Questo non è un post in alcun modo politico, ovvero che prende decisamente posizione, ma semplicemente la storia dei miei rapporti con il movimento di Grillo e i suoi grillini. Un rapporto che non posso definire come problematico, se non altro perché ho provato molto raramente fiducia nel M5S (fiducia? No, vabbé, curiosità), ma che comunque mi insegue, dal momento che è diventato difficile provare a ragionare sulla situazione attuale in Italia senza andare a sbattere nel MoVimento.
Un tema che si è manifestato improvvisamente con le elezioni regionali in Piemonte, quelle del 2010 che videro l'affermazione di Cota.
Furono eletti all'epoca consiglieri regionali Davide Bono (Torino) e Fabrizio Biolé (Cuneo). Il primo è tuttora un consigliere regionale ed un convinto esponente dei 5 stelle mentre il secondo è stato espulso dal movimento già nel 2012 «per la sue posizioni troppo di sinistra» e per contrasti con Davide Bono. Attualmente Biolé fa il Sindaco di Gaiola (CN) e non fa più parte del M5s.
Allora, nel 2010, un collega in libreria mi spiegò i grossi pregi dei 5 stelle. Lui, come me, aveva votato SEL ma era stato evidentemente colpito dai modi e dalle convinzioni dei nuovi consiglieri. Lo ascoltai assentendo, ma con la sensazione che sulla semplice morale personale fosse in realtà impossibile costruire una visione politica. Un po' come urlare «Onestà, onestà» non è la garanzia di nulla. Essendo di formazione (ahimé) marxista, faticavo a concepire una forza politica basata sul regolamento delle Giovani Marmotte.
Ho avuto altre occasioni di incontrare membri del MoVimento. In particolare ricordo un giovane esaltato che mi ha inseguito per due isolati cercando di convincermi che votare a sinistra non serviva a nulla e che l'unica via per una persona onesta era quella di votare per il M5S. Mi ricordo che ne fui particolarmente urtato, non tanto per la tesi paradossale in sé ma per la luce di convinzione assoluta nei suoi occhi che ne faceva una chimera tra un adepto di scientology e un testimone di Geova particolarmente adesivo.
Ho avuto altre occasioni di incontrare membri del MoVimento. In particolare ricordo un giovane esaltato che mi ha inseguito per due isolati cercando di convincermi che votare a sinistra non serviva a nulla e che l'unica via per una persona onesta era quella di votare per il M5S. Mi ricordo che ne fui particolarmente urtato, non tanto per la tesi paradossale in sé ma per la luce di convinzione assoluta nei suoi occhi che ne faceva una chimera tra un adepto di scientology e un testimone di Geova particolarmente adesivo.
Per venire a Grillo, debbo ammettere che non è mai stato tra i miei comici preferiti. Sulla comicità ho gusti personali, apprezzo il nonsense, il salto di significante e di significato, lo stupore, l'assurdo. Grillo è sempre stato troppo simile a certi miei vecchi compagni di scuola, capaci di coprire di ridicolo un soggetto accuratamente scelto – generalmente sulla base della sua impopolarità al momento – con risultati eclatanti ma in definitiva inutili. O pericolosi.
Tipico esempio del suo modo di procedere: «Certo che in fatto di soldi Tizio è il massimo. Ha un portafoglio così grosso da sporgere dalla giacca: vive nella speranza di riempirlo tutto. Fate attenzione alle monetine se vi cascano: Tizio è il primo a raccoglierle: ha un udito tarato sul dindirindio delle monetine [ah,ah,ah]. I suoi genitori lo fanno dormire in cantina per non trovarsi spolpati [ah,ah,ah] ecc. ecc.»
Ho seguito per qualche tempo i discorsi (discorsi? No, gag) di Grillo, con alcuni elementi condivisibili accompagnati da una montagna di proposte inattuabili o di inviti a raggiungere la luna in bicicletta. Ma ciò che era peggio era la netta sensazione che un concetto come la DEMOCRAZIA non riuscisse a entrargli nella testa. La Democrazia è un concetto delicato e si basa sulla parità di diritti e di doveri tra individui profondamente diversi in termini di bisogno, possibilità, cultura e formazione. Non è possibile creare una democrazia funzionante se si è convinti di essere i più intelligenti, intuitivi, raziocinanti, onesti, puri, inflessibili e duri. Viceversa in ogni occasione il M5S dimostra questo genere di alterigia nei suoi rapporti con le altre forze politiche.
«Ma le altre forze politiche sono formate da ladri, grassatori, strozzini e spazzatura varia, quindi...».
Talvolta è vero, ma non sempre.
Uno dei problemi di un partito/movimento che desideri giungere democraticamente al governo è quello di convincere i sostenitori degli altri partiti – ovviamente i partiti più vicini alle proprie proposte – della bontà delle proprie idee. Presentandosi come il massimo possibile e concepibile, senza alcun legame con gli altri partiti, né a destra né a sinistra e dichiarandosi una forza posta in un indefinito «alto» ci si autodefinisce come qualcosa di intrinsecamente differente dalle altre forze politiche, invitando i simpatizzanti degli altri partiti – senza eccezioni – a pentirsi della propria scelta e ad affidarsi ciecamente a una forza onesta per definizione.
Questo comporta, ovviamente, la necessità di giungere al potere autonomamente, senza alleanze o accordi. Cioè, in ultima analisi, come partito unico.
Una sinistra assonanza con il PNF o il NSDAP, certo, ma è meglio non trarre paralleli esagerati, eccessivi o paradossali. Il vero problema – e per il momento la benedizione – del MoVimento è la sua capacità di accumulare posizioni contraddittorie, assurde («Cacciare gli immigrati in pochi giorni!»), allucinatorie («Ci hanno inserito un chip sottopelle che determina il nostro comportamento») o semplicemente ridicole e non pagare mai pegno perché ognuno nel MoVimento vede solo ciò che vuole vedere.
La realtà, probabilmente, risiede nel profondo squallore della direzione delle principali forze politiche italiane, uno squallore ormai giunto al limite della putrefazione, che determina un voto anche soltanto di (mal)umore che implica il sostanziale scarso interesse degli elettori nei confronti delle posizioni reali del M5S.
Il risultato inevitabile è l'affermazione di una MoVimento sostanzialmente liquido, dove intellettuali radicali possono convivere con ex-fascisti, dal momento che i momenti di dibattito interno con qualche peso sulla linea politica del M5S sono rari o inesistenti e tutto il peso della linea risiede nella Piattaforma informatica Rousseau, in genere spacciata come sistema operativo. Come Windows 10.0, per dire.
Il numero degli iscritti che hanno diritto a votare sulla piattaforma di Casaleggio jr. supera, se non mi sbaglio, i 100.000 iscritti, tuttavia a votare è in genere un numero compreso tra 40.000 e 50.000, ovvero meno metà degli iscritti che, a loro volta, sono lo 0,05 del numero dei votanti per il M5S alle ultime elezioni. Non faccio commenti sulla sicurezza del numero dei votanti, sulle loro scelte e sulla possibilità di inserire voti non validi o voti plurimi inseriti da avatar – che pure sono stati al centro di alcune polemiche – ma mi limito a constatare come un simile strumento di democrazia diretta è quantomeno insufficiente a garantire un grado ragionevole di democrazia. D'altro canto, che genere di democrazia è quella che permette a un leader di condurre il suo partito da una posizione di destra ostile all'UE a una posizione sempre di destra ma sperticatamente favorevole all'UE e poi fare marcia indietro senza chiedere a nessuno se sul ritorno è favorevole o no?
Ma sono semplicemente incompetenti i pentastellati?
Certo, lo sono. Amministrare un comune non è una cosa che si impari in pochi mesi. Ma la funzione principale di chi si trova a governare nel nome dei pentastellati è la propaganda e non l'amministrazione. Dimostrare che si può governare onestamente anche a rischio di combinare molto poco. O quasi nulla. Oppure di violare clamorosamente i diktat del MoVimento, come è accaduto a Pizzarotti.
Se a questo si aggiungono le inevitabili tendenze politiche originarie – di Destra per la Raggi, di sinistra per l'Appendino – se ne ha un quadro in ogni caso preoccupante, ovvero quello di una forza politica che non lavora per il futuro ma solo per la propria sopravvivenza.
Il che, in un panorama di disfacimento politico generalizzato, è un pericolo non piccolo.
Uno dei problemi di un partito/movimento che desideri giungere democraticamente al governo è quello di convincere i sostenitori degli altri partiti – ovviamente i partiti più vicini alle proprie proposte – della bontà delle proprie idee. Presentandosi come il massimo possibile e concepibile, senza alcun legame con gli altri partiti, né a destra né a sinistra e dichiarandosi una forza posta in un indefinito «alto» ci si autodefinisce come qualcosa di intrinsecamente differente dalle altre forze politiche, invitando i simpatizzanti degli altri partiti – senza eccezioni – a pentirsi della propria scelta e ad affidarsi ciecamente a una forza onesta per definizione.
Questo comporta, ovviamente, la necessità di giungere al potere autonomamente, senza alleanze o accordi. Cioè, in ultima analisi, come partito unico.
Una sinistra assonanza con il PNF o il NSDAP, certo, ma è meglio non trarre paralleli esagerati, eccessivi o paradossali. Il vero problema – e per il momento la benedizione – del MoVimento è la sua capacità di accumulare posizioni contraddittorie, assurde («Cacciare gli immigrati in pochi giorni!»), allucinatorie («Ci hanno inserito un chip sottopelle che determina il nostro comportamento») o semplicemente ridicole e non pagare mai pegno perché ognuno nel MoVimento vede solo ciò che vuole vedere.
La realtà, probabilmente, risiede nel profondo squallore della direzione delle principali forze politiche italiane, uno squallore ormai giunto al limite della putrefazione, che determina un voto anche soltanto di (mal)umore che implica il sostanziale scarso interesse degli elettori nei confronti delle posizioni reali del M5S.
Il risultato inevitabile è l'affermazione di una MoVimento sostanzialmente liquido, dove intellettuali radicali possono convivere con ex-fascisti, dal momento che i momenti di dibattito interno con qualche peso sulla linea politica del M5S sono rari o inesistenti e tutto il peso della linea risiede nella Piattaforma informatica Rousseau, in genere spacciata come sistema operativo. Come Windows 10.0, per dire.
Il numero degli iscritti che hanno diritto a votare sulla piattaforma di Casaleggio jr. supera, se non mi sbaglio, i 100.000 iscritti, tuttavia a votare è in genere un numero compreso tra 40.000 e 50.000, ovvero meno metà degli iscritti che, a loro volta, sono lo 0,05 del numero dei votanti per il M5S alle ultime elezioni. Non faccio commenti sulla sicurezza del numero dei votanti, sulle loro scelte e sulla possibilità di inserire voti non validi o voti plurimi inseriti da avatar – che pure sono stati al centro di alcune polemiche – ma mi limito a constatare come un simile strumento di democrazia diretta è quantomeno insufficiente a garantire un grado ragionevole di democrazia. D'altro canto, che genere di democrazia è quella che permette a un leader di condurre il suo partito da una posizione di destra ostile all'UE a una posizione sempre di destra ma sperticatamente favorevole all'UE e poi fare marcia indietro senza chiedere a nessuno se sul ritorno è favorevole o no?
Ma sono semplicemente incompetenti i pentastellati?
Certo, lo sono. Amministrare un comune non è una cosa che si impari in pochi mesi. Ma la funzione principale di chi si trova a governare nel nome dei pentastellati è la propaganda e non l'amministrazione. Dimostrare che si può governare onestamente anche a rischio di combinare molto poco. O quasi nulla. Oppure di violare clamorosamente i diktat del MoVimento, come è accaduto a Pizzarotti.
Se a questo si aggiungono le inevitabili tendenze politiche originarie – di Destra per la Raggi, di sinistra per l'Appendino – se ne ha un quadro in ogni caso preoccupante, ovvero quello di una forza politica che non lavora per il futuro ma solo per la propria sopravvivenza.
Il che, in un panorama di disfacimento politico generalizzato, è un pericolo non piccolo.
10 commenti:
Parole altamente condivisibili, Massimo. Non parlo spesso del Movimento perché lo considero, in parte, una questione più personale che politica. Ho rotto un'amicizia più che ventennale per via di Grillo e Casaleggio e del lavaggio del cervello che la loro sgangherata predicazione riesce a compiere anche su persone non prive di intelligenza, ed è un ricordo ancora molto doloroso.
concordo in toto e ripeto le parole di Paolo. anch'io ho rotto amicizie di lunga data per gli stessi motivi. ahimè
Condivido in pieno. E sono sempre più in apprensione per la crescita di popolarità del MoVimento. Hanno una visione miope, settaria e totalitaria che è l'esatto contrario della democrazia che fingono di difendere. Eppure mi pare così strano che in pochi provino ad approcciarsi al mondo di Grillo con un minimo di senso critico.
Come sempre mi trovo pienamente d'accordo con le tue riflessioni, molto più acute di tante chiacchiere in politichese che circolano sul web.
@Paolo: fortunatamente non mi è capitato. Ho discusso ma sempre con soggetti tiepidamente affascinati dal MoVimento ma nulla che abbia rovinato un'amicizia. Interessante, comunque, perché della rottura di amicizie per un'opinione politica mi è capitato di leggerne in Böll e in Fallada. Si trattava di fatti avvenuti negli anni '30 del secolo scorso e spero di cuore non debbano più ripetersi.
@Sandro: «Dio confonde chi vuole perdere». E la confusione nel campo del 5 Stelle mi sembra un elemento centrale, oltre che la via che permette loro di sopravvivere e prosperare.
@Luca: credo che il problema sia la situazione che ci circonda. L'Italia sta lentamente uscendo dal gruppo dei paesi avanzati, con la metà dei laureati degli altri paesi – dei quali molti se ne vanno all'estero –, con un'industria per lo più vecchia che non riesce a modernizzarsi e uno stato-vampiro con una classe politica che cerca di restare, nonostante tutto, al suo posto. Il M5S si presenta come rivoluzionario e per la disperazione non sono pochi quelli che lo votano. Con un'analisi attenta della sua politica si può resistere ma non quando si è con le spalle al muro o ci si trova senza speranze per il futuro.
@Senzapre7ese: grazie per l'apprezzamento. Sono poche riflessioni sparse sulle quali medito da qualche giorno. Spero che servano a riflettere almeno un po'.
Ciò che mi irrita all'ennesima potenza di questo movimento è l'aver suggerito che la politica non è una cosa seria da professionisti, ma che chicchessia può ricoprire cariche che richiedono invece esperienza e competenze. Per me non c'è nulla che giustifichi la presenza di un Grillo extra-politico che si impiccia di politica, trovo incomprensibile, arrogante e vacuo questo modo alla Ponzio Pilato di far finta di voler stravolgere la "casta" (oddio -_-). Il suddetto, ha yacht nel porto qui in città, non si raccontano episodi piacevoli sul suo modo di trattare il personale. Non so, che c'è di rivoluzionario e anti-casta in tutto ciò?
Bello questo tuo sfogone :D
@Giò: Grillo è sicuramente un soggetto interessante. Per quanto ne so col personale era più gentile Hitler ed era più educato nel trattare il prossimo Mussolini. Il che dovrebbe, penso, darci qualche speranza per il futuro. Assolutamente vero che i grillini si vantano di non avere competenze nella gestione della "cosa pubblica", tanto è vero che hanno scelto un soggetto da film di Almodovar come candidata a sindaca a Roma. La spiegazione, e anche qui divulgo una voce non confermata ma credibile, è che Raggi era un'assoluta nessuno, quindi incapace di fare ombra ai grossi nomi del M5S. Se avessero chiesto di presentarsi a un soggetto più noto ovviamente sarebbero sorti problemi. Uno dei maggiori problemi al momento è che Casaleggio jr. non è un socialconfunfuso come il papà ma un convinto criptofascista e, tenendo conto che Grillo è incapace di elaborare una linea politica qualunque ma soltanto di pappagalleggiare a forza di "fanculo", il M5S rischia parecchio.
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