la gente, non è vero?
–
In fede, mio signore…
–
SILENZIO! – L'arcimago solleva le braccia sopra la testa, chiudendo
in esse un sfera di luce azzurra. – L'Invisibile è chiamato.
La
luce brilla intensa ed inquieta, moltiplicandosi e frangendosi sui
vasi preziosi, sui pali di legno lucidato, sull'armatura scura del
Duca. Il boldhovin nasconde il capo nelle mani, l'ufficiale di re
Artamiro, un uomo coraggioso in altre circostanze, fa altrettanto,
mentre il Duca socchiude appena gli occhi castani per proteggerli dal
riverbero. Dopo un'ultima breve pulsazione la luce scompare dalle
mani dell'arcimago ed accende per un istante il minuscolo corpo del
boldhovin.
–
Gran dio Dowan, dov'è finito? – Urla l'ufficiale appena riaperti
gli occhi.
–
Proprio qui davanti a te, imbecille. – La voce della creatura
fatata proviene dall'aria immobile davanti a Tiatikenn. Il mago
sorride mentre il Duca Lö mima un applauso.
–
Attenzione, miei signori, il boldhovin non è scomparso
completamente. Prova a muoverti, per favore, Klog.
–
Scomparso. Che stupidaggine. Va bene così, vecchio signore?
–
Ha visto qualcosa Duca? – Chiede Tiatikenn.
–
Come una piccolo movimento nell'acqua o un miraggio nell'aria calda
delle terre del sud. In verità mago, ho la sensazione che i miei
occhi mi stiano giocando brutti scherzi.
–
Direi proprio. Sono qui, davanti al mago, signore, e desidererei
tanto che cessaste di prendervi gioco di un piccolo Boldhovin, senza
altre colpe che quella di essere nato dal ventre di velluto e seta di
una fata.
–
E dall'arnese infaticabile di un Erbano. – Ride l'ufficiale.
–
Che poi andato a trovare tua madre e tua sorella, che né tu né tuo
padre riuscivate a contentare.
Pur
non vedendolo il Duca ed il mago immaginano facilmente l'epressione
testarda ed insolente di Klog. L'uomo estrae la spada, pallido e
furente ma deve rinfoderarla un istante dopo, con uno gesto di
stizza.
–
Ehi, ma allora è vero. Un asino perfetto, figlio di un cieco e di
una ladra non riesce a vedermi. Solo sua grazia, con i suoi splendidi
occhi si è degnato di scorgermi. Vecchio signore, tornerò com'ero?
–
Dopo aver compiuto la tua missione tornerai da me, che ti restituirò
alla vista di tutti.
–
Ed a me. – Sibila l'ufficiale a voce appena udibile.
Tra
gli accampamenti di Re Bartsodesh e di Re Artamiro si stende la Selva
Magica di Canddermyn, che si dice esista dal Tempo delle Acque Calme,
quando il mondo era tiepido e popolato dagli Antichi Primi e dai loro
consimili: i Draghi-Bambini. Ogni tanto qualche negromante alle prime
armi si vanta di aver evocato un Antico Primo e di avergli chiesto
dove essi hanno nascosto i loro immensi tesori prima di scomparire
per sempre dalla Terra ancora giovane, ma si tratta di stupidi ed
infantili tentativi di guadagnare fama e denaro a spese degli ingenui
che vi credono. Lo stesso vale per tutti i guaritori e falsi cerusici
che attraversano l'occidente di Dancemarare, vendendo ai contadini ed
ai sempliciotti medicine che sostengono provenire dal tesoro degli
Antichi Primi. Ma si sa che la credulità degli esseri umani è
infinita e che la paura di invecchiare o di ammalarsi sono pessime
consigliere. In fondo di queste stesse paure vivono tutte le
religioni vecchie e nuove dell'uomo e così è e sarà, probabilmente
fino all'ultimo giorno dell'ormai stanca Terra.
Boldhovin,
armato di un arco magico, di alcune magie insegnategli dalla madre
Armelinda, di ben poco coraggio e di alcune salsicce cotte sul fuoco,
rubate ad un gruppo di esterefatti soldati Uhban delle terre
meridionali, entra nella selva di Canddermyn assai di poca voglia.
–
… Già è bello essere così, ma per quanto tempo lo sarà? Una
volta regolati un po' di conti, spiato fate e donne senz'abiti,
essersi presi gioco degli stupidi pieni di sé cosa rimane?… – Va
ragionando ad alta voce Klog, un po' per distrarsi, un po' per non
udire il soprannaturale silenzio della selva. – … I carri non ti
vedono e ti arrotano, gli osti non ti servono mai, e nessuna Dhovinje
o donna che sia, può dirti: «Oh, quanto sei carino Klog! Mi fai
impazzire, Klog! Che begli occhi hai, Klog!». No al massimo possono
dire: «Dove sei Klog? Te ne sei andato? Mi guardi o che fai?». Eh
no, cari signori, questo gioco va bene per un po' ma poi stanca. E
poi dopo tanto tempo che nessuno ti vede più magari smetti di
esistere. Lo diceva il vecchio Erthiuld dei Syerdwin. Bah, ma quelli
sono tutti matti, dicono, sempre chiusi nelle torri-rupi a picco sul
mare a fissare l'acqua grigia fino a quando non ci cascano dentro e
diventano Spettri delle Acque del Crepuscolo. No, non mi piacciono i
Syerdwin, con quegli occhi da allucinati, la faccia bianca e quella
lingua infame, da sdentati, che sembra il lamento dei morti senza
sepoltura. Dicono che sono ottimi arcieri e sanno costruire oggetti
mirabili. Artisti, insomma. Ma gli artisti sono o non sono tutti
matti? Mia madre, dovunque sia, ha sempre detto che è meglio un anno
vicino ad un morto che una serata con uno Syerdwin e nel campo ce ne
sono fin troppi, sempre a girare in gruppetti, a parlare pian
pianino… Buone queste salsicce… ed a fpiarsci tutti quanti… Per
non parlae dei loro Liest, i loro Fignoii…
–
Tu, boldhovin, non sai che non si deve parlare con la bocca piena?
Klog
trangugia il boccone ancora intero e si guarda intorno. Sono le prime
ore del pomeriggio ma nella selva sembra già venuto il crepuscolo.
Il boldhovin solleva il capo, ma il cielo invisibile, nascosto da un
intreccio scuro di rami impossibile da discernere. – Chi sei,
nobile creatura che ti preoccupi così delle forme? Non è ancora più
maleducato interpellare qualcuno senza mostrarsi? – Klog simula una
tranquillità ed una disinvoltura che è ben lontano dal provare.
–
E tu allora, che giri protetto dall'Invisibile, non sei forse
maleducato due volte? – Ribatte la voce.
Klog
tace. La voce del suo interlocutore ha qualcosa di noto, cosa che,
sia pur poco, lo rassicura. Dopo qualche attimo di silenzio decide di
tentare e parla. – Tu, mastro corvo, non ti pare di prenderti
troppa libertà con i passanti? In fondo non puoi dire che il bosco
sia tuo.
–
Hai… Quasi… Indovinato, mio caro Klog, il Boldhovin. – Ride la
voce.
–
Mi vedi?
–
Certo. Non troppo bene, ma la vista di noialtri Corvi di Legno non è
più quella di quando eravamo giovani e appena costruiti.
–
Mostrati dunque, visto che ho quasi indovinato. E poi, in nome del
gran Dio Horacz che cos'è mai un Corvo-di-Legno.
–
Sei giovane, eh?
–
Già , ma non sono mica nato ieri.
La
creatura ride, un riso cigolante ed insieme cupo, come una nota
tratta da un contrabbasso. – Non molto di più di ieri l’altro,
comunque. Non conosci la favola di Kerfilluan il mago Lupo-Drago?
–
Come no. Un giorno Kerfilluan un mago Lungodente ha deciso che al
mondo non c'erano abbastanza bizzarrie ed ha deciso di creare una
razza di uccelli di legno. Poi è morto e le sue creature si sono
nascoste tutte in questo bosco per scocciare i passanti fino alla
consumazione, loro o di chi transita per di qui. Ho indovinato?
–
Sei svelto di lingua e di pensiero, boldhovin. Ma questo non è
strano per la tua razza. La storia un po' più lunga e finisce in
un'altro modo.
– Visto
che hai una gran voglia di raccontarmela ti prego di mostrarti e di
farlo. Devo attraversare in fretta la selva per compiere una
missione.
–
È per questo l'Invisibile? Mi chiedo chi può essere così
dissennato da affidare una missione importante ad un Boldhovin,
balordo e chiacchierone.
Klog
guarda il suo interlocutore, uscito dal fitto intreccio dei rami e
aggrotta la sopracciglia. – Per tua norma e conoscenza, caro il mio
barile beccuto, la missione mi stata affidata da sua Magnificenza
Kwister, il Duca Lupo-Drago, che mi ha in grande stima e già una
volta mi ha salvato la vita.
Il
Corvo-di-Legno, una creatura delle dimensioni di un uomo, dalle ali
di legno scuro verniciato, il corpo simile alla cassa di un
contrabbasso sovrastato da una testa sottile, con un grande becco di
legno più chiaro ed occhi di vetro nero, ride aprendo smisuratamente
il becco. – No, per favore, non farmi ridere così che mi si
scollano le giunture e mi crepo come una vecchia chitarra. E allora,
caro mio, come spieghi che mezz'ora dopo che sei partito sono entrati
nel bosco dodici syerdwin protetti dall'Invisibile come te? Erano
tutti amici del tuo duca?.
–
Syerdwin?
–
Proprio così . E protetti molto meglio di te. Cosa ti suggerisce la
tua immaginazione, caro pulcino?
–
Avranno altri compiti. – Prova a dire Klog, poco convinto.
–
Sciocchezze, non ci credi nemmeno tu. Senti cosa ti dice un vecchio
uccellaccio. Il tuo Invisibile non è difficile da eludere e
certamente Sealghan di Vitrhe il mago o le Enkdu di re Bartsodesh ti
possono vedono come ti vedo io. Senza contare che dopo un certo
numero di ore l’incantesimo cessa di agire e tu sarai visibile
esattamente come prima. Una volta accoppato te, il Re ed i suoi
cessano di cercare eventuali spie ed i syerdwin possono operare
indisturbati. Ti pare, mio bel coccolo del Duca?
Il
boldhovin socchiude un occhio per guardare il Corvo-di-Legno e fa un
cenno di assenso. – Posso sapere il tuo nome, messer corvo?
–
Basso Okme, fratello di Tenor'Okme, Sopran'Okme, Contralt'Okme, Alto
Okme, Bariton'Okme.
–
Bene, Basso Okme, fratello di tutti i tuoi fratelli e sorelle, ti
ringrazio mi scuso degli insulti. Tu che sei una creatura
evidentemente così saggia puoi consigliarmi? Non posso tornare al
campo, ora, a farmi stecchire dai soldati di re Artamiro, ma non
posso nemmeno procedere per la mia strada, a farmi a scannare dai
soldati dei Re Bartsodesh. E nemmeno posso fermarmi per sempre in
questa selva a discorrere affabilmente con te, senza mai mangiare.
Insomma, caro fratello corvo, sono in un mare di guai.
–
Non vuoi sentire la mia storia? Forse potrà suggerirti una via
d'uscita. Spesso è così, soprattutto quando senti una storia che
non ha nessun rapporto con i tuoi problemi.
Il
Boldhovin si stringe nelle spalle. – Ho salsicce, acqua e un sacco
di tempo. E poi mi piacciono le storie.
–
Siediti, allora, Klog.
2 commenti:
Comincio volentieri questa nuova avventura
Simpatico il Boldhovin. ;)
@Nick: È moooooolto lunga, ma mi auguro che non risulti noiosa, o meglio, mortsle ☺
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