9.4.19

Il Mare Obliquo.1



Il Mare Obliquo


– A me non pare possibile. – Kwister di Lö, Signore dei Lupi-drago si china accigliato sul metallo lucido dell'Occhio-Orecchio di Tiatikenn, che mostra re Bartsodesh mentre insegue un giovane nudo, lanciando ululati di passione.
La voce del Duca, come di tutti quelli della sua razza, è un ringhio roco e profondo, dotato di una sorprendente ed autorevole eleganza. Udire la voce dei Lupi- drago è ormai un privilegio nel mondo degli uomini. Essi stanno lentamente scomparendo anche nelle loro terre, le Isole dell'Alba e lontano da Therrelise l'Antica è ormai divenuto raro incontrarli ed udire l'Ordruke, la loro lingua.
– Deve essere Sealghan, probabilmente ha steso un incantesimo di falsa realtà. – Tiatikenn, un uomo molto anziano, sdraiato più che seduto su uno scranno foderato di velluto rosso, scuote la testa e sorride leggermente. – Dovrò ricorrere ad un Invisibile. – Con un gesto l'arcimago cancella ogni immagine dall'Occhio-Orecchio ed inizia a pronunciare una formula, scandita da brevi movimenti a scatti delle mani.
– Vai a chiamare un Boldhovin. – Ordina il mago. Kwister fa un gesto imperioso ed un ufficiale di re Artamiro corre fuori dalla tenda.
Pochi istanti dopo ritorna portando con sé una strana creatura di bassa statura, dalle grandi pupille verde foglia, il volto e le mani dalle dita lunghe coperti da una soffice peluria gigia, le labbra nere ed i piedi molto lunghi. Il boldhovin alla vista del Duca Kwister fa un velocissimo dietrofront e cerca di fuggire ma l'ufficiale lo prende per la collottola come un gatto e lo scaraventa ai piedi del Signore dei Lupi-Drago. La bizzarra creatura comincia a piagnucolare, a rotolarsi sulla schiena ed a agitare le braccia.
– Signore, grande Signore, non calpestarmi come un verme, non divorarmi, non uccidermi. Farò ciò che mi chiedi a costo della mia stessa vita. – Afferra un piede del Duca e lo bacia. – Sì potente, potentissimo, ordina, sono il tuo schiavo, l'insetto che uccidi con una parola, il…
– Smettila, mostriciattolo, non sono io che ti ho chiamato.
– No? – Il boldhovin si alza in piedi e si rassetta gli abiti.
– No. – Il duca indica il mago ancora intento a pronunciare le sue formule.
La creatura guarda l'anziano negromante. – Non sembra molto forte. E nemmeno potente.
La risata del Lupo-drago fa abbassare le orecchie al Boldhovin. – Sciocco. Quello è Tiatikenn, l'Arcimago, Signore dell'Oltre-Lo-Specchio. Deve affidarti un incarico.
– Un incarico? Non mi piacciono i maghi. Non mi piace la magia. Penso che me ne andrò.
Il Duca si limita ad arrotare i denti bianchissimi e a guardarlo: il Boldhovin annuisce frenetico. Si siede per terra davanti a Tiatikenn ed attende, muovendo la testa a scatti per seguire i gesti del mago. – Ha finito? – Dice ad un certo punto. Poi subito dopo. – No, no, no, devo tacere, tacere subito. Io sono Klog, signori, se volete rimproverarmi.
– Non hanno bisogno di sapere il tuo nome per punirti, stupido testa- pelosa.– Ride l'ufficiale.
Il boldhovin lo guarda aggrottando la fronte e poi scuote la testa.
– È vero, ma è più facile colpire una persona senza nome. Tu, per esempio, ufficiale, ti darei un pugno sul naso volentieri e senza rimorsi, visto che non so chi sei.
L'uomo lo guarda incredulo e muove un passo verso di lui, ma incontra lo sguardo del Duca e si immobilizza.
– Visto? Adesso sua spaventosa Signoria mi conosce e mi difende, mentre di te non sa neppure il nome. – Suo malgrado l'ufficiale si trova a fissare il Duca che emette un ringhio divertito.
– È vero. Non so il tuo nome, ufficiale. I boldhovin sono bravi a far litigare la gente, non è vero?
– In fede, mio signore…
– SILENZIO! – L'arcimago solleva le braccia sopra la testa, chiudendo in esse un sfera di luce azzurra. – L'Invisibile è chiamato.
La luce brilla intensa ed inquieta, moltiplicandosi e frangendosi sui vasi preziosi, sui pali di legno lucidato, sull'armatura scura del Duca. Il boldhovin nasconde il capo nelle mani, l'ufficiale di re Artamiro, un uomo coraggioso in altre circostanze, fa altrettanto, mentre il Duca socchiude appena gli occhi castani per proteggerli dal riverbero. Dopo un'ultima breve pulsazione la luce scompare dalle mani dell'arcimago ed accende per un istante il minuscolo corpo del boldhovin.
– Gran dio Dowan, dov'è finito? – Urla l'ufficiale appena riaperti gli occhi.
– Proprio qui davanti a te, imbecille. – La voce della creatura fatata proviene dall'aria immobile davanti a Tiatikenn. Il mago sorride mentre il Duca Lö mima un applauso.
– Attenzione, miei signori, il boldhovin non è scomparso completamente. Prova a muoverti, per favore, Klog.
– Scomparso. Che stupidaggine. Va bene così, vecchio signore?
– Ha visto qualcosa Duca? – Chiede Tiatikenn.
– Come una piccolo movimento nell'acqua o un miraggio nell'aria calda delle terre del sud. In verità mago, ho la sensazione che i miei occhi mi stiano giocando brutti scherzi.
– Direi proprio. Sono qui, davanti al mago, signore, e desidererei tanto che cessaste di prendervi gioco di un piccolo Boldhovin, senza altre colpe che quella di essere nato dal ventre di velluto e seta di una fata.
– E dall'arnese infaticabile di un Erbano. – Ride l'ufficiale.
– Che poi andato a trovare tua madre e tua sorella, che né tu né tuo padre riuscivate a contentare.
Pur non vedendolo il Duca ed il mago immaginano facilmente l'epressione testarda ed insolente di Klog. L'uomo estrae la spada, pallido e furente ma deve rinfoderarla un istante dopo, con uno gesto di stizza.
– Ehi, ma allora è vero. Un asino perfetto, figlio di un cieco e di una ladra non riesce a vedermi. Solo sua grazia, con i suoi splendidi occhi si è degnato di scorgermi. Vecchio signore, tornerò com'ero?
– Dopo aver compiuto la tua missione tornerai da me, che ti restituirò alla vista di tutti.
– Ed a me. – Sibila l'ufficiale a voce appena udibile.







Tra gli accampamenti di Re Bartsodesh e di Re Artamiro si stende la Selva Magica di Canddermyn, che si dice esista dal Tempo delle Acque Calme, quando il mondo era tiepido e popolato dagli Antichi Primi e dai loro consimili: i Draghi-Bambini. Ogni tanto qualche negromante alle prime armi si vanta di aver evocato un Antico Primo e di avergli chiesto dove essi hanno nascosto i loro immensi tesori prima di scomparire per sempre dalla Terra ancora giovane, ma si tratta di stupidi ed infantili tentativi di guadagnare fama e denaro a spese degli ingenui che vi credono. Lo stesso vale per tutti i guaritori e falsi cerusici che attraversano l'occidente di Dancemarare, vendendo ai contadini ed ai sempliciotti medicine che sostengono provenire dal tesoro degli Antichi Primi. Ma si sa che la credulità degli esseri umani è infinita e che la paura di invecchiare o di ammalarsi sono pessime consigliere. In fondo di queste stesse paure vivono tutte le religioni vecchie e nuove dell'uomo e così è e sarà, probabilmente fino all'ultimo giorno dell'ormai stanca Terra.
Boldhovin, armato di un arco magico, di alcune magie insegnategli dalla madre Armelinda, di ben poco coraggio e di alcune salsicce cotte sul fuoco, rubate ad un gruppo di esterefatti soldati Uhban delle terre meridionali, entra nella selva di Canddermyn assai di poca voglia.
– … Già è bello essere così, ma per quanto tempo lo sarà? Una volta regolati un po' di conti, spiato fate e donne senz'abiti, essersi presi gioco degli stupidi pieni di sé cosa rimane?… – Va ragionando ad alta voce Klog, un po' per distrarsi, un po' per non udire il soprannaturale silenzio della selva. – … I carri non ti vedono e ti arrotano, gli osti non ti servono mai, e nessuna Dhovinje o donna che sia, può dirti: «Oh, quanto sei carino Klog! Mi fai impazzire, Klog! Che begli occhi hai, Klog!». No al massimo possono dire: «Dove sei Klog? Te ne sei andato? Mi guardi o che fai?». Eh no, cari signori, questo gioco va bene per un po' ma poi stanca. E poi dopo tanto tempo che nessuno ti vede più magari smetti di esistere. Lo diceva il vecchio Erthiuld dei Syerdwin. Bah, ma quelli sono tutti matti, dicono, sempre chiusi nelle torri-rupi a picco sul mare a fissare l'acqua grigia fino a quando non ci cascano dentro e diventano Spettri delle Acque del Crepuscolo. No, non mi piacciono i Syerdwin, con quegli occhi da allucinati, la faccia bianca e quella lingua infame, da sdentati, che sembra il lamento dei morti senza sepoltura. Dicono che sono ottimi arcieri e sanno costruire oggetti mirabili. Artisti, insomma. Ma gli artisti sono o non sono tutti matti? Mia madre, dovunque sia, ha sempre detto che è meglio un anno vicino ad un morto che una serata con uno Syerdwin e nel campo ce ne sono fin troppi, sempre a girare in gruppetti, a parlare pian pianino… Buone queste salsicce… ed a fpiarsci tutti quanti… Per non parlae dei loro Liest, i loro Fignoii…
– Tu, boldhovin, non sai che non si deve parlare con la bocca piena?
Klog trangugia il boccone ancora intero e si guarda intorno. Sono le prime ore del pomeriggio ma nella selva sembra già venuto il crepuscolo. Il boldhovin solleva il capo, ma il cielo invisibile, nascosto da un intreccio scuro di rami impossibile da discernere. – Chi sei, nobile creatura che ti preoccupi così delle forme? Non è ancora più maleducato interpellare qualcuno senza mostrarsi? – Klog simula una tranquillità ed una disinvoltura che è ben lontano dal provare.
– E tu allora, che giri protetto dall'Invisibile, non sei forse maleducato due volte? – Ribatte la voce.
Klog tace. La voce del suo interlocutore ha qualcosa di noto, cosa che, sia pur poco, lo rassicura. Dopo qualche attimo di silenzio decide di tentare e parla. – Tu, mastro corvo, non ti pare di prenderti troppa libertà con i passanti? In fondo non puoi dire che il bosco sia tuo.
– Hai… Quasi… Indovinato, mio caro Klog, il Boldhovin. – Ride la voce.
– Mi vedi?
– Certo. Non troppo bene, ma la vista di noialtri Corvi di Legno non è più quella di quando eravamo giovani e appena costruiti.
– Mostrati dunque, visto che ho quasi indovinato. E poi, in nome del gran Dio Horacz che cos'è mai un Corvo-di-Legno.
– Sei giovane, eh?
– Già , ma non sono mica nato ieri.
La creatura ride, un riso cigolante ed insieme cupo, come una nota tratta da un contrabbasso. – Non molto di più di ieri l’altro, comunque. Non conosci la favola di Kerfilluan il mago Lupo-Drago?
– Come no. Un giorno Kerfilluan un mago Lungodente ha deciso che al mondo non c'erano abbastanza bizzarrie ed ha deciso di creare una razza di uccelli di legno. Poi è morto e le sue creature si sono nascoste tutte in questo bosco per scocciare i passanti fino alla consumazione, loro o di chi transita per di qui. Ho indovinato?
– Sei svelto di lingua e di pensiero, boldhovin. Ma questo non è strano per la tua razza. La storia un po' più lunga e finisce in un'altro modo.
– Visto che hai una gran voglia di raccontarmela ti prego di mostrarti e di farlo. Devo attraversare in fretta la selva per compiere una missione.
– È per questo l'Invisibile? Mi chiedo chi può essere così dissennato da affidare una missione importante ad un Boldhovin, balordo e chiacchierone.
Klog guarda il suo interlocutore, uscito dal fitto intreccio dei rami e aggrotta la sopracciglia. – Per tua norma e conoscenza, caro il mio barile beccuto, la missione mi stata affidata da sua Magnificenza Kwister, il Duca Lupo-Drago, che mi ha in grande stima e già una volta mi ha salvato la vita.
Il Corvo-di-Legno, una creatura delle dimensioni di un uomo, dalle ali di legno scuro verniciato, il corpo simile alla cassa di un contrabbasso sovrastato da una testa sottile, con un grande becco di legno più chiaro ed occhi di vetro nero, ride aprendo smisuratamente il becco. – No, per favore, non farmi ridere così che mi si scollano le giunture e mi crepo come una vecchia chitarra. E allora, caro mio, come spieghi che mezz'ora dopo che sei partito sono entrati nel bosco dodici syerdwin protetti dall'Invisibile come te? Erano tutti amici del tuo duca?.
– Syerdwin?
– Proprio così . E protetti molto meglio di te. Cosa ti suggerisce la tua immaginazione, caro pulcino?
– Avranno altri compiti. – Prova a dire Klog, poco convinto.
– Sciocchezze, non ci credi nemmeno tu. Senti cosa ti dice un vecchio uccellaccio. Il tuo Invisibile non è difficile da eludere e certamente Sealghan di Vitrhe il mago o le Enkdu di re Bartsodesh ti possono vedono come ti vedo io. Senza contare che dopo un certo numero di ore l’incantesimo cessa di agire e tu sarai visibile esattamente come prima. Una volta accoppato te, il Re ed i suoi cessano di cercare eventuali spie ed i syerdwin possono operare indisturbati. Ti pare, mio bel coccolo del Duca?
Il boldhovin socchiude un occhio per guardare il Corvo-di-Legno e fa un cenno di assenso. – Posso sapere il tuo nome, messer corvo?
– Basso Okme, fratello di Tenor'Okme, Sopran'Okme, Contralt'Okme, Alto Okme, Bariton'Okme.
– Bene, Basso Okme, fratello di tutti i tuoi fratelli e sorelle, ti ringrazio mi scuso degli insulti. Tu che sei una creatura evidentemente così saggia puoi consigliarmi? Non posso tornare al campo, ora, a farmi stecchire dai soldati di re Artamiro, ma non posso nemmeno procedere per la mia strada, a farmi a scannare dai soldati dei Re Bartsodesh. E nemmeno posso fermarmi per sempre in questa selva a discorrere affabilmente con te, senza mai mangiare. Insomma, caro fratello corvo, sono in un mare di guai.
– Non vuoi sentire la mia storia? Forse potrà suggerirti una via d'uscita. Spesso è così, soprattutto quando senti una storia che non ha nessun rapporto con i tuoi problemi.
Il Boldhovin si stringe nelle spalle. – Ho salsicce, acqua e un sacco di tempo. E poi mi piacciono le storie.
– Siediti, allora, Klog.



2 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Comincio volentieri questa nuova avventura
Simpatico il Boldhovin. ;)

Massimo Citi ha detto...

@Nick: È moooooolto lunga, ma mi auguro che non risulti noiosa, o meglio, mortsle ☺